Lettera aperta al quotidiano Libertà del Sig. Umberto Fantigrossi.
Caro direttore, bene ha fatto l'On. Foti a ricordare che il disciplinare relativo alle acque del Brugneto va non tanto modificato ma radicalmente riscritto, in considerazione delle mutate condizioni climatiche ed ambientali che hanno reso emergenziale la crisi idrica dell'intero bacino del Po, del quale le acque del Trebbia fanno parte. Occorre però tener presente che dal punto di vista normativo il disciplinare contiene le condizioni accessorie ed attuative di una concessione, la quale, nell'ordinamento attuale, può essere rilasciata solo dopo una procedura di gara. Nel caso specifico delle acque del Trebbia e della diga del Brugneto, il procedimento sarà particolarmente complesso, trattandosi di confermare o meno il trasferimento dell'acqua tra due regioni diverse (con il conseguente necessario coinvolgimento di uno o più Ministeri) e di definire le sorti del manufatto della diga, che il Comune di Genova aveva venduto ad una società privata (attuale gestore di fatto ma privo di concessione), con un atto che il Tar della Liguria (sentenza n. 1717 del 2004) ha affermato essere nullo, stante l'inalienabilità dei beni demaniali. Un bel guazzabuglio, che solo alla parte piacentina conviene risolvere dalle fondamenta avendo ben chiari i termini del problema e magari avendo il coraggio di candidare un nuovo concessionario, mentre quella genovese e gli azionisti della società privata - che lucra producendo energia e godendo di incentivi - hanno l'opposto interesse a che tutto vada avanti come prima, il più a lungo possibile.
Libertà