Rassegna Stampa

Allarme Iren sullo stop all'inceneritore. 'Danni ambientali e tariffe su del 30 per cento'

Data: 03/04/2019

Audizione di Barbara Zanardi (cda) e del dirigente Chinosi: «Smaltire rifiuti costerebbe di più, il teleriscaldamento taglierebbe 3mila auto»

Spegnere l'inceneritore significa un aumento del 30% del costo di smaltimento dei rifiuti, cioè delle tariffe della Tari, dal momento che è con il gettito ricavato dall'utenza che il servizio deve trovare copertura finanziaria. Parola di Giovanni Chinosi, direttore generale di Iren Ambiente. Che non poteva essere più chiaro quando ha risposto alle sollecitazioni prima di Luigi Rabuffi (Piacenza in Comune), e poi di Massimo Trespidi (Liberi), sulle prospettive del termovalorizzatore che la pianificazione regionale prevede di chiudere alla fine del 2020. Chinosi è intervenuto ieri davanti alla commissione consiliare dove era in agenda l'audizione della rappresentante indicata dal Comune di Piacenza nel cda di Iren, Barbara Zanardi. Una richiesta, l'audizione, salita sull'onda delle vibranti polemiche nella maggioranza sulla vendita di una quota di azioni Iren decisa dall'amministrazione. Scelta su cui Zanardi, seppur incalzata da Antonio Levoni (Liberali piacentini) e soprattutto da Trespidi, non ha inteso pronunciarsi perché è «una decisione politica su cui non si può dare che un giudizio politico e io posso darlo da cittadina, ma non vengo a dirlo qui nella veste di rappresentante di Iren». Zanardi, sul punto, si è limitata a osservare che tra i soci pubblici di Iren «la tendenza alla vendita è, a eccezione di Genova, generalizzata». Vendita, però, di quote libere dal patto di sindacato su cui si regge la governance aziendale. E che servono per fare cassa senza riduzioni del numero di seggi in cda (uno nel caso di Piacenza). Ma è stato il futuro dell'inceneritore ad animare principalmente il dibattito. Che già era stato aperto da Tommaso Foti (Fdi) in un recente consiglio comunale in cui aveva ammonito dal rischio di aumento non solo delle tariffe, ma anche dell'impatto ambientale se si dovessero trasportare e conferire a Parma i rifiuti piacentini. Altro che rischio, sarebbe una certezza, si è detto convinto Chinosi argomentando in questo modo: «La chiusura del termovalorizzatore comporterebbe un aumento del costo, si devono prendere i rifiuti solidi urbani, compattarli e portarli da un'altra parte che dovrebbe venirci indicata dalla Regione (Parma oggi farebbe fatica ad accogliere i rifiuti di Piacenza)». E al di là del servizio di trasporto su camion che «farebbero 120 chilometri in più di adesso», è la necessità di disporre e di far funzionare «una centrale di compattamento» a costituire l'onere maggiore. Morale di Chinosi: «I costi aumenterebbero del 30%». E con loro le tariffe. E se il dirigente Iren ha assicurato, su domanda di Sergio Dagnino (M5s), che la raccolta differenziata, oggi al 61%, raggiungerà il 70% in anticipo rispetto all'obiettivo del 2020, ha fatto notare che un indicatore «molto più utile è quanto recupero ho della materia differenziata». Ragion per cui, in tema di decisioni sulla quota di rifiuti comunque da smaltire «servono grande serietà, attenzione e semplificazione». A partire dal «bilancio ambientale» della chiusura dell'impianto di Borgoforte, tenendo anche conto del contraccolpo sul teleriscaldamento, la rete su cui Iren sta investendo somme ingenti scavando in città e che prevede il calore prodotto dall'inceneritore come una delle sue fonti di alimentazione. Zanardi ha quantificato in 90 milioni di tonnellate di polveri sottili risparmiate («Equivale a fermare 3mila auto») il beneficio sulla qualità dell'aria dell'entrata a regime del teleriscaldamento. Che già è in parte in funzione alimentato da altre centrali di Iren, ma che conoscerà nel 2020 la prima stagione termica. Senza dimenticare, ha sottolineato Chinosi, che l'inceneritore di Piacenza, le cui emissioni sono minime, non solo «ha risolto il nodo dei rifiuti sul nostro territorio», ma ha anche «un rapporto di eccellenza tra efficienza e costi di investimento, paragonabile a quello di Brescia». 

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