Regione (Archivio)

Percorso finalizzato all'acquisizione di ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia

Data: 16/01/2018
Numero: 168
Soggetto: Assemblea

OGGETTO 5904

Comunicazione del Presidente della Giunta, ai sensi dell'art. 76 del Regolamento dell'Assemblea, «Aggiornamento sul percorso finalizzato all'acquisizione di ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia ai sensi dell'articolo 116, comma terzo della Costituzione»

(Discussione)

 

PRESIDENTE (Saliera): La convocazione della seduta odierna prevede la trattazione in via esclusiva dell'oggetto: Comunicazione del Presidente della Giunta, ai sensi dell'art. 76 del Regolamento dell'Assemblea, «Aggiornamento sul percorso finalizzato all'acquisizione di ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia ai sensi dell'articolo 116, comma terzo della Costituzione». Ora avviamo il procedimento di discussione con la relazione del presidente Bonaccini, poi la discussione generale.

Il Regolamento prevederebbe dieci minuti a consigliere, valuteremo insieme la necessità della discussione, e l'eventuale replica del presidente Bonaccini e/o della Giunta.

Prego, presidente Bonaccini.

 

BONACCINIpresidente della Giunta: Grazie, presidente. Ho chiesto questa seduta per illustrarvi a che punto del percorso ci ha portati il confronto con il Governo finalizzato a stipulare l'intesa della richiesta dell'autonomia differenziata, o di ulteriori forme di autonomia per la Regione Emilia-Romagna.

Noi siamo giunti, pur con un lavoro quotidiano, in progress, ad un buon livello di sviluppo e quindi è l'occasione per affrontare il tema in una prospettiva più ampia. È indubitabile infatti che, soprattutto l'iniziativa della nostra Regione, insieme a quelle di Lombardia e Veneto, ha avuto il pregio di riaprire il dibattito sul futuro del regionalismo in questo Paese.

Siamo in vista di consultazioni elettorali importanti: si rinnova il Parlamento italiano e poi vanno al voto le prime due regioni per popolazioni italiane (Lombardia e Lazio), quindi è un momento nel quale anche la discussione delle linee e dei programmi politici, istituzionali per le autonomie territoriali è abbastanza rilevante. Sono programmi che hanno bisogno di affrontare due profili: 1) la necessità di procedere ad una revisione delle modalità e delle forme della legislazione statale nelle materie che vedono il coinvolgimento delle Regioni; 2) la necessità di procedere ad un riordino delle leggi esistenti in queste stesse materie per ricondurre le istituzioni nell'alveo di quei principi, che valorizzano le autonomie pur sempre nella cornice, per noi sacra, dell'unità nazionale. Principi che abbiamo già ribadito più volte in questo percorso e che noi ribadimmo, anche quando dicemmo mai che avremmo chiesto la specialità come Regione. Penso però anche ad uno sforzo di attuazione di un federalismo vero, in un quadro ovviamente di rigorosa garanzia degli equilibri finanziari e di responsabilizzazione delle Regioni e degli enti locali, sia sul lato delle entrate che quello delle spese. Anche nell'ottica di costruire in Europa istituzioni politiche più forti e più sensibili ai bisogni dei cittadini. Questa può essere tutto sommato una vera e propria occasione sia per sperimentare (come noi vorremmo) un nuovo sistema di finanziamento delle funzioni territoriali, sia per rivedere i principi fondamentali per il coordinamento di tutto il sistema dei tributi. È proprio avendo a mente questa prospettiva più ampia, che abbiamo sviluppato fin dall'inizio la proposta dell'Emilia-Romagna: la centralità che tornano ad assumere i temi delle autonomie territoriali, efficacemente testimoniata dalla rapida diffusione di iniziative analoghe in altri contesti regionali. Ovviamente non mi riferisco solo alle iniziative delle due Regioni che, insieme a noi, hanno sviluppato questo percorso – peraltro, loro con importantissime consultazioni referendarie – ma anche a quelle recentissime sia di Liguria e di Piemonte che intendono, nell'annuncio dei loro presidenti Giovanni Toti e Sergio Chiamparino, affrontare il percorso per come l'ha affrontato la Regione Emilia-Romagna in prospettiva e che auspicano già un primo successo di questa prima fase per poter essere anche loro in corsa rispetto ad una primazia, che potesse metterli in condizioni di poter procedere più speditamente dopo il voto delle politiche.

Si tratta comunque di Regioni che, al di là delle diverse tradizioni politiche, esprimono con forza ed esprimiamo con forza l'esigenza di superare il disagio che le forme di centralismo statale prodotte nell'ultimo decennio, soprattutto dalla legislazione di crisi, hanno generato anche nei contesti regionali più virtuosi e nei relativi sistemi di autonomia territoriale.

Le iniziative promosse dall'Emilia-Romagna, quindi, così come dalle altre Regioni che ho descritto, nel ricercare un equilibrio tra peculiarità e specificità territoriali e valori unitari della Repubblica, intendono sviluppare una competizione positiva che renda le istituzioni capaci di innescare processi ancora più virtuosi se possibile, sperimentando soluzioni di governo innovative e funzionali che, a tempo debito, potranno dunque essere estese anche alle altre.

Sul percorso specifico finalizzato alla sottoscrizione dell'intesa, peraltro, vi è stato diramato del materiale, racchiuso in un documento analitico, che tocca anche, insieme alla descrizione sul percorso generale, la definizione delle materie attualmente oggetto di negoziato, perché l'intesa che abbiamo trovato insieme in particolare alla Regione Lombardia, ma poi si è aggiunta positivamente anche la Regione Veneto, è quella di aver selezionato una parte delle competenze che ogni Regione ha chiesto (dodici erano quelle dell'Emilia-Romagna, tutte e ventitré per Lombardia e Veneto) e almeno su alcune di queste, che sono tra le principali della discussione e nel governo (pensate ai temi della salute), due terzi o tre quarti dei bilanci regionali afferiscono ad una innovazione che sarebbe ovviamente storica, nel caso venisse concessa.

La seduta di oggi è dedicata all'aggiornamento sul percorso finalizzato all'acquisizione di ulteriori forme di autonomia, ai sensi dell'articolo 116 del comma terzo della Costituzione, e ad un aggiornamento sugli sviluppi che il negoziato con il Governo sta assumendo. Noi ovviamente vediamo come elemento virtuoso, ma anche storico, la possibilità di poter arrivare a sottoscrivere una preintesa entro la fine di febbraio con il Governo, affinché rimanga un "bandierone" piantato solidamente e profondamente nel terreno. Così il futuro Governo e il futuro Parlamento, di qualsiasi composizione politica siano, non possano chiudere gli occhi e non tenere conto di un processo che non solo è stato avviato, ho sempre detto che già questo sarebbe stato comunque un elemento importante, ma addirittura una preintesa sottoscritta tra Presidente del Consiglio di un Governo ancora in carica e i Governi in carica delle Regioni, seppur la Lombardia ad esempio sta andando al rinnovo dei suoi organi istituzionali. Quindi noi procediamo con l'iter che, in coerenza con il ruolo statutario di indirizzo politico dell'Assemblea legislativa, vide l'adozione in due fasi successive di pareri formali da parte delle Commissioni assembleari competenti e due formali risoluzioni da parte della stessa Assemblea. Questo lo dico, perché ho l'impressione che noi stiamo facendo, a differenza delle altre due Regioni, un percorso di costante aggiornamento dei documenti e anche di discussione tra di noi.

Quanto allo scenario più generale determinato dalle parallele iniziative delle due Regioni, è importante premettere che, se condiviso, in apertura del negoziato con il Governo un indirizzo comune tra Governo e Regioni suddette, quantomeno le prime tre proponenti di istanza di autonomia sulla cui base si procederà alla sottoscrizione, questo è l'auspicio e il lavoro determinato che sia io, Roberto Maroni, Luca Zaia (insieme ai loro esecutivi) tentano di proporre alle stesse Assemblee legislative per un'intesa preliminare prima dello scioglimento del Governo stesso.

È evidente quanto è delicato l'intreccio politico istituzionale di questa fase, nella quale peraltro una delle Regioni sta concludendo la sua legislatura. In questo scenario è maturata la proposta di far emergere e dare sostanza formale al negoziato tra Governo e Regioni, sia pure di carattere preliminare, il cui completamento spetterà ovviamente all'esecutivo che si insedierà con la nuova legislatura parlamentare. Proprio per una scelta che invece l'Emilia-Romagna ha fatto, come Assemblea legislativa, nella discussione, ma come esecutivo nella proposizione, noi in questa vicenda sapete che abbiamo coinvolto e fatto svolgere un ruolo molto importante anche a tutte le rappresentanze economiche e sociali che hanno firmato il Patto per il lavoro e che abbiamo incontrato anche pochi giorni fa e che abbiamo sempre tenuto coinvolte, a partire dal primo documento di elaborazione di proposta, alle quali le stesse parti sociali hanno voluto contribuire e diedero all'unanimità formalmente il via libera a questa Amministrazione di presentarsi al tavolo della trattativa con il Governo, dopo che l'Assemblea legislativa approvò il mandato al sottoscritto.

L'attuale Parlamento, con riferimento alle iniziative rispettivamente adottate dalle tre Regioni, ha svolto comunque un importante attività conoscitiva, perché io sono intervenuto, insieme ai miei colleghi, sia alla Commissione parlamentare bicamerale per il federalismo fiscale (ci siamo andati alternativamente tra l'8 e il 23 novembre) e poi alla Commissione parlamentare bicamerale per le questioni regionali, dove abbiamo svolto un'audizione tra il 21 novembre e il 21 dicembre. Fulcro di tali attività conoscitive sono state ovviamente le audizioni delle tre Regioni, nonché dei componenti delle Delegazioni trattanti e del Segretario agli affari regionali (coordinatore per l'esecutivo per il Governo nazionale delle iniziative). È stato un approfondimento di notevole valore politico, dai cui atti è emersa la diffusa convinzione circa la necessità del rilancio dei temi istituzionali del Governo anche da parte di Regioni, o di esponenti di Regioni, che ancora non si sono attivate e, oltre persino a Liguria e Piemonte, forse vorranno attivarsi in un futuro prossimo.

Il negoziato con il Governo che quotidianamente, soprattutto tra strutture ministeriali e degli Assessorati, è in corso e ci auguriamo si concluda davvero – e su questo insisteremo tanto – con la sottoscrizione di un'intesa preliminare. Proprio per questo, se saremo nelle condizioni, come io mi auguro, di avere tutta la documentazione nella trattativa che sta andando avanti sulle materie preliminari che abbiamo detto essere oggetto della possibile preintesa, se si troverà un accordo, il 30 e il 31 di questo mese, in cui è convocata l'Assemblea legislativa, io credo saremo nelle condizioni prima di tornare nelle Commissioni nei prossimi giorni sulle singole materie di competenza dell'oggetto e svolgere lì già una discussione come è stato fatto in questi mesi e poi tornare in Aula e, se saremo nelle condizioni, chiedervi il mandato per andare, eventualmente le condizioni lo ponessero insieme alle altre due Regioni, a sottoscrivere una preintesa con il Governo stesso. Questo proprio perché – e credo ce ne possiate dare atto – abbiamo detto (e lo stiamo praticando) di tenere coinvolti tutti gli organi istituzionali e anche ex istituzionali, con il tavolo del Patto per il lavoro, rispetto alla discussione di come sta andando e dove potesse arrivare.

Voi ricorderete che il primo passaggio istituzionale fu la sottoscrizione il 18 ottobre, dopo che il 3 ottobre quest'Aula mi diede il mandato di andare a sottoscrivere la dichiarazione di intenti in base alla quale Stato e Regione formalizzavano la volontà reciproca di avviare il percorso, che poi si è aperto dopo la celebrazione dei due referendum consultivi nelle due regioni e dopo che la Lombardia ci chiese di attenderla per iniziare formalmente il percorso di attivazione della discussione sulle competenze, che avevamo chiesto. Alla scelta comune ha corrisposto la scelta di concentrare, però, la prima fase del negoziato su una selezione iniziale di materie, che riguarda l'accordo per provare a procedere speditamente avendo poche settimane davanti a disposizione prima della fine del mandato, sia del Parlamento (che è già scaduto) e quella poi del Governo. Le aree sono quella dell'Istruzione, del Lavoro, dell'Ambiente e della Sanità come aree primarie, sulle quali concentrarci per una possibile preintesa e corrisponde altresì all'indirizzo comune la condivisione dei criteri finanziari connessi all'esercizio delle nuove e diverse funzioni nel quadro dell'articolo 119 della Costituzione, nonché delle norme a riguardo dettate dalla legge delega sul federalismo fiscale.

Il 9 novembre a Roma nella sede del Dipartimento per gli affari regionali si insediò il tavolo trilaterale di confronto con il Governo. In quell'occasione (c'eravamo solo noi e la Lombardia) si decise su quali aree (le ho descritte) aprire il negoziato. Ci fu un primo momento di incontro, che fu a Bologna il 17 novembre, un secondo momento a Milano il 21 novembre e quella prima fase ha demandato a sedi di approfondimento tecnico tra Ministeri competenti e Assessorati competenti le diverse richieste per tentare (è il percorso che sta andando a buon fine) di selezionare gli atti per una prima intesa. Il 30 novembre si è tenuto il primo confronto sulla materia dell'ambiente, il 5 e 6 dicembre quelle sul lavoro e l'istruzione, il 7 dicembre su quelle della salute, il 20 dicembre di nuovo sull'ambiente, il 28 dicembre di nuovo sul lavoro e istruzione e il 10 gennaio (l'ultima) di nuovo sulle materie della salute. Vedete, anche durante le feste sostanzialmente abbiamo lavorato. Nel frattempo il documento di aggiornamento che la Giunta approvò il 16 novembre, fu trasmesso il 22 all'Assemblea legislativa affinché venisse nuovamente esaminato dalle competenti Commissioni consiliari.

Quanto ai contenuti delle richieste di autonomia, è noto che noi, a partire dal primo documento di indirizzi, approvato il 28 agosto dello scorso anno, individuò quelle quattro aree strategiche, da cui noi facemmo discendere le dodici competenze che facevano parte del primo pacchetto di proposte da discutere con il Governo stesso. Quelle competenze sono state riconfermate nel processo di iter che abbiamo discusso sia in quest'Aula, nelle Commissioni, ma anche nella discussione fatta con il tavolo del Patto per il lavoro. Poi nella discussione che abbiamo fatto in Assemblea legislativa, ci fu l'inserimento tra le materie suscettibili di negoziato della protezione civile, che si agganciava al tema dell'ambiente e quella, su richiesta di una parte delle opposizioni, dell'organizzazione della Giustizia di pace, che quindi formalmente è diventata parte della trattativa e del negoziato con il Governo.

Noi poi negli aggiornamenti approvati il 16 novembre, anche rispetto ad alcune discussioni che erano state fatte in quest'Aula, abbiamo ampliato il novero in particolare con il tema dell'ordinamento sportivo e poi vi erano singole questioni, non come materia complessiva, riferite molto parzialmente alla cultura e molto parzialmente al tema dell'agricoltura, in particolare sul tema di AGEA.

Si è detto subito che, dopo le tre sedute politiche di insediamento del tavolo con il Governo, abbiamo avviato le sedi tecniche di confronto. Questo metodo ha consentito una più puntuale e precisa declinazione delle richieste, come ben evidenziato anche negli allegati che abbiamo dato ieri. Definito il contenuto tecnico e le proposizioni normative delle quattro materie richiamate oggetto del negoziato, è evidente che c'è un tema di principi generali e di criteri metodologici, sulla cui base potrà il negoziato ulteriormente svilupparsi. Potete immaginare la difficoltà nella discussione, anche laddove dai Ministeri ti arrivano risposte che magari non sono coincidenti alle domande che hai fatto, ed è per questo che nei prossimi giorni dovremmo avere la conclusione della materia della trattativa in oggetto, in modo da trasmetterla compiutamente alle Commissioni e poi alla discussione il 30 e 31 – mi auguro – in quest'Aula, vorrebbe dire che stiamo correndo ancora più velocemente. Potete immaginare il fatto di non avere una giurisprudenza passata, perché ci stiamo trovando di fronte, e in questo senso parlare di portata storica non è una pomposità o una celebrazione che vogliamo dare alla discussione, ma è proprio un elemento, perché è la prima volta che in questo Paese questo iter viene affrontato e discusso.

Nel testo dell'intesa preliminare a cui noi vorremmo arrivare e su cui con Roberto Maroni e Luca Zaia stiamo lavorando, saranno esplicitamente definiti i criteri tecnici per la definizione delle risorse finanziarie connesse all'esercizio delle ulteriori funzioni attribuite. Qui vi è un elemento specifico molto complicato e quella preintesa io immagino possa essere attivata rispetto alla definizione della cornice di tutte le competenze, o di una parte di competenze, sulle quali poi si sottoscriverebbe già la concessione di autonomia da far diventare poi legge nel futuro Parlamento, nella futura legislatura, alla quale immagino con il futuro Governo si tratterà poi di discutere nel merito le singole disponibilità finanziarie ed economiche, sulle quali poi fare tutta la discussione dentro una discussione complessiva sulla fiscalità generale. Quelle risorse che – sapete – non arrivano da Roma, ma verrebbero trattenute alla fonte per gestire quelle funzioni che non gestirebbe più lo Stato. È evidente che è una discussione, che ha bisogno di un approfondimento molto più robusto e quindi di ulteriori mesi davanti. Ma è chiaro che, se tu definisci, stabilisci e fai la preintesa sulle competenze specifiche, è una discussione che non potrà più essere elusa e dalla quale non si potrà ovviamente partire.

Voi sapete che l'attribuzione alle Regioni di ulteriori spazi di autonomia è condizionata, proprio per la previsione dell'articolo 116, comma terzo, al rispetto dei principi di cui all'articolo 119 che richiamavo poc'anzi. Quest'ultimo garantisce – ecco perché la solidità dell'aggancio costituzionale – la corrispondenza necessaria tra funzioni e risorse, imponendo al contempo la salvaguardia dei principi perequativi e solidaristici. L'integrale copertura finanziaria delle risorse per lo svolgimento delle ulteriori funzioni è peraltro espressamente sancita dall'articolo 14 della legge n. 42/2009. A tale riguardo, l'intesa preliminare dovrebbe (io dico dovrà) individuare da un lato i meccanismi di finanziamento delle funzioni ulteriori attribuite alla Regione e, dall'altro, il metodo per la determinazione del costo di esercizio delle stesse funzioni. È la famosa discussione di un Paese che non ha ancora i costi standard a riferimento e che, quindi, su questo trova una qualche difficoltà nell'approccio tra centro e periferia.

Quanto al primo aspetto, e senza voler rivendicare la devoluzione dell'intero residuo fiscale regionale, la soluzione che noi auspichiamo è consentire alla Regione di compartecipare al gettito prodotto dai tributi erariali riferibili al proprio territorio. Ciò peraltro non dovrà generare ovviamente (lo dicemmo da subito) alcun aumento della pressione fiscale a carico di cittadini e imprese. Questo lo voglio sottolineare, perché è il mantra con il quale stiamo conducendo la discussione con i Ministeri e con il Governo.

Quanto al secondo aspetto, in piena coerenza con le recenti linee di sviluppo della legislazione in materia, sembra senz'altro preferibile procedere alla quantificazione dei costi di esercizio delle funzioni sulla base del criterio del costo standard, una volta individuato, in luogo dell'opposto criterio ancorato alla spesa storica. Pertanto, si auspica che l'intesa contenga (noi lavoriamo per questo insieme a Lombardia e Veneto) una prima condivisa definizione di criteri e metodologie a ciò strumentale cioè agganciate al tema della richiesta di costo.

Le richieste della Regione Emilia-Romagna volte a definire i contenuti dell'intesa con riguardo all'area strategica Territorio, Rigenerazione urbana, Ambiente e Infrastrutture, sono state oggetto di confronto e valutazione soprattutto per la parte relativa alla tutela dell'ambiente. Noi abbiamo proposto di lavorare per una stesura di un'intesa dettagliata, che potesse contenere già le singole forme e gli specifici oggetti di autonomia differenziata riconosciuti alla Regione. Il Ministero ha proposto di formulare la richiesta sotto forma di proposizione normativa e poi, nella Commissione competente, lo andrete a discutere nei prossimi giorni. Inoltre ha dato al testo un contenuto che, da un lato, è la bozza d'intesa presentata al Ministero, che ha il pregio di ripartire con precisione funzioni amministrative tra i due livelli di governo e dall'altro subordina, però, la funzione legislativa regionale al ruolo dell'esecutivo statale. La proposta vorrebbe subordinare l'efficacia delle nostre leggi, adottate in conseguenza dell'intesa, anche ad un controllo (è comprensibile che sia così) di natura preventiva da parte del Governo per consentirgli di indicare eventuali ragioni ostative fondate su esigenze di uniformità della disciplina o sulla tutela di interessi concernenti altre materie di competenza statale. Quindi su questo vi è uno degli aspetti che davvero è rilevante ai fini, almeno da parte nostra, del raggiungimento di un accordo in questa materia. Dopo di che, sul piano delle funzioni amministrative, la proposta è molto meno problematica, perché su questo noi, dal punto di vista del ruolo che dovranno svolgere le Agenzie ambientali di difesa del territorio, abbiamo un elemento da giocare che è quello di convincerli, che quelle sono funzionali ad una determinazione più propriamente territoriale del lavoro che noi vorremmo fare proprio dal punto di vista della concessione di autonomia. Quindi qui c'è una discussione che sta andando avanti, che nei prossimi giorni mi auguro troverà l'"intesa" definitiva per portarle alla discussione della Commissione e dell'Aula.

Sul tema del lavoro e dell'istruzione, anche qui siamo in una fase tutto sommato avanzata, sia sulla tutela della sicurezza del lavoro, istruzione tecnica e professionale e l'istruzione universitaria. Credo domani ci sarà un ulteriore incontro a cui l'assessore Bianchi parteciperà in sede di trattativa Regione-Ministero.

Sul tema della salute abbiamo portato avanti una discussione, mi permetto di dire, in fase molto più avanzata già dall'inizio da parte nostra, anche rispetto a Lombardia e Veneto, laddove su alcune questioni, poste anche dai sindacati, noi vediamo uno spiraglio per aprire novità che possono essere davvero importanti. Ma questo lo vedremo appena ritornerà il testo definitivo. Voi peraltro sapete che noi avevamo posto due questioni, che non erano mai state rese possibili dall'ordinamento costituzionale. Una era quella della modulazione dei ticket rispetto alle esigenze che un territorio potesse immaginare di determinare. E noi su questo ci giochiamo una delle parti più rilevanti, perché anche "simbolicamente" dimostrerebbe come, a fronte di una competenza che gestisci tu e non più lo Stato, determini verso i tuoi cittadini scelte – condivise o meno poi lo decideranno i cittadini stessi – ma che danno una libertà funzionale che non abbiamo mai avuto. La seconda, il tema degli interventi con la certezza di un fondo pluriannuale, non come è oggi che ogni volta è una trattativa estenuante rispetto a quante risorse per l'edilizia ospedaliera, sia nel nuovo che nella ristrutturazione o dal punto di vista tecnologico, tu devi andare a trattare con il Governo. Anche qui con un elemento che desse l'opportunità e l'autonomia alle Regioni o alla singola Regione di poter programmare lei rispetto alle esigenze del territorio in un Paese che ha territori molto differenti dal punto di vista non solo geomorfologico, ma anche dal punto di vista economico, sociale. Quindi che ci potesse dare una maggiore autonomia.

L'esito e il significato che vi vorrei dare. Stiamo facendo le cose davvero seriamente. Non sono banali, né semplici, perché ci troviamo davvero davanti ad una prima volta e ad un unicum, non è banale dirlo. Io sono molto fiducioso che si possa davvero nei prossimi giorni avere una definizione puntuale circa i testi d'intesa che stiamo, tra Ministero e Assessorati, svolgendo. Il percorso con la Lombardia sapete che è sempre proceduto parallelamente ed ogni scelta, anche dal punto di vista temporale, è stata accompagnata da una discussione comune. La Regione Veneto ha chiesto di allineare, avete visto le dichiarazioni pubbliche del presidente Zaia pochi giorni fa, una possibilità di preintesa a tre e, per quanto ci riguarda, nulla osta, perché il tema non è da dove si partiva, ma è come e dove possiamo arrivare. Rispetto alla possibilità di ulteriore discussione dal punto di vista delle rappresentanze istituzionali e da quelle sociali, noi immaginiamo, mi auguro – altrimenti chiederemo un'ulteriore seduta dell'Assemblea nei giorni successivi, ma se davvero fosse possibile poterla fare il 30 e il 31, vorrebbe dire che siamo già molto avanti – nelle prossime ore per quello che stiamo attendendo nella discussione con Roma e con il Governo centrale. Quindi se saranno possibili quelle date o qualche giorno successivo, non volendo noi stravolgere o cambiare il percorso dei lavori dell'Assemblea legislativa, io penso che potremmo fare una buona, definitiva discussione, perché l'obiettivo per cui ci stiamo battendo è di lavorare, e per questo io davvero devo ringraziare, a nome anche della Giunta, tutte le strutture di Direzione di questa Regione e dei suoi Assessorati, perché il livello tecnico è impegnativo, ma che ha visto una discussione che, se avrà buon frutto, sarà davvero un fatto per il quale possiamo dire ne sia valsa la pena anche nel lavoro che abbiamo fatto.

Da ultimo, farlo in così poche settimane io credo dimostri anche come le istituzioni, spesso vituperate e dileggiate, hanno dimostrato di saper provare, pur a fine di una legislatura parlamentare, con tutto quello che ne consegue, un lavoro di serietà e di definizione dello stesso, che io credo sia davvero da sottolineare con favore. Visto che anche le legittime asperità che ci sono state, rispetto alle diverse collocazioni politiche delle stesse Amministrazioni – avete visto, e spero ce ne darete atto – non hanno fatto velo di una volontà comune di guardare all'interesse certamente delle proprie comunità e dei propri territori, ma anche nell'interesse più generale di un rapporto con il Paese che non doveva avere bandiere di colore politico differente. Vi ringrazio.

 

PRESIDENTE (Saliera): Grazie, presidente Bonaccini.

Nel dare la parola al consigliere Fabbri per il primo intervento, volevo rassicurarla che la Conferenza dei capigruppo ha sempre dichiarato che per la discussione sulla riforma legata al 116 c'è la disponibilità a convocare in qualsiasi momento l'Assemblea.

Prego, consigliere Fabbri.

 

FABBRI: Grazie, presidente. Ho ascoltato con attenzione le parole del presidente Bonaccini e mi ricollego propria all'ultima frase che ha pronunciato, sul fatto che anche noi concordiamo che, quando si parla di federalismo e di autonomia, non si parli di una forza politica, ma si parli del bene di un territorio, della forza di un territorio e della volontà degli amministratori di questo territorio di cercare di garantire un'equità di carattere territoriale tra la nostra Regione e lo Stato centrale.

Ci fa piacere che sia stata accolta la richiesta dei capigruppo di ascoltare lo stato di avanzamento dei lavori su questo tema da parte del presidente Bonaccini e della sua Giunta. Credo sia stata un'azione molto corretta che va a rinforzare anche l'obiettivo, che penso abbiamo tutti, di raggiungere il più possibile come deleghe da portare a casa dal Governo centrale e quindi di maggiori risorse da amministrare da parte di questa Regione.

Mi permetta, presidente, soltanto una cosa che volevo sottolineare. L'11 gennaio decorre il centesimo anniversario della nascita di Gianfranco Miglio, a mio avviso uno dei più grandi statisti della storia della Repubblica italiana: convinto federalista e convinto autonomista. E se oggi parliamo noi tutti di questo tema in questa sede, credo che lo si debba anche a Gianfranco Miglio.

Detto questo, ho ascoltato con attenzione il suo intervento, credo che ci siano stati dei miglioramenti rispetto a quanto era stato detto qualche mese fa, quando siete partiti verso questo importante obiettivo. La Lega ovviamente rimane sulle sue posizioni per quello che riguarda la possibilità di ottenere il più possibile dal punto di vista del numero delle deleghe, così come previsto dalla Costituzione. Se fosse per noi, ovviamente non ci fermeremmo a quello che ha detto lei prima. Rimaniamo qui a controllare e a verificare se effettivamente questo patto con questo Governo (ormai agli sgoccioli) venga siglato nelle prossime settimane.

Non abbiamo visto – mi permetta di dirlo in tutta onestà – chiarezza sul tema delle risorse, che verranno affidate alla gestione di queste deleghe. Evidentemente questo passaggio verrà fatto più avanti con il futuro Governo, che andrà ad amministrare la nostra nazione.

Crediamo che questo sia un inizio importante per tutte queste tre regioni. Crediamo che, se vogliamo andare a riordinare in generale lo Stato, il passaggio attraverso un sincero autonomismo sia indispensabile e ci fa piacere che questa osservazione venga colta ovviamente anche dal Partito Democratico che amministra questa Regione, oltre ovviamente che dalla Regione Lombardia e dalla Regione Veneto. Probabilmente con visioni diverse anche da questo punto di vista, però credo sia un primo passo importante partire ovviamente da queste deleghe, che la Costituzione ci dà la possibilità di andare ad utilizzare. Credo anche che cercando di gestire al meglio, riordinando lo Stato, queste risorse, si riesca anche a far calare la spesa pubblica e si riesca ad arrivare ad un obiettivo per noi importante: quello di avvicinare il cittadino effettivamente alle scelte degli amministratori. Più le risorse vengono amministrate in basso, più la gente riesce a capire se effettivamente gli amministratori che ha eletto hanno fatto un buon lavoro oppure no. È questo il principio base, a nostro avviso, del federalismo e quindi anche di questa riforma che si lega all'autonomia, che la nostra Costituzione ci permette.


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