Numero: 3971
Soggetto: Sottosegretario alla presidenza
Data Risposta: 07/02/2017
Per sapere, premesso che: -
come una vastissima pubblicistica ha ampiamente dimostrato, anche attraverso puntuali studi e ricerche aventi fondato valore storiografico, è innegabile che tra il 1944 e il 1948 si praticò, in molte realtà del Nord Italia e dell'Emilia-Romagna in particolare, una vera e propria caccia alla persona che, in nome della Resistenza ma in realtà in un'ottica marxista, colpì - anche a morte - vari innocenti, tra i quali cattolici e laici, colpevoli soltanto di credere nei valori della libertà e del solidarismo;
l'avere per anni negata detta inoppugnabile verità storica - confermata purtroppo dalle vere e proprie mattanze di persone (fasciste e non) verificatesi a ridosso e negli anni successivi alla conclusione della II Guerra Mondiale, gli autori delle quali sono poi risultati giuridicamente dall'applicazione della cosiddetta "amnistia Togliatti" - deve ascriversi alla precisa volontà della sinistra italiana, in particolare del Partito Comunista, di non avere mai voluto riconoscere ciò che in realtà tragicamente accadde e delle evidenti responsabilità che la stessa aveva;
come detto, una pubblicistica anche recente ha messo a nudo una minima parte di quei luttuosi e criminali fatti che si verificarono in Emilia-Romagna, laddove alcuni territori vennero addirittura identificati con una locuzione dal tragico significato: "triangolo della morte". Le denunce e le grida sdegnate dei familiari delle vittime vennero vilmente e meschinamente sopraffatte da una sorta di ubriacatura ideologica volta a giustificare, nel nome di un antifascismo malamente interpretato e ancora peggio attuato, ogni fatto di sangue, anche il più efferato e criminale;
un ulteriore tassello a quei tragici fatti viene ad aggiungersi per effetto del venire meno del segreto di stato su oltre 12 milioni di documenti della CIA. Se fino ad oggi, infatti, si era in grado di provare solo il bagno di sangue costato la vita- come detto, a guerra finita - a migliaia di italiani ad opera di partigiani comunisti, i predetti documenti ci dicono che il Partito Comunista Italiano era pronto all'insurrezione armata, in ragione dell'impegno nella sola provincia di Reggio Emilia di oltre 3.000 uomini. Un'insurrezione ben pianificata, sol che si pensi che addirittura risultano divise le zone d'intervento nelle quali agire con il personale armato;
come in altre occasioni (ad esempio quando venne discussa la proposta di legge alle Camere, presentata dall'interpellante, per l'istituzione di una Commissione Parlamentare d'inchiesta sui fatti di violenza politica tra il 1944 e il 1948) si è avuto occasione di denunciare sui fatti sopra evidenziati si è stesa una complice rete di silenzio, nella vana speranza che il tempo potesse cancellare gli orrori compiuti nel nome dell'ideologia marxista-leninista;
anche le iniziative promosse e finanziate dalla Regione Emilia-Romagna e dagli enti locali, sono sempre state dedicate ad enfatizzare episodi e uomini della Resistenza: si sono sempre giustamente ricordati e condannati i massacri ad opera dei nazifascismi, ma nulla è stato detto sulle pagine oscure della Resistenza e su quei partigiani che combatterono la dittatura non certo per ripristinare la libertà, ma per instaurarne una di segno opposto e altrettanto, se non di più, brutale quale quella comunista;
in verità, il richiamo all'antifascismo e alla Resistenza, giusto se riferito ad ogni forma di totalitarismo, è servito, per diversi lustri, a certe forze politiche della sinistra per mascherare la propria subalternità ai voleri di Mosca e per legittimarle di fronte all'opinione pubblica, nonché per attenuare le pesanti responsabilità che esse ebbero nel creare in molte zone d'Italia, e soprattutto in Emilia-Romagna, un clima da guerra civile;
- se, anche alla luce dei documenti resi noti dal Resto del Carlino e del dibattito che al riguardo si sta sviluppando, la Giunta Regionale non ritenga - spenti i furori e gli odi di una lunga stagione di contrapposizione ideologica, placatasi forse l'acerbità dei lutti - che siano mature le condizioni per promuovere un'indagine seria e obiettiva sul piano storico e politico dei fatti più sopra rappresentati, anziché assistere in silenzio a quanto sta ancora oggi accadendo, in una connivenza che risulterebbe offensiva per la storia e oltraggiosa per coloro che dei fatti sopra indicati sono stati vittime.
Tommaso Foti
RISPOSTA
Si comunica che ai sensi dell'art. 118, comma 1del Regolamento dell'Assemblea Legislativa, la Giunta regionale non intende rispondere all'interrogazione in oggetto, ritenendo che il contenuto sia estraneo ai propri compiti di istituto.
Andrea Rossi
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