Lettera aperta al quotidiano Libertà del Sig. Jacopo Rossetti.
«DALL'AMMINISTRAZIONE TANTI SEGNALI OSTILI»
Gentile direttore,
apprendo dell'approvazione in Consiglio comunale della risoluzione contro il ddl Zan.
Non entro nel merito delle motivazioni che hanno spinto la nostra amministrazione a dichiararsi contraria ad un disegno di legge che, per
quanto insufficiente, rappresenterebbe un piccolo passo avanti nel contrasto alle discriminazioni, senza derive liberticide o altre simili assurdità. Mi permetto solo di fare alcune osservazioni.
Ho vissuto a Piacenza fino ai diciannove anni
e anche quando l'ho abbandonata per motivi
di studio ho sempre seguito con interesse le vicende politiche della città che mi ha visto crescere. A causa della pandemia, mio malgrado,
sono tornato da qualche mese e le dico convintamente, e con grande dispiacere, che non vedo l'ora di andarmene.
Studio storia dell'arte, sono innamorato del patrimonio culturale cittadino e mi piacerebbe
un domani impegnarmi attivamente per la sua
valorizzazione, ma non a queste condizioni.
Quando ero più piccolo ho subito svariati attacchi verbali a causa del mio orientamento sessuale e nessuno a livello istituzionale mi ha tutelato. Oggi, sapere che la città in cui vivo si è
appena dichiarata pubblicamente contraria ad
una possibile forma di tutela in questo senso,
mi riempie di rabbia e amarezza. Come posso
pensare di continuare a vivere in una città amministrata da persone che sistematicamente
dichiarano, in modo più o meno esplicito, la
propria avversione nei confronti della mia comunità? Il 5 ottobre 2017, a tre mesi dal suo insediamento, la giunta Barbieri ritirava Piacenza dalla rete delle città impegnate nel contrasto
alle discriminazioni per orientamento sessuale e identità di genere. A settembre 2019 un consigliere di maggioranza chiedeva di verificare
la presenza di libri orientati all'ideologia gender nelle biblioteche comunali, proponendo
una definizione di "gender" totalmente distorta e colma di pregiudizio. Nel novembre dello
stesso anno il Comune rifiutava l'installazione
di una pericolosa panchina arcobaleno. Ad oggi, in controtendenza rispetto a tanti altri Comuni italiani, quello di Piacenza rifiuta ancora
di registrare gli atti di nascita dei bambini nati
da coppie omosessuali.
L'approvazione della mozione contro il ddl Zan
è il culmine di una serie di dispetti e provocazioni compiuti ai danni della comunità lgbtq+
piacentina da parte delle istituzioni che dovrebbero tutelarla, Mi chiedo: la sindaca Barbieri e
la sua giunta sanno di essere rappresentanti anche delle cittadine e dei cittadini omosessuali,
bisessuali, transessuali e queer? E aggiungo: alla luce dei recenti attacchi nei confronti della
comunità musulmana, sanno di essere i rappresentanti anche dei cittadini musulmani?
Se lo sanno, perché non ci rappresentano?
Giungo a questa conclusione: il Comune di Piacenza negli ultimi anni ha deciso di amministrare i piacentini bianchi, cattolici ed eterosessuali, riservando alle minoranze atteggiamenti che vanno dall'indifferenza alla dichiarata
ostilità. Accetto a malincuore, e non mi resta
che scappare nuovamente da una città dove per
me, evidentemente, non c'è posto.
Jacopo Rossetti.
La replica del Direttore di Libertà Pietro Visconti.
Trovo la lettera del signor Rossetti dura e equilibrata. Anzi, più dura proprio perché é equilibrata, fattuale. Le discussioni sul ddl Zan prendono tutta un'altra piega quando dall'astratto della polemica scendono nel concreto della vita personale. Un piacentino che se ne vuol
andare via perché avverte ostracismo verso il suo orientamento sessuale suona sconfitta
per tutti. La descrizione del clima politico avverso, diciamo così, è piuttosto circostanziata. C'è stata un'eccezione, a mia memoria: l'onorevole Foti, il capo piacentino di Fratelli d'Italia, tempo fa
posò con aria convinta sulla panchina arcobaleno di una manifestazione dei movimenti lgbt (che
sta per lesbiche, gay, bisessuali, transessuali). Andò in prima pagina su "Libertà". Caso vuole che
sia di Fratelli d'Italia, firmata Gloria Zanardi, anche la risoluzione contro il ddl Zan approvata in
Consiglio comunale. L'argomentazione chiave degli anti-Zan è che la nuova legge finirà con l'imbavagliare il diritto di esprimere le proprie opinioni in materia di sessualità, di famiglia e di riproduzione per quanti difendono una visione tradizionale. La questione è controversa. Io personalmente mi sento garantito dall'articolo 3 che, tentando di circoscrivere le condotte potenzialmente discriminatorie o causa potenziale di violenze, recita: "Sono consentite la libera espressione di
convincimenti e opinioni nonchè le condotte legittime riconducibili al pluralismo delle idee e al
pluralismo delle scelte". Sulla base di queste parole, ritengo che, ad esempio, sia tutelato il diritto
di affermare la contrarietà alla maternità surrogata. Conterà che non ci sia istigazione all'odio. E'
vero che il senso della legge Zan chiama a controllare il linguaggio, a renderlo più rispettoso delle multiformi scelte di vita. Censura? Oppure sforzo di civiltà? Aggiungo una considerazione sulla risoluzione Zanardi. Essa "invita sindaco e giunta a manifestare presso il Parlamento ferma opposizione all'approvazione del disegno di legge". Mi chiedo: e come? Una lettera alla presidenza
del Senato, dov'è ora all'esame il ddl Zan, per dire "fermatevi cari senatori"? O cos'altro? E dunque
un'istituzione (il Comune di Piacenza) che striglia un'altra istituzione (il Parlamento)? In Parlamento (elementare, Watson!) sulla legge Zan come su tutto la dinamica favorevoli-contrari è già
assicurata. Arruolare il Comune su un terreno che non è il suo mi pare un modus operandi assai
scomposto. Di più: mi pare far propaganda usando le istituzioni. Mettiamo che il Comune di San
Giuliano Milanese voti una risoluzione che dice evviva il ddl Zan, ci raccomandiamo votatelo alla svelta: cosa dovrebbero fare a quel punto in Senato? fare la sotto-conta dei pro e dei contro esterni e aggiungerla a quella dei senatori? Ovvero ignorare gli uni e gli altri, e rendere evidente che le
leggi (elementare, Watson!) spettano al potere legislativo e non agli amministratori locali.
Pietro Visconti
Libertà