Rassegna Stampa

Indagine su Foti e Opizzi chiesta l'archiviazione

Data: 20/02/2024

POLITICA E GIUSTIZIA DUE ANNI FA L'ACCUSA DI CORRUZIONE PER PRESUNTI FAVORI A UN IMPRENDITORE

Nota della Procura dopo articoli che evocavano una "bomba giudiziaria sul governo". Nelle intercettazioni si parlava di soldi chiesti o consegnati

La Procura chiede di archiviare l'indagine per corruzione e traffico d'influenze a carico di Tommaso Foti, deputato piacentino capogruppo di Fratelli d'Italia alla Camera. L'ipotesi di reato, formulata due anni fa, era basata su frasi di un imprenditore intercettate. Al centro del caso due pratiche urbanistiche. Le frasi intercettate evocavano soldi versati o chiesti (3mila e 15mila euro). Richiesta di archiviazione (sarà il gip a decidere) anche per Erika Opizzi, pure di FdI, che si dimise da assessora all'Urbanistica di Piacenza dopo l'iscrizione tra gli indagati.

Tommaso Foti, deputato piacentino con il ruolo di capogruppo di Fratelli d'Italia alla Camera, si avvia ad uscire dall'inchiesta giudiziaria sugli appalti illegali in Valtrebbia e Valnure. E con lui l'ex assessora all'Urbanistica in quota FdI del Comune di Piacenza Erika Opizzi, che nel febbraio del 2022 rassegnò le dimissioni dalla giunta Barbieri a causa delle ombre che allungò su di lei quell'indagine. Per entrambi la procura di Piacenza ha chiesto l'archiviazione. L'ultima parola spetterà al giudice per le indagini preliminari (gip).

Pratiche urbanistiche

Per i due esponenti politici del centrodestra le ipotesi d'accusa sono corruzione e traffico di influenze illecite, in relazione a due pratiche urbanistiche. Negli atti dell'inchiesta si parla prima di tutto della convenzione per il parcheggio- autosilo nel palazzo di via Genova 3. Per quella pratica secondo l'iniziale prospettazione degli inquirenti - Foti avrebbe ricevuto denaro dall'imprenditore Nunzio Susino, vero fulcro del sistema corruttivo messo in luce dall'indagine. « A Foti per questo problema qua io gli ho dato 3mila euro», dice l'imprenditore a un socio in affari in una conversazione intercettata. L'altra vicenda è relativa alla richiesta di Carlobruno Labati, ex responsabile dell'ufficio tecnico di Ferriere, di ottenere l'edificabilità di alcuni terreni di famiglia a La Verza. «Susino confidava al Labati di aver ricevuto dal Foti una richiesta economica pari a 15mila euro» si legge nell'atto d'accusa dei pm Matteo Centini ed Emilio Pisante. Le due vicende sono riassunte nel capo d'imputazione numero 34 dell'inchiesta: vi sono coinvolte altre sei persone oltre a Foti e Opizzi, e anche per loro su questo punto la procura chiede l'archiviazione.

Solidarietà sui social

Foti ha declinato ieri ogni richiesta di commentare la notizia. E aggiungono poco le parole dell'avvocata Graziella Mingardi che lo difende: «Gli atti sono al gip, ne parleremo quando ci sarà un provvedimento». Dello stesso tenore la dichiarazione di Opizzi: « Preferisco aspettare la pronuncia definitiva del giudice». Il suo tono di voce suona ovviamente sollevato, dice d'essere stata contattata da molti amici che le hanno manifestato vicinanza. Sulla sua pagina Facebook intervengono anche esponenti del Pd. «Siamo sempre state sedute in due parti opposte dell'aula - scrive l'ex consigliera dem Giorgia Buscarini - . Ci siamo confrontate e misurate, a volte anche duramente ma sempre con rispetto. Non ho mai avuto dubbi!». Alla proposta di brindare assieme si accodano Federico Sichel e l'assessora all'ambiente Serena Groppelli.

Chiarimento ai media

La notizia della richiesta d'archiviazione è stata diffusa con un comunicato firmato dalla procuratrice Grazia Pradella. « A chiarimento di notizie apparse recentemente sui media, si comunica che in data 16.02.2024 questo ufficio ha sottoscritto la richiesta di archiviazione nei confronti dell'onorevole Foti Tommaso». Una nota che, pur laconicamente, fornisce una spiegazione sulla necessità di informare l'opinione pubblica sulla scelta compiuta pochi giorni fa. Il riferimento alle notizie apparse sui media allude a un articolo uscito ieri sul sito del Domani, che ripercorre tutte le accuse mosse a Foti nell'ordinanza sugli arresti eseguiti il 10 febbraio del 2022. Il nome del deputato, quello di Opizzi (e di altri) erano contenuti nell'ultimo capo d'imputazione in relazione all'accusa d'aver ricevuto soldi per aggiustare due pratiche edilizie. E secondo il Domani ci sarebbe stata «agitazione tra i vertici del partito» dopo la richiesta di rinvio a giudizio dei giorni scorsi - di cui ha scritto Libertà - nei confronti di chi all'epoca fu arrestato, messo ai domiciliari o fu destinatario di una qualche misura. «Agitazione» perché?

Per il timore che anche per Foti si potesse andare verso il processo, nonostante la sua posizione fosse stata stralciata (cioè separata dal troncone principale dell'inchiesta). Una prospettiva ora smentita dagli stessi inquirenti.

Giunta della Camera

Del resto non si può trascurare che la posizione di Foti non è quella di un indagato come gli altri. Essendo un deputato, per utilizzare a fini giudiziari le sue conversazioni intercettate, la procura è tenuta a rivolgersi alla giunta della Camera per l'autorizzazione a procedere: un organo chiamato a pronunciarsi sulle richieste della magistratura che indaga parlamentari.

Dubbi sull'attendibilità

È necessario chiarire alcuni punti. Il primo: le contestazioni mosse a Foti si basano sulle parole intercettate di Susino. Poiché l'imprenditore parlando con un socio affermava di aver dato a Foti 3mila euro per aggiustare una certa pratica, ciò ha giustificato l'iscrizione del parlamentare nel registro degli indagati. Ma non significa che basti per portarlo a processo. La procura ha valutato se quella frase - e altre dello stesso tenore - raccontasse la verità o fosse una millanteria. Dalla scelta ufficializzata ieri sembra che gli inquirenti non siano convinti dell'attendibilità di Susino, quanto meno rispetto alle frasi dette su Foti. Ci sono poi altre intercettazioni che riguardano il deputato di FdI: quelle che corrispondono a conversazioni dirette tra lui e Susino, sia al telefono sia di persona. Il loro eventuale utilizzo nell'inchiesta dovrebbe però essere autorizzato dalla giunta della Camera. Per tale ragione non sono state inserite nelle carte dell'indagine e nemmeno trascritte. La richiesta alla Camera, che pure era stata evocata nell'ordinanza di custodia cautelare del 2022 firmata dal gip Luca Milani, non è mai stata inviata. E con la richiesta d'archiviazione è evidente che non c'è alcuna intenzione di procedere in quella direzione.


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