LA CAMERA APPROVA IN VIA DEFINITIVA
La Camera approva in via definitiva il decreto carceri con 153 sì, 89 no e 1 astenuto, proprio mentre a Palazzo Chigi la premier Giorgia Meloni incontra il Guardasigilli Carlo Nordio, i sottosegretari Ostellari, Delmastro, Sisto e i presidenti delle Commissioni Giustizia di Senato e Camera Giulia Bongiorno e Ciro Maschio per fare il punto sui prossimi «passi da fare» per affrontare l'emergenza carceri che «resta una priorità». Al termine del vertice, Nordio fa sapere di aver chiesto un incontro al presidente della Repubblica Sergio Mattarella e di voler proporre «modifiche alle norme sulla custodia cautelare». La sua idea è anche quella di proporre al Csm di potenziare la copertura di organico per la magistratura di sorveglianza e di prevedere che i detenuti tossicodipendenti scontino la pena in comunità. Come chiesto anche da FI con i suoi emendamenti al Senato. Il via libera del dl in Aula avviene tra mille polemiche e al termine di un aspro scontro alimentato soprattutto da due ordini del giorno: uno del Dem, Marco Lacarra, a favore delle detenute madri e uno del deputato di Azione, Enrico Costa, subito ribattezzato "Salva-Toti" o "Salva Colletti bianchi". Dopo il voto di fiducia in seduta notturna, l'esame del dl parte soft con un via libera corale all'odg del deputato Pd Gian Antonio Girelli che impegna il governo a intervenire sulla salute mentale nelle carceri. E ne passano anche altri per potenziare l'attività teatrale e culturale. Ma è con quello di Lacarra che sale la tensione. Il governo sulle prime dà il parere favorevole chiedendo una minima riformulazione. Ma poi cambia idea quando il deputato si oppone a che la leghista Simonetta Matone firmi il suo odg. «Matone si è espressa sempre in modo contrario in Commissione» anche sul ddl Sicurezza, spiega Lacarra, «non posso accettare che ora firmi l'odg» che impegna il Governo a finanziare le case famiglia per le detenute madri. Il capogruppo di FdI Tommaso Foti si risente e invita il governo a dare parere negativo. Il sottosegretario Andrea Ostellari concorda. Portando anche FI, con Pietro Pittalis, a ripensarci dopo averlo sottoscritto. L'odg viene così respinto con 156 no e 127 sì.
Libertà