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Fotovoltaico, San Pietro dice no 'Avrebbe un impatto devastante'

Data: 15/12/2024

Il Comune ha comunicato il parere negativo alla ditta di Roma che aveva presentato un progetto di 8 megawatt su 8 ettari di terreno

Il parco fotovoltaico non si farà. La procedura abilitativa semplificata (pas) termina con una determinazione di conclusione negativa con ordine di non eseguire i lavori. Il Comune di San Pietro in Cerro ha notificato l'atto di opposizione motivata, espressione di valutazioni, alla ditta di Roma che ha presentato proposta di realizzazione di un parco fotovoltaico da circa 8 megawatt su una superficie di otto ettari di terreno nella frazione di Polignano. «Sono davvero molto soddisfatto dell'epilogo della vicenda commenta il sindaco Stefano Boselli. - Quest'opera avrebbe avuto un impatto troppo forte per un borgo rurale così piccolo. Gli sforzi fatti tutelano la popolazione. Ringrazio l'onorevole e ministro Tommaso Foti per l'interesse dimostrato, attraverso una sua interpellanza quanto accaduto a Polignano arriverà in discussione in Parlamento. Così come ringrazio tutti gli esponenti del Governo guidato da Giorgia Meloni (a cui ricordiamo il primo cittadino si era direttamente rivolto attraverso una lettera, nda) che si sono adoperati nel profondo per analizzare il procedimento». Come si è arrivati al no? Lo spiega l'architetto Paolo Cremona, responsabile del servizio lavori pubblici, urbanistica e ambiente: «Abbiamo acquisito i pareri di tutti gli enti coinvolti. Rispetto a tutto ciò che era tecnicamente autorizzabile, ciò che ha sconvolto la comunità locale è stato l'impatto dell'impianto sul territorio, a ridosso e di dimensioni sproporzionate rispetto all'abitato». Ricordiamo infatti che l'area interessata dalla proposta di parco fotovoltaico coinvolgerebbe i terreni agricoli che si estendono dietro le abitazioni lungo via Caorsana, ossia la provinciale n.20, in direzione Caorso. « A fronte di pochi ettari di abitato e costruito - continua Cremona - si sarebbero avuti 8 ettari di impianto fotovoltaico. Abbiamo quindi chiesto una valutazione specifica della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesag-gio per le province di Parma e Piacenza, anche dal punto di vista architettonico, storico e culturale considerando la vicinanza di beni tutelati da decreto del Ministero della cultura, quali la chiesa intitolata a San Donato Martire e il salone». Il parere della Soprintendenza è stato determinante e categorico, in quanto ha definito il progetto «immitigabile », ossia nessuna opera di compensazione (piantumazioni, protezioni) sarebbe stata sufficiente a tutelare l'area. E ha sottolineato quanto l'opera avrebbe definito una «modificazione del territorio irrimediabile», evidenziandone di fatto l'impatto «incompatibile sia dal punto di vista del patrimonio insediativo che culturale ». Ora l'azienda romana potrebbe tentare di fare ricorso al Tar, ma di fronte ad un parere «talmente risolutivo e intransigente» è difficile pensare - è stato detto - si possa andare oltre.

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