Rassegna Stampa

Vocazione della citta' e stagno senz'acqua

Data: 07/10/2021

Lettera aperta al quotidiano Libertà del Sig. Vittorio Melandri 

Egregio direttore, l'amico Stefano Pareti dispone di una inesauribile riserva d'amore per la sua e nostra città, e pescandovi generosamente a piene mani, da tempo si impegna a proporre "cose", critiche costruttive comprese, a favore di Piacenza. Da ultimo su Libertà del 29 settembre ha espresso un invito rivolgendosi a tutti, cittadini semplici e forze politiche ed altri ancora, ben riassunto dal titolo che la redazione ha scelto per lanciarlo: "Cara Piacenza, cercati una vocazione". Ne sono seguiti una serie di interventi stimolanti, da ultimo quello di Lucia Cerri il 6 ottobre, che a mio parere ci mette in guardia dal pericolo maggiore che corre la nostra comunità, quello, per dirla con sue testuali parole, che prevalga «assuefazione, disinteresse, rassegnazione, manipolazione, adattamento, visione corta e spezzata, delega costante, resa incondizionata a tutto ciò che non stimola l'uso dei personali neuroni», se così fosse, per dirla con Cerri, ci ridurremo bolliti come la rana di Noam Chomsky, ma con una aggravante, che nella pentola da tempo ci siamo saltati da soli. L'occasione dell'ormai prossima campagna elettorale per l'elezione di Sindaco e Consiglio Comunale ci metterà alla prova, e se saremo capaci di raccogliere l'invito di Stefano, e sventare il rischio evocato da Lucia, lo dirà a breve la storia. Credo nel frattempo possa essere d'aiuto però rinfrescarci la memoria. Sono più di vent'anni, dal 15 novembre 1999 che in città è cominciata quella che l'On. Tommaso Foti ebbe a battezzare, con il suo collaudato sarcasmo, "l'annosa saga degli Stati generali". Cambiando ogni volta nome, dapprima Patto territoriale per Piacenza e poi Patto per Piacenza, e poi Piano strategico per Piacenza e pure un Secondo Piano strategico per Piacenza, purtroppo però "dalla montagna", si è sempre, partorito il solito topolino, e la città continua ad assomigliare ad uno stagno, anche se a furia di lanciarci sassi dentro, è rimasto pure uno stagno senz'acqua. È vero come dice ancora Cerri che «l'eterna diatriba fra corpo e anima, fra fisicità e spiritualità, fra concretezza di guadagno e valori pensati come alti e intangibili», ha come possibile, se non unica risposta «che senza corpo non esiste nulla», perché, ci ricorda ancora Lucia citando il padre dell'analisi transazionale Eric Berne, «si è nati per essere» ma a mio parere resta a Piacenza troppo forte, per evitare di misurarcisi, la vocazione di sempre, ben descritta da un motto che ho trovato nel vocabolario "piacentino-italiano" di Guido Tammi: "fä sod in sla cappella d'un ciod o in sla pell d'un piöcc". Far soldi sulla capocchia di un chiodo o sulla pelle di un pidocchio … e metterli in banca. Speriamo che sia la volta buona e che almeno nello stagno torni un po' d'acqua.

Vittorio Melandri

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