Regione (Archivio)

Norme in materia di esposizione del Crocifisso negli edifici e nei locali degli immobili utilizzati

Data: 29/12/2014
Numero: 14
Data Risposta: 02/02/2016

RELAZIONE

COLLEGHI CONSIGLIERI! -
Il Crocifisso è simbolo della civiltà e della cultura cristiana - nella sua radice storica, ed ha quindi valore universale, indipendente da una specifica credenza religiosa - ed è simbolo che esprime l'elevato fondamento dei valori civili, segnatamente di quelli sono alla radice dell'ordinamento statuale italiano.
Il Crocifisso, con il suo significato spirituale, porta in sé i valori della identità storica e culturale, di fratellanza, di pace e di giustizia.
Il presente progetto di legge, costituito di tre articoli, obbliga ad esporre il Crocifisso negli edifici e nei locali degli immobili utilizzati dalla Regione e da enti da essa dipendenti o ad essa funzionali.
Al riguardo, si condivide il pensiero di Marcello Veneziani - a commento dell'iniziativa di un Sindaco volta a rimettere il Crocifisso negli uffici pubblici - secondo il quale "il Sindaco rimette i crocifissi negli uffici pubblici e viene crocifisso a mezzo stampa. Rozzo, autoritario, intollerante, impone la religione. Poi esci e vedi le chiese, i monasteri, le strade dedicate, i toponimi delle nostre città. Pieni di simboli cattolici. Dicono che il grezzo sia lui e invece sono loro gli analfabeti di ritorno che non capiscono più il linguaggio della nostra civiltà, i segni e i simboli millenari del nostro vivere civile. Arrivo a dire che anche in una società che non crede più in Cristo, non solo laica e liberale ma perfino atea, quei simboli restano la nostra carta d'identità, il nostra Dna. Possiamo poi criticarla e pure rifiutare i nostri padri e le nostre madri ma non possiamo negare che siamo loro figli. E non si tratta di una paternità fra tante, ma quella che ci ha più formato, e pure deformato, nei secoli.
Intolleranza sarebbe obbligare la gente a farsi il segno della croce, a professare la fede cristiana e non altre. Ma un simbolo inerme, che ricorda un martirio subito e non inflitto, che ci dice da dove veniamo, nel bene e anche nel male, nella salute e nella malattia della fede, non offende ma ricorda. Se fossi di un'altra fede o di nessuna fede mi sentirei perfino rassicurato dal legame visibile con la nostra storia della pietà. Mi avvilisce una società in cui l'unica universalità sono la tecnica e il denaro, in cui si esibisce la sfera sessuale e si inibisce la sfera religiosa. Vi dite emancipati ma siete solo sradicati. Barbari chic."
Infine, da un punto di meramente istituzionale, il presente progetto di legge rispetta la lettera dello Statuto della Regione Emilia-Romagna (articolo 2, comma 1, lettera c), che sancisce tra i propri obiettivi, il riconoscimento e la valorizzazione delle identità culturali e delle tradizioni storiche che caratterizzano le comunità residenti sul proprio territorio.

TESTO


Articolo 1
(Esposizione crocifisso negli edifici e nei locali degli immobili della Regione)

1) E' fatto l'obbligo di esporre l'immagine del Crocifisso nei locali posti all'ingresso di ogni edificio e di ogni immobile di proprietà regionale, in uso - in tutto o in parte - alla Regione e ad enti da essa dipendenti o ad essa funzionali.
2) L'obbligo di cui al comma che precede si applica anche a ogni edificio e ad ogni immobile che la Regione e enti da essa dipendenti o da essa funzionali hanno in uso, in tutto o in parte, a qualunque titolo.


Articolo 2
(Sanzioni amministrative)

1. La mancata esposizione del Crocifisso comporta l'applicazione di una sanzione amministrativa pecuniaria da euro 120,00 a euro 1.200,00.
2. Il procedimento per l'applicazione della sanzione amministrativa di cui al precedente comma è regolato dalla legge regionale 28 aprile 1984, n. 21 (Disciplina dell'applicazione delle sanzioni amministrative di competenza regionale).
3. La misura delle sanzioni amministrative è aggiornata ogni tre anni in misura pari all'intera variazione dell'indice dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati (media nazionale) verificatasi nei tre anni precedenti. A tal fine la Giunta Regionale fissa, con proprio provvedimento, entro il 15 dicembre di ogni triennio, i nuovi limiti delle sanzioni amministrative pecuniarie che si applicano dal 1° gennaio successivo.


Articolo 3
(Entrata in vigore)

a) La presente legge entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nel Bollettino ufficiale della Regione Emilia-Romagna.

Il progetto di legge è stato respinto dall'Assemblea Legislativa in data 2/02/2016

DIBATTITO IN ASSEMBLEA LEGISLATIVA

OGGETTO 14

Progetto di legge d'iniziativa Consiglieri recante: "Norme in materia di esposizione del Crocifisso negli edifici e nei locali degli immobili utilizzati dalla Regione e da enti da essa dipendenti o ad essa funzionali". A firma del Consigliere: Foti

(Relazione, discussione e reiezione)

(Risoluzione oggetto 2076 - Presentazione, discussione e approvazione)

 

PRESIDENTE (Saliera): Procediamo con il progetto di legge n. 14: «Progetto di legge d'iniziativa dei consiglieri recante: "Norme in materia di esposizione del Crocifisso negli edifici e nei locali degli immobili utilizzati dalla Regione e da enti da essa dipendenti o ad essa funzionali". A firma del consigliere Foti».

Il relatore di Commissione, naturalmente, è il consigliere Foti, il quale ha venti minuti per l'illustrazione dell'argomento. Dopodiché, si procederà con la discussione generale sul progetto di legge, con venti minuti per ciascun consigliere.

La parola al consigliere Foti.

 

FOTIrelatore: Signor presidente, colleghi, innanzitutto io penso che sia doveroso fare una premessa. La premessa sta nel fatto che questo progetto di legge, così come si evince anche dalla relazione che lo accompagna, non ha una finalità di tipo religioso, ma ha un valore di tipo istituzionale.

Lo dico per sgombrare il campo da interpretazioni equivoche e lo dico, soprattutto, anche alla luce di una recente decisione di un Consiglio comunale della Provincia di Bologna, laddove si è stabilito che nella parte nuova della cancellata del cimitero non debba essere esposta la croce. Lo dico soprattutto a me stesso e a voi, perché mi pare che, ormai, in questo Paese vi sia una tendenza a invertire l'ordine dei fattori. Purtroppo, nel momento in cui si inverte l'ordine dei fattori, considerato che questi fattori corrispondono a valori, vi è il fondato rischio che il prodotto cambi, contrariamente a quanto capita nella matematica.

Proviamo a vedere che cosa stabilisce questo disegno di legge. Il crocifisso è il simbolo della civiltà e della cultura cristiana nella sua radice storica ed ha, quindi, valore universale indipendentemente da una specifica credenza religiosa ed è il simbolo che esprime l'elevato fondamento dei valori civili, segnatamente di quelli che sono alla radice dell'ordinamento statuale italiano. Essendo questa un'Assemblea legislativa, l'ordinamento statuale italiano qualche valore lo dovrà pur avere.

Questa affermazione, che potrebbe essere intesa come un'affermazione forte, un'affermazione cioè di quelle destinate a fare scandalo, altro non è che l'affermazione della costante giurisprudenza che si è consolidata negli anni. Proprio perché siamo in una sede, quella dell'Assemblea legislativa, che ha la sua collocazione fisica nella città di Bologna, ho pensato bene di andare a vedere il parere reso dall'Avvocatura distrettuale dello Stato di Bologna il 16 luglio del 2002. Questo parere evidenzia testualmente: "Il crocefisso, a parte il significato per i credenti, rappresenta il simbolo della civiltà e della cultura cristiana nella sua radice storica come valore universale indipendentemente da specifica confessione religiosa".

Nello stesso parere si precisa, altresì, che "La Costituzione repubblicana, pur assicurando pari libertà a tutte le confessioni religiose, non prescrive alcun divieto della esposizione nei pubblici uffici, né pare, d'altra parte, che la presenza dell'immagine del crocefisso possa costituire motivo di costrizione della libertà individuale e manifestare le proprie convinzioni in materia religiosa". Mi pare sotto questo profilo che una ricostruzione meramente giurisprudenziale della questione attesti il fondamento di questo progetto di legge. Mi rendo conto che fa scandalo oggi ritenere che il crocefisso deve essere apposto magari in un'Assemblea legislativa qual è questa, fa scandalo solo perché scandalosamente si confonde la cultura laica con una tendenza laicista, che è altra cosa solo che si comprenda il significato proprio delle parole.

Proprio perché noi siamo avvezzi ad abbeverarci a tutte le culture e a tutte le esperienze, a maggior ragione non dovremmo aver timore, anche in questa sede, di poter accrescere la nostra formazione. Sotto questo punto mi pare significativa la pronuncia numero 1110 del 2005 del TAR del Veneto laddove si afferma quanto segue: "Nel momento attuale il crocefisso presenta una valenza formativa e può e deve essere inteso come simbolo della nostra storia e cultura e conseguentemente della nostra stessa identità, quale simbolo dei principi fondanti la nostra convivenza e ormai acquisiti dal patrimonio giuridico sociale e culturale d'Italia".

Mi pare quindi che il tema - e questo, per come ho interpretato io questo progetto di legge, e il significato del progetto di legge stesso - non vuole rivendicare un'invasione nella sfera religiosa di alcuno, ma si ferma correttamente, com'è giusto che sia, a considerare il crocefisso come esso deve essere considerato, e cioè un simbolo di una civiltà, un simbolo di pace, un simbolo che può unire anche persone dalle credenze religiose diverse.

Sotto questo profilo il Consiglio di Stato, con parere del 13 febbraio 2006, ha sicuramente introdotto una precisazione, sotto il profilo giuridico fondamentale al riguardo, perché testualmente si dice: "Non si può pensare al crocefisso esposto come a una suppellettile oggetto di arredo e neppure come a un oggetto di culto. Si deve piuttosto pensare come a un simbolo idoneo a esprimere l'elevato fondamento dei valori civili sopra richiamati, che sono poi valori che delineano la laicità nell'attuale ordinamento dello Stato". Quindi, anche sotto questo profilo, l'argomentazione tutta pelosa e di lana caprina volta a ritenere e a far ritenere che la laicità dello Stato si difende solo ed esclusivamente non esponendo l'immagine del crocefisso, non solo è contraddetta, ma esce pesantemente sconfitta da quella che è l'interpretazione giuridica che si dà della laicità dello Stato. Non voglio richiamarvi e rimandarvi all'articolo di Galli della Loggia di questa mattina in prima pagina sul Corriere della Sera che penso tuttavia sarebbe un contributo educativo per una comunità politica e istituzionale, ma a mio avviso è qui che bisogna cercare di capire le ragioni per le quali non c'è contraddizione tra laicità ed esposizione del crocefisso.

Dice sempre il Consiglio di Stato: "Il crocefisso costituisce, infatti, anche un simbolo storico culturale. Esso rappresenta un segno di identificazione nazionale. Esso rappresenta, insieme ad altre forme di vita collettive e di pensiero, uno dei percorsi di formazione del nostro Paese e in genere di gran parte d'Europa. Alcuni vessilli nazionali del nord Europa contengono il segno della croce e non a caso, forse, essi sono stati oggetto di recenti episodi di ritorsione in Paesi di religione islamica; Europa la cui cristianità o il cui cattolicesimo non possono essere cancellati, anzitutto come dato sociologico dal ricordato principio di laicità al quale il cristianesimo si accompagna come elemento di integrazione e sviluppo e non certo di contrapposizione né tanto meno di discriminazione".

Mi pare che sia sufficientemente chiaro che non vi siano argomentazioni se non di mera natura politica per denegare a questa proposta di legge di diventare legge. Non vi sono argomentazioni sicuramente di natura giuridica, perché, come detto, e non vorrei sbagliare, ma me lo insegnano gli avvocati, ancora oggi nei tribunali si condanna nel nome del popolo sovrano, ma vicino "alla legge è uguale per tutti" viene tradizionalmente apposto un crocefisso che venne deciso di essere collocato lì nel 1923 con provvedimento dell'allora ministro di giustizia Rocco. Mi pare che ci sia stato un autorevole ministro di giustizia, che sicuramente gran parte di quest'Aula riconosce più di ogni altro, Palmiro Togliatti, detto Il Migliore, che non ha mai pensato di revocare quel provvedimento.

 

(interruzioni)

 

Che conoscano almeno Togliatti fa parte della storia politica e costituzionale di questo nostro Paese.

Vi è un'ultima argomentazione che potrebbe, sotto il profilo giuridico, far venire il dubbio che questa proposta non possa essere attuata, perché c'è stata la sottoscrizione di una modifica dei Patti lateranensi con il nuovo concordato, per così definirlo, Casaroli-Craxi. Anche questi sono nomi che dovrebbero essere sufficientemente noti a quest'Aula; il primo è più noto a questa parte di Aula, se non altro perché era piacentino, come sa bene Molinari.

Sotto il profilo di questa specifica argomentazione, pare evidente che l'arma è ancora più spuntata di quanto si potesse pensare perché, udite udite, nonostante il cambiamento dei tempi, il nuovo concordato, non ha stabilito nessun divieto in proposito.

Così, il Consiglio di Stato - parere 63 del 1998 - testualmente recita: "Nulla infatti viene stabilito nei Patti lateranensi relativamente all'esposizione del crocifisso nelle scuole o, più in generale, negli uffici pubblici, nelle aule dei tribunali e negli altri luoghi nei quali il crocifisso o la croce si trovano ad essere esposti".

Conseguentemente, le modificazioni apportate al Concordato lateranense, con l'accordo ratificato e reso esecutivo con legge 25 marzo 1985, n. 121, non contemplando essa stessa in alcun modo la materia de qua, così come nel concordato originario, non possono influenzare, né condizionare, la vigenza delle norme regolamentari di cui trattasi.

Tra le norme regolamentari di cui trattasi, la mia ricerca, nella nostra biblioteca della Regione, che dovrebbe essere di ausilio ai consiglieri e all'intero consesso regionale, oltre che ai cittadini che ne possono fare richiesta, ha dato un risultato effettivamente scoraggiante. Infatti, dopo sette giorni, non siamo ancora riusciti ad avere il testo di quel provvedimento.

Lo dico esclusivamente come riferimento alla funzionalità della nostra assemblea elettiva, però voglio ricordare che, per quanto riguarda l'esposizione del crocefisso negli edifici pubblici, vi è un'ordinanza ministeriale, mai revocata, dell'11 novembre 1923, segnatamente la n. 250.

Faccio ammenda del leggero errore prima commesso. Per quanto riguarda quello delle aule giudiziarie, è del 1926 e non del 1923.

Delineato che il quadro giuridico non consente di poter dire alcunché al riguardo, rimane esclusivamente la scelta politica, ma non nel nome della laicità dello Stato, perché, come visto, in termini di laicità, abbiamo sufficientemente attestato con pareri giurisprudenziali e vi risparmio quelli di natura filosofica.

Tuttavia, Giovanni Sartori - che non mi pare nel mondo della sinistra uno che stesse su Marte, come a volte mi son trovato io, almeno nella vostra immagine collettiva - ha smontato questa teoria, in ragione della quale non si deve affiggere il crocifisso per rispettare i principi di laicità dello Stato. Se manca questa argomentazione, che sarebbe a mio avviso fondamentale e condivisibile, ci rimane forse uno spirito di arrendevolezza, di resa, cioè ritenere che un simbolo di pace possa offendere coloro i quali in pace non vogliono restare. D'altra parte, se si pensa che un simbolo come il crocefisso possa recare offesa a qualcuno, mi pare che siamo fuori da ogni logica.

Il progetto di legge è pienamente conforme alla lettera dello Statuto della nostra Regione, segnatamente all'articolo 2, comma 1, lettera c), che sancisce, tra i propri obiettivi: "Il riconoscimento e la valorizzazione delle identità culturali e delle tradizioni storiche che caratterizzano le comunità residenti sul proprio territorio".

In conclusione, dato che non mi illudo che questo progetto di legge abbia il vostro consenso, mi permetto soltanto di leggere - questo sì - quanto ha scritto Marcello Veneziani (che potrà anche non piacere, ma, tra la saccenza di molti e l'ignoranza di Marcello Veneziani, scelgo l'ignoranza di Marcello Veneziani) quando si riferiva a quel sindaco che aveva avuto il grave torto di voler esporre il crocifisso all'interno del proprio Comune.

Dice Marcello Veneziani: "Il sindaco rimette i crocifissi negli uffici pubblici e viene crocifisso a mezzo stampa. Rozzo, autoritario, intollerante. Impone la religione. Poi esci e vedi le chiese, i monasteri, le strade dedicate, i toponimi delle nostre città, piene di simboli cattolici. Dicono che il grezzo sia lui e invece sono loro gli analfabeti di ritorno che non capiscono più il linguaggio della nostra civiltà, i segni e simboli millenari del nostro vivere civile. Arrivo a dire che anche in una società che non crede più in Cristo, non solo laica e liberale, ma perfino atea, quei simboli restano la nostra carta d'identità, il nostro DNA. Possiamo criticarla e pure rifiutare i nostri padri e le nostre madri, ma non possiamo negare che siamo i loro figli. Non si tratta di una paternità fra tante, ma di quella che ci ha più formato e pure deformato nei secoli. Intolleranza sarebbe obbligare la gente a farsi il segno della croce, a professare la fede cristiana e non altre, ma un simbolo inerme, che ricordi un martirio subìto e non inflitto, che ci dice da dove veniamo, nel bene e anche nel male, nella salute e nella malattia della fede, non offende ma ricorda. Se fossi di un'altra fede, o di nessuna fede, mi sentirei perfino rassicurato dal legame visibile con la nostra storia della pietà. Mi avvilisce una società in cui l'unica universalità sono la tecnica e il denaro, in cui si esibisce la sfera sessuale e si inibisce la sfera religiosa. Vi dite emancipati, ma siete solo sradicati. Barbari chic".

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Foti.

Siamo in discussione generale. In discussione generale affronterete contestualmente la discussione sulla risoluzione oggetto 2076, che credo vi sia stata distribuita, a firma del consigliere Caliandro ed altri: Risoluzione per esprimere l'auspicio che l'esposizione del crocifisso e comunque di argomenti di tale valore simbolico vengano trattati con delicatezza e capacità di ascolto reciproco, collocandoli nel quadro di una legislazione attenta a promuovere la crescita della comunità civile, a firma dei consiglieri Caliandro, Calvano, Boschini, Soncini, Rontini, Francesca Marchetti, Lori, Mori, Paruolo, Poli, Bagnari, Ravaioli, Iotti e Bessi.

Dichiaro aperta la discussione generale sia sulla proposta di legge che sulla risoluzione. Ciascun consigliere ha venti minuti a disposizione.

Ha chiesto di parlare la consigliera Sensoli. Ne ha facoltà.

 

SENSOLI: Grazie, presidente. Intervengo solamente per dichiarare che noi non parteciperemo a questa discussione per il semplice motivo che, pur nel rispetto della libertà di ciascuno di presentare gli atti che ritiene più opportuni, noi non siamo d'accordo nell'impiegare tempo prezioso in Aula per discutere di simboli più o meno condivisibili.

Abbiamo decine di risoluzioni in attesa di essere discusse, contenuti da portare avanti, e noi qui oggi ci barcameniamo tra crocifissi appesi e discorsi che mi sanno un po' da pace nel mondo. Insomma, sostanzialmente per noi in questo momento si sta perdendo tempo. E parlo da cristiana. Ci tengo a ribadire che io personalmente sono cristiana e cattolica. Tuttavia, non credo che un crocifisso appeso in un'aula possa fare la differenza. Visto che chi è cristiano e cattolico sa che nel Vangelo è riportato il riassunto della nostra civiltà e cultura, che è contenuto in un'unica frase, che dice ama il prossimo tuo come te stesso, noi riteniamo che in questa sede amare il prossimo significa occuparsi dei problemi dei cittadini, non perdere tempo in queste discussioni. Grazie.

 

(I Consiglieri del Movimento 5 Stelle abbandonano l'aula)

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliera Sensoli.

Ha chiesto di parlare il consigliere Taruffi. Ne ha facoltà.

 

TARUFFI: Penso molto semplicemente che all'inizio di questa legislatura - lo dico con grande crudezza, perché penso sia il caso di dirlo chiaramente - la prima legge che abbiamo approvato riguardava la riduzione dei costi della politica. Ci siamo abbassati l'indennità e abbiamo varato tutta una serie di riforme che ben conoscete. Ecco, io penso che uno dei costi della politica sia anche quello di perdere tempo in talune discussioni, impegnare l'Aula in questo tipo di confronto. Anche questo rappresenta un costo per la politica. Del resto, il consigliere Foti ha parlato per venti minuti e ne staremo a discutere ancora non so per quanto. Io, invece, sarò molto sintetico, perché ritengo semplicemente che impostare la discussione sulla necessità o meno che nelle aule, nelle sedi della Regione e via elencando venga apposto il crocifisso sia un modo per strumentalizzare e cercare di prendersi qualche titolo sui giornali, e nulla di più. Questo argomento, d'altronde, non ha niente a che fare con i problemi che abbiamo seriamente da affrontare anche in merito ai rapporti che intercorrono tra le diverse religioni in questo Paese.

Sarebbe meglio perdersi meno in battaglie per l'apposizione dei crocifissi in giro e avere più a mente che cosa significa quel simbolo quando si parla di alcuni temi, quali l'immigrazione, la difesa delle persone più in difficoltà, e avere un po' meno nella bocca e un po' più nelle azioni il senso e i valori che richiamate quando si trattano questi temi. Lo dico perché queste discussioni sono veramente sfinenti. E trovo altrettanto poco sensato mettersi a discutere di ordini del giorno per stabilire questa o quell'altra cosa.

Io penso che il nostro sia uno Stato laico, penso che la laicità sia un valore che abbiamo conquistato, penso che probabilmente, anche grazie a questa conquista, l'Occidente abbia vissuto e viva una situazione diversa rispetto ad altre aree del mondo, penso molto più semplicemente che consumarsi in dibattiti sull'opportunità di togliere o mettere il crocefisso rappresenti una perdita di tempo inutile.

Io sono stato consigliere comunale in un piccolo comune dove nell'aula del Consiglio comunale c'era il crocifisso, non mi è mai venuto in mente di chiedere che venisse tolto, non mi è mai venuto in mente di chiederne l'apposizione, e questo semplicemente perché trovo sia una discussione ridicola. Queste aule, queste Istituzioni devono cessare di occuparsi di cose inutili e dedicarsi ai problemi seri - e sono tanti - che affliggono la nostra società. Mancano posti di lavoro, esistono grosse problematiche relativamente ai trasporti e alla sanità, per cui perdere tempo in queste discussioni è veramente un costo per la politica che non ci possiamo più permettere. Facciamola finita e lavoriamo seriamente.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Taruffi.

Ha chiesto di parlare il consigliere Fabbri. Ne ha facoltà.

 

FABBRI: Grazie, presidente. Innanzitutto ringrazio il consigliere Foti di aver presentato questo progetto di legge, che noi condividiamo in pieno. Inoltre, poiché il consigliere Taruffi parlava poc'anzi di quantificare il costo della politica in base ai tempi di intervento su un argomento così importante, come quello adesso in esame, credo sia proprio lui a farci spendere più soldi quando interviene ogni volta su qualsiasi tipo di argomento, giustamente aggiungo, all'interno di quest'Aula. Quindi, che lui faccia affermazioni di quel genere un po' mi fa sorridere, un po' mi lascia basito.

Ritengo, parimenti, che l'atteggiamento del Movimento 5 Stelle (o come si chiama) di uscire dall'Aula in occasione della discussione di un tema d'attualità importante, quale quello di come affrontare nel 2016 sia l'integrazione che la difesa della storia e della cultura millenaria a cui apparteniamo, denoti una scarsa forza degli argomenti che sono in grado di porre in campo.

Credo che l'argomento sia importante e di scottante attualità. Anzi, a me sinceramente parlare di questo progetto di legge appare davvero strano, dal momento che sarebbe scontato, a mio avviso, che in ogni luogo o edificio pubblico del nostro Paese venga affisso un simbolo religioso così importante, un simbolo che rappresenta la nostra identità cristiana che si lega all'Europa.

Prima il consigliere Taruffi affermava che, quando è stato consigliere comunale, presumo del Consiglio comunale di Porretta, non si è mai curato che in aula ci fosse o meno il crocefisso e che mai avrebbe chiesto di toglierlo o di metterlo. Il tema, però, è un altro, ovvero quando al consigliere Taruffi in qualità di amministratore (sindaco, assessore o consigliere comunale di maggioranza) qualcuno, attraverso un'e-mail, una lettera, un articolo di stampa o una richiesta verbale, chiede di togliere il crocefisso nell'aula consiliare in cui lui opera quale amministratore. Qui nasce, a mio avviso, il progetto di legge che ha portato avanti il consigliere Foti, perché in quel caso il consigliere Taruffi dovrà dare una risposta e non potrà limitarsi a dire che non gli interessa. Dovrà dire se secondo lui è giusto o meno tenere il crocifisso. D'altronde, fare finta di niente e scrollare le spalle davanti a un tema così importante non credo sia il modo giusto di affrontare un argomento di tale portata.

Da sindaco, a giugno di ogni anno, quando le lezioni nelle scuole volgevano al termine, mandavo un cantoniere a verificare se all'interno delle aule scolastiche ci fossero ancora i crocefissi. Senza fare tanta bagarre politica, se non c'era il crocifisso lo facevo semplicemente apporre. E facevo così ogni anno perché, a mio avviso, in qualità di sindaco e primo cittadino eletto ritenevo giusto che i bimbi che frequentano la scuola avessero il crocifisso sul muro, così come la foto del Presidente della Repubblica, perché sono due simboli importanti, religioso e culturale il primo, politico e democratico il secondo, che a mio avviso non devono mancare all'interno delle aule scolastiche.

Credo che alla politica spetti il grande ruolo di cercare di ragionare su questi temi, cosa che manca a una sinistra (chiamiamola così) ormai miope da questo punto di vista. Anzi, leggendo questa presunta risoluzione che ha presentato oggi in extremis il Partito Democratico rimango effettivamente un po' stupito del suo contenuto. Rimango anche stupito della frangia del Partito Democratico che si professa legata agli ambienti cristiano-cattolici, quindi all'ex Democrazia Cristiana, alla Margherita. Mi riferisco ai colleghi Molinari, Soncini e a tanti consiglieri eletti che professano, giustamente, anche la loro vicinanza alla parte più legata alla Democrazia Cristiana della storia di questo Paese, che devono votare un ordine del giorno fatto in questo modo. Capisco che bisogna essere legati alla sedia su cui sediamo, però rinnegare completamente, per rimanere consiglieri regionali all'interno del PD, quelle che sono le proprie origini, secondo me, è una cosa molto avvilente e molto strana.

Detto questo, leggo anche, dopo la parola "ritiene", la seconda frase: "nei luoghi dove per significato, opportunità e tradizione tali simboli hanno una plurisecolare presenza, ne venga garantita, in ogni caso, la continuità". Mi permetto di rivolgere una domanda. È qui presente il presidente della Regione, Stefano Bonaccini. È presente anche il segretario del Partito Democratico, Paolo Calvano. Vorrei sapere se questa frase si riferisce ai luoghi più importanti della nostra storia, della nostra cultura, quindi anche al cimitero, citato prima, di Casalecchio. Vi sono consiglieri comunali - pensate voi, altra circostanza stranissima - che la mattina, quando si svegliano, pensano di andare a votare in Consiglio comunale l'abolizione del Crocifisso all'entrata del cimitero di nuova costruzione. Quindi, invece di pensare a tanti altri problemi che esistono su questo pianeta e all'interno di questo Comune, si svegliano per alienare e svendere una cultura millenaria, come quella cristiana, non facendo soltanto del male ai vivi, ma dimostrando anche poco rispetto per le persone seppellite in questo cimitero.

Io spero che a questa risoluzione - che, sicuramente, verrà votata dal così lungimirante Partito Democratico - segua una lettera, da parte del segretario del Partito Democratico regionale, che spieghi ai consiglieri comunali di Casalecchio di aver fatto una grandissima stupidaggine votando quello che hanno votato. È una cosa che fa piangere, non fa ridere. È vergognoso che un Partito pensi di togliere una croce all'interno di un camposanto che, come dice la parola stessa, non mi sembra ci voglia un genio per capirla, è un cimitero che ha un carattere religioso ben determinato.

Probabilmente, queste affermazioni il PD non le avrebbe fatte prima della campagna elettorale di questo Comune, perché, forse, l'esito sarebbe stato diverso. Rendetevi conto che voi vi basate su una teoria legata al fatto di non voler manifestare i simboli religiosi più importanti di questo Paese, che non si rifà al popolo, non si rifà alla gente comune, ma si rifà, probabilmente, a un'ideologia radical chic che, ormai, appartiene al vostro Partito. Basta vedere cosa è capitato con le statue che sono state coperte a causa della visita - secondo il PD - di un personaggio che poteva sentirsi offeso da queste statue, che, tra l'altro, sono capolavori dell'arte non solo di questo Paese, ma mondiale. Queste statue sono state coperte per non insultare un ospite all'interno del nostro Paese. Questo atteggiamento è veramente vergognoso.

Spero che la gente capisca che state annullando la nostra identità che, in un momento come questo, dovrebbe essere, invece, riaffermata, ovviamente pacificamente, prima che questa affermazione pacifica non avvenga più. Io quando leggo le vostre affermazioni rimango veramente basito e mi viene rabbia. Mi viene rabbia nel vedere persone che condividono una storia, una cultura e una religione come la mia che si svendono, ogni volta che si parla di questi temi, solo perché, a loro avviso, il consenso o il buonsenso passa attraverso tali questioni. Non è così. Dobbiamo dare un segnale forte di rispetto nei confronti della nostra storia. Solo se noi riusciremo a rispettare la nostra storia e la nostra cultura potremo pretendere lo stesso rispetto anche dai cittadini che arrivano qui da noi. Quando, invece, voi decidete di sottostare a un laicismo, a un illuminismo veramente estremista, date spazio alle correnti islamiche che vogliono governare questo Paese - questo è il concetto; noi tra vent'anni ci troveremo con l'Islam che vorrà governare questi territori - perché il vostro ventre molle lo ha permesso, perché la vostra politica di falsa tolleranza lo ha permesso.

Noi dobbiamo lottare insieme, come civiltà e come cultura, contro chi ci vuole imporre altri simboli e anche contro questo illuminismo culturale, sfrenato ed estremista, che vuole annullare e annichilire completamente la nostra storia e la nostra cultura. Diversamente, commetteremmo lo stesso errore della Francia, dove ha dominato l'idea che il laicismo sia la soluzione di ogni male. Come abbiamo visto negli ultimi anni, non è così. Vi assicuro che se c'è uno che non è un bravo cristiano cattolico qua dentro sono io, quindi sono l'ultimo che può parlare di questo argomento. Tuttavia, mi sento profondamente legato alla storia che rappresenta il cristianesimo per le nostre comunità e anche a ciò che rappresenta un passaggio di testimone che dobbiamo mantenere con grande forza rispetto a quello che hanno fatto i nostri avi, che si sono scontrati contro alcune civiltà per garantire a noi stessi il diritto di professare la nostra religione e per garantire a chi professa altre religioni la stessa identica cosa. Non ci dobbiamo abbassare a logiche che, invece di creare unione, distruggono e ci mettono l'uno contro l'altro.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Fabbri.

Ha chiesto di parlare il consigliere Calvano. Ne ha facoltà.

Non ho più iscritti in discussione generale, dopo il consigliere Calvano.

 

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