Lettera aperta al quotidiano Libertà del Sig. Alberto Spagnoli (Esse)
Gentile direttore,
le coraggiose parole sulla Piacenza "vischiosa" della giudice Fiammetta Modica sono
scoppiate, apparentemente, come un fulmine a ciel sereno e hanno alimentato una forte polemica quasi si trattasse di problematiche inaspettate ed inaudite. In realtà il fatto
nuovo e significativo è che queste chiare parole siano venute da una prestigiosa figura
istituzionale. Ma a denunciare queste situazioni in città, in passato, c'erano state già diverse voci, certo meno autorevoli e per questo ignorate o accolte con il solito muro di
gomma e di silenzio. Sul piano della denuncia pubblica, per quel che mi riguarda credo
che non sia inutile ricordare quanto scrissi
proprio su "Libertà" quando scoppiò lo scandalo della Levante sul "carattere sostanzialmente omertoso dominante nella nostra città in particolare nei principali centri di potere e di gestione". "[…] Questa è la città che per
opportunistico quieto vivere mette l'immondizia sotto il tappeto, questa è la città degli intoccabili, questa è la città di una cupola di potere (non dico mafiosa perché non ne ho le
prove) basata sulla reciproca copertura, sulla connivenza, sul silenzio colpevole, questa
è la città dove, almeno fino ad ora, tutto veniva insabbiato, dove le (poche ma pur esistenti) denunce pubbliche delle malversazioni di chi gestisce il bene pubblico a tutti i
livelli venivano ignorate […]".
Vorrei inoltre ricordare come anche sul piano artistico il Laboratorio Popolare della Cultura e dell'Arte in questo ultimo anno si sia
occupato diverse volte di questi temi con le
installazioni performance: "La piacentinità
è pulita" in cui le magagne piacentine in forma di spazzatura venivano nascoste diligentemente sotto un reale tappeto steso in piazza Cavalli; "Nebbia ad Agosto" nella quale le
stesse magagne venivano occultate da una
spessa nebbia emessa dalla bocca di un "benpensante-perbenista" e infine "Le tre scimmiette / Piacenza i misteri dell'assenza", installazione itinerante, in cui alcuni tra i poteri dominanti della città venivano accusati di
"non vedere, non sentire e non parlare".
Quindi accanto ai "perbenisti" e ai "benpensanti" dovremmo annoverare anche "quelli
che cadono dal pero" e cercano, come Foti,
di sollevare un polverone fingendo che quanto scritto dalla giudice Modica non sia qualcosa che in città erano in molti a sapere e a
pensare.
Alberto Spagnoli (Esse)
Piacenza
Lettera aperta al quotidiano Libertà del Sig. Giandomenico Perotti
Caro direttore,
per interessi politici l'on. Foti chiede che la
giudice Modica venga punita perché sulle
motivazioni-Levante lo stesso ritiene che sia
stata offesa la città. Chiedo: la Magistratura
non è forse una istituzione indipendente?
Non assoggettata al governo! È vero la propaganda è irrazionale.
Giandomenico Perotti
Libertà