Regione (Archivio)

Modifica delle norme riguardanti le minoranze nomadi in Emilia-Romagna

Data: 29/12/2014
Numero: 13
Soggetto: Assemblea
Data Risposta: 14/07/2015

RELAZIONE


COLLEGHI CONSIGLIERI! -
Nel novembre 2009 in Emilia Romagna erano censite 2.644 persone (sinti o rom) ospitate in 130 campi o aree attrezzate. Le presenze più rilevanti riguardavano Reggio Emilia, Bologna, Modena e Piacenza. Tuttavia, già tre anni or sono, i campi non erano l'unica forma di accoglienza individuata dalle amministrazioni locali. Va segnalato infatti che, negli ultimi anni, molti Comuni hanno scelto di effettuare trasferimenti delle persone ospitate nei campi nomadi ad alloggi di edilizia residenziale pubblica o privata.
Negli anni precedenti la rilevazione, erano state trasferite complessivamente 313 persone in 72 alloggi. I valori, come si può notare, sono consistenti e indicano lo sforzo delle amministrazioni locali volto ad attuare, ove possibile, forme di integrazione abitativa dei nuclei, unito ad un accompagnamento sociale per l'inserimento.
È della primavera 2012 l'ultima delibera regionale di finanziamento della Legge Regionale n. 47/1988 con un milione di euro per contributi ai Comuni, alfine di dare risposte ad alcune priorità: la messa a norma degli impianti, l'ammodernamento delle strutture e la riduzione del sovraffollamento nei campi nomadi, pur con la prospettiva - annunciata dall'allora assessore Marzocchi - di mettere in discussione la legge regionale, tenuto conto delle pronunce degli organismi internazionali.
La necessità di un superamento dei campi nomadi, e quindi anche della legislazione che ad essi si riferisce, trova inoltre puntuale conferma nel progetto di ricerca regionale promosso da Difensore civico e SVEP-Centro Servizi per il Volontariato, sulle sperimentazioni in atto in Emilia Romagna, laddove si legge: "L'inadeguatezza dei campi nomadi come soluzione abitativa è da tempo affermata ad ogni livello. Il Consiglio d'Europa, la Commissione Europea, l'OCSE e il Consiglio dei diritti umani dell'Onu hanno più volte richiamato il nostro Paese per il trattamento riservato alle popolazioni Sinti e Rom. Proprio il Consiglio dei diritti umani ha rivolto diverse raccomandazioni al Governo italiano per combattere la discriminazione razziale, assicurare pari opportunità per il godimento dei diritti sociali, culturali, economici, incluso il diritto alla casa, salute e educazione, integrare le comunità attraverso azioni positive, assicurando la loro effettiva partecipazione alla vita sociale".
Ed ancora: " L'abitazione è anche uno degli assi d'intervento individuati dalla Strategia nazionale d'inclusione dei Rom, dei Sinti e dei Caminanti, elaborata dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri in attuazione della Comunicazione della Commissione europea n.173/2011. È un dato acquisito come la soluzione amministrativa del campo nomadi risulti ormai da decenni il modello di riferimento delle politiche abitative per Rom, Sinti e Caminanti (RSC) in Italia e questa forma residenziale, che presupponeva una "popolazione nomade e servizi transitori di sosta", ben presto non è più stata in grado di rispondere alle esigenze di popoli e comunità ormai sedentari, che solo nel 3% dei casi dimostrano tuttora una qualche attitudine all'itineranza.
La politica amministrativa dei "campi nomadi" ha alimentato negli anni il disagio abitativo fino a divenire da conseguenza, essa stessa presupposto e causa della marginalità spaziale e dell'esclusione sociale per coloro che subivano e subiscono una simile modalità abitativa".
Al riguardo, occorre evidenziare come l'articolo 9 della Legge Regionale che qui interessa, invita i Comuni ad adottare "opportune iniziative per favorire l'accesso alla casa dei nomadi che la richiedono".
Sorte con l'obiettivo di accogliere temporaneamente persone in transito, risulta oggi evidente che le strutture abitative presenti nei campi non sono in grado di rispondere alle esigenze di famiglie che hanno sempre lì vissuto in modo stanziale, e divengono facilmente luoghi di degrado, violenza e soprusi.
Si evidenzia infine che, nel settore delle politiche abitative, la citata Strategia nazionale riconosce alcune buone prassi proprio in Emilia Romagna e particolarmente a Reggio Emilia, Bologna e Modena, dove i Comuni hanno avviato, da alcuni anni, progetti specifici per il superamento dei campi. Il presente progetto di legge, prevedendo l'abrogazione della vigente normativa in materia di aree sosta, ivi comprese quelle a destinazione particolare, e di aree di transito, va in questa direzione.

TESTO


All'articolo 1, al comma 1, l'espressione da "al transito" a "nella comunità regionale" con "all'inserimento nella comunità regionale".

All'articolo 2, comma 1, sono abrogate le lettere b), c) e d).

All'articolo 2, comma 2, sono abrogate le parole da "secondo le modalità..." a "delle stesse aree, e"

L'Articolo 4 è abrogato.

L'articolo 5 è abrogato.

L'articolo 5 bis è abrogato.

L'articolo 6 è abrogato

L'articolo 7 è abrogato

L'articolo 8 "Vigilanza igienico-sanitaria delle aree" è così sostituito " 1. La vigilanza igienico-sanitaria delle aree sosta, ivi comprese quelle a destinazione particolare, e di transito ad oggi realizzate, è garantita dalle Unità sanitarie locali competenti per territorio."

Il comma 3 dell'articolo 14 è abrogato.

L'articolo 15 è abrogato.

L'articolo 16 è abrogato

L'articolo 16 bis è abrogato

L'articolo 17 è abrogato.

I commi 2, 3 e 5 dell'articolo 18 sono abrogati.


Si rimanda alla discussione in Aula del testo adottato dalla Giunta



facebbok

Rassegna Stampa

TommasoFoti
powered by Blacklemon Srl