Processo al 19enne detenuto a Bangkok Vittima risarcita e disposta a ritirare la querela ma il giudice non concede la condizionale
Non sono bastate le parole di
pentimento dell'imputato. E
nemmeno che la vittima abbia
accettato il denaro del risarcimento implorando il giudice di
essere clemente «perché - ha fatto presente - in fondo è un ragazzo giovane». Gianluca Bilardelli, il 19enne piacentino detenuto in carcere a Bangkok dal 29
agosto scorso, è stato condannato a otto mesi di reclusione senza sospensione condizionale. Il giudice ha ritenuto che il ragazzo si sia macchiato di un reato gravissimo: il furto di una valigia in un luogo pubblico come
un aeroporto ha leso gravemente l'immagine della Thailandia
agli occhi dei turisti. Niente
espulsione o estradizione in Italia, dunque. Bilardelli, che soffre di asma e necessita di particolari medicinali, dovrà scontare l'intera pena in una struttura
le cui condizioni detentive sembra destano perplessità in quanto a rispetto dei diritti del prigioniero.
L'esito dell'udienza di conciliazione (simile alla nostra udienza preliminare) dell'altro giorno
è stato comunicato dall'ambasciata all'avvocato piacentino
Roberto Bernocchi che da diverse settimane si sta occupando
del caso sempre in stretto contatto con la diplomazia italiana
in Thailandia e con il collega del
posto, l'avvocato Thamerak.
E dire che nei giorni scorsi filtrava ottimismo circa un esito positivo del processo e un rientro
immediato in Italia del ragazzo.
E non solo perché il benefattore
Antonino Corti ha mantenuto la
sua promessa mettendo a disposizione dell'ambasciata una
somma di 3.400 euro. «Abbiamo fatto tutto quel che potevamo - ha spiegato ieri Bernocchi - è stato trovato un accordo con
la vittima del furto (la moglie di
un generale) per un risarcimento di 2.600 euro con quest'ultima che in aula si è anche detta
disposta a ritirare la querela. Diciamo che nella peggiore delle
ipotesi ci aspettavamo una condanna, anche di entità lieve, ma
con la concessione della sospensione condizionale».
E invece la sentenza è stata una
doccia fredda. Con il giudice che
ha considerato prevalenti le aggravanti del furto. Ha cioè ritenuto che il comportamento del
giovane italiano abbia leso l'immagine della Thailandia, paese
che vive di turismo e che potrebbe risentire di pubblicità negativa. Niente sospensione condizionale della pena, dunque.
Il pronunciamento dell'autorità di giustizia thailandese ha gettato nello sconforto il ragazzo e
il padre Alessandro. Questo ultimo, che stava per partire convinto di andarsi a riprendere il
figlio, ieri in lacrime ha chiesto
aiuto alle autorità italiane. «Otto mesi in quel carcere sono
troppi, non ce la può fare chiuso là dentro. E' già dimagrito di
15 chili. Non si può far marcire
un ragazzo in galera». L'avvocato Bernocchi ha spiegato che
verranno presto inviati all'ambasciata tutti i verificati medici
sulla patologia del giovane nella speranza che possano indurre l'amministrazione penitenziaria thailandese a valutare l'incompatibilità con una lunga detenzione. L'altra speranza è legata alla possibilità di beneficiare col tempo di sconti di pena
per buona condotta.
Del caso di Bilardelli, va ricordato, si era interessato anche il
parlamentare di Fdi Tommaso
Foti con un'interrogazione al
ministro dell'Interno.
Libertà