Rassegna Stampa

Meloni sferza la coalizione per stringere sulla manovra

Data: 30/11/2022

POCHI EMENDAMENTI MIRATI E RAPIDITÀ. LA PREMIER VEDE CALENDA, IRA DEGLI AZZURRI

Bisogna «chiudere in fretta anche a costo di lavorare alla vigilia e a Natale». Giorgia Meloni ha sferzato la sua maggioranza nella riunione con i capigruppo del centrodestra, in cui è emerso anche lo spettro dell'esercizio provvisorio sulla manovra più rapida della storia repubblicana, che sfiora i 36 miliardi secondo gli ultimi conteggi. A tutti, innanzitutto, la premier ha chiesto uno sforzo ad «autolimitare» gli emendamenti, selezionandoli preventivamente assieme, evitando di andare in ordine sparso. Ma l'iter in Parlamento non è l'unico elemento che agita la coalizione. In Forza Italia sembra aver creato una certa irritazione l'esito dell'incontro fra la premier e Carlo Calenda, uscito da Palazzo Chigi dopo un'ora e mezza rivolgendo una predica al partito di Silvio Berlusconi, nonché al resto dell'opposizione: «Se i partiti di governo, leggi Forza Italia, invece di sabotare Meloni, contribuissero a fare la manovra, e l'opposizione invece di andare in piazza presentasse provvedimenti migliorativi, forse sarebbe un Paese normale». Già nei giorni scorsi, all'annuncio dell'incontro fra Meloni e il leader del Terzo polo, fra gli azzurri è montato il sospetto che la presidente del Consiglio stesse provando a tenersi aperto «un backup», una sorta di messa in sicurezza, usando un termine informatico. I dubbi dei forzisti non sono certo rientrati vedendo Calenda uscire soddisfatto dopo la riunione con Meloni, i ministri Giancarlo Giorgetti e Adolfo Urso, il viceministro Maurizio Leo, i sottosegretari Alfredo Mantovano e Giovanbattista Fazzolari, e il consigliere economico Renato Loiero, a cui ha presentato una serie di proposte «per migliorare la manovra». «Su molti temi abbiamo trovato un'apertura», la versione di Calenda, secondo cui «nessuno ha chiesto una stampella e non avremmo mai accettato». Meloni si è «dichiarata disponibile ad approfondire alcune proposte», spiegano fonti del Terzo polo, come la trasformazione del Reddito di cittadinanza in Reddito di inclusione, l'estensione di Impresa 4.0 per evitare di non spendere le risorse del Pnrr, il tetto alle bollette anziché i crediti di imposta, una spinta sulle borse di studio e l'unità contro il dissesto idrogeologico. La reazione di Forza Italia non si è fatta attendere. «Non accettiamo lezioni da chi ha perso le elezioni ed è destinato all'irrilevanza politica», hanno sentenziato i capigruppo Licia Ronzulli e Alessandro Cattaneo, definendo «irreale» che il Terzo polo possa sostituire FI nella maggioranza: «Il centro siamo noi, loro guardano a sinistra». Un confronto a distanza che non pare destinato a esaurirsi rapidamente. A Palazzo Chigi la delegazione di Azione-Italia viva ha anche espresso preoccupazione sui tempi quanto mai stretti per l'esame parlamentare di una manovra il cui testo definitivo solo all'ora di pranzo ha ricevuto la «bollinatura» della Ragioneria dello Stato, ed è stata trasmessa nel tardo pomeriggio alla Camera dopo il passaggio al Quirinale. La stessa preoccupazione qualche ora più tardi è emersa anche nella riunione fra Meloni, il ministro dell'Agricoltura Francesco Lollobrigida e i capigruppo di maggioranza (si replica settimana prossima).La manovra «è migliorabile ma con criterio, senza andare in ordine sparso», ha detto Meloni. Un Vietnam parlamentare, insomma, è da evitare e già in maggioranza si dà per scontata la questione di fiducia. «L'esercizio provvisorio è una sciagura - ha chiarito Tommaso Foti (FdI) -, e noi non vogliamo correre il rischio». Altri timori riguardano la messa a terra del Pnrr.

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