Camera

Delega al Governo in materia di contratti pubblici - Materia complessa sulla quale il Governo avrebbe dovuto aprire un dialogo con l'opposizione

Data: 24/05/2022
Numero: 700
Soggetto: Camera dei Deputati

Disegno di legge: S. 2330 – "Delega al Governo in materia di contratti pubblici" (Approvato dal Senato) (A.C. 3514-A) e delle abbinate proposte di legge: De Carlo; Benvenuto ed altri; Mura ed altri; Gagliardi ed altri; Prisco; Parolo ed altri; Ziello ed altri; Consiglio regionale della Basilicata (A.C. 1644-2157-2516-2518-2566-2616-2712- 3433)

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TOMMASO FOTI (FDI). Signora Presidente, colleghi, quella all'ordine del giorno di oggi non è una delega qualunque al Governo, riguarda la delega sui contratti pubblici, una materia che, mai come in questo momento, dovrebbe essere all'attenzione del legislatore, ma anche alla preoccupazione del legislatore, perché a nessuno sfugge che, al di là delle crisi economiche che si sono succedute, una gran parte del blocco dei lavori, soprattutto per quanto riguarda la materia dei lavori pubblici, è dovuta esclusivamente a norme farraginose che sono state via via introdotte, soprattutto nel corso degli ultimi vent'anni, e che sono culminate con l'approvazione del decreto legislativo al tempo del Governo Renzi, che, si diceva, avrebbe dovuto risolvere tutto e che ha complicato mille volte tutto. Ora, non farò - l'ha già fatto ieri, molto bene, la collega Locatelli - l'excursus legislativo di uno "zibaldone" che ha bloccato i lavori pubblici in Italia e, soprattutto, di una modalità di interpretare il ruolo del legislatore, che, parafrasando un vecchio verso di una canzone del compianto Battiato, potremmo così tradurre: cerco un decreto di norme permanenti che non mi faccia cambiare idea sui contratti e sulla gente (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), perché questa è la verità dei fatti. Noi abbiamo accumulato norme su norme, cancellando, ogni tre mesi, la norma che era stata approvata in precedenza, incuranti che il sistema delle gare, per chiunque lo conosca, non si conclude in una settimana, ma necessita, spesso e volentieri, di mesi e mesi e, al momento dell'aggiudicazione dei lavori, c'era già un'altra legge in vigore che, puntualmente, smentiva quanto era stato stabilito dalla legge precedente in ragione della quale era stata indetta la gara. Allora, Presidente, colleghi, il gruppo di Fratelli d'Italia in Commissione non ha fatto alcun ostruzionismo. Abbiamo presentato un numero ridotto, ce ne daranno atto le relatrici, di emendamenti e dirò di più: una parte di quegli emendamenti era talmente poco fondata da essere sottoscritta dalla quasi totalità dei gruppi parlamentari componenti quella Commissione, il che significa che, nell'ambito parlamentare, eravamo portatori di interessi legittimi, che coloro i quali operano nei vari settori, a seconda dei ruoli, ci avevano partecipato, per evitare di avere la solita legge che servisse soprattutto a dare un lustro al Governo in carica, ma nessuna concreta possibilità di utilizzazione vera da parte dei fruitori della legge stessa. Bene, oggi siamo in una situazione in cui passiamo dai 27 emendamenti della Commissione a - udite, udite! - ben 8 emendamenti da poter discutere, in ragione di quello che è stato deciso e cioè del contingentamento degli emendamenti e dei tempi rispetto a una legge che dovrebbe essere una legge epocale. E quando parlo di legge, non ne parlo a caso, perché è vero che questa è una delega, ma è una delega che, in quest'Aula, non passerà mai più per l'esame, perché il seguito dell'esame delle leggi delega passa per le Commissioni, sulle bozze di decreti legislativi! E dirò di più. Si espropria, oggi, il Parlamento di una funzione precipua, ma si auto -spoglia il Governo, in questa legge, da quella che dovrebbe essere la sua funzione. Infatti, in questa legge, si scrive che il decreto legislativo lo scriverà il Consiglio di Stato e lo firmerà il Governo! Questa è una cosa inaudita su una materia come questa (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)! Anche perché, lasciatecelo dire, non ci sembra che al Consiglio di Stato facciano i salti di gioia per questo nuovo trasferimento di competenza, che, torno a ripetere, la legge prevede sotto il profilo dell'ausilio, ma non sotto il profilo della delega, così come questo Governo la intende. E, allora, una domanda sorge spontanea: ma vi fa poi così paura il confronto? Questo si chiama Parlamento, non si chiama "votificio" (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)! Vogliamo capirlo o no che non è possibile andare avanti in questo modo? Sono stato in Commissione lavori pubblici della Camera dal 1996 a oggi, salvo la parentesi 2013 -2018, dove mi sono risparmiato l'obbrobrio della legge delega approvata dalla maggioranza del Governo Renzi. Ma dobbiamo avere contezza che non si può continuare a giocare con il sistema delle imprese e, soprattutto, non si può continuare a giocare su una materia in cui i ritardi dell'Italia rispetto all'infrastrutturazione del Paese, nostri competitor, nonché alleati in Europa, è decisamente un gap che si allarga anno per anno. Noi abbiamo il dovere di intervenire, decisamente e chiaramente, sulla normativa, per fare in modo che un'opera pubblica, per essere inaugurata, anche se di modeste dimensioni, non abbia ad attendere dieci o quindici anni, perché nasce già vecchia il giorno della sua inaugurazione (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Consentitemelo di dire: vi erano alcuni obiettivi che si potevano raggiungere facilmente e richiamo qualche esempio: la separazione del regolamento tra la materia dei lavori pubblici e l'appalto dei servizi. Ma vi rendete conto che il sistema dei servizi è cambiato profondamente, in questi ultimi vent'anni? Non è più una materia che può essere trattata congiuntamente; devono esservi due discipline distinte, perché distinti sono gli obiettivi di coloro i quali svolgono questi servizi: uno è un servizio di costruzione, l'altro è un servizio che, spesso e volentieri, è riservato addirittura ai minori, e lo sanno bene anche i colleghi che hanno fatto gli amministratori, che cosa vuol dire oggi l'attuale normativa, in termini di servizi, per quanto riguarda le mense, siano esse ospedaliere o dei minori, delle scuole, di coloro i quali ne debbono necessariamente usufruire. Era un tema che io non penso fosse un obiettivo impossibile. Ma, per far cadere tutte le proposte di buonsenso, abbiamo trovato qual è l'alibi del Governo: non possiamo fare questo perché, sennò, ritardiamo i tempi del PNRR. Signori, i tempi del PNRR non li riuscirete a rispettare, né con la legislazione vigente, né con la legislazione che volete promuovere. Vi sono infatti temi, ad esempio, l'approvvigionamento delle materie prime, che non lo si decide per legge, ma lo decide il mercato e lo decidono i fornitori, non lo decidete voi, che non avete neanche voluto inserire a sistema quelle norme che avrebbero consentito nell'esecuzione dei lavori pubblici almeno una modalità che potesse avere una pluralità di partecipanti (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Si parla tanto e si fa scandalo delle società autostradali, ma poi in questa legge delega ben ci si guarda dal dire che vogliamo fissare al massimo al 40 per cento la possibilità per le società in house delle società autostradali di eseguire i lavori, lasciando che gli altri siano messi in appalto. Non si riconferma questa norma, nonostante la giurisprudenza vi abbia detto che è una norma da rispettare, non la si interpreta nuovamente, la si lascia al libero arbitrio. Andiamo avanti e vediamo qualche altro tema. Noi abbiamo chiesto - e ve ne renderete conto dopo la selezione che c'è stata, una selezione impietosa dovuta alla crisi, con sparizione dal mercato delle opere pubbliche delle piccole e medie imprese - interventi perché anche le società piccole e medie che si consorzino, siano esse di artigiani, siano esse consorzi di cooperative, siano esse reti d'impresa, possano – possano! - aderire al mercato delle opere pubbliche senza dover bussare alla porta o andare con il cappello in mano ad elemosinare qualcosa. Neppure su questo siamo stati ascoltati. Infine, vi è tutta la materia - ne parlerà poi il collega Butti – inerente quelle iniziative che potevano essere assunte in tema di contrattualistica e su una vicenda che noi conosciamo molto bene, vale a dire il non delegare esclusivamente alla giustizia amministrativa e civile i contrasti che si possono verificare nel corso dell'esecuzione dei lavori. Anche su questo c'è stata la fuga. Se noi non stabiliamo, finalmente, una par condicio tra stazioni appaltanti e soggetti esecutori delle opere, se noi continuiamo a pensare che basta far prevalere la ragione della stazione appaltante, noi avremo sempre di più gare che vanno deserte o gare che vengono vinte da coloro i quali professionalmente le vincono, per fare causa poi alle pubbliche amministrazioni (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Noi non avevamo idee preconcette e l'abbiamo detto nel corso di tutte le discussioni svoltesi in Commissione, siamo qui per lavorare e per cercare di dare un contributo per il miglioramento di quanto ci arriva dal Senato. Non possiamo certo dichiararci soddisfatti degli emendamenti, pochi, che sono stati accolti in Commissione. Nei nostri 8 emendamenti segnalati c'è la polpa di quella che potrebbe essere una risoluzione positiva delle questioni che ho posto, ma so perfettamente quanto è già stato deciso in seno al Comitato dei nove e, quindi, la mannaia anche su questi 8 emendamenti. Se proprio non si vuole accettare il contributo dell'opposizione, allora autogestitevi pure questa delega, ma sappiate che i problemi non ci sono oggi con l'approvazione della delega, i problemi politici vi deflagreranno in mano nel momento in cui verranno presentati decreti legislativi che, dicendo tutto e il suo contrario, non risolveranno nulla (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

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TOMMASO FOTI (FDI). Presidente, anche se non dovevo essere io ad intervenire per il mio gruppo, me ne faccio comunque carico ed esprimo un'osservazione di carattere politico fin dall'inizio. Questo disegno di legge delega in materia di contratti pubblici ha un vulnus iniziale; sarebbe stato, infatti, opportuno che il Governo, ancora prima di attivarsi per consegnare al Parlamento il disegno di legge delega, avesse avuto quanto meno l'attenzione di consultare gli atti parlamentari depositati. Come sa bene la signora rappresentante del Governo, abbinate a questo disegno di legge delega vi sono ben sei proposte di iniziativa parlamentare e una proposta del consiglio regionale della Basilicata. Allora, mi si consentirà di rilevare che, in genere, un intervento del Governo, in una materia che è del Parlamento, dovrebbe quantomeno porre attenzione alle proposte del Parlamento, per recepirle nell'atto di delega che poi sottopone al Parlamento medesimo. Non voglio stare a discutere delle procedure che avete seguito; sono procedure sicuramente risibili sotto il profilo politico e poco commendevoli sotto quello parlamentare. Vi sono delle situazioni che lasciano molto perplesso; ad esempio, seppure in modo succinto - non ho bisogno di elencarlo perché so fare l'intervento anche senza leggerlo - il parere del Comitato per la legislazione offriva una serie di spunti al Parlamento per ravvedere le proprie norme, per perfezionarle, per cercare di dire qualcosa di più, di meglio e di chiaro rispetto al testo licenziato dal Senato. Ma la risposta desolante è stata: non possumus. Signora rappresentante del Governo e colleghi, tra gli obiettivi di questa legge delega, non perché lo dico io, ma perché lo si dice nell'articolo 1, comma 1, del provvedimento, vi sono: l'adeguamento al diritto europeo, l'adeguamento ai principi espressi dalla Corte costituzionale, infine evitare l'avvio, da parte della Commissione europea, di procedure di infrazione. Quanto al primo, l'adeguamento al diritto europeo: vogliamo veramente dire che bisognava fare una legge delega per adeguarsi a due decisioni del diritto europeo? Ma può essere questa una fonte giustificatrice quando non vi è circostanza in cui voi non avete massacrato una qualsiasi legge per adeguarla a una specifica norma del diritto europeo? Il secondo, il più bello, che poi è una barzelletta, riguarda l'adempimento delle pronunce della Corte costituzionale. A questo riguardo, signora rappresentante del Governo, lei, non un mese fa, non dieci ore fa ma pochi minuti fa, ha accolto una serie di ordini del giorno. In questi ordini del giorno - cito il primo, ma vale per tanti altri - l'impegno che dà la Camera al Governo è di garantire, nell'esercizio della delega, la piena aderenza agli orientamenti espressi dalla Corte costituzionale nella fattispecie con la sentenza n. 213 del 23 novembre 2021. Ma questo non era l'obiettivo della legge delega? Allora perché non lo scriviamo nella legge delega? Non dimenticando, tra l'altro, quanto posto in evidenza dalla Corte costituzionale con la dichiarazione di incostituzionalità dell'articolo 177 del decreto legislativo n. 50 del 2016. Sarebbe stata una cosa molto semplice: bastava prendere quel principio e codificarlo, come prevedeva esattamente un emendamento a mia prima firma che è stato respinto, l'ultimo che abbiamo votato. Signora rappresentante del Governo, avere troppe parti in commedia a volte fa diventare la commedia farsa. Penso che oggi sia stata una brutta, bruttissima giornata per il Parlamento e per le regole di confronto tra maggioranza e opposizione. Vi sarete resi conto che abbiamo liquidato in meno di un'ora un disegno di legge delega che - vorrei ricordarlo - interessa migliaia di imprese, migliaia di stazioni appaltanti, ma soprattutto ha effetti, positivi o negativi, che si riverbereranno su milioni di cittadini che aspettano la conclusione o l'avvio di opere pubbliche da sempre bloccate dalla farraginosità di una normativa che è sempre stata presentata come risolutiva di tutti i mali (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)? Lei, signora rappresentante del Governo, potrà darmene atto. Ma quanto di male è stato detto sul decreto legislativo n. 50 del 2016 penso infatti sia difficile da nascondere: l'hanno massacrato tutti i rappresentanti delle associazioni intervenute nelle audizioni, così come è stato massacrato nel corso del confronto parlamentare. Eppure, ricordiamoci e riavvolgiamo il film della storia politica: quando è stato approvato quel decreto legislativo, non vent'anni fa ma nella passata legislatura, sembrava la panacea di tutti i mali, sembrava che aveste risolto ogni e qualsiasi problema, ma i problemi sono rimasti, anzi si sono aggravati e gli appalti si sono bloccati ancora più. Sui primi due obiettivi della delega, che voi avete trasfuso nell'articolo 1, comma 1, del disegno di legge, voi avete già fallito. Parliamo ora del terzo obiettivo: evitare l'avvio da parte della Commissione europea di procedure di infrazione. Ma signora rappresentante del Governo, sa quando l'Unione europea avvia le procedure d'infrazione? Le avvia quando la normativa vigente si discosta dalla normativa europea. Ma quella normativa vigente era la risoluzione di tutti i mali, cioè era quel decreto legislativo n. 50 del 2016 che, in gran pompa magna, la maggioranza di allora, una maggioranza anche allora molto vasta, aveva approvato come una stella polare del rilancio degli appalti. Qualcuno andò in televisione dicendo: finalmente oggi gli appalti dureranno pochi anni e avremo opere pubbliche finalmente all'altezza della situazione. Abbiamo visto, ringrazio a nome del mio Governo in esilio, ma di queste misure non ne ho trovata neanche una. E allora, signor rappresentante del Governo, colleghi, anche su questa introduzione molto generica di nuovi poteri all'Autorità anticorruzione volete anche spiegarci qual è la posizione di questa maggioranza sull'Autorità anticorruzione? E sì, perché a seconda del Governo, ma visto che vi siete alternati tutti al Governo, ad eccezione fortunatamente di Fratelli d'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), che ha rinunciato alle poltrone per battersi per le idee dei cittadini, al di là di questo, volete spiegarci se l'Autorità anticorruzione andava limitata nei poteri, come è stato fatto nel "Conte 1", doveva essere leggermente modificata nei poteri, come è stato nel "Conte 2", o le si dà una delega in bianco, perché scritta in questo modo è una delega in bianco, come pare di ricavare dalla situazione rispetto a quello che è il "Draghi 1". Non sono problemi da poco, perché il giocare con le authority non ha veramente senso: o ci si crede o non ci si crede, o si danno loro dei poteri ben definiti o non si lasciano dal Parlamento delle deleghe in bianco prima al Consiglio di Stato, poi al Governo, poi ad una riunione di qualche ora delle Commissioni parlamentari che si dovranno pronunciare su decreti delega confezionati da altri, e quindi, diciamolo pure, cercheranno di mettere un timbro, magari con qualche suggerita lieve modifica, ad un impianto che è stato deciso al di fuori del Parlamento. È per queste ragioni, e concludo, che penso di potere chiaramente dire che il nostro voto è contrario, con un'unica eccezione positiva, che riguarda un emendamento approvato qui, alla Camera, che introduce la previsione della facoltà per le stazioni appaltanti di riservare il diritto di appalto agli operatori economici il cui scopo principale sia l'integrazione sociale e professionale delle persone con disabilità o svantaggiate. Questo per dimostrarvi che non solo noi i decreti li leggiamo, ma li capiamo anche (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

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