Camera

Audizione del Procuratore della Repubblica reggente di Treviso - Prevenire il ripetersi di situazioni poco commendevoli

Data: 26/01/2021
Numero: 37
Soggetto: Commissione parlamentare di inchiesta sul sistema bancario e finanziario

Audizione del Procuratore della Repubblica reggente di Treviso, Massimo De Bortoli, in merito alle più recenti vicende delle banche popolari venete.

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TOMMASO FOTI. Grazie, presidente. Grazie, signor procuratore. Parto dalla considerazione che indubbiamente la questione delle competenze territoriali è uno di quegli elementi che spesso e volentieri giovano alla prescrizione. Mi permetto di fare questa riflessione, perché è proprio sulla competenza territoriale che si inizia il procedimento che poi porta alla prescrizione e quindi alla denegata giustizia nei confronti di coloro i quali sono stati truffati. Devo rilevare nella sua osservazione, e mi associo a quanto ha detto qualche collega, che l'ultima contestazione che viene elevata, quella dell'associazione per delinquere, fa cadere la teoria di un uomo solo al comando, di un folle solo al comando, ovvero Consoli. Il reato associativo, lo dice la parola, difficilmente si può compiere unipersonalmente bensì è un reato al quale concorrono quanto meno altre persone, almeno un minimo, e quindi una rilevanza, la deve avere. Mi rifaccio a due sue riflessioni, anzi tre, che peraltro meriterebbero in sede politica un esame ben preciso. Tutti noi viviamo la realtà diversa che c'è tra procure di provincia e procure delle grandi città, mi permetta, non voglio sminuire il suo ruolo, venendo dalla provincia. Quando per competenza una procura di provincia deve occuparsi di una vicenda con siffatte diramazioni, la buona intelligenza vorrebbe che chi può disporre dell'assegnazione di magistrati, li assegni, perché se lasciamo in prima linea soltanto coloro i quali già ci sono con un aggravio di lavoro notevolissimo o non si finisce questa indagine o si tengono bloccate tutte le altre che si avevano in corso. Premesso che mi pare non vi sia stata una collaborazione positiva in termini di rafforzamento della struttura della Procura di Treviso, seppur investita di una questione che aveva una rilevanza quanto meno regionale, per non dire nazionale, volevo capire se nel corso delle indagini sia stata fatta anche una verifica rispetto alle acquisizioni che aveva fatto nel frattempo Veneto Banca. Quando giustamente vengono fatte rilevare acquisizioni di banche, tanto è vero che alcune procure agiscono in relazione a eventuali acquisizioni, vedi la procura di Potenza e vedi la procura di Verbania, mi chiedo se, nel momento in cui queste acquisizioni sono state effettuate e sono state autorizzate, ci si è peritati di vedere quale era anche il carico eventuale di crediti inesigibili o di crediti di dubbia esigibilità che venivano portati in pancia alla banca acquirente. Questa, infatti, è un'altra di quelle storie in cui non solo capita che gli acquirenti e i venditori rimangono impuniti ma – mi dispiace usare questa parola non molto parlamentare – i «fottuti» sono sempre i risparmiatori. Ho un'altra considerazione. Nel 2014 vi è stata la prima ispezione di Banca d'Italia. Tra l'altro lei, signor Procuratore, nel suo discorso ha fatto presente che l'attività di alterazione di Consoli, quanto meno dei dati oggettivi dei bilanci, si è perpetuata nell'arco di dieci anni. Devo supporre che, se andiamo a vedere le date, essa sia iniziata ben prima della contestazione del 2013 di Banca d'Italia. Mi risulta che nel 2014 ci sia stata anche una successiva verifica, addirittura da parte di altre autorità importanti. Allora mi chiedo, se una banca supera lo stress bank o lo stress test, cosa vuol dire? Perché delle due l'una. O vi era un'alterazione dei dati nel 2013, ma allora nel 2014 lo stress test è superato e ha poco senso oppure devo ritenere che vi siano state una serie di coincidenze sfavorevoli da parte degli esaminandi che hanno portato sempre a ritenere che «Tutto va bene, madama la marchesa». Prima il collega De Bertoldi ha messo un dito nella piaga rispetto al ruolo di Banca d'Italia ma penso che anche questa commistione di vigilanze, di certificatori e di società di certificazione debba voler dire qualcosa con riguardo al compito del Parlamento sotto il profilo legislativo perché se questi non rimangono dei casi da manuale ma ogni dieci anni capita il Fiorani di turno, allora c'è qualcosa che non funziona. Questa non è una storia nuova, è un già visto, come la Banca Popolare di Lodi. Vi era una canzone in voga prima ancora dei miei tempi che diceva «It's long way to Tipperary». È lunga la strada degli scandali bancari. Proprio in termini propositivi per la nostra Commissione, lei che ha avuto la possibilità di indagare e che ha tuttora la possibilità di muoversi in questo senso, quali grossi ostacoli trova nel sistema che si è realizzato? Penso che un'associazione per delinquere a questo livello sembra quasi Totò quando voleva vendere la fontana di Trevi. Quando si diceva ai risparmiatori di stare tranquilli perché c'erano le certificazioni di Banca d'Italia, a parte tutto, va bene credere a tutto, ma un direttore generale che si sente dire che c'è la certificazione di Banca d'Italia e non lo verifica, è poco credibile; un CdA che dice «La quotazione è perfetta, siamo a 39 e non possiamo andare oltre, anzi, per prudenza teniamo degli accantonamenti», perché poi queste sono le tecniche che vengono utilizzate per rabbonire soci e non altri. Stiamo parlando non di una alterazione sistematica di dati di bilancio bensì in alcuni casi di certificazioni facilmente riscontrabili. Anche la parte dei crediti inesigibili è credibile fino a un certo punto, perché poi non è che gli uffici legali delle banche e gli uffici che sono preposti al credito non abbiano le possibilità delle opportune verifiche. Chi fa politica è soggetto a tante e tali regole che se va in banca ad aprire un conto corrente ci impiega un mese e mezzo per riuscire a dimostrare di non essere un ladro, siamo passati della presunzione di innocenza alla dichiarazione di non colpevolezza postuma. Qui non stiamo parlando del credito dato alla signora Maria. L'ultima domanda che mi permetto di rivolgerle è questa. Nei confronti di quei soggetti che sono stati beneficiati da questi crediti, che tipo di azioni sono state poste in essere non soltanto sul piano penale, ma eventualmente anche sul piano della prudenza civilistica per cercare di recuperare, per quanto possibile, un credito troppo generosamente accordato? Io penso che questo possa essere un quadro che non tanto ci serve a posteriori, perché ho capito che alla fine pagheranno in pochi, se non nessuno e che tra una prescrizione e l'altra sarà difficile arrivare all'ultimo grado di giudizio senza che non si debba dare un non luogo a procedere, ma quanto meno che serva da insegnamento e possa essere utile alla politica e anche al Parlamento per adottare delle misure di prevenzione che consentano possibilmente il non ripetersi di certe poche commendevoli azioni, per non dire azioni di gravissima rilevanza penale.

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TommasoFoti
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