Regione (Archivio)

Scuole paritarie: ICI, sostegno e funzionalità

Data: 27/07/2015
Numero: 1041
Soggetto: ASSESSORATO WELFARE E POLITICHE ABITATIVE
Data Risposta: 08/09/2015

INTERPELLANZA 

ex articolo 115 Regolamento interno dell'Assemblea Legislativa dell'Emilia-Romagna.


Per sapere, premesso che:- 

con le sentenze n.14225 e n.14226 depositate l'8 luglio 2015, la suprema Corte ha di fatto ribaltato quanto stabilito nei primi due gradi di giudizio, decidendo che, poiché gli utenti della scuola paritaria pagano un corrispettivo per la frequenza, tale attività è di carattere commerciale, senza che a ciò osti la gestione in perdita. In proposito il giudice di legittimità ha precisato che, ai fini in esame, è giuridicamente irrilevante lo scopo di lucro, risultando sufficiente l'idoneità tendenziale dei ricavi a perseguire il pareggio di bilancio. E cioè, il conseguimento di ricavi è di per sé indice sufficiente del carattere commerciale dell'attività svolta; 

le scuole paritarie hanno un ruolo fondamentale nel panorama educativo nazionale: se gli istituti paritari dovessero pagare l'Ici, sarebbe a rischio la sopravvivenza degli stessi e i Comuni dovrebbero intervenire per coprire la carenza d'offerta statale nei nidi e nelle materne; 

le scuole pubbliche paritarie sono frequentate da un milione e 300 mila studenti e a fronte dei 520 milioni che ricevono, lo Stato risparmia 6 miliardi e mezzo di euro. Gli effetti delle sentenze più sopra indicate comporteranno la chiusura delle scuole paritarie, o di gran parte di esse, con la conseguente compressione di quegli spazi di libertà educativa che in Europa sono - invece - pienamente tutelati; 

se la Giunta Regionale intenda sollecitare il Governo ad assumere adeguati provvedimenti, anche di carattere normativo, volti a rendere inefficaci le conseguenze delle suindicate sentenze, così consentendo alle scuole paritarie di potere continuare ad assolvere la propria fondamentale funzione e, in ogni caso, se e quali iniziative a sostegno delle scuole paritarie intenda assumere per quelle attive in Emilia-Romagna.


IL DIBATTITO IN ASSEMBLEA LEGISLATIVA

Interpellanza circa le azioni da porre in essere per consentire alle scuole paritarie l'assolvimento delle proprie funzioni, prevedendo anche le relative forme di sostegno. A firma del Consigliere: Foti

(Svolgimento)

 

PRESIDENTE (Saliera): Risponde l'assessore Gualmini.

La parola al consigliere Foti per illustrare l'interpellanza in oggetto. Prego.

 

FOTI: Grazie, presidente.

Assessore, come le è ben noto, vi è stata una decisione, per la verità sono due decisioni successive, da parte della Corte di Cassazione, che ha ammesso il pagamento dell'Ici per le scuole paritarie, dicendo che la contribuzione che danno i partecipanti alle scuole paritarie è di fatto una precondizione per potere poi assoggettare, indipendentemente dal bilancio che le singole scuole hanno, al pagamento dell'Ici le scuole stesse.

Ora, io penso che lei convenga con me che, al di là delle scelte ideologiche, le scuole paritarie siano una componente essenziale per lo sviluppo del sistema educativo. Quindi, a fronte di una decisione della Suprema Corte, che, probabilmente, a rigor di diritto, potrebbe anche avere una sua fondatezza, io penso che sia necessaria una modifica legislativa, perché deve essere chiaro che le scuole paritarie non possono essere messe in una condizione più penalizzante rispetto alle scuole pubbliche: a questo punto, sarebbero le uniche a pagare l'Ici, parrebbe una contraddizione anche in termini.

In secondo luogo, l'interpellanza chiede alla Giunta se intenda proseguire nel sostegno alle scuole paritarie, così come alcune azioni, anche del passato, attestano che la Giunta stessa abbia fatto.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, consigliere Foti.

La parola all'assessore Gualmini per la risposta. Prego.

 

GUALMINIassessore: Grazie, presidente.

Consigliere Foti, conosco bene il tema oggetto della sua interpellanza. Come lei sa e com'è ampiamente noto, la Regione Emilia-Romagna ha sempre sostenuto con continuità e convinzione i progetti di qualificazione e miglioramento delle scuole dell'infanzia paritarie, sia comunali sia private. Parliamo della legge regionale 26/2001 in materia di diritto allo studio, che già prevedeva un sistema integrato di welfare anche sulla scuola, peraltro approvata durante il secondo mandato della Giunta retta dal presidente Errani. Tale provvedimento regionale si collega poi ad un'altra legge particolarmente importante formulata nell'ambito del secondo Governo D'Alema, cioè la legge 62/2000 sulla parità scolastica.

Il sistema integrato dell'offerta formativa, che è basato su una logica di sussidiarietà, com'è noto, tra pubblico e privato, da 15 anni, quindi non da ieri, è un asse portante del nostro sistema di welfare regionale. Nessuno pensa di mettere in discussione questo sistema, almeno sino a prova contraria.

Il partenariato pubblico/privato si è imposto nella nostra Regione, così come nel resto d'Europa, consentendo peraltro, anche in tempi di risorse decrescenti, di mantenere livelli dignitosi di protezione sociale, nonché - valore per quanto mi riguarda piuttosto importante - di assicurare un certo grado di pluralismo nell'offerta formativa.

Pensiamo, infatti, che cosa ne sarebbe dell'assistenza domiciliare per la non autosufficienza senza il concorso del privato sociale; che cosa ne sarebbe degli hospice, dei centri per i cronici, delle strutture per il disagio psicofisico, senza la collaborazione del privato. Perché dunque la scuola dovrebbe essere assiologicamente diversa? Anche qui il concorso di un privato, sotto un occhiuto controllo pubblico, pare essere un dato di buonsenso.

In contesti di crisi e di grandi trasformazioni, una visione riformista e pragmatica del welfare, qual è quella che io condivido, non può che poggiare su una razionalità di scopo di tipo weberiano, cioè: "raggiungiamo obiettivi soddisfacenti in presenza di mezzi adeguati, di mezzi appropriati, senza troppi pregiudizi ideologici". In tal senso, il concorso del privato sociale, anche nella fase di servizio educativo tre/sei anni, è assolutamente utile perché, in una visione pragmatica, fa risparmiare allo Stato, come lei ha giustamente ricordato, una mole significativa di risorse: 6,5 miliardi di euro, a fronte di un investimento dello Stato pari a 520 milioni di euro, offrendo peraltro un servizio a circa 1 milione 300 mila alunni. Nemmeno pare fondata la tesi dell'indottrinamento ideologico che le scuole paritarie a carattere religioso propugnerebbero, perché è dimostrato che il 70 per cento degli insegnanti delle scuole cattoliche, che comunque non esauriscono la totalità del settore delle paritarie private, è laico.

È anche dimostrato che gli alunni che frequentano le scuole paritarie cattoliche molto spesso vengono da famiglie non credenti. Alcune ricerche dicono come l'attenzione degli utenti sia sempre più rivolta all'efficacia e alla qualità del servizio, e come sempre meno risponda a scelte di tipo confessionale.

Proprio su questo, alcune ricerche molto recenti dimostrano come addirittura i livelli di soddisfazione delle famiglie sui servizi tre/sei anni resi dalle paritarie private siano esattamente uguali a quelli mostrati con riferimento ai servizi resi da scuole paritarie comunali. Si tratta di livelli di soddisfazione superiori a quelli mostrati nei confronti dei servizi resi dalle scuole per l'infanzia statali.

Il punto, dunque, è quello di chiedersi - credo io - come sia possibile garantire al meglio, sotto il vincolo delle risorse disponibili, il diritto dei bambini ad un servizio adeguato. In questo caso, la valutazione delle famiglie su cosa sia bene per i propri figli e la loro libertà di scelta non sono un valore assoluto e privo di qualsiasi limite, ma, nello stesso tempo, non possono nemmeno essere completamente sostituiti dalle decisioni unilaterali di un attore pubblico illuminato che stabilisce in maniera incontrovertibile ciò di cui i bambini hanno veramente bisogno.

Il rischio, quindi, di regredire alla identificazione tra pubblico e statale è stato per fortuna ampiamente superato proprio dalla cultura progressista, che ci dice che l'offerta di beni pubblici non deve per forza essere gestita direttamente da enti pubblici, ma lo può essere anche da organizzazioni private, ovviamente con controlli seri, stringenti, robusti da parte delle istituzioni pubbliche, che non vanno certamente a scomparire.

La sentenza della Corte di Cassazione sulle scuole religiose di Livorno e sul pagamento dell'Ici lascia dunque perplessi, come ho già dichiarato pubblicamente. Pensare alle scuole paritarie solamente come enti for profit, con esclusivo fine di lucro, francamente non convince, benché la Corte abbia rinviato al giudice di merito la valutazione caso per caso.

È evidente che per rendere inefficace la sentenza occorra rivedere la normativa che l'ha ispirata. Su questo, però, è il Governo a doversi pronunciare; ben poco – riteniamo – potrebbe fare la Regione.

Il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio De Vincenti ha di recente chiarito che la norma in questione deriva da una legge del Governo Monti – il decreto "Libera Italia" –, che riconduceva il pagamento della tassa solo alle componenti di natura commerciale. Ha poi riconosciuto come si sia venuti in effetti a creare una difficoltà di tipo interpretativo, e come occorra intervenire in qualche modo, addirittura, se possibile, all'interno della prossima legge di stabilità.

Infine, ci tengo a sottolineare che, per quanto riguarda il sostegno alle scuole paritarie comunali e private, alcune opportunità di riflessione vengono offerte anche dal percorso disegnato dalla legge 107/2015, la cosiddetta "buona scuola". Tra le possibili forme di sostentamento agli istituti del sistema nazionale di istruzione, occorre ricordarne alcuni introdotti ex novo, in particolare la possibilità di erogazioni liberali in denaro, destinate ad investimenti in favore di tutti gli istituti del sistema nazionale di istruzione e del relativo credito d'imposta, previste ai commi 145 e seguenti; la disposizione di modifica del testo unico delle imposte sui redditi, prevista al comma 151, in base alla quale entrano nel regime delle detrazioni le spese per la frequenza di scuole dell'infanzia del primo ciclo di istruzione e delle scuole secondarie di secondo grado del sistema nazionale di istruzione, di cui all'articolo 1 della sopracitata legge 62/2000, quindi le paritarie, per un importo annuo non superiore a 400 euro per alunno. Ancora, tra le deleghe al Governo previste dalla citata legge di riforma del sistema di istruzione e formazione, al comma 181 è previsto il riordino delle disposizioni normative, in particolare riordino e coordinamento formale e sostanziale delle disposizioni di legge incluse nella codificazione, anche apportando integrazioni e modifiche normative, per garantire la coerenza giuridica, logica e sistematica, nonché per adeguare le stesse alla intervenuta evoluzione del quadro giuridico nazionale e dell'Unione europea.

In sintesi, la Giunta regionale è ben consapevole del ruolo importante svolto dalle scuole dell'infanzia paritarie - ribadiamo - sia comunali sia private, ed in tal senso ne sostiene con continuità i progetti. Basti pensare che nel 2015, come lei avrà modo di notare, all'intero sistema delle scuole dell'infanzia è stato erogato un finanziamento superiore, nel nostro piccolo, a quello del 2014, pari a 4 milioni e 100 mila euro, superiore di 80 mila euro rispetto all'anno precedente.

La qualità dei servizi offerti è quello che ci interessa; così come ci interessa la sostenibilità dell'intero sistema in un'ottica di pragmatismo, che mi è cara. I progetti educativi per i bambini e soprattutto il rispetto incondizionato dei loro diritti sono da sempre al centro della nostra azione, nell'ambito di un sistema che da tempo i governanti di questa Regione hanno voluto integrato tra pubblico e privato. Grazie.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, assessore Gualmini.

La parola al consigliere Foti per la replica. Prego.

 

FOTI: Grazie, presidente.

La signora vicepresidente ha svolto un excursus direi molto ampio sul tema, ma penso che abbia anche dimostrato nella sua risposta una sensibilità particolare e un'attenzione che, sotto questo profilo, le fanno onore, nel senso che noi sappiamo, anche sul piano politico, che non è vero che tutti ritengono che le scuole paritarie siano una risorsa per il sistema scolastico, addirittura - penso di poterlo dire in questa Assemblea - viviamo in una città dove venne fatto un referendum per togliere i soldi alle scuole paritarie. Lo dico perché questo è stato uno degli obiettivi iniziali di uno smantellamento o di un tentativo di smantellamento di una scuola competitiva, che, secondo me, invece, come lei ricordava, per le scuole cattoliche, mostra dei dati che, a volte, sono tra loro, almeno nell'immaginario collettivo, contraddittori, perché persone, famiglie che non credono mandano i loro figli nelle scuole paritarie cattoliche.

Sinceramente, io penso che tra i tanti danni che ha fatto il Governo Monti in questo Paese vi sia anche una norma che è stata scritta in un modo sicuramente quantomeno interpretabile in modo dubbio, che ha poi portato la Corte di Cassazione a dare un giudizio, che io non voglio qui censurare sotto il profilo tecnico, perché oltretutto non ne avrei le capacità, ma che pone un problema politico, che è quello di modificare la norma. Lei giustamente, assessore, ha fatto un passaggio dicendo che la Regione non può fare nulla; in realtà non le sarà sfuggito che l'interrogazione chiedeva se la Regione intendesse sollecitare il Governo a modificare l'attuale normativa, perché è vero, da una parte, che la Regione non ha un potere, in realtà non è vero neanche questo perché la Regione avrebbe un potere, basterebbe fare una proposta di legge al Parlamento, e la Regione farebbe la propria parte rispetto alla richiesta di modifica della norma. Ma indipendentemente da questo, mi auguro che l'impegno del sottosegretario De Vincenti rispetto alla possibilità di risolvere in sede di legge di stabilità questo problema sia effettivamente mantenuto ed in quella sede definitivamente risolto.

Tanto per essere chiari, a mio avviso, sarebbe assurdo che la Regione Emilia-Romagna da una parte fa uno sforzo per aumentare di 80 mila euro il contributo a disposizione delle scuola paritarie, e dall'altro lo Stato incamera 10 o 12 milioni di euro facendo pagare l'Ici alle scuole paritarie. Effettivamente sarebbe una di quelle distorsioni di uno Stato nel quale la destra non sa mai che cosa fa la sinistra.

Sotto il profilo squisitamente politico, debbo dire che sono pienamente d'accordo con la sua tesi, che è la tesi che anch'io ho esposto nella interrogazione citando tutti i dati per dimostrare che le scuole paritarie non solo non sono un costo per lo Stato sotto il profilo economico, perché grazie alla loro presenza lo Stato risparmia 6 miliardi di euro, ma, a mio avviso, sono anche una ricchezza, perché ritengo che un sistema scolastico, anche competitivo, fa migliorare la qualità dell'insegnamento e dei servizi.

Infine, con riferimento ad alcune polemiche, voglio essere chiaro: il terzo settore ed il privato sociale sono una risorsa per questo Paese. Il vero problema è non farlo diventare, per via di alcuni aspetti o vicende poco commendevoli, un imputato da mettere sul banco degli accusati a prescindere. Voglio, cioè, dire che magari, anche rispetto all'inchiesta "Mafia Capitale", ci sono stati degli approfittatori in alcune vicende, ma io non ci sto ad affermare né a credere che costoro siano i rappresentanti del privato sociale. Il privato sociale è fatto da migliaia e migliaia di persone che lavorano – e lavorano bene – per la comunità e poi, come in qualsiasi categoria professionale, può esserci qualcuno che, deviando dalle funzioni, dalle ispirazioni e da quel principio di sussidiarietà cui lei faceva riferimento, ha inteso utilizzare una legislazione fatta per fini nobili per praticare atti e comportamenti contro legge.

In conclusione, mi auguro che il discorso che abbiamo fatto oggi possa trovare, da una parte, una felice sintesi nel provvedimento che il Governo deve assumere, a mio avviso, per un atto di giustizia rispetto all'esenzione dall'Ici per le scuole paritarie; dall'altro, che si possa continuare, nella differenza dei ruoli politici, comunque a sostenerne, anche in questa sede, la positiva, indispensabile funzione per la crescita della società italiana e della società emiliano-romagnola.



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