Rassegna Stampa

Tarasconi e Barbieri divise da 876 voti cosa decidera' la sfida

Data: 15/06/2022

RIUNIONE TESA TRA SINDACA IN CARICA E I PARTITI. A FOTI LA "MISSIONE" CON I LIBERALI

Pochi, pochissimi. Katia Tarasconi e Patrizia Barbieri sono divise solo da 876 voti. Tanto valgono in valore assoluto quei 2 punti e 2 decimali che separano la candidata del centrosinistra, che ha girato in testa dopo il primo round con il 39,9%, dalla sindaca uscente di centrodestra ferma, un po' inaspettatamente, al 37,7%. Questi i dati lasciati in eredità dal primo turno di queste elezioni comunali che avranno come appendice il ballottaggio del 26 giugno. E adesso? «Si riparte da zero a zero», dicono entrambe. Ma è davvero così? Cinque anni fa la distanza al primo turno tra Barbieri e il contendente del centrosinistra, Paolo Rizzi, fu di quasi 3mila voti (34,7% a 28,2%). Siderale. Non serviva certo un fine intenditore di politica per accorgersi che, dopo 15 anni di governo del centrosinista, il vento era cambiato e che per Rizzi la partita sarebbe stata ingiocabile. Al ballottaggio, infatti, il divario fu ancora più netto, 58,5 a 41,4% per la portacolori del centrodestra. Il rischio di fare pronostici oggi, come già ha insegnato questo primo turno, è scottarsi. Tuttavia la sensazione è che il sorpasso al giro di boa consenta a Tarasconi di guadagnarsi i favori dei pronostici e di guardare alla sfida del 26 con un pizzico di fiducia in più. Le ragioni sono di svariata natura. 

Ribaltoni e storia 
Rincorrere, nelle elezioni come nello sport, è sempre complesso. E storicamente, da quando vige l'elezione diretta del sindaco, a Piacenza non si è mai verificato il ribaltone. Nel 2002 maturò una situazione analoga a quella odierna: Roberto Reggi, candidato del centrosinistra, vinse al ballottaggio con il 54,5% contro il 45,4% sul sindaco uscente Gianguido Guidotti dopo essersi trovato avanti al primo turno di un soffio, solo 117 voti. Lo stesso Reggi fece il bis nel 2007 contro Dario Squeri in una elezione che non ebbe storia nè al primo nè al secondo turno. Nel 2012 anche Paolo Dosi, centrosinistra, si trovò nettamente in vantaggio al primo turno (47,1% contro il 31% di Andrea Paparo, centrodestra) e poi vinse 57,7% a 42,2%. Stando solo alla storia, insomma, il verdetto sarebbe già scritto. Ovviamente sarà tutto da vedere. 

Truppe da motivare 
C'è poi il fattore psicologico. Il clima che si respira nel day after nei due schieramenti è opposto: grande fiducia e vento in poppa nell'entourage Tarasconi, tensione e prime rese dei conti nel centrodestra di Barbieri. Ne è riprova il confronto che si è tenuto ieri mattina tra la sindaca e i rappresentanti delle forze della coalizione. Riunione dai toni anche ruvidi: forti anche del sondaggio Euromedia Research, che dava Barbieri avanti su Tarasconi di 14 punti, non era stato minimamente preso in considerazione il fatto di arrivare secondi. A Libertà risulta che Lega e Fratelli d'Italia avrebbero manifestato non poca irritazione per lo slogan "il mio partito è Piacenza" che, a loro avviso, avrebbe lanciato sì la lista civica, ma anche contribuito a sgonfiare il consenso per i partiti nazionali. Dal canto suo la sindaca avrebbe espresso il suo disappunto per un apporto dei partiti ritenuto non all'altezza. Rimotivare le truppe, insomma, non sarà facile. Anche in considerazione dell'aria di disimpegno che dicono stia spirando in alcune frange della Lega. 

Aghi della bilancia 
Da ultimo, non certo per importanza, il fattore apparentamenti con i due aghi della bilancia di questa tornata, ApP e Terzo polo. Tarasconi ha già annunciato che accordi formali non ne farà. La candidata sarebbe convinta di poter andare a intercettare nuovi consensi sia nell'elettorato di ApP che ha sostenuto Stefano Cugini sindaco (10,7%), sia in quello del Terzo polo di Corrado Sforza Fogliani (8,3%). La platea a cui può rivolgersi l'esponente del Pd appare più ampia di quella potenziale di Barbieri. Che, gioco forza, dovrà tornare a dialogare con gli ex alleati in una trattativa che non si annuncia affatto facile. Le diplomazie si sarebbero già messe al lavoro. Il tavolo del centrodestra avrebbe infatti incaricato il deputatodi FdI Tommaso Foti, l'uomo riconosciuto da Sforza come interlocutore privilegiato, di gettare un ponte con i Liberali. Non a caso lo stesso Foti, ieri su Libertà, ha definito un errore la spaccatura con i Liberali parlando di necessità di ricucire. Non ci sarebbe dunque da stupirsi che Barbieri possa fare dietrofront rispetto ai propositi di non apparentarsi. Ma anche dovesse arrivare un'intesa, basterà a sovvertire i risultati del primo turno?

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