Rassegna Stampa

Da Facebook il caso invade la politica - Tarasconi-Soresi, lite sul post 'fantasma'

Data: 28/07/2024

Il confronto: fra solidarietà alle minacce ricevute e accuse di leggerezza

La sindaca Katia Tarasconi torna sulla vicenda del post del colonnello Giovanni Fuochi vestito con la divisa nazista e sulla querelle che ha investito nelle ore successive la consigliera Sara Soresi. «Apprendo con dispiacere che la consigliera è stata oggetto di minacce in qualche modo legate all'episodio che nelle ultime ore ha fatto parlare l'Italia scrive la sindaca in una nota- condanno fermamente ogni espressione e manifestazione di violenza, comprese le minacce rivolte alla consigliera Soresi, alla quale esprimo piena solidarietà.

Leggo anche che di tali minacce vengo incolpata dalla stessa consigliera: sarei stata io, attribuendole con un fantomatico "comunicato all'Ansa" un like al post in questione, a provocare le ire degli "odiatori". Faccio presente che non ho inviato alcun comunicato all'Ansa ma, al contrario, sono stata contattata telefonicamente dal corrispondente dell'agenzia di stampa per un commento sull'episodio che ribadisco essere allucinante, soprattutto perché ha come "teatro" un territorio, quello piacentino, il cui capoluogo è città Medaglia d'oro al Valor militare per la guerra di liberazione dal nazi-fascismo. Un concetto che, insieme ad altri, ho espresso in un post tutt'ora visibile sui miei profili social. Tale post è l'unica mia presa di posizione scritta. Nel commentare telefonicamente la vicenda con il giornalista dell'Ansa, ho espresso la mia opinione anche sugli apprezzamenti digitali che la consigliera Soresi, per tramite del suo profilo Facebook, ha lasciato su alcuni post di Fuochi.

Tra tali apprezzamenti uno riguarda un post, successivo a quello "incriminato", nel quale lo stesso Fuochi rivendica il diritto di mostrarsi indossando una "bellissima" divisa da militare nazista. Il like della consigliera Soresi c'è e su questo ho espresso la mia libera opinione. E la mia è un'opinione di dura e legittima critica, che ribadisco: dimostrare apprezzamento nei confronti di un ex servitore dello Stato che rivendica il diritto di potersi mostrare indossando la svastica che simboleggia le atroci sofferenze dell'olocausto è una cosa che nessuno dovrebbe fare. Oggi apprendo dalle dichiarazioni della stessa consigliera che la sua identità digitale sarebbe stata "rubata" (tra l'altro non per la prima volta) da qualcuno che, spacciandosi per lei, avrebbe messo un like al post di Giovanni Fuochi. Anche con riferimento a questo hackeraggio, esprimo piena solidarietà alla consigliera. Non ho mai attribuito alla consigliera un suo like al post di Fuochi in divisa nazista ma ho criticato, e critico ancora, i like della consigliera Soresi ai post dello stesso Fuochi. Noto il tentativo di volere - come al solito - spostare l'attenzione sulla sottoscritta.

Alla nota della sindaca risponde Soresi: «Un comunicato che apparentemente avrebbe come scopo quello di chiedere scusa per la gogna mediatica a cui sono stata sottoposta proprio a causa di dichiarazioni della sindaca, finisce per espormi nuovamente e immotivatamente al fango social che da giorni sto ricevendo. La verità è che ho messo una reazione (la faccina che piange) a un solo post che parlava di Piacenza. Non ad altri». Soresi parla poi di «leggerezza» della sindaca Tarasconi, che, dice, prima di esporre un consigliere (e in generale qualsiasi persona) alla gogna pubblica, bene farebbe ad accertarsi di come le cose sono andate realmente». «Sono l'esponente di una partito a lei avverso - ricorda - ma sono prima di tutto una persona, con pregi, difetti e sentimenti».

L'intervento di Foti

«Non vi è ragione per associare Fratelli d'Italia al post di Giovanni Fuochi - scrive invece Tommaso Foti, capogruppo alla Camera di FdI - è ignobile estendere la condivisa condanna ai contenuti e all'immagine del post al nostro movimento politico, cui per altro il Fuochi mai è stato iscritto. Non tolleriamo che si tenti di confondere una responsabilità personale, prendendo a pretesto la candidatura da indipendente a una consultazione amministrativa, con una nostra responsabilità oggettiva ».


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