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Berlusconi rimane al centro della polemica - Ma Meloni frena sulle critiche di Zelensky

Data: 24/02/2023

La premier: «Avrebbe potuto dire cose più pesanti sul Cavaliere» La difesa non convince i forzisti. FdI ribadisce: «No ad ambiguità»

Non si attenua l'eco dello scontro aperto tra Silvio Berlusconi e il presidente Zelensky. Giorgia Meloni, in un colloquio con il Corriere , prova a sminuire la portata delle frecciate del leader ucraino davanti ai media, a Kiev. Ma non sembra aver convinto fino in fondo l'alleato forzista. La premier ammette che Zelensky «poteva dire cose ben più pesanti» sul Cavaliere (accusato di non capire la guerra, perché non ha avuto la casa bombardata), ma - lo difende «non l'ha fatto». Insomma l'alleato azzurro non avrebbe subito nessuno schiaffo, assicura la leader. A due giorni dall'intervento del presidente Ucraino e dalla irritazione vissuta in silenzio dal Cavaliere. le dichiarazioni della premier sembrano non aiutare a sbollire la tensione che sta covando dentro Forza Italia. Tanto che crescono le letture tra gli azzurri, di una certa ambiguità da parte degli alleati di Fdi. Cos'altro avrebbe dovuto dire l'ex comico di Kiev contro Berlusconi ? È la domanda che parecchi parlametari di Forza Italia si rimpallano. Altri spingono il ragionamento oltre, come se Meloni volesse sottintendere che pur potendo, il presidente ucraino avrebbe avuto ragione ad accanirsi davvero contro il Cavaliere. Argomentazioni e pretesti non mancavano - è il retropensiero - viste le ultime parole di fuoco che Berlusconi ha riservato a quel «signore» (appellativo dato al rivale di Putin), uscendo dal seggio elettorale. Al di là del silenzio che avvolge il centrodestra, i mal di pancia ci sono e non passano. E i segnali arrivano da più fronti. L'ultimo che sembra aprirsi contro Forza Italia, proviene dall'ambasciata americana. In un'intervista a Repubblica l'incaricato di affari Usa, Shawn Crowley, contesta la tesi che Berlusconi si stia facendo interprete dello scetticismo crescente, fra gli italiani, sull'invio di ulteriori armi. «Penso che Berlusconi stia pensando al 2002, a Pratica di Mare, l'anno in cui crede di aver aiutato a metter fine alla guerra fredda denuncia Crowley - Io penso al contrario che sarebbe più appropriato il riferimento a Monaco 1938 quando gli europei si illusero di poter fermare Hitler». Un'interferenza che non piace affatto ad Arcore, che però si impone ancora il silenzio. A difesa del patriarca si espone solo Maurizio Gasparri: in un tweet il senatore attacca Crowley perché è stato «molto sgradevole» e gli chiede una rettifica «più rispettosa della storia». Bagliori di tensione insoliti per il partito di Berlusconi e del ministro degli Esteri, Antonio Tajani, reduce dalla missione negli Usa finalizzata tra l'altro a ribadire l'atlantismo italiano e il sostegno all'Ucraina, senza ambiguità. Concetto su cui insiste Fratelli d'Italia, protagonista dell'altro segnale che sembra spedito a Forza Italia e Lega. Una piccola delegazione di meloniani incontra l'ambasciatore ucraino aRoma a un giorno dalprimo anniversario della guerra. Al colloquio ci sono Tommaso Foti, capogruppo del partito alla Camera, e Giulio Tremonti che guida la commissione Esteri a Montecitorio. Il primo ribadisce che «non ci possono esserci ambiguità » sul conflitto. Il secondo ricorda (anche al suo ex leader di partito) che l'opinione pubblica non si sta spostando a favore di Putin, sennò «quello sì che sarebbe un segno di preoccupazione», osserva l'ex ministro. Tremonti poi svicola dal rischio confusione che i distinguo di Fi potrebbero innescare fuori dall'Italia, ripetendo il mantra che «è il voto in Parlamento che conta» e finora è stato «uniforme e sulla linea giusta». Risposte di ghiaccio anche alla Lega, preoccupata che le nuove spedizioni militari presuppongano un coinvolgimento diretto. «Tutti parliamo di armi e facciamo processi senza sapere quale sia il capo di accusa», dice Foti, che però ricorda che saranno quelle difensive a «essere valutate » per ulteriori invii.

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