Rassegna Stampa

Foti: noi puniti da astensioni e personalismi

Data: 04/07/2022

«Penalizzati dall'astensionismo. Con i Liberali clima alterato e personalismi. Ma è inutile rivangare». Tommaso Foti, deputato di Fdi e figura-perno del centrodestra piacentino, analizza in un'intervista a "Libertà" il voto che ha visto il cambio di governo della città. « Faremo un'opposizione non urlata».

«L'astensione ha pesato ma è inutile recriminare I Liberali? Clima alterato»

IL DEPUTATO DI FDI ANALIZZA LA SCONFITTA: «NON SOLO A PIACENZA URNE OSTILI PREVEDERE PIÙ ELETTORI È UN ERRORE CHE HA PENALIZZATO IL CENTRODESTRA»

«No risentimenti, no rivalse». Perdere dopo un mandato al governo farà anche male, ma cinque anni di opposizione non sono un dramma. L'importante, secondo Tommaso Foti, è con pazienza e lucidità «tenere alte le bandiere e le idee» del centrodestra puntando alla riscossa nel 2027. Mandato giù il boccone amaro uscito dalle urne, il deputato di Fratelli d'Italia, indiscusso leader della destra piacentina, chiede ai suoi «un'opposizione non urlata, ma puntuale ed efficace » sotto la guida in consiglio comunale dell'ex sindaca Patrizia Barbieri.

Che cosa è andato storto, onorevole Foti? Barbieri rivendica di non avere commesso errori. 
« Al turno di ballottaggio del 26 giugno le cose non sono andate per il verso auspicato non solo a Piacenza, ma in tutti i capoluoghi della Lombardia e del Piemonte, le due aree geografiche confinanti con Piacenza. Aggiungo che, al di fuori dei provincialismi, nei tre giorni successivi al ballottaggio, i giornali nazionali hanno pubblicato decine e decine di articoli in cui si esaminava che cosa non avesse funzionato nel centrodestra, in gran parte d'Italia (non solo a Piacenza). Errori? Ritenere che la percentuale dei votanti sarebbe stata superiore a cinque anni fa. Non è stato così, e l'astensionismo non da oggi penalizza il centrodestra».

Nella incomunicabilità tradottasi in insanabile rottura con i Liberali di Corrado Sforza Fogliani che cosa c'è di vero e che cosa di pretestuoso? E quanto hanno pesato non le questioni politiche ma i personalismi? 
« Ero fiducioso che non si sarebbe arrivati ad alcuna rottura, ritenendo le fratture del tutto superabili. All'evidenza mi sbagliavo e, alla fine, il clima si è alterato, anche con qualche personalismo di troppo. Ma è inutile rivangare. Serve più a niente e a nessuno».

Avere tenuto nell'ombra i partiti in nome del civismo ha pagato? La lista civica della sindaca non ha eccessivamente "cannibalizzato" le forze politiche, Fratelli d'Italia compresa? 
« Le liste civiche hanno indubbiamente catalizzato, in tutte le aree politiche, la maggiore attenzione dei cittadini. Aggiungo che oramai in molti pensano che per votare il sindaco si debba barrare il simbolo che reca il suo nome. La controprova? Come numero di preferenze complessive dei candidati la parte del leone la fanno il Partito democratico e Fratelli d'Italia, cioè i primi partiti delle rispettive coalizioni»

Le inchieste giudiziarie che nello scorso mandato hanno coinvolto esponenti del centrodestra hanno avuto un peso sul risultato elettorale? 
«Lo escludo, in particolare per il più che buono risultato conseguito dalla lista di Fratelli d'Italia, secondo nel Nord Italia solo a quello di Alessandria».

Si sente dire di un massiccio disimpegno della Lega dopo il deludente primo turno. 
« Direi che nei primi giorni dopo il primo turno un po' di scoramento è stato trasversale ai partiti del centrodestra. Poi la reazione c'è stata, grazie anche alla grande determinazione di Patrizia Barbieri che ha realizzato un recupero eccezionale - otto punti di percentuale - pur non avendo a disposizione alcun forno elettorale cui potere attingere ».

Lo spauracchio di un Pd tentacolare sulla città non pare avere fatto breccia negli elettori. 
« Non c'è di certo la controprova. Vorrei tuttavia sommessamente far rilevare che le liste di Katia Tarasconi e Stefano Cugini, se sommate, superavano il 50 per cento. Giusto per ricordare… ».

C'è chi ritiene che lo stratega super vincente della comunicazione elettorale scelto da Barbieri, Mauro Ferrari, questa volta abbia steccato. 
« La comunicazione costituisce una parte importante della campagna elettorale, non si sostituisce ad essa. Per di più, e lo dimostra l'eccezionale livello delle astensioni, anche le emozioni trasmesse non hanno più di tanto lasciato il segno. Era la prima campagna elettorale post Covid e coinvolgere i cittadini non è stato affatto facile. Ciò detto non si può pensare che sia il pubblicitario o il grafico che vincono le elezioni. Quelle, piaccia o meno, le vince o le perde la politica».

E' stato un errore l'alleanza con Massimo Trespidi dopo un intero mandato passato dal capogruppo di Liberi a polemizzare duramente con l'amministrazione? 
« Ricomporre l'area di centrodestra che si era scissa cinque anni prima poteva portare solo un valore aggiunto».

Trespidi, secondo Carlo Mazza, avrebbe dovuto fare una sua civica distinta anziché accomodarsi al traino della lista con il nome della candidata Barbieri. 
«Sugli aspetti più meramente tecnici relativi alla presentazione di una pluralità o meno di liste è inutile piangere oggi sul latte versato. E' stato deciso che la lista civica sarebbe stata una e una sola e così si è fatto. Recriminare non serve».

La regola della discontinuità amministrativa da lei teorizzata in una passata intervista dovrebbe essere seguita anche dalla giunta Tarasconi? 
« Penso che chi vince abbia l'onore e l'onere di attuare il programma presentato agli elettori. Katia Tarasconi ha vinto ed è giusto che attui ciò che ha promesso. Senza arroganza, ma anche senza pateracchi».

Quale linea deve darsi la minoranza? E' giusto che un'ex sindaca sconfitta quale è Barbieri resti in consiglio comunale a guidare l'opposizione? 
« L'opposizione di centrodestra deve rifuggire dal risentimento e dallo spirito di rivalsa, tenendo invece alte le bandiere e le idee per le quali si è battuta in questi anni. Patrizia Barbieri fa bene a rimanere in consiglio: nessuno meglio di lei, conoscendo perfettamente atti e percorsi amministrativi, è garanzia di un'opposizione non urlata, ma puntuale ed efficace».

Quanto è mancata al centrodestra, non solo nella tornata elettorale ma anche nell'ultima fase del mandato, la presenza di Tommaso Foti sulla scena politica locale senza le obbligate limitazioni per i noti motivi di salute? 
« Non è falsa modestia, se dico: poco. Quando tre anni fa mi dimisi fui chiaro: non sarei ritornato in Consiglio comunale. Devo dire, guardando agli eletti del centrodestra, che vedo una gran bella squadra di amministratori. Eh sì, perché si amministra anche se si è all'opposizione. Dopodiché, è certo che la salute da un po' di tempo non è dalla mia. A tutto il resto, aggiungo nuovamente il Covid, dopo averci già combattuto tre settimane a febbraio. Penso che urga una benedizione, ma di quelle… toste».

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