Regione (Archivio)

Modifica delle norme sull'edilizia residenziale pubblica

Data: 29/12/2014
Numero: 12
Data Risposta: 09/06/2015

RELAZIONE


COLLEGHI CONSIGLIERI! -

I fruitori degli alloggi di edilizia residenziale pubblica, che appartengono sicuramente alla classe economica meno abbiente, risultano sempre più numerosi per effetto della crisi che oramai da tempo, investe il nostro Paese, ivi compreso il territorio emiliano-romagnolo.
Per di più, al di là degli anni di residenza richiesti per accedervi, una parte significativa degli alloggi di edilizia residenziale pubblica risulta assegnata a cittadini stranieri, soprattutto in ragione della composizione numerica (decisamente alta) del loro nucleo famigliare.
Detta circostanza sta provocando, nella totalità delle province della nostra Regione, una vera e propria insurrezione da parte di numerose famiglie italiane che, soprattutto nel caso in cui i Comuni optino per il sistema di assegnazione a mezzo della graduatoria aperta (previsto dal comma 1 dell'articolo 25 della Legge Regionale n.24/2013), si vedono molto spesso scavalcate nell'assegnazione degli alloggi dagli stranieri.
Una guerra tra poveri non è certo da auspicare, nè da fomentare. Ma non si può neanche fare finta di non sapere che circa la metà degli alloggi di edilizia residenziale pubblica nella Regione Emilia-Romagna risulta assegnata a cittadini stranieri.
Ora, un punto di equilibrio può essere trovato partendo dalla reale presenza della popolazione straniera sul territorio emiliano-romagnolo.
Al riguardo si evidenzia che l'Osservatorio sul fenomeno migratorio della Regione Emilia-Romagna stima in 536.022 il numero degli stranieri presenti sul territorio all'1/01/2014, pari al 12,0% del totale della popolazione: un dato che pone l'Emilia-Romagna al primo posto fra le regioni italiane per tasso di incidenza (il dato medio nazionale è dell'8,1%) della popolazione straniera. Una situazione che risulta decisamente più marcata in quei Comuni (165 contro i 22 del 2004) nei quali gli stranieri rappresentano più del 10% della popolazione residente.
La presenza degli stranieri, dunque, in Emilia-Romagna è sicuramente significativa, ma non giustifica sia sotto il profilo statistico, sia sotto quello dell'equità, l'assegnazione del 50% degli alloggi di edilizia residenziale pubblica agli stessi.
Il presente progetto di legge interviene al riguardo e stabilisce la percentuale massima - pari al 20% - degli alloggi di edilizia residenziale pubblica assegnabili agli stranieri.

TESTO


Articolo 1
(modifica all'articolo 25 della LR 8 13 dicembre 2013, n.24)

Dopo il comma 1 dell'articolo 25 della Legge Regionale 8 agosto 2001, n. 24, come sostituito dall'articolo 21 della Legge Regionale 13 dicembre 2013, n. 24, è aggiunto il seguente comma:

"1.bis Gli alloggi di edilizia residenziale pubblica sono assegnati dal Comune ai cittadini stranieri nella misura massima del 20% di quelli indicati nel bando del concorso pubblico di cui alla lettera a) del comma 1, o nella misura massima del 20% degli alloggi disponibili, calcolati su base annua, nella graduatoria aperta di cui alla lettera b) del comma 1."

Assemblea Legislativa - Seduta n. 20 del 9 giugno 2015


OGGETTO 12
Progetto di legge d'iniziativa Consiglieri recante: "Modifiche all'articolo 25 della Legge Regionale 13 dicembre 2013, n. 24". (29 12 14) A firma del Consigliere: Foti
(Relazione, discussione e reiezione)
(Ordine del giorno oggetto 12/1 "Non passaggio all'esame degli articoli" - Presentazione e approvazione)

FOTI, relatore: Grazie, Presidente. Come ormai è tradizione di questa Regione, ho visto che la Presidente di Commissione, ai sensi dell'articolo 92 del Regolamento, si è già peritata di presentare la richiesta di non passaggio agli articoli. Se dovessi fare un'accezione, dovrei dire alla signora Presidente che forse era più opportuno se prima avesse letto l'ordine del giorno così com'è stato notificato, perché chiunque voglia andare sulla pagina e sul sito della Regione e clicchi la mia proposta, come altre proposte, trova soltanto che sono le proposte che precedono la Commissione e non seguono la Commissione. Dico questo perché, indipendentemente dal parere espresso negativamente dalla Commissione, non è un buon motivo perché una proposta di legge, tra l'altro composta di un articolo unico, debba trovare sempre la scure dell'articolo 92, usato e abusato già nelle passate legislature. Ad ogni buon conto, perché non volete passare all'esame della proposta di legge in questione? Forse perché l'area del disagio abitativo in Emilia-Romagna è in crescita e non bisogna dirlo? Forse perché un'indagine su cinquantaquattro comuni dell'Emilia-Romagna, dove vivono 2,7 milioni di persone, ha fatto registrare 24.269 domande inserite nella graduatoria a fronte di 43 mila alloggi ERP, da che se ne deduce che il 56 per cento dei richiedenti sta attendendo di poter avere un alloggio pubblico? Forse non si vuole dire che in Emilia-Romagna gli alloggi ERP per quasi il 50 per cento sono assegnati a stranieri e vorrei ricordare che, pur essendo questa la regione che ha il più elevato numero di stranieri, la popolazione straniera rispetto alla popolazione dell'Emilia-Romagna incide per il 12 per cento. Chiunque abbia pratica delle graduatorie, soprattutto per quelle aperte che i comuni ogni sei mesi devono redigere per quanto riguarda l'accesso agli alloggi di edilizia residenziale pubblica, mi sembrava giusto e doveroso fare una riflessione. La riflessione parte da due presupposti, il primo dei quali è che tutti hanno diritto alla casa ma evidentemente vi sono dei cittadini che sono più uguali degli altri, che sono coloro i quali non concorrono alla realizzazione del patrimonio di edilizia residenziale pubblica, perché mentre il cittadino straniero, con la composizione di un nucleo familiare che è mediamente il doppio, quando non il triplo, di quello di un cittadino emiliano-romagnolo o di un cittadino italiano, accede facilmente alle graduatorie e si aggiudica l'immobile, il cittadino italiano, che magari ha solo un figlio, ma non per questo ha una condizione reddituale felice, è espulso dalla possibilità di accedere agli alloggi di edilizia residenziale pubblica. Io penso che le guerre tra i poveri non giovino a nessuno e dovrebbe essere questo un elemento che, se non altro, anziché indurre a presentare un non passaggio all'esame della proposta di legge, avrebbe dovuto suggerire una riflessione sulla proposta di legge perché, Presidente Rontini, penso che lei condivida con me che scatenare le guerre tra i poveri non giova a nessuno, però vorrei far presente che non c'è città dell'Emilia-Romagna dove non vi siano forti tensioni rispetto a quella che è l'aspettativa di poter accedere a un alloggio a edilizia residenziale pubblica. Molti di voi, visto che molti di voi sono stati amministratori comunali, sanno bene che le graduatorie aperte a volte sono una fonte di delusione perenne, perché uno che era collocato al ventesimo posto nella graduatoria del primo semestre improvvisamente si trova, anziché a salire, a scendere nella graduatoria aperta del secondo semestre perché nel frattempo hanno fatto istanza altri che, avendo un nucleo familiare maggiore, li supera. Questa è una condizione che è inaccettabile sotto il profilo del diritto perché se si vuol parlare di diritto alla casa non può essere un diritto riservato alle etnie ma dovrebbe essere un diritto riservato a tutti, compresi coloro i quali hanno la grossa sfortuna di essere nati cittadini italiani, che evidentemente nel caso di specie non costituisce un titolo privilegiato ma una vera e propria iattura, una iattura che penso il legislatore abbia il dovere di superare in fatto e in diritto. In fatto perché - torno a ripetere - quando andiamo a vedere le graduatorie dell'edilizia residenziale pubblica, soprattutto in alcuni paesi e in alcuni comuni del nostro territorio, ci rendiamo conto di quale sia la situazione. A fronte di dieci - dodici immobili assegnati attualmente noi abbiamo nei primi cinquanta - sessanta posti solo cittadini stranieri, il che vuol dire che è una preclusione alla possibilità di accedere da parte dei cittadini italiani. Questa proposta di legge non è una proposta di legge equivoca, perché nel momento in cui fa riferimento a stranieri, fa riferimento ovviamente alla definizione giuridica di straniero. Quando vi dico che il 50 per cento è straniero in quelle graduatorie vi sto dicendo che sono esclusi da questi conti tutti coloro i quali sono cittadini ad esempio europei, che non fanno parte ovviamente della distinzione tra stranieri e italiani, perché i cittadini europei vengono equiparati in queste graduatorie ai cittadini italiani. Quando parlo di stranieri sto riferendomi a persone extracomunitarie. Il peso sarebbe ancora superiore solo se andassimo a vedere il peso dei cittadini rumeni. Vogliamo continuare a dire che si deve fare un'edilizia residenziale pubblica perché i cittadini italiani non ne possono godere? Fatelo. Penso che un punto di equilibrio logico, e secondo me non discriminante, sia quello di dire che, fatte salve le graduatorie attuali, l'assegnazione, a partire dall'approvazione della presente legge, delle graduatorie è subordinata a una condizione specifica, che al massimo possono essere assegnati ai cittadini stranieri, che torno a ripetere non comprendono i cittadini comunitari, esclusivamente il 20 per cento dei posti assegnabili in termini di edilizia residenziale pubblica ai cittadini nel loro complesso. � un rapporto 1 a 5 che sicuramente sovrasta quella che è oggi la percentuale di residenti di cittadini stranieri in Emilia-Romagna, è praticamente una proposta che arriva quasi al doppio, penso che sia una proposta estremamente equilibrata, capisco che, come tutte le proposte equilibrate, debba essere pregiudizialmente respinta perché confrontarsi nel merito diventa difficile mentre confrontarsi sul metodo è facilissimo e basta fare appello a un articolo regolamentare e spazzare via il problema, ma ricordatevi che con gli articoli 92 non si governano gli Stati. Non è rimuovendo di imperio una proposta di legge che si assolve al proprio dovere di legislatore, ma si mette solo la testa sotto la sabbia per far finta di non vedere, ma a quanto pare stanno vedendo, e meglio molto di voi, i cittadini emiliano-romagnoli, perché se vi è oggi uno studio corposo che dimostra la disaffezione degli elettori del Partito Democratico alla partecipazione alle elezioni, anche in questa tornata e nelle regioni tradizionalmente a forte vocazione del Partito Democratico, una ragione ci sarà pure. Se in comuni della provincia di Parma il centrodestra arriva a fare tre su tre penso che qualche campanello di allarme dovreste avercelo, e voi continuate a rimanere convinti invece che tutto ciò dipenda da un destino cinico e baro che è rappresentato dai costi della politica. No, il problema vero è che i cittadini sono stanchi di essere discriminati al contrario, perché si sta portando avanti una politica che discrimina al contrario. Nessuno è qui a voler - torno a ripetere - alimentare una guerra tra i poveri, anzi vi è una differenza sostanziale sotto il profilo ideologico perché c'è chi vorrebbe tutti proletari e chi vorrebbe tutti proprietari. Io appartengo alla seconda teoria e categoria anche perché è logico che da parte vostra si sposi invece la prima categoria se non altro in ragione di un assunto, ossia che la sinistra vuol talmente bene ai poveri che ogni volta che va al governo ne fa aumentare il numero. In ragione a questo assunto ecco la differenza che c'è tra questa proposta di legge e la vostra reazione. Io mi sarei aspettato invece che qualcuno intervenisse nel dibattito per dire che può essere che sia sbagliata la percentuale del 20 per cento, può essere che sia sbagliato il principio di intervenire sulle graduatorie e solo sulle graduatorie, come nel caso di specie, cosiddette mobili, ma indubbiamente il problema c'è, invece qui si fa finta di non sapere che c'è il problema. Aggiungo una piccola considerazione: vi dovrebbe essere molta più attenzione da parte sia dei comuni sia degli Acer rispetto agli occupanti senza titolo, quelli che giuridicamente si dicono sine titulo, e anche questo problema vorrei richiamare la vostra attenzione. Vi sembra logico che chi ha diritto di accedere a una casa di edilizia residenziale pubblica non possa accedervi solo perché vi sono categorie di persone che le occupano senza avere alcun titolo e precludono il diritto altrui? Potete continuare a difendere l'arbitrio contro il diritto? L'arbitrio di pochi contro il diritto di molti? Anche questo è un tema che si collega al caso di specie. Le misure di tipo normativo per poter aiutare queste persone ci sono con due fondi: vi sono due tipi di fondi, uno che serve a poter dare il fondo per l'affitto e l'altro per poter far fronte alle difficoltà temporanee e quindi poter contribuire al pagamento di quelle spese che momentaneamente un cittadino non riesce a sostenere. Nonostante questi due fondi a disposizione e queste possibilità legislative per ricondurre a legge ciò che oggi è contra legem, si può sapere per quale ragione vi fate ancora una volta paladini di coloro i quali occupano abusivamente gli alloggi di edilizia residenziale pubblica? Se non è così, perché non avete proposto, anziché la pregiudiziale di cui all'articolo 92, una proposta vostra che dicesse che la Regione non soltanto ha scritto nella legge ma condizionerà il rilascio dei fondi ai comuni o agli Acer riguardanti l'edilizia residenziale pubblica alla condizione che ogni soggetto giuridicamente competente abbia posto in essere tutti gli atti volti a perseguire gli occupanti senza titolo, ivi compresa la richiesta di sgombero dell'immobile? Se si fa così allora si dà un segnale al cittadino, anche a quello che, essendo quarantesimo in graduatoria e magari non ha speranza per il 2015, può averla nel 2016 o nel 2017 se almeno si mandano fuori dagli immobili coloro i quali non hanno titolo per stare negli immobili. Diversamente voi state introducendo il principio di uguaglianza tra disuguali, che è la peggiore delle diseguaglianze che si possono perseguire e perpetrare. Non voglio farla tanto lunga; è evidente che vi è una posizione ideologica precisa, che è una posizione ideologica che va ovviamente a essere discriminante nei confronti dei cittadini italiani ed emiliano-romagnoli e siamo in presenza di una situazione sulla quale la politica dello struzzo che state perpetuando vi tornerà indietro e contro con gli interessi, perché è evidente che soprattutto i ceti meno abbienti hanno ben chiaro in questo momento la discriminazione che si sta portando avanti in modo inopinato e assurdo nei loro confronti quasi che essere poveri ma cittadini italiani sia una condizione di favore rispetto a essere poveri ma cittadini stranieri. Per noi la povertà non ha né colore né bandiera né nazionalità ma proprio per questo Fratelli d'Italia non potrà accettare un'equazione che dice "innanzitutto negli alloggi di edilizia residenziale pubblica gli stranieri". Non è la nostra ricetta, ma la nostra è prima di tutto gli italiani.


FOTI: Grazie, presidente. Ovviamente voterò contro la richiesta di applicazione dell'articolo 92. Questo lo dico a prescindere dal merito della situazione perché mi pare che questo sia l'antipasto di ciò che avverrà per ogni proposta di legge che l'opposizione presenti e che in Commissione non abbia avuto un parere favorevole. L'articolo 92 è un articolo del regolamento, quindi sotto il profilo strettamente giuridico nulla da eccepire, ma sotto il profilo dell'utilizzo dell'articolo 92 penso che invece si debba fare una qualche riflessione, anche perché - me lo consenta la consigliera Rontini - che la mia proposta fosse contro la Costituzione lo smentisce la Corte Costituzionale medesima perché sono avvezzo a presentare proposte che siano almeno in linea di diritto ineccepibili. A dire il vero lo smentisce anche la Commissione dei diritti dell'uomo, che si è pronunciata sul punto, anche perché lei ha fatto un'equiparazione molto pericolosa dimenticando che il concetto di cittadinanza è un concetto diverso da quello ad esempio di domiciliati in un paese. Lei sa benissimo che, come diceva prima il collega Bargi, la cittadinanza in Italia è ancora tema sensibile e per acquisire la stessa occorrono almeno dieci anni di permanenza nel nostro Paese, che come insegna la procedura abbastanza farraginosa successiva porta a una media di undici e mezzo - dodici anni perché ci vuole il decreto del Presidente della Repubblica e infine il giuramento davanti al sindaco del luogo. Io penso però che ricorrere all'articolo 92 su una proposta di legge che, come diceva il collega Bargi, è di un articolo, è di quattro righe e sulla quale non sono presentati emendamenti sia una forma sotto il profilo dell'economia dei nostri lavori molto più dispendiosa di quanto avrebbe portato la ricezione sic et simpliciter della proposta di legge medesima e in ogni caso introduce anche in questa legislatura un precedente che io mi permetto di sottolineare a beneficio di tutti i Consiglieri dell'opposizione, cioè che si possono presentare progetti di legge in questa regione, si possono portare anche in Commissione, dove, proprio in ragione al fatto che vengono discussi, su questo non c'è stato un intervento in nessuna delle due Commissioni di merito. Non c'è stato alcun intervento, se non quello del proponente. In secondo luogo non c'è stata neanche - questo me lo consenta la Presidente Ronchini - un'eccezione e una pregiudiziale di costituzionalità della stessa, la quale in verità oggi, se fosse stata sviluppata, avrebbe avuto almeno una dignità giuridica. Può essere infondata, ma uno può sostenere legittimamente che a suo avviso si violino articoli della Costituzione, che peraltro, se non erro, si applica innanzitutto ai cittadini italiani, e non è elemento da poco. Io mi permetto di dire, consigliera Rontini, che questo articolo 92 viene oggi utilizzato come una mannaia in modo improprio. Non è una novità, perché mi sono letto gli atti della passata legislatura, quindi lei non ha una primizia sul punto, e puntualmente ogni volta che non vi è stato un consenso in Commissione si è usata questa formula di non passare alla discussione dei progetti di legge, che mi pare una vera e propria ghigliottina non soltanto del dibattito democratico ma del confronto politico. Ognuno utilizza i mezzi che ritiene più opportuno e sia sotto il profilo regolamentare sia sotto quello istituzionale la democrazia è una questione di numeri, quindi chi ha i numeri ha vinto, ma dico soltanto che questo atteggiamento non potrà non essere riconsiderato nei prossimi Consigli a fronte delle proposte che farete, perché è ovvio che se per voi il confronto è uccidere il confronto allora il principio di azione e reazione sarà quello di tenere impegnata doverosamente l'Assemblea con emendamenti pertinenti e qualificati su tutti i punti che presenterete, oltre ovviamente - ritengo di poterlo dire - esprimere da oggi voto contrario comunque sia nella Conferenza dei Capigruppo sia nell'Ufficio di Presidenza alla formulazione dell'ordine del giorno, perché ritengo una presa in giro che si formuli un ordine del giorno dicendo che si discute una proposta e poi ci si attacchi alla ghigliottina dell'articolo 92 per impedire la discussione medesima. Questa è una renziata nella forma e nella sostanza. Non ho difficoltà a concludere dicendo che in altri tempi l'avrei definita in un altro modo, anche se con lo stesso finale di parola, ma questa volta la definisco una renziata.

DIBATTITO IN AULA

OGGETTO 12

Progetto di legge d'iniziativa Consiglieri recante: «Modifiche all'articolo 25 della Legge Regionale 13 dicembre 2013, n. 24.» A firma del Consigliere: Foti

(Relazione, discussione e reiezione)

(Ordine del giorno oggetto 12/1 "Non passaggio all'esame degli articoli" - Presentazione e approvazione)

 

PRESIDENTE (Soncini): Il testo n. 1 del 2015 è stato licenziato dalla Commissione Territorio, Ambiente e Mobilità nella seduta del 14 maggio 2015 con parere contrario.

Il progetto di legge è composto da un articolo e il relatore della Commissione, il consigliere Tommaso Foti, ha preannunciato di svolgere relazione orale.

Ha chiesto di parlare il consigliere Foti. Ne ha facoltà.

 

FOTIrelatore: Grazie, Presidente. Come ormai è tradizione di questa Regione, ho visto che la Presidente di Commissione, ai sensi dell'articolo 92 del Regolamento, si è già peritata di presentare la richiesta di non passaggio agli articoli. Se dovessi fare un'accezione, dovrei dire alla signora Presidente che forse era più opportuno se prima avesse letto l'ordine del giorno così com'è stato notificato, perché chiunque voglia andare sulla pagina e sul sito della Regione e clicchi la mia proposta, come altre proposte, trova soltanto che sono le proposte che precedono la Commissione e non seguono la Commissione. Dico questo perché, indipendentemente dal parere espresso negativamente dalla Commissione, non è un buon motivo perché una proposta di legge, tra l'altro composta di un articolo unico, debba trovare sempre la scure dell'articolo 92, usato e abusato già nelle passate legislature.

Ad ogni buon conto, perché non volete passare all'esame della proposta di legge in questione? Forse perché l'area del disagio abitativo in Emilia-Romagna è in crescita e non bisogna dirlo? Forse perché un'indagine su cinquantaquattro comuni dell'Emilia-Romagna, dove vivono 2,7 milioni di persone, ha fatto registrare 24.269 domande inserite nella graduatoria a fronte di 43 mila alloggi ERP, da che se ne deduce che il 56 per cento dei richiedenti sta attendendo di poter avere un alloggio pubblico? Forse non si vuole dire che in Emilia-Romagna gli alloggi ERP per quasi il 50 per cento sono assegnati a stranieri e vorrei ricordare che, pur essendo questa la regione che ha il più elevato numero di stranieri, la popolazione straniera rispetto alla popolazione dell'Emilia-Romagna incide per il 12 per cento.

Per chiunque abbia pratica delle graduatorie, soprattutto per quelle aperte che i comuni ogni sei mesi devono redigere per quanto riguarda l'accesso agli alloggi di edilizia residenziale pubblica, mi sembrava giusto e doveroso fare una riflessione. La riflessione parte da due presupposti, il primo dei quali è che tutti hanno diritto alla casa ma evidentemente vi sono dei cittadini che sono più uguali degli altri, che sono coloro i quali non concorrono alla realizzazione del patrimonio di edilizia residenziale pubblica, perché mentre il cittadino straniero, con la composizione di un nucleo familiare che è mediamente il doppio, quando non il triplo, di quello di un cittadino emiliano-romagnolo o di un cittadino italiano, accede facilmente alle graduatorie e si aggiudica l'immobile, il cittadino italiano, che magari ha solo un figlio, ma non per questo ha una condizione reddituale felice, è espulso dalla possibilità di accedere agli alloggi di edilizia residenziale pubblica.

Io penso che le guerre tra i poveri non giovino a nessuno e dovrebbe essere questo un elemento che, se non altro, anziché indurre a presentare un non passaggio all'esame della proposta di legge, avrebbe dovuto suggerire una riflessione sulla proposta di legge perché, Presidente Rontini, penso che lei condivida con me che scatenare le guerre tra i poveri non giova a nessuno, però vorrei far presente che non c'è città dell'Emilia-Romagna dove non vi siano forti tensioni rispetto a quella che è l'aspettativa di poter accedere a un alloggio a edilizia residenziale pubblica.

Molti di voi, visto che molti di voi sono stati amministratori comunali, sanno bene che le graduatorie aperte a volte sono una fonte di delusione perenne, perché uno che era collocato al ventesimo posto nella graduatoria del primo semestre improvvisamente si trova, anziché a salire, a scendere nella graduatoria aperta del secondo semestre perché nel frattempo hanno fatto istanza altri che, avendo un nucleo familiare maggiore, li supera.

Questa è una condizione che è inaccettabile sotto il profilo del diritto perché se si vuol parlare di diritto alla casa non può essere un diritto riservato alle etnie ma dovrebbe essere un diritto riservato a tutti, compresi coloro i quali hanno la grossa sfortuna di essere nati cittadini italiani, che evidentemente nel caso di specie non costituisce un titolo privilegiato ma una vera e propria iattura, una iattura che penso il legislatore abbia il dovere di superare in fatto e in diritto. In fatto perché – torno a ripetere – quando andiamo a vedere le graduatorie dell'edilizia residenziale pubblica, soprattutto in alcuni paesi e in alcuni comuni del nostro territorio, ci rendiamo conto di quale sia la situazione. A fronte di dieci – dodici immobili assegnati attualmente noi abbiamo nei primi cinquanta – sessanta posti solo cittadini stranieri, il che vuol dire che è una preclusione alla possibilità di accedere da parte dei cittadini italiani.

Questa proposta di legge non è una proposta di legge equivoca, perché nel momento in cui fa riferimento a stranieri, fa riferimento ovviamente alla definizione giuridica di straniero. Quando vi dico che il 50 per cento è straniero in quelle graduatorie vi sto dicendo che sono esclusi da questi conti tutti coloro i quali sono cittadini ad esempio europei, che non fanno parte ovviamente della distinzione tra stranieri e italiani, perché i cittadini europei vengono equiparati in queste graduatorie ai cittadini italiani. Quando parlo di stranieri sto riferendomi a persone extracomunitarie. Il peso sarebbe ancora superiore solo se andassimo a vedere il peso dei cittadini rumeni. Vogliamo continuare a dire che si deve fare un'edilizia residenziale pubblica perché i cittadini italiani non ne possono godere? Fatelo. Penso che un punto di equilibrio logico, e secondo me non discriminante, sia quello di dire che, fatte salve le graduatorie attuali, l'assegnazione, a partire dall'approvazione della presente legge, delle graduatorie è subordinata a una condizione specifica, che al massimo possono essere assegnati ai cittadini stranieri, che torno a ripetere non comprendono i cittadini comunitari, esclusivamente il 20 per cento dei posti assegnabili in termini di edilizia residenziale pubblica ai cittadini nel loro complesso.

È un rapporto 1 a 5 che sicuramente sovrasta quella che è oggi la percentuale di residenti di cittadini stranieri in Emilia-Romagna, è praticamente una proposta che arriva quasi al doppio, penso che sia una proposta estremamente equilibrata, capisco che, come tutte le proposte equilibrate, debba essere pregiudizialmente respinta perché confrontarsi nel merito diventa difficile mentre confrontarsi sul metodo è facilissimo e basta fare appello a un articolo regolamentare e spazzare via il problema, ma ricordatevi che con gli articoli 92 non si governano gli Stati. Non è rimuovendo di imperio una proposta di legge che si assolve al proprio dovere di legislatore, ma si mette solo la testa sotto la sabbia per far finta di non vedere, ma a quanto pare stanno vedendo, e meglio molto di voi, i cittadini emiliano-romagnoli, perché se vi è oggi uno studio corposo che dimostra la disaffezione degli elettori del Partito Democratico alla partecipazione alle elezioni, anche in questa tornata e nelle regioni tradizionalmente a forte vocazione del Partito Democratico, una ragione ci sarà pure. Se in comuni della provincia di Parma il centrodestra arriva a fare tre su tre penso che qualche campanello di allarme dovreste avercelo, e voi continuate a rimanere convinti invece che tutto ciò dipenda da un destino cinico e baro che è rappresentato dai costi della politica.

No, il problema vero è che i cittadini sono stanchi di essere discriminati al contrario, perché si sta portando avanti una politica che discrimina al contrario. Nessuno è qui a voler – torno a ripetere – alimentare una guerra tra i poveri, anzi vi è una differenza sostanziale sotto il profilo ideologico perché c'è chi vorrebbe tutti proletari e chi vorrebbe tutti proprietari. Io appartengo alla seconda teoria e categoria anche perché è logico che da parte vostra si sposi invece la prima categoria se non altro in ragione di un assunto, ossia che la sinistra vuol talmente bene ai poveri che ogni volta che va al governo ne fa aumentare il numero. In ragione a questo assunto ecco la differenza che c'è tra questa proposta di legge e la vostra reazione. Io mi sarei aspettato invece che qualcuno intervenisse nel dibattito per dire che può essere che sia sbagliata la percentuale del 20 per cento, può essere che sia sbagliato il principio di intervenire sulle graduatorie e solo sulle graduatorie, come nel caso di specie, cosiddette mobili, ma indubbiamente il problema c'è, invece qui si fa finta di non sapere che c'è il problema.

Aggiungo una piccola considerazione: vi dovrebbe essere molta più attenzione da parte sia dei comuni sia degli Acer rispetto agli occupanti senza titolo, quelli che giuridicamente si dicono sine titulo, e anche questo problema vorrei richiamare la vostra attenzione. Vi sembra logico che chi ha diritto di accedere a una casa di edilizia residenziale pubblica non possa accedervi solo perché vi sono categorie di persone che le occupano senza avere alcun titolo e precludono il diritto altrui? Potete continuare a difendere l'arbitrio contro il diritto? L'arbitrio di pochi contro il diritto di molti? Anche questo è un tema che si collega al caso di specie.

Le misure di tipo normativo per poter aiutare queste persone ci sono con due fondi: vi sono due tipi di fondi, uno che serve a poter dare il fondo per l'affitto e l'altro per poter far fronte alle difficoltà temporanee e quindi poter contribuire al pagamento di quelle spese che momentaneamente un cittadino non riesce a sostenere. Nonostante questi due fondi a disposizione e queste possibilità legislative per ricondurre a legge ciò che oggi è contra legem, si può sapere per quale ragione vi fate ancora una volta paladini di coloro i quali occupano abusivamente gli alloggi di edilizia residenziale pubblica? Se non è così, perché non avete proposto, anziché la pregiudiziale di cui all'articolo 92, una proposta vostra che dicesse che la Regione non soltanto ha scritto nella legge ma condizionerà il rilascio dei fondi ai comuni o agli Acer riguardanti l'edilizia residenziale pubblica alla condizione che ogni soggetto giuridicamente competente abbia posto in essere tutti gli atti volti a perseguire gli occupanti senza titolo, ivi compresa la richiesta di sgombero dell'immobile?

Se si fa così allora si dà un segnale al cittadino, anche a quello che, essendo quarantesimo in graduatoria e magari non ha speranza per il 2015, può averla nel 2016 o nel 2017 se almeno si mandano fuori dagli immobili coloro i quali non hanno titolo per stare negli immobili. Diversamente voi state introducendo il principio di uguaglianza tra disuguali, che è la peggiore delle diseguaglianze che si possono perseguire e perpetrare.

Non voglio farla tanto lunga; è evidente che vi è una posizione ideologica precisa, che è una posizione ideologica che va ovviamente a essere discriminante nei confronti dei cittadini italiani ed emiliano-romagnoli e siamo in presenza di una situazione sulla quale la politica dello struzzo che state perpetuando vi tornerà indietro e contro con gli interessi, perché è evidente che soprattutto i ceti meno abbienti hanno ben chiaro in questo momento la discriminazione che si sta portando avanti in modo inopinato e assurdo nei loro confronti quasi che essere poveri ma cittadini italiani sia una condizione di favore rispetto a essere poveri ma cittadini stranieri.

Per noi la povertà non ha né colore né bandiera né nazionalità ma proprio per questo Fratelli d'Italia non potrà accettare un'equazione che dice "innanzitutto negli alloggi di edilizia residenziale pubblica gli stranieri". Non è la nostra ricetta, ma la nostra è prima di tutto gli italiani.

 

PRESIDENTE (Soncini): Grazie, consigliere Foti.

Dichiaro aperto il dibattito generale.

Ha chiesto di parlare la consigliera Rontini. Ne ha facoltà.

 

RONTINI: Grazie, presidente. Volevo fare alcune considerazioni in risposta a quello che diceva il collega Foti, perché lui ha detto che avremmo voluto e dovuto discutere di questo progetto di legge. C'è da dire che in questo caso – mi si consenta di dire – lo abbiamo fatto in Commissione e lo abbiamo fatto anche durante la discussione sul bilancio di previsione, perché, se non ricordo male, il collega aveva presentato un emendamento a uno dei vari documenti allegati al bilancio che conteneva questa stessa previsione normativa, previsione normativa che durante quella discussione abbiamo bocciato. È per lo stesso motivo che la Terza Commissione ha poi espresso parere contrario al progetto di legge e che di conseguenza ho firmato un ordine del giorno di non passaggio all'esame dell'articolato.

Nel merito invece mi si consenta di dire che il diritto all'abitazione è stato configurato dalla Corte Costituzionale come diritto sociale, collocabile tra i diritti inviolabili dell'uomo, e dall'articolo 40, al sesto comma, del testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell'immigrazione e norme sulla condizione dello straniero, così come modificato dalla legge 189/2002 che, per chi non lo sapesse, è la legge Bossi/Fini, e prevede che gli stranieri titolari di carta di soggiorno, quello che adesso è il permesso di soggiorno CE per soggiornanti di lungo periodo, e gli stranieri regolarmente soggiornanti in possesso di soggiorno, almeno biennale e che esercitano un'attività di lavoro, abbiano diritto di accedere in condizioni di parità con i cittadini italiani agli alloggi di edilizia residenziale pubblica. La parità di trattamento tra stranieri e cittadini in materia di accesso all'abitazione mira peraltro alla tutela dei diritti fondamentali che la nostra Costituzione riconosce spettanti alla persona in quanto tale, perché il diritto all'abitazione attiene alla dignità e alla vita di ogni persona.

Siamo – lo è questa amministrazione regionale, lo è la coalizione di maggioranza e lo è il Partito Democratico – per il rispetto delle regole e delle leggi. Quando occorre, le rivisitiamo e le aggiorniamo, come avremo modo di discutere e confrontarci anche nel prosieguo dell'ordine dei lavori di questa mattinata, nell'atto che riguarda i criteri di accesso e di permanenza negli ERP, proprio per fare in modo che la nostra azione politica sia più efficace nel rispondere al diritto all'abitazione, che assume i connotati di un bisogno sociale ineludibile, cui l'ordinamento e le norme devono dare adeguata soddisfazione. Siamo da sempre contrari e ci battiamo contro ogni discriminazione (non ho ben capito discriminare al diritto o al rovescio, quello che diceva il consigliere Foti).

Noi siamo contrari a ogni discriminazione, a partire da quella in base alla nazionalità, ed è per questo che non condividiamo la finalità di questo progetto di legge che viola la parità di trattamento e il principio di non discriminazione stabilite dal diritto internazionale e comunitario e dalla nostra Costituzione, oltre al principio di ragionevolezza. Grazie.

 

PRESIDENTE (Soncini): Grazie, consigliera Rontini.

Ha chiesto di parlare il consigliere Bargi. Ne ha facoltà.

 

BARGI: Grazie, presidente. Al di là del merito, veniamo a sapere adesso di questo strumento dell'articolo 92 del Regolamento, al quale ovviamente ci opponiamo, soprattutto perché riteniamo che la discussione in Aula sia il vero e proprio esame e il vero e proprio voto politico su quelli che sono gli argomenti che noi presentiamo e che i Consiglieri portano all'attenzione di questa Assemblea e quindi giustamente andrebbe sviscerato completamente, tanto più se un progetto di legge come questo riguarda un solo articolo e quindi di certo non avrebbe neanche rallentato i lavori dell'Aula.

Venendo al merito, siamo consapevoli di quello che è il problema degli alloggi popolari, tant'è che, soprattutto su quello che sarà l'argomento che discuteremo più avanti nella giornata, abbiamo proposto degli emendamenti che vanno in una specifica direzione, ovvero quella di dire che a noi preme prima di tutto che il concetto che passi è che gli aiuti sociali - in questo caso gli alloggi popolari – devono andare nella direzione di dare la possibilità prima di tutto ai cittadini nostrani di averne diritto e accesso. Noi non possiamo trasformare un ente governativo come la Regione, com'è lo Stato e come sono i comuni, in una sorta di Onlus aperta a tutti, perché comunque questi strumenti sono stati creati per un motivo: gli alloggi popolari, oggi alloggi ERP, sono stati creati per dare un contributo a coloro i quali in un momento di disagio hanno bisogno di un'abitazione.

Nelle graduatorie, e dice bene il consigliere Foti, purtroppo, come in tanti anni di politiche molto espansive e tolleranti (da Onlus), abbiamo fatto in modo che gli alloggi popolari finissero in mano molte volte principalmente a cittadini stranieri provenienti da paesi che per loro natura sono economicamente più poveri, quindi di fatto venendo qui si trovano immediatamente gettati a carico dei servizi sociali dei nostri comuni, che rispecchiano comunque i criteri di graduatorie che la Regione va a dare loro. Ci troviamo quindi con alloggi che di fatto ormai da essere uno strumento e un servizio sono diventati delle vere e proprie prime case per persone che da lì difficilmente si muovono, perché, come sappiamo, hanno figli, diventa difficile sfrattare anche in casi di morosità, quindi subentrano tante complicazioni anche per chi gestisce i nostri enti locali, per cui accade che gli alloggi sono completamente occupati.

Oggi tra l'altro discuteremo anche criteri che serviranno per sbloccare il turnover di questi alloggi, ma bene o male questo tipo di criteri va nella direzione di fare uscire dagli alloggi occupanti che probabilmente sono abitanti storici della nostra regione piuttosto che stranieri, e magari dopo entreremo più nel dettaglio quando arriveremo all'argomento successivo. Accade che gli alloggi siano occupati, che ci sia pochissimo ricambio e nelle graduatorie, come giustamente diceva il consigliere Foti, si entra in un periodo e nel periodo successivo magari ci si ritrova anche più sotto, perché subentrano altre persone.

Abbiamo subito una fortissima immigrazione negli ultimi anni, questo fino alla crisi, e quando c'è stata la crisi – faccio riferimento al mio distretto, il distretto delle piastrelle, famose a livello mondiale – ha chiuso qualche grossa azienda, sono rimaste a casa tante persone e tante famiglie che hanno bisogno di un'occupazione e noi ci troviamo quegli alloggi popolari completamente pieni. Ci sono difficoltà a dare risposte a queste persone, che guarda caso lavorano qui. Non dico che fossero famiglie discendenti da antenati purosangue, ma dico che sono persone che nel nostro distretto lavoravano ormai da anni, anche vent'anni, vivevano in quella realtà, magari hanno anche contribuito a migliorarla pagando le tasse e garantendo quindi i servizi sociali per gli altri, però si sono trovati nel momento del bisogno ad avere quello che è lo strumento adatto a dare loro un tetto sulla testa a un costo agevolato occupato e non funzionante. Per quanto ci riguarda, il problema esiste.

Quello su cui non concordiamo col collega Foti è lo strumento, cioè quello che è l'andare a inserire una percentuale in una legge. Noi crediamo che i criteri debbano essere altri, legati, perché non si voglia essere discriminanti in base a numeri percentuali, a quella che è la reale volontà di appartenere a un determinato territorio, di volersi inserire in una determinata comunità e dimostrare di avere la qualità di poter venire a vivere in un determinato luogo avendone le possibilità. Ecco perché noi vorremmo legare il criterio per cui nelle graduatorie si debba favorire il cittadino residente da più tempo a quelli che sono gli anni di permanenza sul territorio, che ricordo in una nostra prima proposta, ma ci tornerò dopo, erano dieci anni perché dieci anni aveva un senso ed è il tempo che ci vuole per chiedere la cittadinanza.

Noi volevamo spingere nella direzione di dire che non si può discriminare dicendo sì al cittadino e no a tutti gli altri, anche perché giustamente veniva ricordato prima che oggi non esiste più la parola cittadino, ma la parola comunitario, quindi comunque si crea tutta una serie di situazioni controverse, ma che gli aiuti vanno principalmente, in caso di situazioni gravose, in via preferenziale a coloro i quali da più tempo vivono e lavorano sul territorio. Grazie.

 

Il dibattito prosegue qui


PRESIDENTE (Soncini): Grazie, consigliere Foti.

Nomino scrutatori i consiglieri Lori, Serri e Delmonte.

Se nessun consigliere chiede di parlare, metto in votazione, per alzata di mano, l'ordine del giorno oggetto 12/1, a firma della consigliera Rontini.

 

(È approvato a maggioranza dei presenti)

 

PRESIDENTE (Soncini): L'ordine del giorno è approvato, quindi il progetto di legge si ferma qui.

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TommasoFoti
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