Regione (Archivio)

Memoria del Novecento: far uscire dall'oblio i luoghi teatro di eccidi dettati dall'odio politico

Data: 02/03/2016
Numero: 2271
Soggetto: Assemblea

Ordine del giorno correlato all'Oggetto assembleare n. 1887 
L'Assemblea legislativa dell'Emilia-Romagna 

considerato che: è innegabile che tra il 1944 e il 1948 si verificarono, soprattutto in molte realtà del Nord Italia e, in particolare, dell'Emilia-Romagna, eccidi e violenze che, perpetrati da coloro che sognavano l'istaurazione di un sistema politico totalitario secondo il modello sovietico, colpì vari innocenti tra i quali cattolici e laici, colpevoli soltanto di credere nei valori della libertà e del solidarismo; 

nei fatti, per lunghi anni, il tema delle morti del dopoguerra è stato relegato a inchieste condotte da pochi e coraggiosi giornalisti (da ultimo, Giampaolo Pansa) e ad una pubblicistica liquidata come "di parte", se non addirittura "eversiva" e "fascista"; 

nel 1991, grazie ad una croce comparsa nel bel mezzo di un campo, in località Cavon, a Campagnola di Reggio Emilia, a quarantasei anni di distanza, venne rinvenuta l'ennesima fossa comune contenente i resti di 32 persone; 

l'anno successivo, sull'onda del ritrovamento, Giannetto Magnanini, partigiano della 76a Brigata Sap e Presidente di Istoreco di Reggio Emilia, alzò - per la prima volta - il velo di omertà imposto da una certa sinistra e, con la pubblicazione del volume "Dopo la liberazione: Reggio Emilia, aprile 1945-settembre 1946" (edizioni Analisi, 1992), rese noto l'elenco di 431 persone, nella sola Reggio Emilia, colpite a morte a guerra ormai conclusa; 

invita 

i rappresentanti degli enti locali dell'Emilia-Romagna, in segno di riconciliazione e, nel contempo, per contribuire finalmente a rimarginare una ferita aperta da oltre 70 anni, giungendo alla formazione di una memoria condivisa, a valutare l'opportunità di provvedere ad adeguatamente segnalare i luoghi ove, a guerra conclusa, vennero massacrate persone colpevoli unicamente di essere odiate dai propri carnefici; 

invita altresì 

gli Istituti Storici presenti sul territorio regionale associati o collegati alla rete dell'Istituto Nazionale per la Storia del Movimento di Liberazione in Italia (INSMLI) a voler contribuire alla ricerca e all'individuazione – anche in ragione delle fonti a disposizione degli stessi - dei tanti luoghi di sepoltura ancora sconosciuti, così dando finalmente pace a chi risulta a tutt'oggi "scomparso" nell'oblio.

Tommaso Foti

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Rassegna Stampa

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