Rassegna Stampa

La locomotiva da museo ci ha lasciato per l'Abruzzo

Data: 03/02/2023

Il Comune dona il cimelio a vapore a Castel di Sangro che lo collocherà davanti alla stazione, la stessa idea che pure Piacenza aveva cullato

Dire che da decenni desolatamente stazionava su un binario morto è più che appropriato visto che di treni si sta parlando. Di una locomotiva a vapore per la precisione, la 235 252 modello 835.258, 1905 l'anno di fabbricazione, che, dopo un lungo letargo tra ipotesi di valorizzazione come pezzo da museo e progressivo degrado per l'inesorabile incedere del tempo, sta per conoscere una nuova vita di (auspicabile) rilancio in terra d'Abruzzo. Il Comune, che dal 1991 ne è proprietario avendola comprata al prezzo di 1.666.000 lire (oggi pari 860,42 euro), ha deciso di accettare la richiesta dell'amministrazione municipale di Castel di Sangro (in provincia dell'Aquila) che ha «manifestato l'interesse ad acquisire la locomotiva, a propria cura e spese, accollandosi anche le spese del trasporto, così da poterla recuperare e valorizzare, esponendola negli spazi antistanti la stazione ferroviaria del medesimo comune (treno storico dei parchi)». Così si spiega nella delibera della giunta Tarasconi che ricostruisce la storia della locomotiva che, chiuso nel Dopoguerra il suo onorato servizio sulle strade ferrate, è rimasta a prender polvere in un'area periferica lungo via Diete di Roncaglia, con accesso da via Ongina, stradina dirimpetto alla Cementirossi: 18mila metri quadrati di zona boschiva che Rfi (Rete ferroviaria italiana), che ne è proprietaria, ha affidato in gestione al Dopolavoro ferroviario. Ed è al Dopolavoro che il Comune nel 1994 ha dato in comodato gratuito decennale la locomotiva con l'impegno di prendersene cura a sue spese. E' stata sistemata sotto una pensilina di copertura per ripararla dalle intemperie, e ripulita dalle erbacce e tirata a lucido soprattutto in vista di alcune occasioni in cui l'area è stata aperta al pubblico, come nel 2017 quando l'associazione culturale le Crisalidi aveva utilizzato la locomotiva come set per uno spettacolo teatrale. Lì è, dunque, rimasta in deposito anche alla scadenza del comodato. Una situazione di stallo interrotta dalla «volontà di voler riutilizzare e riqualificare l'area» di via Ongina manifestata di recente da Rfi. Così spiega nella delibera la giunta, annotando che il Comune «non ha a disposizione un luogo ove poter tenere in deposito il bene e non vi è un luogo ove si possa esporlo al pubblico». Oltretutto «la locomotiva versa in totale stato di degrado e abbandono, necessitando di costosi lavori di ripristino e manutenzione straordinaria, inoltre anche l'area di deposito si trova in stato di incuria tale che non è ipotizzabile prevederne l'accesso per consentire, a chi interessato, di vedere la locomotiva». E, considerato infine che «il bene è stato inventariato» nel gennaio 2016 «con valore stimato pari a 1 euro totalmente ammortizzato», la richiesta di Castel Di Sangro «risulta accoglibile, atteso il perseguimento dell'interesse pubblico: da un lato, infatti, si solleva il Comune di Piacenza, senza che si sostenga alcuna spesa, dall'obbligo di recuperare il bene (con elevati costi a carico dell'Ente) e di trovarne un'allocazione stabile (allo stato, non risulta nemmeno ravvisabile una sistemazione provvisoria) e, dall'altro lato, si ripristinerebbe e valorizzerebbe un bene che si sta deteriorando, la cui storia è legata al Comune di Piacenza, con conseguenti vantaggi in termini di conoscibilità e visibilità della nostra città». Via libera, dunque, alla cessione sotto forma di «donazione di modico valore» al Comune abruzzese a cui spettano cura e spese di recupero e trasporto, tenuto anche conto che in tal modo si «attua il principio di leale collaborazione, nella piena salvaguardia dell'interesse pubblico di entrambi gli enti, principio riconosciuto e tutelato sia dalla Costituzione che dallo statuto comunale». Castel di Sangro punta dunque a un risultato che Piacenza ha mancato. Risale ai primi anni Ottanta il dibattito che attraversò la politica piacentina sulla collocazione della locomotiva a vapore. "Libertà" lo ricostruiva così in un articolo dell'agosto 2009 in cui parlavano i protagonisti dell'epoca: «Era stata un'idea di Bruno Montanari, assessore provinciale al Bilancio e Patrimonio e soprattutto capostazione di lunga carriera che si adoperò per far acquisire alla comunità piacentina una vecchia locomotiva a vapore», ricostruiva Carlo Berra, la sua idea «era di collocarla, come un grande giocattolo per i bambini, ai giardini della stazione, ma l'operazione, non so perché, non venne conclusa». «Ricordo solo che Bruno era andato a prenderla a Pisa», aggiungeva la vedova Mariuccia. Il sindaco del tempo, Stefano Pareti, annotava che «per la collocazione servivano una cifra non indifferente e il permesso della Soprintendenza ai beni ambientali, abbiamo lasciato perdere». E Aldo Lanati, assessore alla Cultura di quella giunta, riferiva di restauri svolti all'ex Arsenale. Circostanza confermata dal generale Eugenio Gentile, fra il 1982-85 vicedirettore dello stabilimento militare: «La locomotiva era stata portata nei nostri capannoni per il restauro, un lavoro intenso e paziente che aveva fatto emergere parti dorate, era stata lucidata alla perfezione e ricostruiti i meccanismi spezzati o mancanti, insomma era stata riportata nelle condizioni originarie». Il deposito si era protratto negli anni ma non necessariamente a causa dei lavori spiega Gentile: «Quando fui trasferito in provincia di Torino, nell'85, era ancora nei nostri stabilimenti, ma al rientro nell'87 non c'era e non me ne sono più curato». Cade il silenzio fino al 1994 quando l'allora consigliere comunale Tommaso Foti, con una interrogazione, poneva la questione della locomotiva a vapore abbandonata, prima sui binari dell'ex linea ferroviaria per Bettola sotto il tunnel di viale Patrioti, poi su un binario morto della stazione. A quel punto viene presa in consegna dal Dopolavoro ferroviario che si fa carico di un deposito provvisorio. I soci del Dopolavoro, a proprie spese, una ventina di milioni di lire, spostano quel cimelio della storia del trasporto su ferro, sul terreno delle Ferrovie in fondo a via Ongina dove viene appositamente trasferito un tratto di binario sul quale, con la gru, la locomotiva trova collocazione. E un lettore di "Libertà" annotava: « La locomotiva a vapore sarebbe una bella testimonianza del nostro glorioso passato».

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