Regione (Archivio)

Bilancio di previsione della Regione Emilia-Romagna 2018-2020

Data: 21/12/2017
Numero: 167
Soggetto: Assemblea

OGGETTO 5722

Progetto di legge d'iniziativa della Giunta recante: «Bilancio di previsione della Regione Emilia-Romagna 2018-2020» (79)

(Continuazione discussione e approvazione)

(Ordini del giorno 5722/1/2/3/4/5/7/8/9 oggetti 5860 - 5861 - 5862 - 5863 - 5864 - 5866 - 5867 - 5868 - Presentazione, discussione e approvazione)

(Ordine del giorno 5722/6 oggetto 5865 - Presentazione, discussione e reiezione)

 

PRESIDENTE (Saliera): Iniziamo i nostri lavori dal dibattito generale sulla sessione di bilancio.

È iscritta a parlare la consigliera Piccinini.

 

PICCININI: Grazie, presidente. Intervengo sull'ordine dei lavori. Intanto non capisco perché l'oggetto 5748, la Comunicazione del presidente, sia stata svolta dopo la discussione sul bilancio, l'ordine del giorno non ci diceva questo, ma va bene.

La questione è un'altra: sul bilancio noi abbiamo i tempi contingentati e dobbiamo discutere cinque oggetti, compresa la comunicazione, come Gruppo Movimento 5 Stelle abbiamo trenta minuti in cinque, sono sei minuti a testa su cinque oggetti, di cui quattro sul bilancio complessivo, sono un po' pochi rispetto ai 60 che ha avuto la Giunta. Allora chiedevo che l'oggetto 5748 non fosse considerato all'interno del minutaggio del bilancio, e in secondo luogo, siccome abbiamo un Collegato al bilancio che consta di 52 articoli dove la Giunta ha inserito di tutto e di più, abbiamo venti emendamenti del Partito Democratico più i nostri e quelli delle altre opposizioni, io credo che all'interno di tutto questo mare magnum di argomenti si possa essere un po' flessibili da questo punto di vista, perché ci sono questioni importanti che vanno affrontate con i giusti tempi e i giusti approfondimenti, e che riguardano anche i lavoratori di questo ente.

Da questo punto di vista io chiedo quindi un po' di flessibilità da parte della Presidenza e da parte dei Gruppi che sono oggi in Aula, proprio perché gli argomenti da trattare sono tanti e i minuti sono oggettivamente molto pochi.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliera Piccinini.

Consigliera Piccinini, credo di essere abbastanza flessibile sempre e quindi anche oggi terrò conto e non vi interromperò, però chiedo buonsenso, cioè quando vedete che i minuti trascorrono, se si supera di due minuti è un conto, se si supera di dieci minuti, non va più bene. Adesso iniziamo i lavori e poi vediamo come li svolgiamo.

La parola al consigliere Fabbri.

 

FABBRI: Grazie, presidente.

Ci accingiamo ad approvare una manovra economica che riteniamo purtroppo piena di contraddizioni, contraddistinta da voci generali nelle quali, se uno controlla bene, si può trovare tutto e il contrario di tutto, una manovra che dal nostro punto di vista risulta scarsamente incisiva, poco polarizzata sulle principali emergenze del territorio emiliano-romagnolo, non in grado di invertire alcune tendenze che andavano necessariamente invertite.

La sensazione di massima ricavata dall'analisi dei dati, sui quali entrerò poco nel merito, è quella di una tipica manovra di transizione, in grado unicamente di spostare in avanti l'eventuale risoluzione dei problemi, già segnalati durante il corso dell'anno e in questa prima parte di legislatura.

Mi riferisco principalmente alla necessità di svolgere effettivamente una vera lenzuolata rispetto al groviglio di norme che rendono la nostra burocrazia un ostacolo allo sviluppo del territorio. Avevamo chiesto che fosse effettuato un vero shock fiscale, agendo sulle accise, sulle addizionali regionali, sui tributi, il risultato di tutto questo è un'ulteriore accisa estratta dal cilindro, come il classico coniglio di fine spettacolo, che andrà a gravare ulteriormente sulle acque minerali.

Considerate l'Emilia-Romagna come la regione di traino per il sistema Paese (sentivamo prima il presidente Bonaccini), ma a mio avviso senza aver notato che in realtà regioni vicine come la Lombardia e il Veneto sono la stessa locomotiva che voi evocate, solo che però viaggia più veloce, merito forse di una maggiore attrattività che si misura anche nel milione di posti di lavoro realizzati negli anni scorsi da imprenditori emiliano-romagnoli, ma all'estero, in realtà come l'Austria e la Slovenia (non parliamo dunque del sud-est asiatico).

Raccogliamo in sostanza soltanto le briciole di uno sviluppo che per capacità imprenditoriale, competenze tecniche e professionali dei nostri concittadini vediamo soltanto da lontano, godendo di riflesso dei vantaggi che sono portati altrove, senza agganciare una ripresa che appare ancora timida e debole e che vede l'Italia come fanalino di coda dell'Europa ed un'Emilia-Romagna che non riesce ad essere competitiva come altre regioni vicine e altre zone appena oltre il confine.

Si sbandierano di continuo (lo sentivamo prima) i vessilli di due importanti aziende insediate sul territorio, ma non si citano mai altre eccellenze territoriali per le quali le cose non sono andate bene allo stesso modo. Cito per tutte la Saeco di Gaggio, ma basta affacciarsi quotidianamente dalle finestre dei nostri uffici per vedere scioperare quotidianamente insegnanti, musicisti, ambientalisti, pescatori, coltivatori, allevatori, e così via. In questo siete riusciti a mettere d'accordo tutti, sia a Roma che a Bologna.

Di un'accisa siamo almeno soddisfatti, anche se appare un paradosso, quella sancita dal voto unanime della Commissione bilancio sulla nostra risoluzione che chiedeva l'intervento della Giunta in sede di Conferenza Stato-Regioni, al fine di concretizzare la proposta formulata dall'Associazione italiana di oncologia medica, quella appunto di destinare un centesimo di aumento delle accise sui tabacchi per creare un fondo in favore dell'oncologia italiana. Troppo poco, però, per salvare la programmazione economica e finanziaria della regione, ma andiamo avanti.

Riteniamo parzialmente soddisfacente il percorso che è stato intrapreso con l'assessore Corsini, che ringraziamo, di non penalizzare i Comuni che erano già stati adempienti circa le norme di riassegnare gli spazi del commercio degli ambulanti, uniformando la durata delle concessioni senza danneggiare le attività che avranno già ottenuto l'assegnazione della licenza nel momento in cui verranno pubblicati i bandi gli enti ritardatari nell'attuare (ci tengo a precisarlo) una misura folle voluta dall'Europa, che non tutela a sufficienza piccoli esercenti ambulanti a gestione familiare di fronte a soggetti anche provenienti da fuori confine, che rischiano di soppiantare un settore strategico, che è da tutelare, in nome del principio di una libera concorrenza proposta dalla Direttiva Bolkestein.

Crediamo che l'economia regionale poggi in maniera indiscutibile anche sul turismo, ma non vediamo in questo senso un'attenzione adeguata per albergatori e operatori turistici, tantomeno per i pescatori del litorale adriatico.

Sul piano dell'erosione della costa, per esempio, attendiamo interventi strutturali e non tampone, per mettere al riparo attività economiche che si trovano in balia della furia degli elementi ad ogni ondata di maltempo e mareggiata. Poche le risorse destinate in questa parte di legislatura al ripascimento delle coste e alla riqualificazione dei porti, mentre, nonostante uno spirito parzialmente costruttivo instaurato per la difesa dell'Appennino sul dissesto idrogeologico, il ritardo con cui sono partiti i 287 cantieri che erano stati annunciati da questa amministrazione sono una delle cause per cui si sono acuiti gli effetti dell'ultima ondata di maltempo, fondi destinati alla messa in sicurezza di fossi e torrenti con la pulizia dei letti dei corsi d'acqua e di consolidamento dei versanti della montagna, opere che riteniamo fondamentali e che non sono ulteriormente prorogabili.

Ci auguriamo, su questi capitoli relativi alla manutenzione del territorio, un impegno economico maggiore. L'auspicio è che si acceleri anche la parte di ricostruzione destinata ai privati, dopo le numerose, nostre osservazioni circa la necessità di prorogare alcune scadenze e di rivedere anche tutto quello che è la ricostruzione del sisma.

La ricostruzione è un processo che dura da anni, ne siamo consapevoli, e durante le prime fasi dell'emergenza post-sisma, con un modello costruito sulla partecipazione dei sindaci in qualità di vicecommissari, si sono ottenuti importanti risultati. La sensazione tuttavia è che l'intero processo stia progredendo in un ginepraio di regole, che stanno rendendo la vita difficile a molti cittadini e a molte imprese.

Le nostre proposte hanno sortito effetto almeno nello sbloccare tardivamente le risorse previste dal Piano di sviluppo rurale, ma troppo poco si è fatto nella direzione della costituzione dei Distretti agricoli, i quali costituiscono altrove dei catalizzatori di risorse per favorire le aziende oggi in grande difficoltà. Il 2017 si chiuderà come la stagione della crisi del pomodoro, ad esempio, non perché la produzione sia stata scadente, ma per l'enorme difficoltà dei colossi dell'industria agroalimentare a Parma come anche sul territorio ferrarese, dove è stata sancita la fine di Ferrara Food.

Si potrebbe forse rivedere alcuni nostri documenti elaborati negli anni, in cui abbiamo sempre sostenuto la necessità di difendere le nostre culture, l'indotto derivante da un settore strategico, quello primario, che troppo spesso è stato considerato minore in una regione che invece è e sarà a forte vocazione agricola, rurale e legata alle tradizioni della nostra terra, per non parlare delle difficoltà dei pescatori, costretti a fare i conti con le sanzioni eccessive derivate dall'articolo 39 della legge 154 del 2016, la quale impone rigide sanzioni per la cattura di pesci sotto misura, con multe che superano i 75.000 euro per sarde, triglie, alici, fino ad arrivare addirittura a 150.000 euro per un tonno.

Abbiamo richiesto, attraverso un'interrogazione firmata dal nostro consigliere Pompignoli, di fare pressioni sul Governo, affinché modifichi queste misure stringenti che in via accessoria penalizzano anche ristoranti e pescherie, mettendo definitivamente in ginocchio un comparto già in difficoltà.

In tutto questo scenario arrivare ad asserire che l'Emilia-Romagna cresce ai ritmi della Francia e che la percentuale di disoccupazione è scesa in un anno dal 9 al 6,9 per cento, in attesa di vedere al 31 dicembre il dato consolidato di quest'anno, ci pare un tentativo di volersi attribuire – e lo sottolineo – meriti che sono determinati da varie componenti, l'avvio verso l'uscita dalla congiuntura, l'appeal delle eccellenze del nostro territori, mentre assai minore a nostro avviso è l'effetto del cosiddetto Patto per il lavoro, che avete così tanto promosso e che ormai è diventata una parola base all'interno della discussione del bilancio di questa Aula.

La realtà che sfugge alle statistiche è che spesso i dati macro sono viziati da questionari che attribuiscono come occupate persone che hanno lavorato 1 giorno nelle settimane precedenti, e che non danno il giusto peso alla perdita progressiva di totale in ambito lavorativo, in particolare per i giovani e per i neoassunti.

È sotto gli occhi di tutti che sul piano del diritto della sicurezza del lavoro si siano fatti passi da gigante, però indietro. I nuovi posti di lavoro anche dopo l'introduzione del Jobs Act continuano ad essere in percentuale rilevanti precari e in ogni caso le nuove regole del lavoro rendono molto più semplice il licenziamento da parte del datore di lavoro.

Lasciando infatti a margine il numero di licenziamenti disciplinari registrati sul territorio nazionale, sul quale bisognerebbe entrare nel merito caso per caso, per tutte le altre voci di contenzioso si è passati dagli 8.019 casi esaminati dai Giudici del lavoro del 2012, prima del superamento dell'articolo 18, ai 490 dell'ultimo anno. È evidente che qualcosa è cambiato.

Molto ci sarebbe da dire anche in ambito sanitario e sociale, per esempio sull'endemica tendenza della Giunta regionale a non capire sufficientemente l'importanza dei piccoli presìdi ospedalieri, mentre si continua a non investire adeguate risorse per garantire il turnover del personale sociosanitario, stanco e demotivato dopo turni massacranti, senza che siano stati garantiti i giusti turni di riposo.

Questo in un settore sanitario dove assistiamo periodicamente alla riduzione dei posti letto, alla difficoltà a trovare personale medico (pensiamo ai reparti di pediatria di Faenza e Lugo e ai bandi andati deserti in altre parti del territorio), alla strenua difesa, non sempre andata a buon fine, dei punti nascita da Pavullo a Castelnovo nei Monti, a Borgo Val di Taro, mentre per fortuna qualcosa si è riusciti a fare su Mirandola e su Cento, realtà terremotate che attendono però investimenti di risorse dopo le tante belle parole.

Troppo e mal spesi a nostro avviso i finanziamenti in favore dell'integrazione dei migranti, che sottraggono risorse in ogni capitolo, da quello sociale alla sanità, che destina risorse alla cura degli irregolari, e dove la voce Inclusione si trova in forma celata anche nei rivoli impensabili dei conti pubblici.

Porto l'esempio del recente finanziamento alle attività correlate alla nuova legge sullo sport, che ci si potrebbe attendere logicamente destinate alla promozione della salute, alla partecipazione dei giovani, in modo da farli crescere secondo princìpi e valori sani, ed invece scopriamo che, a fronte dell'esclusione di numerosi progetti meritevoli come uno presentato dall'Associazione genitori con figli autistici, ancora una volta è stato invece premiato un percorso di un'entità che si occupa dei migranti, la CEFAL Emilia, ente con sede a Bologna che dovrà gestire a Lugo una squadra composta da richiedenti asilo per farli giocare a calcetto.

Sempre solo ai migranti sarà poi destinato il Reddito di solidarietà, che pone vincoli assurdi di reddito e non pone sufficientemente l'accento sui criteri di residenzialità storica, finendo ancora una volta per premiare gli ultimi arrivati, e via così di questo passo.

A nostro avviso, insomma, le politiche dell'Amministrazione regionale di questi anni hanno mostrato molti coni d'ombra ed errori ripetuti da un esercizio finanziario all'altro. La vostra azione politica non ci pare in grado di affrontare le reali questioni che riguardano il nostro territorio, in un documento finanziario che secondo noi rischia di essere messo in discussione anche dalle sue stesse contraddizioni interne. Per queste ragioni anticipo il voto decisamente contrario del nostro Gruppo assembleare, sperando che anche queste osservazioni possano essere accolte per migliorare ovviamente il vostro lavoro.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Fabbri.

La parola alla consigliera Gibertoni.

 

GIBERTONI: Grazie, presidente.

Intervengo in particolare sulla informativa sull'attuazione del programma da parte della Giunta e cercherò di stare anche in tempi molto ristretti. Mi dispiace ripetermi rispetto al precedente discorso sull'attuazione del programma di Governo della Giunta, però la narrazione secondo la quale tutto va bene ovviamente non è più accettabile, senza stare a dire che tutto va male, certamente, ma neppure si può accettare che tutto va bene, che le sorti sono sempre così magnifiche e così progressive.

Sono tanti i cittadini che adesso faticano a crederci e a questi vanno date risposte vere, risposte serie, proprio perché è stato detto che si fa sul serio.

Io sono sicura ad esempio che, se i cittadini avessero potuto votare la riorganizzazione ospedaliera e territoriale approvata da questa maggioranza e più in generale l'intera riforma della sanità regionale, conoscendola bene in profondità e avendone chiare all'inizio quali sarebbero state le ricadute, tutto ciò che si sta compiendo in forma silenziosa rispetto alla riorganizzazione sanitaria l'avrebbero certamente bocciata, e così avrebbero fatto per tante leggi che in quest'Aula sono passate, da noi contestate.

Penso alla legge sulle fusioni, al piano dei trasporti, alla legge urbanistica, purtroppo ai servizi educativi per la prima infanzia, l'avrebbero bocciate, così come hanno fatto per la riforma costituzionale. Gli accorpamenti e le fusioni che comportano tagli e riduzioni di servizi (altro che sinergie, che forse ci saranno ma che non sono utili a sopperire a quella stessa riduzione dei servizi), le chiusure dei punti nascita, che nulla hanno a che vedere con la sicurezza per i cittadini, anzi le chiusure stanno rappresentando un insorgere di insicurezza, una percezione che forse non è soltanto una percezione per migliaia di persone, parlo in particolare di quelle dei territori montani, ma non soltanto.

Sono state citate le Case della salute e penso all'inaugurazione di tante Case della salute, che è vero, dove non c'è alcun altro presidio sanitario sono una cosa positiva, però non dovevamo cercare di sostituire presìdi veri. Anche lì spesso restano contenitori vuoti e nello stesso tempo continuiamo ad avere disservizi, lunghissimi tempi di attesa ai Pronto soccorso di quasi tutte le città, lunghi tempi di attesa non smentiti in Commissione neppure per gli interventi chirurgici, che ancora non hanno subìto un vero intervento volto a ridurre queste liste, anche se si sente già parlare purtroppo di riduzione dei tempi grazie ad artifici sui monitoraggi.

Sanità e medici sono due facce inscindibili di uno stesso fondamento, dal quale la società non può prescindere, la salute pubblica che va tutelata in ogni sua forma e la forte partecipazione anche dei medici della nostra regione rispetto allo sciopero generale che c'è stato qualche giorno fa dimostra che anche sul nostro territorio ragione regionale esistono forti criticità, certamente minori e rispetto a quelle nazionali, ma non si può dire che tutto va bene.

Definanziamento in sanità, turni massacranti, reparti ingestibili per l'assenza del personale non possono stare solo sulle spalle degli operatori sanitari, professionisti che devono anche fare da scudo a volte tra la rabbia, la delusione e la frustrazione degli utenti e dei pazienti, e i vertici aziendali che sono invece alla costante ricerca di tagli, di far rientrare i bisogni della salute dentro le loro tabelle Excel, di tagli alle prestazioni sanitarie. La buona volontà e lo spirito di sacrificio personale non possono bastare per salvaguardare la salute di tutti i cittadini, lavoratori compresi.

Non ci preoccupano soltanto, rispetto a quanto è stato annunciato nell'informativa del presidente, queste criticità relative alla sanità, ma parliamo proprio del lavoro, quello che non lascia dormire, quello che è la prima preoccupazione di tutti noi, come è giusto che sia, la prima preoccupazione della Giunta e anche dei consiglieri.

Io non contesto i dati sull'occupazione, probabilmente i dati sono in crescita, ma è anche vero che – tengo a precisare – la terminologia amministrativa introdotta è stata anche molto utile ad arrivare a registrare più persone come pienamente occupate, anche se nella realtà non è così. Oggi si considera occupata una persona che ha avuto un'attività lavorativa da cui è derivato annualmente un reddito di 7.500 euro per lavoro dipendente oppure di 4.500 euro per lavoro autonomo, ma io sfido chiunque a potersi mantenere con cifre di questo tipo, per esempio con un reddito di qualche euro superiore a 7.500 euro, e sfido chiunque a dimostrarmi che i nostri Centri per l'impiego oggi sono capaci di realizzare davvero delle politiche attive per il lavoro, di primo inserimento o di reinserimento, di riqualificazione.

Nello stato in cui si trovano oggi i Centri per l'impiego, la situazione di fatto è quella di precari che cercano lavoro ad altri precari, e occorre su questo un cambio di marcia, occorre una revisione totale, perché, se prendiamo l'esempio del RES che è stato citato, pensiamo che la misura parta male (vedremo come si aggiusterà in corso d'opera). Si era partiti con un intervento rivolto a decine di migliaia di soggetti, abbiamo avuto una ricezione di 7.000 domande, ma anche qui non ci risulta che i nostri Centri per l'impiego adesso abbiano a disposizione 7.000 proposte di allocazione lavorativa, e siamo d'accordo tutti – spero – che non vogliamo l'assistenzialismo, ma che una misura come quella debba andare di pari passo e mai disgiunta da politiche attive per il lavoro, proprio perché su questo siamo tutti d'accordo che è la nostra prima preoccupazione.

Non si dovrebbe neanche porre il problema di dire che la persona sta davanti alla televisione, perché la persona deve essere reintegrata nel circuito virtuoso del lavoro nel momento in cui accede il primo giorno al RES, quindi contraddizione anche questa.

Non c'è stato detto che la lavorazione delle carni... questo è un altro tavolo su cui anche oggi richiederò un'attenzione maggiore da parte dell'Assemblea, perché altrimenti la parentesi si chiude e chissà quando riusciamo a portare delle proposte. La lavorazione delle carni, l'agroalimentare, le costruzioni edili, le infrastrutture, l'autotrasporto, la logistica e l'attività di assistenza sociale sono tutti settori dove ormai si annidano fenomeni in cui le modalità di esecuzione dell'appalto non si discostano molto dalla mera fornitura di manodopera e dove rasentiamo la zona grigia, dove è importante intervenire.


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