Camera

Modifiche al codice di procedura penale, in materia di tutela delle vittime del delitto di atti persecutori

Data: 23/01/2019
Numero: 1534 / Proposta di legge
Soggetto: Commissione II - Giustizia
Data Risposta: 03/04/2019

Modifiche al codice di procedura penale, in materia di tutela delle vittime del delitto di atti persecutori

RELAZIONE

ONOREVOLI COLLEGHI ! — La presente proposta di legge nasce dall'esigenza di approntare una più adeguata e puntuale tutela per le vittime del reato di atti persecutori previsto dall'articolo 612-bis del codice penale. Dopo la presentazione della querela, infatti, la persona offesa dal predetto reato è spesso lasciata sola, senza la possibilità di ottenere – nell'immediato – un provvedimento che possa tutelare la sua incolumità e la sua libertà di autodeterminazione. Troppo spesso, negli ultimi anni, l'Italia ha assistito a tragedie annunciate: vittime uccise o ridotte in fin di vita, nonostante la presentazione di innumerevoli querele. Il comportamento del persecutore, infatti, è spesso sottovalutato, la vittima rimane inascoltata e, alle volte, i suoi timori e paure sono giudicati esagerati. La misura cautelare più immediata per la tutela della vittima è prevista dall'articolo 282-ter del codice di procedura penale (divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa), raramente applicata nella prassi o, comunque, disposta dopo svariati mesi dalla presentazione della querela avanti agli organi competenti. Lo scopo della presente proposta di legge è, dunque, quello di garantire – in presenza di gravi indizi di colpevolezza, desumibili dalla documentazione allegata alla querela – un'applicazione certa e immediata della misura cautelare di cui all'articolo 282-ter del codice di procedura penale, prevedendo, a tal fine, un termine entro cui il pubblico ministero (o il difensore della persona offesa) debba chiederla e il giudice per le indagini preliminari debba disporla. La predetta previsione normativa è resa necessaria dalla peculiarità del reato di atti persecutori e dalle caratteristiche della vittima dello stesso. Se, infatti, in altre fattispecie di reato abituale (per esempio, il reato di maltrattamenti in famiglia, di cui all'articolo 572 del codice penale), la persona offesa è in grado, seppure con difficoltà, di porre fine al comportamento delittuoso del reo (per esempio, abbandonando la casa coniugale), nell'ipotesi di cui all'articolo 612-bis del codice penale ciò non è possibile. Ciò significa che la vittima degli atti persecutori non ha alcuno strumento per sfuggire a chi compie tali atti, se non quello di ottenere una misura cautelare che possa impedire a costui di reiterare la condotta criminosa. Applicando tempestivamente la misura di cui all'articolo 282-ter del codice di procedura penale, si impedisce al reo di avvicinarsi alla vittima e di entrare in contatto con essa e si consente a quest'ultima, in caso di reiterazione dei comportamenti persecutori, di ricorrere alle Forze di polizia che, in tale circostanza, potranno procedere immediatamente all'arresto. Altro aspetto preso in considerazione dalla presente proposta di legge riguarda la necessità di prevedere che la vittima del reato di atti persecutori sia immediatamente portata a conoscenza di qualsivoglia richiesta di revoca o sostituzione dell'eventuale misura cautelare applicata al reo. Oggi, infatti, il più delle volte, la persona offesa dal reato di atti persecutori non è avvisata in caso di presentazione delle richieste sopra menzionate. La conseguenza, inevitabilmente, è che, in caso di revoca della misura cautelare o di sostituzione della stessa con altra misura meno gravosa (per esempio, la custodia cautelare in carcere sostituita con l'obbligo di firma), la persona offesa potrebbe non essere assolutamente a conoscenza del fatto che il suo persecutore è nuovamente in libertà. Il comma 2-bis dell'articolo 299 del codice di procedura penale, nel prescrivere l'obbligo di comunicazione dei citati provvedimenti alla persona offesa, infatti, non fa espressa menzione al reato di atti persecutori; ne consegue che, seppure una parte della giurisprudenza ha in più occasioni sostenuto che la norma si deve applicare anche al caso di reato di atti persecutori, non esiste, attualmente, alcuna norma che imponga detta comunicazione come obbligatoria. È evidente tuttavia che, in presenza di un reato come quello di atti persecutori (in grado di influenzare totalmente la quotidianità, la psicologia e, in generale, la vita della persona offesa), è assolutamente necessario che la vittima sia tempestivamente informata nel caso in cui venga richiesta la revoca o la sostituzione dell'eventuale misura cautelare applicata. Per questo motivo, si propongono la modifica del comma 2-bis dell'articolo 299 del codice di procedura penale, per inserirvi espressa menzione delle ipotesi di reato di cui all'articolo 612-bis del codice penale, nonché l'introduzione di un nuovo comma 2-ter nel medesimo articolo 299 del codice di procedura penale, il quale sanzioni l'eventuale omessa comunicazione con la decadenza dell'eventuale provvedimento di sostituzione o revoca della misura. A tal fine, si rende altresì necessaria la modifica del citato comma 2-bis dell'articolo 299 del codice di procedura penale, nella parte in cui pone a carico della polizia giudiziaria l'obbligo di comunicazione alla persona offesa dal reato. Nella presente proposta di legge, l'obbligo di avviso grava non più sulla polizia giudiziaria ma sul difensore dell'imputato che, dunque, avrà inevitabilmente interesse ad eseguire la comunicazione alla persona offesa per evitare che, ai sensi del nuovo comma 2-ter dell'articolo 299 del codice di procedura penale, l'eventuale provvedimento di sostituzione o revoca possa risultare viziato. L'avviso alla persona offesa consentirà a quest'ultima di presentare – ove lo ritenga e avvalendosi del proprio difensore – adeguate osservazioni per chiedere la reiezione della richiesta di revoca o di sostituzione della misura cautelare. Infine, l'ultima modifica proposta riguarda la possibilità di appello della persona offesa contro il provvedimento di revoca o sostituzione della misura cautelare in caso di omesso avviso. La vittima del reato di atti persecutori, oggi, se non è avvisata né della richiesta di sostituzione o revoca della misura cautelare né dell'eventuale provvedimento di revoca o sostituzione, non può far altro che chiedere al pubblico ministero di presentare appello avverso il predetto provvedimento. L'articolo 310 del codice di procedura penale, infatti, consente il cosiddetto « appello cautelare » solo al pubblico ministero, all'imputato e al suo difensore. La presente proposta di legge, invece, ha come scopo quello di riconoscere anche alla persona offesa il diritto di proporre appello contro le ordinanze in materia di misure cautelari personali, in caso di omessa comunicazione ai sensi dell'articolo 299, comma 2-bis, del codice di procedura penale.

PROPOSTA DI LEGGE

Art. 1. 
(Modifica all'articolo 282-ter del codice di procedura penale) 

1. All'articolo 282-ter del codice di procedura penale, dopo il comma 4 sono aggiunti i seguenti: 

« 4-bis. Quando si procede per il reato di cui all'articolo 612-bis del codice penale e dalla querela presentata dalla persona offesa o da eventuali atti di integrazione della stessa risultano gravi indizi di reità, il pubblico ministero deve chiedere al giudice delle indagini preliminari, entro il termine di dieci giorni dalla presentazione della querela, l'applicazione delle misure di cui al presente articolo. 

4-ter. Agli effetti del comma 4-bis si considerano in ogni caso sussistenti gravi indizi di reità quando la persona offesa, con la querela o con atti di integrazione della stessa, esibisca documentazione attestante la realizzazione delle condotte punite dall'articolo 612-bis del codice penale, anche mediante l'allegazione di messaggi di testo o di elenco di chiamate telefoniche. 

4-quater. Qualora il pubblico ministero non provveda ai sensi del comma 4-bis nei termini ivi previsti, il difensore della persona offesa può presentare al giudice per le indagini preliminari la richiesta di applicazione dei provvedimenti indicati nel presente articolo. 

4-quinquies. Il giudice per le indagini preliminari, dopo avere verificato preliminarmente la sussistenza dei gravi indizi di reità di cui al comma 4-bis, dispone, entro cinque giorni dalla presentazione della richiesta da parte del pubblico ministero o del difensore della persona offesa, i provvedimenti di cui al presente articolo ». 

Art. 2. 
(Modifiche all'articolo 299 del codice di procedura penale) 

1. All'articolo 299 del codice di procedura penale sono apportate le seguenti modificazioni: 

a) al comma 2-bis: 

1) dopo le parole: « con violenza alla persona » sono inserite le seguenti: « ovvero nei procedimenti per il reato di cui all'articolo 612-bis del codice penale »; 
2) le parole: « a cura della polizia giudiziaria » sono sostituite dalle seguenti: « a cura del difensore dell'indagato o imputato »; 

b) dopo il comma 2-bis è inserito il seguente: 

« 2-ter. La mancata esecuzione della comunicazione di cui al comma 2-bis comporta la decadenza del provvedimento di sostituzione o di revoca della misura cautelare, con conseguente ripristino della misura cautelare precedentemente applicata ».

Art. 3. 
(Modifica all'articolo 310 del codice di procedura penale) 

1. Dopo il comma 1 dell'articolo 310 del codice di procedura penale è inserito il seguente: 

« 1-bis. Qualora il difensore dell'indagato o imputato abbia omesso di eseguire la comunicazione prevista dall'articolo 299, comma 2-bis, l'appello può essere proposto altresì dalla persona offesa e dal suo difensore ».

Proposta di legge presentata dai parlamentari Foti e Butti.

La proposta di legge è stata assorbita dal disegno di legge n. 1455-A: "Modifiche al codice penale, al codice di procedura penale e altre disposizioni in materia di tutela delle vittime di violenza domestica e di genere", approvato dalla Camera nella seduta del 3 aprile 2019

DIBATTITO IN ASSEMBLEA, SEDUTA DEL 27 MARZO 2019

Disegno di legge: Modifiche al codice penale, al codice di procedura penale e altre disposizioni in materia di tutela delle vittime di violenza domestica e di genere (A.C. 1455-A); ed abbinate proposte di legge: Bartolozzi ed altri; Cirielli ed altri; Ascari ed altri; Annibali ed altri; Foti e Butti (A.C. 1003-1331-1403-1457-1534) (Discussione)

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YLENJA LUCASELLI (FDI). Grazie, Presidente. Innanzitutto, vorrei dire subito che mi accingo ad effettuare questo intervento da donna emancipata che appartiene all'unico partito politico che ha come leader una donna emancipata, che partecipa all'assemblea di Verona per raccontare l'emancipazione delle donne (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Detto questo, Presidente, il nome dato a questo provvedimento "codice rosso" è davvero molto suggestivo, perché riporta alla mente l'urgenza che viene riconosciuta ad alcuni casi quando si va al pronto soccorso e si è in pericolo di vita. Ecco, a questa suggestione, ovviamente, noi dobbiamo però, poi, dare un contenuto e, quindi, cerchiamo di capire di che cosa effettivamente, oggi, stiamo discutendo. Oggi discutiamo di dignità, di protezione, discutiamo della libertà delle donne. Tre concetti che sono tra di loro concatenati, perché non c'è dignità senza protezione e non c'è libertà senza dignità; quindi, quando si parla di concetti lungamente utilizzati come la parità di genere, dobbiamo partire esattamente da questo. Quindi, prima ancora di parlare dell'inclusione sociale, del superamento del salary gap e di tutto ciò che ha a che fare con la collocazione economica delle donne nella società, dobbiamo partire da un presupposto chiaro. Il presupposto è che non ci debba essere, in una società moderna, nel 2018, spazio per la sopraffazione fisica di nessuno, in particolare, delle donne. Il "codice rosso" è, dunque, innanzitutto per un avanzamento culturale che deve procedere in corsia preferenziale. Vedete, leggendo i dati usciti a ridosso dell'8 marzo, si evince che, nella casistica dello stalking, l'83 per cento vede vittima una donna; circa 100 donne al giorno si rivolgono ai centri antiviolenza e oltre il 30 per cento di loro ha subito una qualche forma di abuso fisico e sessuale. Ecco, si tratta di una materia molto complessa, di cui lo Stato deve necessariamente farsi carico. Tuttavia, è difficile esercitare questo ruolo quando c'è la cortina nera delle mura domestiche. Allora, cerchiamo di capire se questo provvedimento, di fatto, affronta tutti i problemi. Sicuramente, questo provvedimento è un primo passo, un primo passo per iniziare a parlarne, è un primo passo per iniziare a discuterne, non possiamo però ritenere che sia la conclusione di un percorso. E lo riteniamo innanzitutto perché, ad esempio, si parla di violenza domestica e non si parla, invece, di tutte quelle violenze che accadono al di fuori delle mura domestiche e che, comunque, hanno un rilievo sostanziale nella vita quotidiana. Io sfido qualunque donna presente in quest'Aula ad aver passeggiato, magari, di sera tardi in un vicolo buio da sola e a non aver avuto quel brivido lungo la schiena nel sentirsi non perfettamente sicura. Ecco, vedete, quindi, questo è indubbiamente un primo passo e, tuttavia, dobbiamo occuparci di tutte quelle questioni che accadono all'interno delle mura domestiche. Innanzitutto, mi preme dire che la previsione del termine dei tre giorni dall'avvio del procedimento per ascoltare la presunta vittima della violenza è senz'altro una misura che fronteggia alcune fattispecie dolorose, che troppo spesso accadono, in cui si sono verificati dei femminicidi proprio per l'assenza di tempestività da parte delle autorità e soprattutto per le lungaggini per la presa in carico delle denunce. Però, bisogna segnalare anche che ci sono alcuni problemi di carattere tecnico perché il termine di tre giorni è osservato - e cito il testo -: "salvo che sussistano imprescindibili esigenze di tutela della riservatezza delle indagini anche nell'interesse della persona offesa". Ecco, secondo noi, la persona offesa, proprio perché deve essere tutelata, deve innanzitutto essere ascoltata e, probabilmente, anche allontanata. Esiste ancora, quindi, una certa discrezionalità da parte del pubblico ministero, che francamente credo confligga con la logica dell'automatismo, che in qualche modo si è voluto raccontare rispetto a questo provvedimento. Lo scatto immediato della rete di protezione c'è, ma a singhiozzi. Allo stesso modo, la comunicazione della denuncia da parte della Polizia giudiziaria con il criterio del "senza ritardo" può - e questo credo che sia sotto gli occhi di tutti - esporre il tutto ad una certa relatività temporale, che ovviamente cozza con la finalità principale di questo provvedimento, soprattutto quando si hanno di fronte situazioni particolarmente complesse, perché questa relatività temporale può ancora rappresentare un problema nell'intervento. Ovviamente, è assolutamente efficace il fatto che per esempio sia prevista la formazione delle forze dell'ordine, a noi però sarebbe piaciuto - lo avevamo chiesto con qualche emendamento non discusso in Commissione - partire dalla formazione, non solo delle forze dell'ordine, ma - come qualche collega ha ben detto prima - la formazione parte dai nostri giovani, parte dai ragazzi e parte, non solo dalla formazione degli uomini nel rispetto delle donne e del ruolo della donna, ma - mi permetto di dire - anche nell'educazione delle donne, a non avere paura e a sapersi difendere e una delle cose che avevamo immaginato era proprio questo, cioè l'inserimento dei corsi di difesa all'interno dei licei, perché crediamo che questo sia un deterrente assolutamente efficace. Ora, vedete, è chiaro che, quando parliamo di donne, il 25 novembre si celebra la giornata mondiale contro la violenza di qualunque genere e tipo sulle donne. Noi vorremmo che alcuni di quei concetti venissero poi riportati in una legge sistemica, come spesso andiamo dicendo. Noi non affrontiamo mai con pregiudizio l'esame e la discussione dei provvedimenti: questo provvedimento è indubbiamente un passo in avanti, una presa di coscienza, ma non è ancora sufficiente da un punto di vista strutturale, da un punto di vista procedurale, da un punto di vista della efficacia delle risposte che si danno. Ovviamente, dovremmo anche iniziare a pensare a una vera e propria riforma procedurale perché - vedete - il problema non è soltanto nella tempestività della denuncia, il problema è anche l'efficacia dell'azione giudiziaria e quindi l'effetto di quella denuncia rispetto alle persone denunciate, pertanto dovremmo sempre immaginare di avere una corsia preferenziale per reati di questo tipo, che incidono così tanto sulla società e, quindi, dovremmo immaginare una pena certa nei confronti di reati di violenza, di ogni reato di violenza. Ora, è chiaro che questo provvedimento è senza dubbio utile, ha un nome - come avevo detto – suggestivo, avremmo voluto però vedere un piano organico di contrasto alla violenza contro le donne, mettere i centri antiviolenza in condizioni di funzionare meglio, avremmo voluto un'assistenza per le donne e per i bambini, per i figli, ove ce ne siano, di quelle donne che hanno subito violenza. Avremmo voluto vedere implementare, per esempio, i posti letto per chi fugge da quelle mura domestiche in cui domina l'incubo: ne mancano circa 5 mila secondo i dati certificati. Gli esperti di Grovio, l'organismo del Consiglio d'Europa che si occupa della violenza contro le donne, hanno messo in evidenza come il contrasto nel nostro Paese sia a macchia di leopardo e questa è una criticità che dobbiamo superare, cominciando a lavorare anche sulle nuove generazioni. Come dicevo, dovremmo forse ripensare di intervenire nelle scuole e nelle università. Vedete, ogni atto di violenza contro una donna rappresenta l'impotenza dello Stato di difendere quelle donne e tutto questo va cambiato (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

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PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Cosimo Maria Ferri, che però non è in Aula. È iscritta a parlare la deputata Augusta Montaruli. Ne ha facoltà. 

AUGUSTA MONTARULI (FDI). Grazie, Presidente. Io sarò a Verona questo weekend e ci sarò perché sono fortemente convinta che la famiglia sia ancora quel luogo dove ci possa essere rispetto, educazione reciproca, insegnamento di valori, insegnamento di come ci si comporta nei confronti dell'altro sesso. Credo che, quando si parla di violenza e di violenza di genere anche, sia necessario non soltanto intervenire sull'onda dell'emotività, non soltanto assumere dei provvedimenti giusti ma spesso intempestivi, ma si debba, prima e innanzitutto, affrontare la questione da un punto di vista culturale e da un punto di vista di prevenzione, perché, quando noi arriviamo alle pagine di cronaca, scandalizzandoci per determinate violenze subite dalle vittime, arriviamo troppo tardi, arriviamo a violenza accaduta, arriviamo a tamponare, se ci arriviamo, una situazione che si è già verificata, che ha già fatto, per l'appunto, delle vittime, creato sofferenza e squarciato intere vite. E, allora, non si può affrontare questo tema se prima non si fa e non si investe in un'operazione volta alla prevenzione e, direi, anche all'educazione. Questa è la prima mancanza di questo provvedimento che, nonostante ci veda positivi, ci stimola a una riflessione ulteriore su un tema serio ma, proprio perché è serio, non può essere lasciato all'emotività del momento né a meri slogan. Lo dico perché in Italia, soprattutto nei momenti più recenti, noi abbiamo assistito a episodi che hanno sconvolto l'intera nazione. Gli episodi sono innumerevoli ma basta ricordare giovani ragazze come Desirée Mariottini e Pamela Mastropietro, le cui famiglie, ancora una volta, vogliamo, come Fratelli d'Italia, abbracciare, e la cui morte ha rappresentato davvero un fatto disdicevole, grave e scandaloso verificatosi nel nostro territorio, ma che ci ha mostrato che cosa? Che la violenza nei confronti delle donne può essere una violenza variegata e che, nonostante i numeri dicano che è una violenza che si ripercuote molto spesso in casa e, appunto, può essere una violenza domestica, esiste anche una violenza di genere che si svolge fuori dalle mura domestiche, fatta e realizzata da persone che neppure dovevano stare sul nostro territorio. Desirée Mariottini e Pamela Mastropietro sono state ragazze uccise da persone che non dovevano essere accolte, che non dovevano essere mantenute come richiedenti asilo, che non dovevano rimanere libere ma che dovevano essere arrestate e mandate a casa perché avevano già delle condanne penali. Porto il loro esempio perché, quando parliamo di violenza nei confronti delle donne, noi ci riferiamo, come immagini, al loro volto ma loro, ancora prima di essere state ammazzate da uomini, sono state ammazzate dallo Stato, uno Stato che non c'è stato, uno Stato che è stato latitante, uno Stato che non ha fatto il suo dovere nonostante norme che c'erano già, e questo ci pone al secondo problema. Prima ho detto la prevenzione e poi dico l'esecuzione. I dati in relazione ai casi di violenza contro le donne non diminuiscono e lo Stato si dimostra, ancora una volta, incapace di gestire un fenomeno nel quale anche l'immigrazione ha un'incidenza. L'incidenza degli stranieri sul totale degli arrestati per violenza sessuale è di circa il 42 per cento e se si va a vedere le sentenze il dato non cambia. Abbiamo parlato di donne, abbiamo parlato di violenza domestica e di violenza che si svolge fuori dalle mura domestiche, però concedetemelo: è vero che il numero di violenze sessuali nei confronti delle donne è enorme ma esiste anche un problema che nessuno cita mai, che è il problema della violenza nei confronti degli uomini. La violenza domestica nei confronti degli uomini è un problema che esiste, che c'è e che ci dimostra, ancora una volta, come il problema sia un problema di tipo culturale e di impostazione di educazione ancor prima che derivante da altri tipi di problematiche. Io voglio portare solo i dati del Viminale: rispetto a quanto avvenuto nel 2017, le persone vittime del reato di omicidio volontario nel 2017 sono state 335; 236 sono omicidi consumati tra le mura domestiche - ripeto: 236 omicidi consumati tra le mura domestiche nel 2017 - di questi 120 vittime erano donne, 116 vittime erano uomini, a cui si devono aggiungere quattro persone uccise all'estero. Quindi, le statistiche dicono sicuramente che noi donne siamo maggiormente esposte. Però non dimentichiamo che esiste anche, seppur con un fenomeno di portata minore, una violenza nei confronti degli uomini che va affrontata e che non può essere ignorata e deve spingere chiunque a denunciare la violenza per quella che è, un qualcosa che non può essere accettato, e che non possono esistere retaggi culturali tali da impedire a chiunque di fare una querela. Lo dico perché il provvedimento in esame, che giudichiamo buono con riserve, è un provvedimento che è a favore di tutti: a favore delle donne troppo spesso bersaglio di tali retaggi culturali, ed a favore degli uomini perché se, da un lato, li potrà educare ad avere più rispetto per noi, dall'altro, potrà aiutare anche loro negli episodi delittuosi di cui pure loro sono vittime. Rispetto però il ragionamento per il quale ogni provvedimento poi, al di là degli slogan, deve trovare un'attuazione concreta nelle aule di tribunale. Allora a noi può anche andar bene il codice rosso, l'obbligo di sentire la persona offesa entro i tre giorni, sicuramente dare una via di priorità… 

PRESIDENTE. La invito a concludere. 

AUGUSTA MONTARULI (FDI). L'altra collega di Fratelli d'Italia non partecipa, Presidente, quindi, forse non è stato detto alla Presidenza della Camera. PRESIDENTE. Controlliamo un attimo i tempi, collega, intanto prosegua pure. 

AUGUSTA MONTARULI (FDI). Grazie. L'obbligo di sentire la persona offesa entro i tre giorni è sicuramente qualcosa di positivo, nel momento in cui pone questi reati assolutamente odiosi in una scala di priorità all'interno delle procure. Però, perché si dia realmente esecuzione a tale buon proposito, è necessario fare qualcosa di più concreto, cioè dotare le nostre procure e i nostri uffici giudiziari di più persone e non ignorare il problema del sottorganico. Abbiamo all'interno delle nostre procure e dei nostri tribunali situazioni veramente scandalose che vengono tamponate addirittura solo grazie tante volte al volontariato, come avviene per esempio nella procura e nel tribunale di Forlì dove volontari, ex carabinieri, ex dipendenti si mettono a disposizione per supportare gli uffici amministrativi. Quindi, il buon intento e la filosofia di una proposta di legge deve sempre camminare a braccetto con il pragmatismo e il senso di realtà. Pertanto, invito il Governo a riflettere anche su questo aspetto e a impegnarsi ulteriormente per fare in modo che tutti i buoni propositi che noi portiamo all'interno di quest'Aula e che sono oggetto di proposte di legge e delle nostre votazioni, trovino poi uno sbocco molto più concreto all'esterno con il supporto di risorse umane pagate che consentano che i processi non trovino un rallentamento per mancanza di persone in grado di essere impiegate in questo tipo di procedimenti. Vi invito, quindi, a riflettere su questo aspetto: noi ci aspettiamo che il Ministro Bonafede innanzitutto faccia una riflessione su questo e dia una risposta, perché la situazione in cui sono ormai ingolfate le procure, i tribunali, le corti d'appello merita un intervento molto più serio e tempestivo e senza il quale proposte per noi positive, pur con riserva, come queste, per le ragioni anzidette, non possono avere uno sbocco concreto; occorre, invece, che esse non si fermino a slogan che poi, non potendosi realizzare, trovano in noi il nostro biasimo e il nostro sconforto (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

DIBATTITO IN ASSEMBLEA, SEDUTA DEL 28 MARZO 2019

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PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Varchi. Ne ha facoltà. 

MARIA CAROLINA VARCHI (FDI). Grazie, Presidente. Solo per evidenziare i risvolti pratici di questo articolo premissivo, perché troppo spesso dalle cronache noi apprendiamo di violenze perpetrate dopo che la persona offesa, la vittima, ha sporto denuncia, come reazione da parte del denunciato alla avvenuta comunicazione della notizia. Quindi, io credo che estendere questo obbligo di informazione anche alla persona offesa, al fine di consentirle di adottare più opportuni rimedi alle reazioni del denunciato sia un atto di saggezza. Spiace che la maggioranza non intenda recepire questo articolo premissivo, che comunque Fratelli d'Italia voterà favorevolmente.

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MARIA CAROLINA VARCHI (FDI). Chiedo di parlare a favore. 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà. 

MARIA CAROLINA VARCHI (FDI). Sì, Presidente, il mio è un intervento a favore dell'accantonamento, sia nel merito, che nel metodo: nel merito, per le ragioni dianzi richiamate, che sono state più volte espresse in sede di audizione dai soggetti che la Commissione ha convocato; e anche per una questione di metodo, perché quest'Aula ha già accantonato l'articolo 4, quindi inevitabilmente si dovrà tornare su una serie di questioni che riguardano questo provvedimento. Quindi, a mio avviso, nulla osta a che si ritorni successivamente anche su questo articolo premissivo, che, evidentemente, è stato affrontato troppo superficialmente da parte della maggioranza.

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MARIA CAROLINA VARCHI (FDI). Presidente, io sono francamente basita dalla risposta della relatrice per almeno due ordini di ragioni. In primo luogo non comprendo come mai un emendamento non è uno strumento idoneo a introdurre una modifica del genere, quando, con lo stesso strumento, questa maggioranza ha introdotto quella famosa bomba a mano nel processo penale che è la prescrizione; quindi fate un attimo pace con voi stessi, posto che o l'emendamento va sempre bene o l'emendamento non va mai bene (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Partito Democratico, Forza Italia- Berlusconi Presidente e Liberi e Uguali). In secondo luogo, vorrei capire come può una maggioranza di Governo dire che non è in grado di combattere questi abusi sul web? Come potete dire di voler lasciare la giungla del web alla più totale impunità? Come potete pensare di essere il Governo del cambiamento se non riuscite nemmeno ad affrontare temi del genere che sono di un'attualità stringente? Quindi, Presidente, concludo, dato il brevissimo tempo a mia disposizione, dicendo che Fratelli d'Italia sottoscrive, con il consenso dei firmatari, gli emendamenti (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Partito Democratico, Forza Italia-Berlusconi Presidente e Liberi e Uguali).

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PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Varchi. Ne ha facoltà. 

MARIA CAROLINA VARCHI (FDI). Grazie, Presidente. Desidero portare all'attenzione dell'Aula, ma soprattutto dei gruppi di maggioranza, e segnatamente del MoVimento 5 Stelle, che tutte le perplessità avanzate dalla relatrice nel corso del suo intervento, che ha scatenato il dibattito in quest'Aula, sono state superate dai loro colleghi del gruppo al Senato. Mi dispiace che non li abbiano avvisati, perché probabilmente noi saremmo molto più avanti nell'esame di questo testo; ed infatti dalla conferenza stampa al Senato, riportano le fonti di stampa, il Sole 24 Ore e tutte le agenzie, che le modifiche e le rivoluzioni che questo provvedimento dovrebbe introdurre sono sostanzialmente tre. All'esito dell'introduzione dell'articolo 612- ter del codice penale vi sarà la punizione da sei mesi a tre anni, invece che da sei mesi a cinque anni, come proposto dalla collega Zanella; la facoltà di inoltrare al titolare del sito o del social media la richiesta di rimozione dei contenuti, quindi anche le preoccupazioni della relatrice sono state superate dai suoi colleghi al Senato, che hanno scoperto come intervenire sul web per risolvere questi problemi (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Forza Italia-Berlusconi Presidente); la procedibilità a querela o d'ufficio per i casi più gravi, così come nella proposta Zanella. E insomma, al netto di una dosimetria meno rigorosa della pena, a dispetto della fama di giustizialisti che caratterizza i colleghi del MoVimento 5 Stelle, questa volta superati dai colleghi di Forza Italia in quanto a commisurazione della pena, tutte le proposte sono inalterate. Quindi, a questo punto, la domanda che io rivolgo a quest'Aula è: ma davvero ha senso non fornire all'Italia, ai cittadini, alle donne troppo spesso vittime di questo tipo di reati, uno strumento che è già in nostro possesso con l'emendamento Zanella, che tutto il gruppo di Fratelli d'Italia sottoscrive, invece di aspettare l'inizio di un lavoro in Commissione giustizia al Senato annunciato oggi? Ovviamente no. Quindi, è chiaro che il voto di Fratelli d'Italia, segreto, ma esplicito, sarà favorevole in merito a questo emendamento, però, affinché rimanga agli atti, il comportamento del gruppo parlamentare del MoVimento 5 Stelle non è l'esercizio legittimo dell'attività politica, delle prerogative parlamentari, ma è la strumentalizzazione autentica delle due Aule nelle quali hanno eletto i loro rappresentanti, piegate alle esigenze di propaganda dettate dalla Casaleggio Associati (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Partito Democratico e Forza Italia- Berlusconi Presidente), questo va ribadito. Voi voterete "no" a un provvedimento che avete proposto al Senato in queste stesse ore. E, allora, mi domando, Presidente, se forse non sia il caso di sospendere l'esame di questo provvedimento, affinché il MoVimento 5 stelle possa munirsi dell'autorizzazione che, evidentemente, nessuno in quest'Aula è in grado di dargli, perché stanno fuori quelli che decidono, per votare a favore di questo emendamento (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Partito Democratico e Forza Italia-Berlusconi Presidente).

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PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Ferro. Ne ha facoltà. 

WANDA FERRO (FDI). Grazie, Presidente. Devo dire che, più si susseguono gli interventi da parte dei colleghi dei 5 Stelle, più rimaniamo basiti. Rimaniamo basiti rispetto a delle proposte emendative che potrebbero essere degli strumenti sicuramente opportuni e necessari per quella che oggi si registra come un'emergenza sociale; e devo dire che non riesco a comprendere se è peggio il silenzio del sottosegretario piuttosto che le parole della relatrice, non soltanto in quanto relatrice, ma in quanto donna. Lo dico per chi, come noi è da sempre – e non credo che sia in qualche modo da sottolineare come una esattezza quella detta dalla collega che mi ha preceduto – la prima forza ad occuparsi di queste importanti battaglie. 

PRESIDENTE. Concluda, onorevole. 

WANDA FERRO (FDI). Forse avrà perso qualche altra circostanza che si è registrata, in modo intelligente, saggio in questo Parlamento nelle precedenti legislature. Voglio solo concludere dicendo che non è più il tempo di aspettare, e, comunque sia, il silenzio, ma, soprattutto, la contrapposizione di un movimento che nasce e cresce all'interno del blog sarà la peggiore onta che possiate lasciare a questa nostra nazione e alle donne (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)…

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TOMMASO FOTI (FDI). Chiedo di parlare. 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà. 

TOMMASO FOTI (FDI). Signor Presidente, a me pare che la proposta del collega Borghi sia quella più ragionevole perché evidentemente, al di là del merito dell'emendamento, siamo ancora agli emendamenti sull'articolo 1. Oggi non si riesce a chiudere il provvedimento, tanto vale lasciare al Comitato dei nove tutto il tempo necessario per poter risolvere ogni e qualsiasi problema, tenuto conto anche di un'altra cosa, Presidente: mi pare che un provvedimento calendarizzato per la prossima settimana non venga chiuso in Commissione affari costituzionali e Commissione lavoro, quindi la prossima settimana anche questo mancherebbe, sicché la sostituzione di un provvedimento con l'altro non recherebbe alcun danno all'Aula stessa.

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WANDA FERRO (FDI). Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori. 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà. 

WANDA FERRO (FDI). Grazie, Presidente. Devo dire che ci si domanda perché questa sospensione dell'Aula, quando, rispetto alla discussione, come ha detto già il collega Costa, non si è affrontato il vero motivo per il quale avevamo deciso di riunire nuovamente il Comitato dei nove, ma soprattutto anche rispetto a quella parte che riguardava l'eventuale applicazione di quanto era stato già fatto dai colleghi 5 Stelle al Senato, come detto dalla collega Varchi e ripreso egregiamente dalla collega Morani. Noi, ovviamente, non accettiamo l'idea che si possa procedere ad una modifica, e non a quella risposta che in qualche modo cercavamo rispetto agli emendamenti per noi importanti da poter approvare. Riteniamo che un rinvio alla prossima settimana di questa discussione sia un atto di responsabilità, ma soprattutto idoneo a far sì che esca fuori una norma che veramente sia un "codice rosso" da battere (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

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WANDA FERRO (FDI). Intanto per dire, ovviamente, che siamo molto allibiti rispetto a chi - e mi riferisco al collega Zanichelli - parla di rassicurazioni. Non dobbiamo essere noi rassicurati, ma le tante donne vittime di abuso e, soprattutto, coloro che potranno esserlo perché… 

PRESIDENTE. Deputata Ferro, le chiedo di attenersi al richiamo al Regolamento. 

WANDA FERRO (FDI). Presidente, voglio anche lanciare a lei un appello: non abbiamo dubbi che lei sappia applicare il Regolamento di quest'Aula, per il rispetto che noi portiamo all'istituzione che rappresenta, ma in quest'Aula non possiamo essere soltanto dei vigili urbani. Quando si parla di questi temi abbiamo, secondo me, tutti l'onere e l'onore di dover rappresentare la strada da segnare, che è quella strada di due testi totalmente identici, che non solo non danno a noi la possibilità di avere approvato quello che tutte le opposizioni stanno chiedendo oggi, ma dove state smentendo anche il lavoro al Senato di chi fa parte dello stesso gruppo politico vostro (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

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PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Montaruli. Ne ha facoltà. 

AUGUSTA MONTARULI (FDI). Grazie, Presidente. Intanto, in premessa, faccio una riflessione a me e ai colleghi: se una deputata di questo Parlamento ha deciso di non venire, bisogna rispettare la sua volontà (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, MoVimento 5 Stelle e Lega-Salvini Premier) e non citarla più, come lei stessa ha chiesto. Quindi, pregherei i colleghi, amici o non amici, di esimersi e di portarla al di fuori del dibattito parlamentare. Guardi, lo dico proprio io, perché concordo con i colleghi che chiedono di votare l'emendamento, anche perché nei contenuti è identico ad una proposta che viene dalla maggioranza, in particolare dal MoVimento 5 Stelle, e non ritengo che oggi il Parlamento stia dando un bello spettacolo, all'esterno, di unità (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Forza Italia-Berlusconi Presidente), come dovrebbe esserci in temi come questi. Se, all'esterno, diciamo tutti che ci troviamo scandalizzati da determinate situazioni che si vanno a verificare, evidentemente anche all'interno dobbiamo essere coerenti con le parole che lanciamo all'esterno quali slogan e tramutarle in fatti qui, in Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

DIBATTITO IN ASSEMBLEA, SEDUTA DEL 2 APRILE 2019

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PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Varchi. Ne ha facoltà. 

MARIA CAROLINA VARCHI (FDI). Presidente, io intervengo per ribadire alcuni concetti che avevo espresso già nel corso della seduta di giovedì. Fratelli d'Italia da sempre ha ribadito il proprio sostegno ad iniziative legislative in tal senso, perché riteniamo che… 

PRESIDENTE. Colleghi! Colleghi! Prego. 

MARIA CAROLINA VARCHI (FDI). Grazie, Presidente. Riteniamo che il nostro codice penale, pur mantenendo l'impianto originario, che ne dimostra l'assoluta validità e bontà anche a distanza di diversi decenni, ha la peculiarità di doversi adattare alla società che cambia, doversi adattare alle esigenze mutate di cittadini che si trovano a dover fronteggiare esigenze di tutela, che evidentemente anni fa non erano nemmeno lontanamente immaginabili. Noi abbiamo una facilità estrema ormai, da parte di tutti, di accedere a strumenti di diffusione di massa di immagini, video, contenuti, che sono i nostri smartphone, che è la linea Internet ormai davvero a portata di chiunque. È, però, innegabile che l'Italia non sia ancora attrezzata in termini di educazione, in termini di cultura al rispetto delle sfere più intime, al rispetto della vita privata; e troppo spesso, allora, noi abbiamo ascoltato dalle cronache giudiziarie storie atroci, come quella di Tiziana Cantone, abbiamo ascoltato storie culminate nel peggiore dei modi. E rispetto a queste vicende, al di là del dibattito parlamentare, io avevo già detto che il mio gruppo avrebbe votato, così come farà, l'emendamento per l'introduzione dell'articolo 612-ter, e lo ribadisco. Perché, al di là di come vadano i lavori parlamentari, non è mia intenzione oggi discutere il modus operandi della maggioranza; magari lo farò più avanti, perché sono certa che me ne daranno l'occasione. Però, su questo tema io vorrei ribadire ancora una volta che è necessario talvolta che la politica faccia quadrato, che alle esigenze della propaganda vengano sostituite quelle della buona politica, la politica che è in grado di capire quando è il momento di intervenire su un testo così importante, come il nostro codice penale, con un provvedimento del genere. Probabilmente una legge avrebbe fornito una tutela più complessa; però, intanto, oggi quest'Aula, questo Parlamento dirà basta a questo tipo di reati, dirà basta a giovani donne vittime di vendetta pornografica. Questo significa l'emendamento che noi andiamo ad approvare, questo è quello che si punisce: si punisce il tradimento della fiducia riposta nei confronti di una persona con la quale si ha, in un determinato frangente della propria vita, una relazione assolutamente confidenziale, che poi si trasforma nel peggiore incubo con l'utilizzo di questi strumenti, che certamente hanno portato sviluppo, ma sono in grado anche di portare tragedie nella vita di alcuni. Fratelli d'Italia stigmatizza semplicemente il fatto che a questa soluzione non si sia arrivati giovedì, perché a quest'ora saremmo molto più avanti nei nostri lavori rispetto all'approvazione di una norma che l'Italia non può più attendere. Ribadisco ancora una volta l'impegno di Fratelli d'Italia, che voterà favorevolmente sull'emendamento della Commissione (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

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PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Ferro. Ne ha facoltà. 

WANDA FERRO (FDI). Grazie, Presidente. Solo per stigmatizzare quello che è stato ampiamente detto dal collega Baldelli rispetto a quella che, forse, è una delle violenze peggiori: la violenza delle parole. È vero, come dice il collega Zanichelli, che alla fine stiamo parlando di azioni, di emendamenti, ma il problema è che spesso forma e sostanza dovrebbero camminare di pari passo se hanno realmente un significato e soprattutto quando si parla di violenza di genere, di quello che è avvenuto in questi giorni, che secondo me potrebbe vedere una proposta, che rivolgo ai colleghi dei 5 Stelle, auspicando che possa essere una proposta accolta: nel vostro essere bravi a fare i tweet, fatene uno unico, tutti voi deputati, dove respingete al mittente e prendete le distanze da queste cose. Altrimenti queste rimarranno parole che non potranno vedere assolutamente da parte di quest'Aula la condivisione, ma soltanto una marcia indietro rispetto ad una battaglia che doveva essere una battaglia trasversale, una battaglia che accomunava il Parlamento nel dire "no" alla violenza e nel mettere dei paletti. Sinceramente, ad oggi, ci sentiamo in qualche modo colpiti da quella violenza verbale che non avete respinto ma che avete in quest'Aula soltanto ed esclusivamente messo alla berlina, comunque non fuori da qui. Allora, vi chiediamo, se realmente quello che avete detto nelle vostre dichiarazioni - colleghe - trova una verità, di scriverlo puntualmente: siete in tanti e sarete ancora una volta i re del blog nel dare finalmente una lezione di etica a tutti quanti (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

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TOMMASO FOTI (FDI). Chiedo di parlare. 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà. 

TOMMASO FOTI (FDI). Signor Presidente, soltanto per chiedere la cortesia agli uffici di aggiungere la mia firma all'articolo aggiuntivo 4.0104 Turri.

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PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, la deputata Varchi. Ne ha facoltà. 

MARIA CAROLINA VARCHI (FDI). Presidente, grazie. Nei fatti, al di là del tecnicismo che trasuda da questo emendamento, il dato sostanziale è assolutamente rilevante e, a mio avviso, va preso in esame, perché "codice rosso" rischia di essere una meravigliosa dichiarazione di intenti, ma in assenza di appositi fondi destinati, in assenza della previsione di termini perentori e non ordinatori che, lo dico a beneficio di qualcuno che magari ci ascolta dall'esterno, è ciò che fa la differenza rispetto a un obbligo da parte del magistrato a pena di decadenza rispetto all'azione che deve andare a compiere. Quindi, affinché il "codice rosso" non sia un semplice provvedimento bandiera o un provvedimento propaganda, ma realmente possa incidere nella tutela che lo Stato vuole approntare rispetto alle vittime di questi reati, a mio avviso questo emendamento merita un approfondimento in più. Ora, siccome comunque il Comitato dei nove dovrà affrontare una serie di emendamenti che sono accantonati, io chiedo l'accantonamento anche di questo emendamento, che sottoscrivo (Applausi della deputata Bartolozzi).

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MARIA CAROLINA VARCHI (FDI). Presidente, con riferimento agli emendamenti dell'articolo 4, rilevo che l'emendamento depositato dagli esponenti del gruppo parlamentare della Lega, avente ad oggetto la castrazione chimica, è stato ritirato. Credo allora che valga la pena ricordare che la sottoscritta ha interrogato in sede di question time, il 31 ottobre scorso, proprio il Ministro della giustizia, poiché vi era stato un acceso dibattito su questo tema; in quella sede il Ministro Bonafede aveva sostanzialmente smentito il Ministro Salvini ed altri esponenti della Lega, che invece avevano suggerito l'ipotesi dell'introduzione di questo meccanismo. Noi abbiamo visto l'emendamento presentato dai colleghi della Lega e alcuni di noi hanno chiesto anche di sottoscriverlo, perché riteniamo che questo strumento della castrazione chimica…Peraltro mi richiamo a quanto dichiarato dal Ministro Bonafede proprio in risposta alla mia interrogazione, per cui questo è uno strumento assolutamente temporaneo, è un trattamento assolutamente reversibile, laddove, come accade già in altri Paesi europei, è già adottato. È quindi di tutta evidenza che Fratelli d'Italia avrebbe sostenuto con favore questo emendamento. Tuttavia, spiace rilevare a noi esponenti di centrodestra che, ancora una volta, la Lega debba "abbozzare" rispetto alle prese di posizione del MoVimento 5 Stelle, arrivando addirittura, dopo diversi giorni di lavori su questo provvedimento, dopo un dibattito assolutamente animato, a ritirare un proprio emendamento che Fratelli d'Italia avrebbe certamente sostenuto, ragion per cui presenteremo un ordine del giorno proprio sul tema, sperando che raccolga il consenso anche dei presentatori dell'emendamento (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

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PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Varchi. Ne ha facoltà. 

MARIA CAROLINA VARCHI (FDI). Grazie, Presidente. Intervengo per sottoscrivere l'articolo aggiuntivo 5.0101 Bartolozzi che il gruppo di Fratelli d'Italia voterà. Più volte in quest'Aula ci siamo interrogati sul modo di contrastare la violenza di genere che molto spesso si manifesta anche, per quanto ci riguarda, nel corso della nostra attività politica. Il diffondersi di mezzi di comunicazione come i social network hanno dato la stura a una serie di comportamenti che vanno biasimati e naturalmente questo si riversa anche nella vita di tutti i giorni e dunque spesso ci si trova a subire, da parte di esponenti dell'altro genere, violenze che hanno come origine non già fatti personali, non già questioni specifiche ma un dato di genere e allora credo che di fronte a tutto questo anche le colleghe del MoVimento 5 Stelle, che di recente si sono esposte con video e altro a sostegno delle donne, debbano sostenere la proposta emendativa in esame. Quindi dichiaro che l'intero gruppo di Fratelli d'Italia lo sottoscrive e lo voterà per un motivo molto semplice: siamo di fronte ad un allarme sociale assolutamente reale e allora l'invito che io rivolgo a tutti i colleghi e le colleghe presenti, oggi, in Aula, è di andare oltre gli slogan e di dare seguito alle clip che spesso si realizzano, perché vanno pubblicate, poi, sui social e sui siti, e di sostenere questo emendamento (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

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MARIA CAROLINA VARCHI (FDI). Grazie, Presidente. Questo emendamento, come già accaduto nel passato, interviene sul bilanciamento delle circostanze attenuanti e aggravanti. Ora, io vorrei, affinché restasse agli atti di questa Camera, rilevare come il bilanciamento è uno strumento nelle mani del giudice per contenere tra il minimo e il massimo edittale la pena nella dosimetria che egli ritiene più adeguata al caso di specie. È uno strumento attraverso il quale il giudice estrinseca e realizza quel libero convincimento che è un principio costituzionalmente garantito. Ora, francamente, andare a incidere su una tipologia di reati, impedendo a un giudice, nell'esercizio del suo libero convincimento, di bilanciare le attenuanti e le aggravanti è, francamente, ai limiti, se non oltre i limiti, del dettato costituzionale. Quindi, Fratelli d'Italia voterà contro.

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MARIA CAROLINA VARCHI (FDI). Sì, Presidente. Questo emendamento nasce dal lavoro assolutamente costruttivo che è stato condotto in seno alla Commissione giustizia, con riferimento alle audizioni. Noi nel corso delle audizioni abbiamo ascoltato diverse associazioni che da anni operano in questo settore. In particolar modo, mi riferisco ad una audizione, quella tenuta con le rappresentanti del Telefono Rosa, che, nella persona della presidente, hanno spiegato con dovizia di particolari e anche in maniera molto tecnica perché talvolta loro si fermano, in sede processuale, nell'opera di affiancamento che conducono in favore delle donne vittime di violenza. Si fermano per ragioni meramente economiche: non essendo associazioni o persone giuridiche che perseguono il fine dell'impresa, hanno la necessità di far quadrare i conti. Ed allora, talvolta, durante i processi ci sono delle donne che rimangono da sole, che non hanno la struttura per potersi permettere le consulenze, per potersi permettere tutta una serie di iniziative che meglio le aiuterebbero ad esplicare quel diritto di difesa costituzionalmente garantito. E, allora, Fratelli d'Italia con questo emendamento ha recepito le osservazioni svolte dai tanti soggetti auditi; peraltro, con riferimento a questo provvedimento, gran parte dei soggetti auditi sono stati convocati e interrogati, mi si passi il termine improprio, dal MoVimento 5 Stelle. E, dunque, mi sorprende questo atteggiamento di chiusura nei confronti di quelle persone, nei confronti di quelle associazioni, nei confronti di quegli enti verso cui il MoVimento 5 Stelle ha speso parole di elogio, ha speso parole di apprezzamento. Allora, io mi rivolgo alla maggioranza di questo Parlamento: non potete, fuori da qui, scattare le fotografie e realizzare le iniziative con queste persone, che, quando poi chiedono aiuto per realizzare quello che vogliono fare, trovano da parte vostra la chiusura sistematica su ogni proposta di modifica. Non è più tollerabile, ne va della vostra credibilità e, ovviamente, questo non è mio problema, né oggetto di interesse da parte mia, ma veramente ne va della bontà di un provvedimento rispetto al quale tutte le opposizioni hanno dimostrato di non avere preclusioni, ma rispetto al quale tutte le opposizioni hanno cercato di portare un contributo. Allora, io chiedo, Presidente, un supplemento di riflessione su questo emendamento e il suo accantonamento.

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PAOLA FRASSINETTI (FDI). Grazie, Presidente. Per illustrare brevemente questo emendamento che Fratelli d'Italia ha proposto per tutelare ancor più le donne, le persone offese. Noi vogliamo che la persona offesa o il proprio difensore siano avvertiti anche nel caso di permesso di scarcerazione dell'imputato o del condannato. Anche un permesso premio di poche ore, di una sola giornata, potrebbe essere determinante per poter far sì che la persona che vuole offendere si possa paventare davanti alla persona offesa. Quindi, penso che sia molto importante modificare l'articolo 90-ter del codice di procedura penale, aggiungendo proprio la comunicazione alla persona offesa, nonché l'articolo 30-bis delle norme sull'ordinamento penitenziario, dove, anche qui, non è previsto l'avviso alla persona offesa. Inoltre, nella seconda parte dell'emendamento c'è un importante divieto che andrebbe previsto, cioè il divieto dell'imputato o del condannato di frequentare i luoghi dove di solito va o abita oppure staziona la persona offesa. Direi che questo emendamento è un emendamento di buon senso, che, se accolto, potrebbe veramente attuare un meccanismo di tutela della persona offesa che non si capisce come mai, in questo contesto, dove è stato previsto in altre modalità, non ci sia anche nel permesso anche di un solo giorno (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

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MARIA CAROLINA VARCHI (FDI). Grazie, Presidente. Questo emendamento interviene sul disposto dell'articolo 390 del codice di procedura penale, ossia la richiesta di convalida dell'arresto o del fermo. È, dunque, un momento in cui la contrapposizione tra la vittima della violenza e l'indagato che successivamente sarà imputato raggiunge il primo momento topico, il primo momento in cui lo scontro diventa conclamato, il primo momento in cui lo Stato ritiene di dover intervenire con un provvedimento, l'arresto o il fermo, che poi sarà sottoposto al vaglio del giudice per le indagini preliminari per l'eventuale convalida; quindi, è un momento in cui la persona offesa ha il pieno diritto di intervenire per mettere a conoscenza dell'autorità giudiziaria tutti i fatti utili affinché la decisione sia quanto più ponderata possibile. Noi riteniamo, dunque, che l'esclusione della parte offesa, personalmente o con un difensore di fiducia, da questo momento… È il momento in cui colui che compie la violenza viene posto in stato di arresto o in stato di fermo, e quindi vi è un'esasperazione delle rispettive posizioni, ed è proprio lì che la persona offesa comincia ad avvertire il serio rischio per la propria incolumità. Allora, è ovvio - sarebbe ovvia conseguenza -, in un provvedimento del genere, dare la possibilità alla persona offesa di informare l'autorità giudiziaria di tutto quanto accade, perché è possibile che in fasi concitate ancora vi siano degli elementi non cristallizzati in atti di indagine, che quindi non vengono posti alla conoscenza del giudice che poi deve provvedere. Quindi, è un emendamento volto ad introdurre un po' di buon senso nell'ambito del provvedimento, un buonsenso che vuole garantire la partecipazione della persona offesa sin dalle fasi delle indagini preliminari. Ovviamente, questa garanzia l'abbiamo nel momento in cui vengono effettuate le notifiche per legge e non per mera volontà. Quindi, l'invito che rivolgo a tutta l'Aula è di votare questo emendamento, perché è uno strumento in più a tutela della persona offesa in un momento specifico del procedimento - perché ancora non siamo dentro il processo - in cui è aumentato lo scontro tra le parti e quindi è aumentato il rischio per la vita della persona offesa (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia e della deputata Bartolozzi).

Tutti gli interventi degli esponenti di Fratelli d'Italia, che hanno preso parte al dibattito, sono consultabili negli stenografici delle sedute del 2 e del 3 aprile 2019 disponibili sul sito della Camera dei Deputati

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