Rassegna Stampa

Progetti e emozioni dei 'nostri' a Roma

Data: 14/10/2022

Il primo giorno di Foti, De Micheli e Murelli «Tutto già vissuto, ma l'emozione rimane»

Tra progetti e problemi da risolvere, i neoeletti del nostro territorio riprendono contatto con la "macchina parlamentare"

I carabinieri schierati al portone d'ingresso scrutano il viavai di persone quasi con i raggi X, individuano il "volto istituzionale" tra il caos di giornalisti, funzionari e assistenti, portano rapidamente la mano destra alla fronte, ed ecco il saluto d'onore rivolto al senatore di turno. « A Palazzo Madama è un'abitudine molto più rigida e rigorosa rispetto a quella riservata ai deputati. È un luogo austero, qui le forze dell'ordine riconoscono le nostre facce persino in mezzo alla folla», nota subito la piacentina Elena Murelli (Lega), prima di entrare in Senato per l'esordio del suo secondo mandato, al termine di quattro anni nell'altro ramo del Parlamento, alla Camera, a mezzo chilometro di distanza. Si trovano proprio lì , nell'emiciclo di Montecitorio, gli altri neoeletti del nostro territorio: Tommaso Foti (Fratelli d'Italia) e Paola De Micheli (Partito democratico). Ma il prefisso "neo" è ingannevole: i due deputati piacentini sono veterani della Camera, lui inizia la sesta legislatura e lei la quarta, la senatrice è alla seconda esperienza. Eppure l'emozione rimane: è reale, oltre la retorica. «Nel 1996 non avrei mai pensato di ottenere un seggio a Montecitorio, oggi mi sento a casa », sorride Foti. «Questo impegno va onorato», dice De Micheli, già sottosegretaria e ministra. Adesso stop alle parole, il rituale della democrazia si prende la scena per scandire l'avvio della diciannovesima legislatura. All'ordine del giorno l'elezione dei presidenti, all'interno di aule caratterizzate da una netta maggioranza di centrodestra e dimezzate dalla recente riforma per la riduzione dei parlamentari, passati da 630 a 400 deputati e da 315 a 200 senatori. È pronto al debutto il tridente (politicamente disomogeneo) dei piacentini premiati alle urne il 25 settembre, e "Libertà" è con loro nei palazzi romani per raccontarne l'insediamento.

Nel Transatlantico 
Giovedì 13 ottobre, ore 10. A Montecitorio, costruzione seicentesca del Bernini, i lavori della Camera si aprono con la guida di Ettore Rosato (Iv), vicepresidente uscente più anziano. Nel Transatlantico lo sfarzoso corridoio all'uscita dell'aula - ecco Foti: «Dobbiamo farlo, non c'è dubbio. Ne parliamo, ci vorranno sei mesi», dice a un collega di Fratelli d'Italia, per poi salutarlo con una pacca sulla spalla. «Stavamo parlando di un adeguamento al regolamento delle commissioni - ci chiarisce -. C'è tanto da fare». Il volto del piacentino è trionfante: il suo partito, insieme alla coalizione di centrodestra, è il protagonista assoluto della nuova legislatura. Salvo sorprese, Foti non si rifugerà nel «giardino dei supplizi», lo chiama proprio così . «È il cortile accanto al Transatlantico, dove alcuni deputati scaricano le tensioni maturate in aula», indica il parlamentare attraverso una finestra. «In questi cinque anni - aggiunge - mi impegnerò per le infrastrutture della nostra provincia, a partire dalla tangenziale di Castelsangiovanni, la strada statale 45 in Valtrebbia e la quarta corsia autostradale tra Piacenza e Parma». Il centrodestra è compatto in termini aritmetici, ma nei fatti? « Lo vedremo alla prova dei voti». Nel gruppo di Fratelli d'Italia, Foti è un punto di riferimento. Tra i nuovi eletti, qualcuno gli chiede quanto potrebbe durare questa prima seduta. «Abbi fede…», è la sua risposta. Intanto, alle spalle del deputato, la sfilata degli onorevoli nelle cabine elettorali - i "catafalchi" - prosegue con un nome dopo l'altro. Per l'elezione del presidente, però, occorrerà aspettare il quarto scrutinio nella giornata di oggi, cioè quando la maggioranza assoluta è sufficiente. Insomma, la partita decisiva non si gioca adesso. Anche per questo la piacentina De Micheli approfitta di una breve pausa dei lavori per andare dal parrucchiere. La incontriamo al rientro a Montecitorio, dove siede tra i banchi dell'opposizione. «Seguitemi, c'è una stanza che voglio mostrarvi». Saliamo in ascensore. « È la commissione Bilancio, un luogo significativo in cui ho passato lunghe notti per l'approvazione delle leggi di bilancio. Qui ho sviluppato le mie competenze sulla finanza pubblica. Tra queste mura si decide e si impara. L'inaspettato consolidamento della mia carriera istituzionale e la nascita di mio figlio Pietro - racconta - mi hanno costretto a riorganizzare la mia vita. Il mio piccolo frequenta una scuola a Roma, ma cerco di essere molto presente a Piacenza». Dove, lo ricordiamo, De Micheli ricopre l'incarico di consigliera comunale. «Non mi dimetterò. Ogni giorno sento la sindaca Katia Tarasconi, mi ha chiesto di aiutare a sbloccare alcune questioni, in primis piazza Cittadella». La deputata dem si deve concentrare anche sulla sfida interna al Pd: « La mia candidatura alla segreteria nazionale prende corpo grazie al supporto dei militanti in tutta Italia».

La "bolla" del Senato 
Ore 10.30, Palazzo Madama. Più o meno in contemporanea all'esordio della Camera, anche in Senato si dà il via alla 19esima legislatura. In attesa dell'elezione del presidente, l'aula è stata guidata dalla senatrice a vita Liliana Segre. La promessa della piacentina Murelli è mantenuta: «Negli ultimi quattro anni e mezzo a Montecitorio ci spiega a margine della seduta i miei figli mi hanno rinfacciato di non averli mai portati a Roma. Li avevo rassicurati che sarebbero venuti, ed eccoli nella mia nuova esperienza a Palazzo Madama…». Sulla tribuna dell'emiciclo e nel salone in videocollegamento, infatti, ci sono i parenti della neo-senatrice: il marito, i piccoli di 5, 8 e 11 anni insieme ai nonni. «Siamo arrivati in treno», racconta Murelli. Il suo ufficio si trova a Palazzo Giustiniani, la settimana-tipo è quasi definita: «Scenderò a Roma dal martedì al giovedì , ma l'impegno può variare a seconda delle commissioni. Mi dicono che il Senato sia organizzato meglio rispetto alla Camera… Vedremo. Quest'aula è più nobile e meno operativa? No, non è più così. Forse in passato ». Di Palazzo Madama balzano all'occhio i commessi parlamentari in ogni angolo, intenti a studiare i volti dei nuovi eletti su un catalogo fotografico detto "facciario", poi un'ala dell'edificio dedicata a qualsiasi tipo di servizio, lo sportello viaggi, l'ufficio postale, la banca interna, il ristorante e il bar, addirittura un negozio con tabacchi e souvenir. Senza cravatta non si entra.

Lusso e decadenza 
I dettagli rivelano lusso e decadenza, potere e fascino in egual misura. È un bolla scollegata dalla realtà? «A volte bisogna lottare contro i mulini a vento, cioè la burocrazia - risponde Murelli -. Alla Camera, ad esempio, la ragioneria ha affossato un mio emendamento in sostegno ai lavoratori esodati del commercio sulla base di una presunzione di spesa… È assurdo. Il mio impegno riparte da qui, ma anche dalla volontà di potenziare il welfare aziendale e di estendere i buoni per celiaci su tutto il territorio nazionale». I risultati si ottengono in aula o nei corridoi? «In entrambi i campi - dice la leghista -. Il lavoro diplomatico dietro le quinte, con i rappresentanti del governo, è molto importante. Quattro anni fa ero un po' spaventata, non conoscevo la "macchina". Ora so come muovermi». Ma lo spazio di manovra, forse, è limitato all'interno della maggioranza di centrodestra, in cui Fratelli d'Italia schiaccia il Carroccio. «Siamo 29 senatori leghisti - ribatte Murelli ci faremo valere. E la coalizione è compatta. Con i Cinquestelle, nel 2018, le trattative erano ben più difficili ». Intanto alla buvette qualcuno bisbiglia: «Quelli di Forza Italia sono furenti, non lo volevano». I due parlamentari si riferiscono a Ignazio La Russa, neo-presidente del Senato. Il primo banco di prova per il centrodestra. Lo sguardo, comunque, va già altrove: nei prossimi giorni il capo dello Stato Sergio Mattarella conferirà l'incarico al nuovo presidente del Consiglio, Giorgia Meloni. Il toto-ministri impazza, ogni ipotesi altera gli equilibri politici. Ma al secondo piano di Palazzo Madama c'è apprensione per un altro motivo. Una donna in tailleur si agita, ferma i cronisti, anche noi. «Scusate, dov'è l'uscita dell'aula? Dov'è? Qualcuno mi risponde? Non trovo più mio marito, è un senatore, ha appena votato. Voglio salutarlo!». Già, il telefono non prende. Ma i commessi muniti di "facciario" sapranno aiutarla.

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