Regione (Archivio)

Strumenti finanziari di sostegno alle vittime di reati mafiosi

Data: 11/08/2015
Numero: 1128
Soggetto: Assemblea
Data Risposta: 21/10/2015

INTERPELLANZA 

ex articolo 115 Regolamento interno dell'Assemblea Legislativa dell'Emilia-Romagna.

Per sapere - premesso che:

l'articolo 7 della Legge Regionale 4 dicembre 2003, n. 24, e successive modifiche ed integrazioni, autorizza la Regione Emilia-Romagna " a istituire o a partecipare, quale socio fondatore, alla fondazione denominata "Fondazione emiliano-romagnola per le vittime dei reati".";

la Legge Regionale 9 maggio 2011, n. 3, e successive modifiche ed integrazioni, dispone misure idonee per l'attuazione coordinata delle politiche regionali a favore della prevenzione del crimine organizzato e mafioso, nonché per la promozione della cultura della legalità e della cittadinanza responsabile. In particolare: a) l'articolo 9 individua gli interventi per la prevenzione dell'usura e di altre fattispecie criminogene; b) l'articolo 11 stabilisce le  politiche a sostegno delle vittime;

la stampa locale (sia on line, sia cartacea) della Provincia di Piacenza si è occupata, in più occasioni, a partire dal mese di maggio del 2015, della vicenda riguardante un imprenditore di Gela, vittima insieme alla famiglia, di taglieggiamenti e ripetute intimidazioni mafiose sotto la minaccia di armi, obbligato a trasferirsi - con la famiglia -a Lugagnano Val d'Arda in provincia di Piacenza, al fine di cercare di riprendere le normali condizioni di vita;

al detto imprenditore T.D. -  le cui generalità vengono nel presente atto di sindacato ispettivo indicate con le iniziali del cognome e nome per ragioni di sicurezza, ma sono note all'interrogante - la società di riscossione di tributi Equitalia spa, ha chiesto il pagamento di una somma pari a 126.000,00 euro, pignorandogli peraltro il conto corrente bancario, a seguito di una serie di multe e sanzioni dovute dall'emissione in stato di costrizione, a causa delle pressanti minacce ricevute dalla criminalità mafiosa siciliana, di assegni senza che vi fossero adeguati fondi per il pagamento degli stessi;

lo stesso imprenditore, indubbiamente sbagliando, non ha presentato la domanda nei tempi previsti per accedere al Fondo di solidarietà per le vittime di estorsione, che interviene entro 120 giorni dalla data della denuncia del soggetto interessato, tant'è che per detto motivo l'Autorità antiracket  gli ha negato l'accesso ai benefici previsti dal suindicato Fondo; 

nei fatti, in ragione delle testimonianze rese dall'imprenditore T.D. e di suo padre, nell'anno 2006 vennero arrestate 88 persone, gran parte delle quali accusate di associazione di stampo mafioso. A distanza di alcuni anni, lo Stato, anziché andare incontro a coloro che, vittime della mafia, rischiano, insieme ai propri familiari, addirittura la propria incolumità fisica, mostra il volto peggiore della burocrazia, da una parte, e dell'indifferenza di Equitalia spa, dall'altra. L'imprenditore T.D., infatti, attualmente si trova in condizione di gravissimo disagio, per effetto delle decisioni assunte dallo Ufficio Territoriale del Governo di Catalnisetta, che lo ha iscritto al ruolo di debitore presso Equitalia;

giova qui evidenziare che - sia dalle notizie di stampa, sia dagli atti processuali - risulta che la posizione debitoria dell'imprenditore T.D. (che all'epoca dei fatti gestiva alcuni supermercati di Gela) che ha causato l'emissione di assegni a vuoto si è generata a seguito di estorsioni (nel gergo siciliano: pizzo), praticate dalla criminalità mafiosa, che per diversi anni (sin da quando era in vigore la lira), ha preteso il pagamento di una percentuale degli incassi, imponendo addirittura l'assunzione di personale collegato alle famiglie malavitose locali;

se la Giunta Regionale sia a conoscenza della vicenda e quali siano le valutazioni al riguardo, tenuto conto che non è pensabile che l'azione di contrasto alla mafia della Giunta stessa si esaurisca nella delibera attraverso la quale sono stanziati adeguati fondi economici necessari per lo svolgimento a Bologna del processo conseguente l'indagine denominata "Aemilia";

se, anche con riferimento alle disposizioni contenute nelle summenzionate leggi regionali la Giunta Regionale ritenga di dovere intervenire, e in quale modo, rispetto al caso che qui interessa;

se, in considerazione di quanto sopra evidenziato, la Giunta Regionale intenda assumere ogni utile iniziativa nei confronti del Governo per la sollecita revisione delle norme in materia di tutela dei soggetti vittime di estorsioni mafiose, nonché di strumenti finanziari di sostegno, unitamente alle decisioni in materia di riscossione da parte dell'ente preposto Equitalia, al fine di valutare, con maggiore disponibilità e apertura, situazioni analoghe a quella suindicata.

DIBATTITO IN ASSEMBLEA LEGISLATIVA

OGGETTO 1128

Interpellanza per sapere se la Giunta intenda assumere iniziative nei confronti del Governo per sollecitare la revisione delle norme in materia di tutela delle vittime di estorsioni mafiose e di relativi strumenti finanziari di sostegno anche al fine di valutare singole situazioni come quella già riportata dalla stampa e riguardante un imprenditore residente in Piacenza. A firma del Consigliere: Foti

(Svolgimento)

 

PRESIDENTE (Rainieri): Passiamo all'oggetto 1128: Interpellanza per sapere se la Giunta intenda assumere iniziative nei confronti del Governo per sollecitare la revisione delle norme in materia di tutela delle vittime di estorsioni mafiose e di relativi strumenti finanziari di sostegno anche al fine di valutare singole situazioni come quella già riportata dalla stampa e riguardante un imprenditore residente in Piacenza, a firma del consigliere Foti.

Risponde l'assessore Mezzetti.

La parola al consigliere Foti per illustrare l'interpellanza in oggetto. Prego.

 

FOTI: Grazie, presidente.

La do per letta.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Foti.

La parola all'assessore Mezzetti per la risposta. Prego.

 

MEZZETTIassessore: Grazie, presidente.

La Giunta regionale ha appreso della vicenda in oggetto dal consigliere interpellante, e naturalmente esprime la sua piena solidarietà nei confronti della vittima di estorsione. Ma detto questo, non appare possibile un intervento regionale attraverso le norme richiamate dal consigliere Foti.

Infatti, ai sensi del comma 4 dell'articolo 7 della legge regionale 24/2003, che recita: "Disciplina della Polizia amministrativa locale e promozione di un sistema integrato di sicurezza", la Fondazione emiliano-romagnola interviene a favore delle vittime dei reati qualora si tratti di delitti non colposi commessi nel territorio regionale, ovvero nei confronti di cittadini ivi residenti, da cui derivi la morte o un danno gravissimo alla persona.

La Fondazione, dunque, interviene su richiesta del sindaco del comune in cui è avvenuto il fatto, oppure del comune di residenza della vittima stessa. Non appare questo il caso di specie, quindi, essendo la vittima all'epoca residente a Gela, quando venne fatta bersaglio di pratiche estorsive, ed essendo quindi la stessa attività delittuosa posta in essere al di fuori del nostro territorio emiliano-romagnolo.

Rispetto poi all'articolo 9, Interventi per la prevenzione dell'usura e di altre fattispecie criminogene, della legge regionale n. 3 del 2011, si specifica che nei confronti dei fenomeni connessi all'usura, la Regione promuove specifiche azioni di tipo educativo e culturale volte a favorirne l'emersione, anche in collaborazione con le istituzioni e le associazioni economiche e sociali presenti nel territorio regionali. Né può dunque applicarsi l'articolo 11, sempre della legge n. 3 del 2011, in quanto fa espresso riferimento all'intervento della Fondazione emiliano-romagnola per le vittime dei reati non attivabile per le ragioni che ho sopra richiamato.

Voglio, però, aggiungere che sulla materia della tutela delle vittime di usura ed estorsione è attivo un gruppo di lavoro regionale multidisciplinare, la Cabina di regia per la legalità, istituita con una delibera di Giunta regionale il 27 febbraio 2015, al fine di favorire l'attuazione coordinata delle politiche regionali a favore della prevenzione del crimine organizzato e mafioso, e per garantire il raccordo e l'armonizzazione degli interventi regionali posti in essere dalla legge 11/2010, Disposizioni per la promozione della legalità e della semplificazione nel settore edile e delle costruzioni a committenza pubblica e privata, della legge n. 3 del 2011 e della legge n. 3 del 2014, su facchinaggio ed autotrasporti.

Si tratta della stesura di quello che stiamo chiamando il Testo Unico sulla Legalità, che dovrebbe prevedere al suo interno tre nuovi aspetti, oltre all'armonizzazione delle leggi esistenti, che riguardano il tema dell'usura, della lotta e contrasto al gioco d'azzardo e interventi su beni o imprese confiscati o interdette. A tale scopo, stiamo valutando esattamente un percorso che possa affiancare le vittime di usura, attraverso protocolli d'intesa con ABI e Confindustria, e con l'utilizzo di strumenti economico-finanziari, in cui la Regione in qualche modo possa farsi garante per affiancare le vittime dei reati di usura residenti sul nostro territorio residenti, ovviamente previa loro disponibilità ad inserirsi nel percorso di denuncia, quindi di inchiesta sui fatti in questione.

Tale gruppo di lavoro, come dicevo, attualmente sta elaborando le proposte che porteremo all'attenzione entro questo mese della Consulta regionale per la prevenzione del crimine organizzato e mafioso, di cui fanno parte anche i capigruppo, che quindi potranno prendere anche loro in esame, al fine di elaborare il testo finale del Testo Unico, da portare, entro l'inizio del prossimo anno, nel percorso istituzionale, in Assemblea legislativa.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, assessore Mezzetti.

La parola al consigliere Foti per la replica. Prego.

 

FOTI: Grazie, presidente.

Assessore, io ho tentato di interpretare nel senso più estensivo possibile le norme cui ho fatto riferimento, ma il mio obiettivo era più che altro quello di porre all'attenzione della Giunta regionale - perché noi parliamo molto spesso di legalità, ma poi bisogna anche cercare di vivere le cose concretamente - una situazione che, a mio avviso, è assurda e poco edificante. Perché? Perché un cittadino che ha un'attività economica viene sistematicamente vessato dalla mafia, è costretto anche ad emettere assegni a vuoto per fare fronte a degli impegni che aveva assunto perché doveva dare i contanti alla mafia. Alla fine si stufa e, in una città come Gela – e penso che lei, come me, sappia di che cosa stiamo parlando –, decide di collaborare con i carabinieri. Si realizza un'operazione di polizia che porta all'arresto di 88 persone. Viene sgominata un'associazione di tipo mafioso che da anni imperversava indisturbata sul territorio.

Purtroppo, la persona in questione ha pensato, – come lei può pensare e come io posso condividere – che forse la sua presenza a Gela poteva essere quantomeno inopportuna, di trasferirsi, anche per tutelare meglio la sua famiglia, in un comune della provincia di Piacenza, quindi non ha presentato, entro i 120 giorni dalla denuncia, la richiesta di assistenza all'Autorità Antiracket.

Ora, indubbiamente ha sbagliato, ma vi rendete conto che oggi questa persona, che nel frattempo ha trovato un lavoro, che vive con la sua famiglia in un comune della provincia di Piacenza, si è vista recapitare decine e decine di intimazioni di pagamento da parte di Equitalia e poi addirittura il blocco del conto corrente e dello stipendio sempre da parte di Equitalia? Perché avendo egli emesso degli assegni a vuoto ovviamente è soggetto ad un tipo di sanzione che porta al recupero da parte di Equitalia.

Ecco, io mi chiedo e chiedo: è questo l'esempio che lo Stato dà ad un cittadino che collabora con la giustizia? Assessore, le posso assicurare che sono intervenuto personalmente presso la prefettura di Caltanissetta tre volte, dopo che ero intervenuto cinque volte presso la prefettura di Piacenza. Alla fine mi sono arreso, perché ho pensato che nel mio governo in esilio era meglio che non mi occupassi più di questa vicenda, perché praticamente la risposta è stata: "sì, vedremo, faremo, interverremo", ma poi solo intercedendo presso il sistema bancario è stato possibile lasciare a questa persona un po' di respiro, ma stiamo parlando di un po' di respiro perché le cifre sono enormi.

Io ritengo che giustamente le leggi che io ho citato, cui lei faceva riferimento, si occupino evidentemente di fatti accaduti nel territorio emiliano-romagnolo, però non possiamo neanche dimenticare vicende come queste, che in una lotta per la legalità devono trovare comunque una forma di rappresentazione. Quindi mi auguro che nel momento in cui si andrà a definire il Testo Unico delle norme cui lei faceva riferimento sia possibile trovare almeno una qualche forma se non di sostegno economico, almeno di sostegno giuridico – scusate se prospetto questa forma –, per evitare che si verifichino situazioni come questa, che francamente fanno venire meno tante delle espressioni teoriche che ognuno di noi utilizza, ché io ho sempre detto che più che di professionisti dell'antimafia sarebbe opportuno occuparsi delle vittime della mafia, che è altra cosa.

In questo caso, mi pare che una vittima della mafia, che ha collaborato positivamente con la giustizia sia stata trattata dallo Stato non come un cittadino che ha avuto il coraggio, in zone estremamente difficili, di alzare la testa e di non fare come gli struzzi, ha ricevuto come risposta dallo Stato il pignoramento dei beni da parte di Equitalia.

Se questo è il messaggio che lo Stato dà ai cittadini vessati, io penso che sia giusto che, almeno a livello regionale, laddove tante iniziative vengono assunte in questo senso, vi possano essere delle forme di rappresentazione di norme giuridiche che consentano di dare ai cittadini vessati, come quello del caso in esame, non dico la risoluzione del problema ma almeno la speranza di avere al proprio fianco lo Stato, gli organi dello Stato, gli organi che costituzionalmente lo Stato riconosce, tra i quali la Regione Emilia-Romagna.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Foti.



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