Ultimo miglio per la legge che punisce chi ha un figlio con la maternità surrogata, anche se va all'estero in un Paese che la consente. Il disegno di legge supera lo scoglio della commissione Giustizia del Senato, che l'approva senza modifiche respingendo pure quelle della maggioranza. Ora quindi è pronto per l'Aula. A un anno dal primo via libera della Camera, il Senato potrebbe sancire - in via definitiva e chissà se prima della pausa estiva - che la gestazione per altri è un reato universale. Vietata quindi ovunque, non solo in Italia dove è già illegale e punita con il carcere fino a due anni e una sanzione fino a un milione di euro. Sanzioni che la Lega ha provato a forzare con un emendamento restrittivo (multa raddoppiata e carcere fino a 10 anni) bocciato dagli alleati di governo. E difeso ieri in nome di «una posizione coerente con la proposta che avevamo presentato nella scorsa legislatura», precisa il capogruppo leghista Massimiliano Romeo. Di certo, se passasse, per il centrodestra sarebbe «una svolta storica» contro «il business esecrabile di commercializzazione del corpo delle donne e dei bambini», denuncia Tommaso Foti, capogruppo di Fratelli d'Italia alla Camera. Un «obbrobrio giuridico», contestano le opposizioni che - compatte - hanno bocciato il provvedimento in commissione. Attaccando poi la maggioranza per la fretta imposta su «una legge ideologica» che non ha urgenza. E che stride - rimarcano i senatori dem - con «il totale silenzio» sul fine vita (un ddl del centrosinistra) che «andrà in aula il 17 settembre, senza che le commissioni l'abbiano mai discusso». Soddisfatto, intanto, il partito di Giorgia Meloni che da deputata all'opposizione aveva firmato una proposta ad hoc. Lo scorso anno, l'evoluzione con il testo presentato dalla deputata meloniana Carolina Varchi che allarga i confini geografici del reato.
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