Numero: 1078
Soggetto: Assemblea
Data Risposta: 22/12/2015
Progetto di legge d'iniziativa del consigliere regionale Tommaso Foti, recante:
OGGETTO
1078
Progetto
di legge d'iniziativa Consiglieri recante: "Modifiche alla Legge Regionale
4 dicembre 2003, n. 24 "Disciplina della polizia amministrativa locale e
promozione di un sistema integrato di sicurezza"". A firma del
Consigliere: Foti
(Relazione
della Commissione, discussione e reiezione)
(Ordine
del giorno 1078/1 "Non
passaggio all'esame
degli articoli" -
Presentazione e approvazione)
OGGETTO
1121
Progetto
di legge d'iniziativa Consiglieri recante: "Norme per la prevenzione e il
contrasto di fenomeni di criminalità comune particolarmente diffusi e per la riduzione dei
danni da reati non rientranti in quelli del crimine organizzato". A firma
dei Consiglieri: Rainieri, Fabbri, Delmonte, Marchetti Daniele, Bargi, Rancan,
Pettazzoni, Liverani, Pompignoli
(Relazione
della Commissione, discussione e reiezione)
(Ordine
del giorno 1121/1 "Non
passaggio all'esame
degli articoli" -
Presentazione e approvazione)
FOTI, relatore
di maggioranza: In
realtà la
formula di rito è
giusta, relatore di maggioranza, se non fosse che il parere espresso dalla
maggioranza della Commissione già
preannuncia quale fine faccia questo progetto di legge. Purtuttavia, dopo il
voto espresso ieri dall'Assemblea
sull'emendamento a firma dei
colleghi della Lega, ma anche del consigliere Calvano - e cioè dell'istituzione
di un fondo per le spese legali di coloro i quali si vedono vittime oggi dell'inefficace controllo da parte di Bankitalia,
ma non solo, e cioè degli
obbligazionisti e degli azionisti delle note quattro banche popolari, di cui
una sicuramente è a voi
nota, la Banca Etruria, ma anche Carife doveva essere sufficientemente nota a
molti di voi - io penso che diventi più
difficile sostenere che la Regione non ha titolo o non ha interesse a prevedere
di sostenere le spese per coloro i quali, vittime di un delitto contro il
patrimonio o contro la persona, siano accusati, e dico "accusati", di
avere commesso un delitto per eccesso colposo di legittima difesa.
Vorrei far presente sul
punto che non si tratta oggi di un argomento non di attualità, perché non c'è giorno in cui nei nostri territori le case
non vengano svaligiate, ma quello che è
peggio, i furti ormai sono commessi in presenza persino di coloro i quali
abitano le case, molto spesso vittime di violenza e che qualche volta, magari
anche per ragioni di stazza fisica, reagiscono.
Capite che in certe
situazioni diventa difficile misurare se siamo nell'ambito della proporzionalità o di un filino oltre la proporzionalità di quanto richiede il codice per discriminare
tra legittima difesa o eccesso colposo di legittima difesa.
Purtuttavia si tratta per
delle vittime, attenzione, non per dei carnefici, di dover far fronte a quello
che la giustizia, sotto un certo profilo indica e richiede, e cioè di dover dimostrare, in una sede
giurisdizionale, il loro comportamento e convincere che il loro comportamento è stato proporzionale e non più che proporzionale all'offesa subita.
Penso che sia un atto di
civiltà
giuridica prevedere soprattutto quella riconoscenza del crimine contro il
patrimonio e contro la persona che si sta oggi verificando, non solo in un'area particolare del Paese, ma in tutto il
Paese.
Penso sia un atto di civiltà giuridica prevedere che le vittime possano
avere il sostegno, per le spese che andranno a sostenere, anche da parte della
Regione. Dico ciò a
maggior ragione convinto di una questione. Mentre colui il quale compie il
reato potrebbe essere persona che ha diritto, addirittura, al patrocinio
legale, chi si difende, magari in modo non proporzionato, potrebbe essere
persona che non naviga in condizioni economiche floride, ma che non ha i limiti
reddituali per poter far fronte e poter richiedere il patrocinio gratuito.
Abbiamo, quindi, una
giustizia all'incontrario:
lo Stato paga l'avvocato
a chi ha commesso un reato, ma dice a chi lo ha subìto di pagarsi l'avvocato per difendersi. Io non so − lo dico molto sommessamente − se vi rendete conto che l'opinione pubblica non ne può più di
questi controsensi. Il discorso non è tanto
il fatto che a questo istituto faranno ricorso in massa. Anzi, se devo essere
sincero, auspico che nessuno debba ricorrervi, perché vorrebbe dire che non siamo più in presenza di situazioni e di reazioni più che proporzionali all'offesa, sperando che non vi sia più alcuna offesa.
Come legislatori, non
possiamo far finta di non fotografare una situazione che si va evolvendo
interamente in negativo sotto il profilo della sicurezza dei cittadini. Il Sole 24 Ore ieri ha pubblicato la solita
classifica delle città d'Italia dove si sta meglio o dove si sta
peggio. Una lettura superficiale porta a guardare soltanto se la posizione è aumentata o diminuita in quella classifica,
senza leggere i parametri. Se andate a leggere i parametri, però, le città che più
retrocedono sono rappresentate da quei territori in cui si verificano più episodi di criminalità organizzata. Quindi, paradossalmente, il
cittadino che abita in quei territori ha anche lo svantaggio di vedersi
additato sul territorio nazionale come abitante di una città in cui non recarsi, in quanto all'interno di quella città vi sono molti delinquenti.
Quei cittadini sono
accusati di un reato, non sono condannati per quel reato, un reato dovuto solo
alle circostanze in cui lo stesso si verifica. Ho sentito teorizzare, in una
delle ultime nostre Assemblee legislative, uno strano principio di
proporzionalità,
ossia quello della situazione a volte emotiva. La situazione emotiva è una componente. Se io sono una persona che
pesa quaranta chili, alta 1,40 metri e mi trovo davanti una persona alta 1,90
metri e che pesa centoventi chili, penso che psicologicamente sia intimorito
dal fatto di riuscire a strappargli la pistola che ha in mano.
Non si tratta di una
banalizzazione di queste situazioni. O si crede che il cittadino perbene debba
trovare uno Stato che gli è amico
o sempre meno il cittadino sarà amico
di questo Stato.
Il secondo articolo può avere un significato minore per alcune
province della nostra regione, ma non certo per la città di Bologna. Senza voler entrare nel merito
di alcune situazioni, mi ricordo che nella mia gioventù politica il presidente Cossiga diceva: "Bologna l'ho sgombrata io con i carri armati". Vi rendete conto quanto spesso, durante le
cosiddette "manifestazioni
politiche" (io
parlo di sedicenti politiche, in realtà
delinquenziali), persone che non hanno alcuna colpa, se non quella di avere un
occhio di vetrina su una strada, se la vedono distrutta solo perché qualcuno, protestando e ritenendo che il
modo migliore per protestare sia quello di rompere una vetrina, decide di
rompere la vetrina di questo o quel negoziante? Mi fermo alla vetrina, ma in
genere dietro la vetrina c'è una
persona. Molto spesso si verifica l'incendio
del negozio e la fuga del titolare.
Sotto questo profilo − che, tra l'altro, come mi insegnano gli avvocati Aimi e
Bignami, diventa difficile sostenere in termini di rimborso delle spese
assicurative, visto che molto spesso le assicurazioni non coprono questo tipo
di eventi − uno
Stato che non è in
grado neppure di difendere la vetrina di un negoziante almeno si faccia carico
non dei danni dovuti al fatto di non aver lavorato quel giorno (che pure sono
significativi), ma dei danni materiali che gli sono stati prodotti. È così
eversiva una proposta di questo tipo o siamo nell'ambito di quel buonsenso che dovrebbe guidare
anche solo il legislatore regionale? Non voglio parlare di chi si trova più in alto, considerate le tante card che sono state create. Chi ha avuto
la sfortuna di votare la prima card
ricorderà che
ci si accusò di
voler fare le carte di povertà. Poi,
stranamente, queste card, alle quali è stato attribuito un nome più alla moda, sono diventate l'unica arma con cui lo Stato vuol far vedere
la sua presenza nelle famiglie, nei giovani. Card per tutti. Più card per tutti.
Nello slogan "più card per tutti" del renzismo imperante non è ancora entrato il rimborso delle spese per
coloro i quali si trovano danneggiati durante manifestazioni che dovrebbero
avere come stella polare quella di essere condotte nel massimo ordine e nella
più ferma, ovviamente,
protesta da parte dei partecipanti, secondo il tema che scelgono. In realtà, non vi è protesta, ma tanta violenza.
Io non penso che sia
eversivo chiedere quello che richiama questa proposta di legge. Penso che sia
soltanto una questione di buonsenso. Mi appello all'Assemblea perché, diversamente dalle valutazioni che sono
state espresse in Commissione, forse anche per le argomentazioni qui espresse,
si possa esprimere un voto favorevole a questa proposta.
FOTI: Signor presidente, non è stata consegnata la richiesta relativa al
non passaggio all'esame
degli articolati. Io ce l'ho sul
Consorzio di bonifica, ma non ce l'ho
sulla mia proposta. Quindi, vorrei sapere se agli atti c'è o non c'è.
Lascio perdere che non
abbiate chiesto ai relatori se volevano intervenire per replica. Va bene. D'altronde, dopo la chiusura della discussione
generale dovrebbe esserci la possibilità per i
relatori di replicare, e non è stato
chiesto. Va bene. Ma almeno fate pervenire la richiesta di non passaggio all'esame. È
sempre pervenuta.
Non metto in dubbio che il
consigliere Mumolo l'abbia
presentata, però noi
non l'abbiamo.
FOTI: Questa non è una prosecuzione di seduta, presidente
Soncini. Questa è una
seduta ex novo, e comunque è un argomento non è stato iniziato la scorsa volta. È chiaro? La scorsa volta questo argomento non
è incominciato. Non siamo in
sede di prosecuzione.
È il malvezzo di questa
Assemblea, dove si presenta di tutto e di più indipendentemente dall'argomento trattato. Ma questa è una seduta e tutti gli atti vanno
ripresentati ugualmente; diversamente, potremmo trovarci che, fra tre mesi,
qualcuno dica che aveva presentato un emendamento al bilancio su una proposta
che non c'era.
Io prendo atto che, nella
scorsa seduta, il consigliere Mumolo ha presentato questa proposta ex articolo
92. Tuttavia, dato che la seduta è
iniziata oggi, la presentazione deve essere reiterata; diversamente, si votano
i due articoli.
Non si può tener buono tre mesi fa ciò che c'era in
una seduta diversa. È un
problema di forma e di sostanza.