"Poteri vischiosi", ApP stronca l'iniziativa di Foti di rivolgersi alla ministra: «Piacenza non è il Far west ma nemmeno un luogo incantato»
«È un brutto clima quello
creato dall'onorevole Tommaso Foti con la richiesta di ispezione al Tribunale di Piacenza
e il suo attacco alla giudice
Fiammetta Modica». Il centrosinistra insorge, prende le difese della magistratura e condanna apertamente l'iniziativa del
parlamentare di Fratelli d'Italia di rivolgersi alla ministra
della Giustizia Marta Cartabia
perché valuti eventuali sanzioni disciplinari nei confronti della giudice (vedi "Libertà" di ieri). L'argomento è quello che
tiene banco ormai da giorni: le
considerazioni sulla Piacenza
«dalle tante facce, spesso vischiosa nei rapporti di potere»
che la gup ha scritto in un passaggio delle motivazioni della
sentenza "Levante", l'inchiesta
sui carabinieri infedeli. Valutazioni che Foti, nel prendere
l'iniziativa di rivolgersi alla
guardasigilli, ha giudicato «di
gravità ed offensività inaudita
per i piacentini, che sono persone per bene», «frutto di inaccettabili insinuazioni», «un
concentrato di deprecabili pregiudizi».
«Schierati per la legalità»
A prendere posizione è "Alternativa per Piacenza" (ApP), il
progetto politico nato qualche
mese fa per contendere la guida della città al centrodestra di
Patrizia Barbieri alle elezioni
Comunali della prossima primavera. Lo fa, al pari di molti
altri esponenti che hanno commentato in rete, schierandosi
senza esitazioni dalla parte della giudice e della magistratura
più in generale. «Foti, la sindaca Barbieri e il centrodestra non
capiscono che la cittadinanza
è schierata per la legalità, accanto ai giudici che stanno lavorando per far emergere la
"polvere" troppo spesso messa
sotto al tappeto in questi anni? Piacenza non è il Far west come non è un luogo incantato in
cui vige solo "il bene"» si legge
nella nota.
"La società non vuole
guardarsi allo specchio"
Nota che poi prosegue ricordando uno dei casi più noti alle cronache giudiziarie, quello
di Giuseppe Caruso, il presidente del consiglio comunale
di FdI arrestato nel 2019 per associazione mafiosa e poi condannato, inchiesta tra l'altro citata dalla stessa Modica nelle
motivazioni insieme a quella
della narcotici della polizia nel
2013. «Consigliamo all'onorevole Foti di andarsi a rileggere
gli atti dell'inchiesta che hanno portato in carcere il suo ex
compagno di partito, Giuseppe Caruso, condannato a 20 anni per reati di associazione
'ndranghetista, colpito dall'inchiesta "Grimilde" - scrive ApP
- "La 'sindrome di Grimilde',
che diede il nome al processo,
"è ancora in azione: la società
non vuole guardarsi allo specchio per non essere messa di
fronte alla realtà" scrissero allora i giudici. E non ci risulta
che allora Foti avesse sbraitato
come ora».
«Discredito fuori luogo»
E ancora: «Fa male leggere la
tesi di Foti secondo cui "gli arresti (illegali, ndc) della Levante sono stati convalidati dai giudici e avvallati dai Pm". No, perché, come disse Graziella Pradella, procuratrice capo di Piacenza, "con i falsi confezionati
dai carabinieri della Levante
venivano tratti in inganno giudici" e giornalisti. Quindi se nei
verbali venivano inventati
quantitativi di droga, resistenze all'arresto che in realtà erano pestaggi a senso unico e altre omissioni che arrivavano fino al vertice della catena gerarchica di via Caccialupo, il tentativo di Foti di gettare discredito sulla magistratura ci pare
del tutto fuori luogo»
«Persone per bene»
ApP conclude: «Piacenza è una
città piena di persone davvero
per bene che non si sentono
minimamente minacciate dal
quadro dipinto dalla giudice e
che anzi ringraziano la dottoressa Modica e chi fa della difesa della legalità la propria missione quotidiana».
Libertà
Cugini: «Ci ha messi in guardia»
Foti: «Ricordi il Pci con Milana?»
SUI SOCIAL TONI DA RISSA
Dibattito in rete. Il dem:
«La gup va ringraziata»
Il deputato: «Ha sbagliato»
Se non è rissa (social), poco
ci manca. Con principali protagonisti Stefano Cugini, capogruppo dem in consiglio comunale, e Tommaso Foti, autore
dell'interpellanza contro la giudice Fiammetta Modica. A dare il "la" a un serrato dibattito a
più voci, è stato il post di Cugini
a commento della notizia di "Libertà": «Sono esterrefatto dalla
veemenza di questo attacco: un
"lei non sa chi sono io" spostato sul piano collettivo, con il tentativo di aizzare un'intera città
contro chi ha avuto l'ardire di
metterci in guardia, per il nostro
stesso bene - scrive Cugini -. Dopo la sequenza di episodi che
hanno coinvolto Piacenza, ben
prima dell'affare Caruso e, senza soluzione di continuità, dopo (vogliamo parlare dell'ultimo scandalo sullo sfruttamento degli autotrasportatori?), come si fa a guardare il dito e non
la luna, indignandosi verso un
giudice che ha semplicemente
unito i puntini per scoprire la figura, manco fossimo sulla Settimana Enigmistica? Piacenza
è senza dubbio una città in larghissima parte vissuta da persone per bene che in quanto tali non si sentono minimamente toccate dal quadro dipinto dal
gup Modica. Le persone per bene, anzi, hanno molto a cuore il
sentirsi protette dal malaffare e
ringraziano - non attaccano -
chi fa della difesa della legalità
la propria missione quotidiana.
In questa vicenda, la nostra solidarietà deve andare alla
Dott.ssa Modica: stai a vedere
che adesso rischia di essere lei
il nemico e non chi delinque! La
polvere sotto al tappeto, ai piacentini per bene (compresi
quelli di cui oggi contesto il punto di vista) non piace, al pari di
chi prova a mettercela».
Pronta la risposta di Foti: «Proprio perché la polvere sotto il
tappeto fa comodo a chi, ad
esempio, ha distrutto il Monte
Paschi Siena per farsi la banca
politica, non si vede perché
quella polvere non debba essere spazzata via. Con i fatti, non
con le chiacchiere. Mentre chi
scrive critica le motivazioni di
una sentenza che, in quei passi
che riguardano Piacenza, travalica quanto previsto dal codice
di procedura penale al riguardo
e dalla costante giurisprudenza
di merito, faresti meglio ad andarti a leggere le interrogazioni
che negli anni '80, anche i parlamentari del Partito Comunista, presentavano per chiedere
il trasferimento ad altro ufficio
del procuratore della Repubblica Angelo Milana. In quegli atti
parlamentari - a proposito del
"Lei non sa chi sono io" - si andavano a criticare nel merito le
indagini e gli arresti, non di certo le parziali motivazioni di una
sentenza del giudice. Ma d'altra
parte, la tua doppia verità di Togliattiana memoria, ti spinge a
far finta di niente»
Libertà