Rassegna Stampa

Polo del ferro ma dove sei? Match tra Foti e la sinistra

Data: 03/07/2021

IL DEPUTATO DI FDI OTTIENE DAL GOVERNO LA PROMESSA A STANZIARE RISORSE CERTE L'OPPOSIZIONE È PREOCCUPATA DAI RITARDI

Il deputato di Fratelli d'Italia Tommaso Foti esulta per aver ottenuto dal governo l'impegno a stanziare risorse certe sul progetto. Il centrosinistra, invece, esprime forte «preoccupazione» per i ritardi «nell'attuazione del protocollo». Al centro del dibattito politico c'è in questo caso il cosiddetto "polo del ferro", il piano che dovrebbe far nascere a Le Mose una nuova stazione su cui trasferire l'intero trasporto merci, liberando così la città dal traffico su gomma e dall'inquinamento. Risale a quasi due anni fa (30 novembre 2019) la stipula a Palazzo Farnese del protocollo d'intesa del Polo logistico del Ferro, con il quale venne sancito l'impegno di Rfi (Rete Ferroviaria italiana), di Fs, del Ministero dei Trasporti, di Regione Emilia-Romagna, del Comune e della Provincia di Piacenza, a promuovere da un lato lo sviluppo del nodo intermodale di Piacenza - che rappresenta un punto di passaggio e impianto di terminalizzazione merci fondamentale nell'ambito del sistema ferroviario italiano, sia per i traffici nazionali che internazionali, con un trend di crescita delle merci trasportate via ferro – e al contempo un processo di rigenerazione urbana che prevedeva la riqualificazione delle aree circostanti la stazione ferroviaria. In sostanza il patto era questo: il Comune avrebbe acquisito l'enorme scalo merci di Rfi fitto di binari morti sul fianco nord della stazione per farne servizi alla mobilità per i cittadini (parcheggi pendolari, presenza di autobus e altro ancora). In cambio avrebbe ceduto aree a Le Mose dove le Ferrovie si impegnavano a far nascere la nuova stazione su cui trasferire l'intero trasporto merci. Hupac, azienda leader nel trasporto combinato intermodale, e Mercitalia Logistics (Fs Italia) avrebbero poi realizzato, sempre a Le Mose, entro un anno e mezzo da allora, un nuovo terminal intermodale per i trasporti della logistica su treni lunghi anche 750 metri, con abbattimento del ricorso ai tir e forte riduzione delle emissioni inquinanti. Rfi promise che avrebbe investito una cifra tra i 50 e i 70 milioni. Mentre Mercitalia Logistics e Hupac circa 60 milioni, per un totale di 110. Da allora però dello sviluppo del progetto "Polo del Ferro" si è saputo nulla o poco. «L'ambizioso progetto del "nuovo Polo del ferro" a Piacenza può contare oggi anche su un impegno formale da parte del Governo» annuncia oggi Foti che si è visto accogliere da Palazzo Chigi un ordine del giorno volto a destinare adeguate risorse statali per la sua realizzazione. «La strategica posizione di Piacenza che può fregiarsi di due arterie autostradali primarie quali la A1 Milano-Napoli e la A21 Torino-Brescia - rimarca Foti - nonché la felice collocazione tra le piattaforme transanzionali Tirreno-Brennero ed il cosiddetto "Corridoio 24 dei due mari", per tacere della prossimità con il Corridoio Paneuropeo 5 tra Torino e Verona, ha indotto il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ad individuare il comune capoluogo come "Città Territorio Snodo". Per il deputato del movimento politico di Giorgia Meloni siamo di fronte «a una occasione imperdibile, che consentirebbe l'attivazione di una nuova stazione merci al Polo logistico di Le Mose, con la graduale dismissione dell'attuale fascio merci all'interno della stazione di Piacenza». «Un'opportunità - evidenzia Foti - che offrirebbe a quel punto la possibilità per i piacentini di riappropriarsi di voluminosi spazi, i quali con un coraggioso piano di rigenerazione urbana diverrebbero luoghi di socialità, con soluzioni sostenibili e migliorative anche sotto il profilo dell'incidenza del traffico veicolare nel comparto ricompreso tra la Stazione, il sistema della Mura ed il parco del Po». «Metterò in campo tutte le iniziative necessarie - conclude il parlamentare di Fratelli d'Italia - per assicurarmi che all'impegno assunto il Governo dia corso in tempi celeri e con stanziamento di risorse certe». Secondo invece le forze del centosinistra locali (Pd, M5s, Pc in Comune, Pc Più, Pc del futuro) «le informazioni assunte paiono confermare un preoccupante ritardo nell'attuazione del protocollo da parte del Comune, alla luce dell'impegno ad adempiere entro 4 anni dalla stipula del contratto preliminare di permuta delle aree. Dirimente anche il tema dell'acquisto dell'area a prezzo di mercato o la locazione a carico del Comune in caso di non adempimento del protocollo nei tempi prescritti». E' alla luce di questi timori che ieri è stata depositata un'interrogazione alla sindaca e alla giunta perché venga fatta chiarezza sull'iter. Nel testo si legge che «da quel protocollo derivavano impegni precisi a carico dei diversi soggetti firmatari; quel protocollo consta di una fase preliminare la quale eventuale mancata realizzazione preclude l'esecuzione della successiva; quanto agli obblighi a carico del Comune di Piacenza, quest'ultimo doveva farsi carico di far realizzare quanto previsto dalla convenzione urbanistica del 3/5/2015 a carico del Consorzio UNO AP3». C'è poi il tema del progetto su cui Rfi ha dato il proprio assenso funzionale nel maggiogiugno 2020. Alla giunta vengono dunque chiesti «la situazione aggiornata e motivata dell'iter in corso per quanto attiene agli obblighi del Comune, alla luce del grande interesse pubblico che ricopre l'argomento in interrogazione; e il contenuto e le tempistiche del cronoprogramma comunale (se esistente), a fronte del termine di quattro anni previsto dal protocollo d'intesa per adempiere agli obblighi». 

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