LE PARITARIE "DIMENTICATE" ALL'ULTIMO BIVIO. «VOGLIAMO ESSERE DI TUTTI PER TUTTI»
Non c'è molto tempo, serve fare
in fretta. Alcuni asili paritari lo stanno già dicendo con delusione e dispiacere: «Non ce la facciamo a riaprire, non ci sono gli spazi».
Chi prova a resistere sa benissimo
che si dovrà fare una scelta; meno
iscritti, quindi anche meno entrate,
e rette che si alzano per provare almeno a far quadrare i conti ed evitare il fallimento: «Cosa facciamo,
creiamo una scuola per solo ricchi?», dicono indignati tutti quelli
che lavorano nelle scuole paritarie
per vocazione, per senso della formazione, non per guadagnarci su.
Domani, venerdì, i referenti di alcune scuole paritarie si ritroveranno
in Nostra Signora di Lourdes per cercare insieme una strategia, per lanciare un appello pubblico: «Aiutateci». Con loro ci sono i dipendenti,
cuoche, segretarie, insegnanti, educatori, e poi i genitori che a gennaio,
prima della bufera chiamata Covid,
avevano iscritto il proprio figlio (o
più d'uno) alla scuola paritaria e ora
non sanno più dove andrà, se ci sarà una scuola, come organizzarsi.
«Sembra non interessi a nessuno,
ma sono coinvolti 2mila alunni...»,
precisano alcuni. E ancora dice Mihaela Borta, una delle mamme del
Nostra Signora di Lourdes: «Abbiamo scelto questa scuola per i suoi
valori, per il rapporto di fiducia e stima che si è creato da subito con i genitori. Ora c'è totale incertezza sul
futuro, non sappiamo cosa fare, come farci ascoltare. A tutti noi interessa la sicurezza, sia dei bambini
che del personale della scuola, ovviamente, ma pensiamo si possa
trovare una soluzione che non sia
quella di escludere qualcuno. Come si può scegliere tra gli iscritti? Se
resterà il rapporto numerico chiesto dalla normativa di otto bambini
ogni insegnante le rette aumenteranno, per forza. Chi se lo potrà permettere? E chi dovrà cambiare scuola farà in tempo, pur non avendo
iscritto il figlio in un'altr ascuola? Ci
sentiamo davvero dimenticati. La
capienza della scuola è di 140 bambini, ma al momento, alle condizioni date, ci potrà essere spazio solo
per 50. Un terzo. Vogliamo una
scuola di tutti e per tutti».
Chiara Dieci, coordinatrice didattica della scuola dell'infanzia paritaria "San Vincenzo de Paoli", sulla via
Emilia a San Lazzaro, non sa più a
chi rivolgersi: «La scuola, gestita dalla parrocchia, ha 103 anni di storia»,
spiega. «È nata per aiutare i genitori che lavorano e non ha perso la sua
missione. La nostra scuola profuma
di casa; come tutte le case non è perfetta però grazie ai 90 bambini che
la "abitano" e alle 5 maestre che li
accompagnano è sicuramente speciale. Come in tutte le case ci sono
persone come le nostre ausiliarie
che provano a raccogliere i pezzi del
disordine e il profumo che ci piace
di più è quello che esce dalla cucina perché ci ricorda pranzi vissuti
in compagnia, allegria e gioia. In
ogni angolo c'è un pezzo di noi.
Quello con le foto e i ricordi, quello
con i giochi, quello dei libri, quello
dove si mangia, quello dove ci si riposa e quello dove si corre tenendosi per mano…ci sono addirittura angoli magici, quelli dove i bambini
possono creare situazioni immaginarie che consentono loro di realizzare qualsiasi desiderio, anche il più
incredibile. Può un luogo con tali caratteristiche rischiare la chiusura?
Ebbene sì».
La scuola paritaria ha gli stessi doveri della scuola statale. «Ma himè
ha diversi diritti», continua Chiara.
«Il sostentamento della scuola avviene attraverso le rette dei genitori
e i contributi, pochissimi, che lo Stato dà.Lo Stato dà alle scuole paritarie per alunno 800 euro, contro i
7.000 euro che ogni alunno frequentante la scuola statale costa allo Stato. Già le condizioni di partenza sono sfavorevoli economicamente per
queste scuole no profit, che sono
tuttavia un presidio molto importante sul territorio. Il Covid ci ha letteralmente messe al tappeto. Insegnanti e personale in cassa integrazione, bambini a casa e quindi rette dimezzate o comunque riscosse
solo in parte… A settembre o si chiude, e sarebbe un disastro, o riapriamo a numeri ridotti. E chi potremmo lasciare a casa? E quanto dovrebbero aumentare le rette per sostenere le spese di adeguamento dei
locali e l'assunzione di nuovo personale? Servono fondi, servono soluzioni.
Interviene in una nota anche il deputato Tommaso Foti di Fratelli
d'Italia: «Ignorare il problema delle scuole private significa impedire
ai genitori di scegliere la libertà educativa per i propri figli. Senza di esse si andrebbe incontro a dannose
conseguenze che si riverbererebbero fatalmente sullo Stato che dovrebbe far fronte ad un'ulteriore domanda di servizi scolastici non essendo in grado di soddisfarla. Fratelli d'Italia con emendamenti qualificati ha posto all'attenzione del
Parlamento modifiche ai succedutisi decreti legge del Governo per
evitare che a settembre la maggiore
parte delle scuole private sia costretta a restare chiusa. Una vera e propria tragedia da scongiurare in tutti i modi. Anche in campo locale, segnatamente nel consiglio comunale del capoluogo Fratelli d'Italia ha
posto all'attenzione dell'amministrazione il tema, cui non è seguita
ancora alcuna proposta e risposta,
che non può considerarsi esaurita
nella decisione di dichiarare inammissibile un ordine del giorno che
il gruppo consiliare aveva presentato al riguardo».
Libertà