I due partiti difendono la scelta di aver disertato il consiglio comunale per il sit-in anti governo: «Nessun vulnus istituzionale o democratico»
«Doveroso», secondo la Lega,
«essere al fianco» dei manifestanti. Una decisione «maturata appena prima del consiglio comunale,
non preordinata e senza registi
esterni», assicura Fratelli d'Italia.
Al centro della polemica per l'uscita lunedì dal consiglio comunale
prima dell'appello che ha comportato l'annullamento della seduta
per mancanza del numero legale, i
due principali partiti della maggioranza di centrodestra al governo di
Palazzo Mercanti rivendicano la loro scelta di partecipare alla manifestazione di protesta promossa
dalle categorie - gestori di palestre,
esercici pubblici, attività culturali e
musicali - più colpite dalle ultime
misure del governo contro l'epidemia da coronavirus.
«E' nata tra di noi appena prima del
consiglio comunale (convocato alle 15 a Palazzo Gotico, ndr) l'esigenza di andare al corteo che sarebbe partito alle 17 dal Pubblico
Passeggio», ricostruisce Nicola Domeneghetti, di Fdi. E rispedisce al
mittente i riferimenti all'onorevole
del suo partito, Tommaso Foti, che,
secondo la minoranza, è stato l'ispiratore della linea dura di far saltare
il consiglio comunale che ha prevalso su quella morbida della sindaca Barbieri e di altri del centrodestra favorevoli a una mediazione che non pregiudicasse lo svolgimento della seduta: «Tutte le volte che Fratelli d'Italia prende posizione sembra che ci sia la regia di
Foti, è mortificante, non siamo burattini, lui alla manifestazione voleva, sì, partecipare, ma da cittadino».
La minoranza, e soprattutto la sindaca, avevano proposto di mandare sul Facsal una delegazione bipartisan maggioranza-minoranza con
due esponenti per parte? Quella soluzione «non ci avrebbe rappresentato», motiva Domeneghetti il no
opposto dal suo gruppo, «non ci
sembrava opportuno andarci con
esponenti di Pd e M5s, cioè del governo contro le cui misure si sarebbe manifestato. Avevamo pensato
anche a una sospensione del consiglio il tempo di poter partecipare,
ma un conto è se si fosse solo dovuti scendere in piazza Cavalli, un altro dover raggiungere piazzale Genova: andava a finire che di tempo
in aula ne avremmo passato poco».
Frutto di un «fraintendimento» la
risentita reazione di quei settori della maggioranza - Liberali e gruppo
misto - che, nel rimanere in Consiglio a rispondere all'appello, hanno accusato chi è uscito di non
averli coinvolti nella scelta: «Non
c'era assolutamente la volontà di
escluderli», garantisce l'esponente
di Fdi, «è successo che non hanno
sentito quando il presidente
dell'aula, Garilli, ha convocato in
fretta e furia una conferenza dei capigruppo in piedi per decidere il da
farsi». Ma la voce di polemica più aspra, e
bipartisan, si è alzata sul «vulnus
istituzionale e democratico» di far
saltare il consiglio comunale dove,
oltretutto, la solidarietà ai manifestanti si sarebbe potuta esprimere
con più risonanza. «Se abbiamo deciso di uscire dall'aula è anche perché all'ordine del giorno della seduta non c'erano dei contenuti
prioritari (cinque mozioni, ndr), se
si fosse trattato del bilancio o di altre delibere pesanti non ci saremmo mossi, ma era un Consiglio che
si può ripetere», considera Domeneghetti.
La «coesione civica», il gioco di
squadra auspicato - a Piacenza come a Roma - dal direttore di "Libertà", Pietro Visconti, di fronte all'«aggressione portentosa del virus»?
«Beh, l'incapacità di fare gioco di
squadra è tipica un po' degli italiani, non solo dei piacentini», annota in proposito il consigliere.
E in una nota dei capigruppo di Fdi, Giancarlo Migli, e della Lega, Carlo Segalini, si contesta la critica del
direttore allo «sciopero politico»
che ha pregiudicato «l'ordinato
svolgimento dei compiti istituzionali»: «Non si vede una ragione sola», scrivono Migli e Segalini, «per
contestare il breve rinvio della trattazione degli argomenti all'ordine
del giorno quando, in più occasioni, per andare incontro a richieste
dei gruppi d'opposizione, la maggioranza ha rinviato anche di due
settimane l'esame di delibere che
incidevano sul futuro della città».
La decisione di «partecipare a una
meritoria, condivisibile e apolitica
manifestazione di protesta» non è
stata presa «certo per "schierarsi in
prima fila"», ma «solo per manifestare la personale - e non di cartapesta - solidarietà a persone colpite dagli effetti perversi» del decreto del governo.
Analogamente il gruppo consiliare della Lega definisce «un dovere
essere al fianco di chi, rispettando
le regole, è stato assurdamente
danneggiato dall'ultimo Dpcm»,
decisione, si specifica in una nota,
«presa da tutti noi prima del consiglio comunale. E «se il governo non
tornerà in fretta indietro, come temiamo, proveremo a dare una mano come amministrazione comunale inserendo fondi ad hoc nella
prossima variazione di bilancio».
Libertà