Camera

Realizzazione TAV; indire un referendum per consultare i cittadini delle regioni interessate

Data: 25/01/2019
Numero: 1-00108 / Mozione
Soggetto: Camera dei Deputati
Data Risposta: 21/02/2019

La Camera, 

premesso che: 

le reti di trasporto trans-europee (in acronimo Ten-T, dall'inglese transeuropean networks-transport) sono un insieme di infrastrutture di trasporto integrate, previste per sostenere il mercato unico, garantire la libera circolazione delle merci e delle persone e rafforzare la crescita, l'occupazione e la competitività dell'Unione europea; 

la revisione della mappa Ten-T avviata nel 2009 ha condotto ad un nuovo quadro legislativo, entrato in vigore dal 1° gennaio 2014, che definisce lo sviluppo della politica dei trasporti fino al 2030/ 2050, costituito dagli orientamenti dell'Unione per lo sviluppo della rete transeuropea dei trasporti di cui al regolamento (UE) n. 1315/2013 e il Connecting Europe facility (CEF) di cui al regolamento (UE) n. 1316/2013; 

i nuovi orientamenti dell'Unione europea per lo sviluppo della rete Ten-T prevedono la creazione di una rete articolata in due livelli: una rete globale (da realizzarsi entro il 2050), che mira a garantire la piena copertura del territorio dell'Unione europea e l'accessibilità a tutte le regioni, e una rete centrale a livello europeo (da realizzarsi entro il 2030) basata su un « approccio per corridoi », che dovranno includere almeno tre modalità differenti di trasporto; attraversare almeno tre Stati membri e prevedere l'accesso ai porti marittimi; 

la rete centrale è articolata in nove corridoi principali, quattro dei quali interessano l'Italia: il corridoio Mediterraneo che attraversa il Nord Italia da Ovest ad Est, congiungendo Torino, Milano, Verona, Venezia, Trieste, Bologna e Ravenna; il corridoio Reno-Alpi che passa per i valichi di Domodossola e Chiasso e giunge al porto di Genova; il corridoio Baltico Adriatico, che collega l'Austria e la Slovenia ai porti del Nord Adriatico di Trieste, Venezia e Ravenna, passando per Udine, Padova e Bologna; il corridoio Scandinavo-Mediterraneo, che parte dal valico del Brennero e collega Trento, Verona, Bologna, Firenze, Livorno e Roma, con i principali centri urbani del Sud come Napoli, Bari, Catanzaro, Messina e Palermo; tali corridoi comprendono: 9 nodi urbani (Roma, Bologna, Cagliari, Genova, Milano, Napoli, Torino, Venezia e Palermo); 

11 aeroporti della rete centrale (Milano Linate, Milano Malpensa, Roma Fiumicino, Bergamo-Orio al Serio, Bologna-Borgo Panigale, Cagliari-Elmas, Genova-Sestri, Napoli- Capodichino, Palermo-Punta Raisi, Torino- Caselle e Venezia-Tessera); 14 porti marittimi della rete centrale (Ancona, Augusta, Bari, Cagliari, Genova, Gioia Tauro, La Spezia, Livorno, Napoli, Palermo, Ravenna, Taranto, Trieste e Venezia); 5 porti fluviali (Cremona, Mantova, Ravenna, Trieste e Venezia) e 15 interporti: Jesi (Ancona), Marcianise (Napoli), Nola, Bologna, Cervignano, Pomezia nodo di Roma, Vado (Genova), Milano smistamento, Novara, Orbassano (Torino), Bari, Prato (Firenze), Guasticce (Livorno), Padova, Verona; 

il completamento delle suddette infrastrutture di collegamento risulta essenziale per ridurre il deficit infrastrutturale italiano, sostenere la competitività delle imprese italiane e favorire una maggiore integrazione tra Nord e Sud del Paese, nonché per garantire l'integrazione dell'Italia nello sviluppo europeo; 

oggi la priorità a livello europeo è quella di assicurare la continuità dei corridoi, realizzando i collegamenti mancanti, assicurando connessioni tra le differenti modalità di trasporto ed eliminando i colli di bottiglia esistenti; il nuovo asse ferroviario ad alta velocità (Tav) tra Italia e Francia e, più nello specifico, tra Torino e Lione, rientra nel corridoio Mediterraneo; 

i principali obiettivi dei promotori della Tav sono sia di tipo economico, per rendere più competitivo il treno per il trasporto di persone e merci, sia di carattere ambientale, per ridurre il numero di tir dalle strade, sia di carattere sociale, per connettere meglio tra loro e valorizzare aree diverse; 

secondo un documento della Presidenza del Consiglio dei ministri del 2012, tra i principali vantaggi della Torino-Lione ci sarebbero « il dimezzamento dei tempi di percorrenza dei passeggeri, l'incremento della capacità nel trasporto merci e la riduzione del numero di camion – circa 600 mila in meno – su strada nel delicato ambiente alpino »;

nel complesso, degli oltre 42 milioni di tonnellate di merci passate tra Francia e Italia nel 2016, appena il 7,7 per cento (circa 3,3 milioni di tonnellate) è stato trasportato sui treni e dove è in progetto la costruzione del tunnel di base – sotto il Moncenisio –, circa 10,5 milioni di tonnellate di merci sono circolate su strada (il 78,3 per cento), mentre poco meno di 3 milioni di tonnellate invece hanno attraverso il confine sui binari a bordo dei treni (il 21,7 per cento); 

i dati più recenti dicono che ogni anno, tra Italia e Francia, passano circa tre milioni di mezzi pesanti e se le previsioni dell'Osservatorio sull'impatto della nuova linea fossero rispettate, dopo otto anni dalla sua apertura, si assisterebbe a un trasferimento di venti milioni di tonnellate da strada a rotaia e di trentotto milioni dopo trent'anni; 

in quella data, se il flusso di merci tra Italia e Francia rimanesse stabile ai valori di oggi, vale a dire intorno ai quaranta milioni di tonnellate, potrebbe essere assorbito al 95 per cento dalla ferrovia, determinando una riduzione di circa tre milioni di camion che attraversano il confine; per la realizzazione della nuova linea Torino-Lione, il 30 gennaio 2012 l'Italia ha sottoscritto un accordo con la Francia, sottoposto a ratifica parlamentare da entrambi gli Stati (l'Italia con la legge 23 aprile 2014, n. 71);

il 24 febbraio 2015 Francia e Italia hanno sottoscritto un ulteriore accordo per l'avvio dei lavori definitivi della sezione transfrontaliera della nuova linea, ratificato con la legge del 5 gennaio 2017, n. 1; 

il progetto definitivo italiano è stato approvato con la delibera del Cipe del 20 febbraio 2015, n. 19; il successivo 2 giugno 2015, anche la Francia ha approvato il proprio progetto; 

la regione Piemonte, la società Tunnel Euralpin Lyon Turin (Telt, promotrice della sezione transfrontaliera) ed il commissario di Governo hanno proposto nel maggio 2017 un protocollo d'intesa per la gestione delle misure compensative connesse all'opera in favore della Val di Susa; 

lo Stato ha dovuto far fronte alla recrudescenza delle manifestazioni da parte di gruppi e movimenti « No Tav », via via sempre più connotatisi come espressioni dell'antagonismo di sinistra, con una crescente militarizzazione del cantiere della Maddalena di Chiomonte (Torino) ed ingente dispendio di risorse pubbliche per la sicurezza, che, tuttavia, non ha potuto impedire, negli anni, il ripetersi di episodi violenti ai danni delle forze dell'ordine e degli operai al lavoro nel cantiere; 

l'Unione europea ha deciso di cofinanziare tale opera nell'ambito del programma Connecting Europe facility (CEF), lo strumento finanziario dell'Unione europea diretto a migliorare le reti europee nei settori dei trasporti, dell'energia e delle telecomunicazioni, con un finanziamento, fino all'anno 2019, pari al 40 per cento dell'ammontare delle opere; 

il costo del tunnel transfrontaliero, i cui lavori dovrebbero entrare a pieno regime a inizio 2019, è di 8,6 miliardi di euro (costo certificato da un ente terzo), di cui il 40 per cento, come detto, a carico dell'Unione europea, il 35 per cento a carico dell'Italia (circa 3 miliardi di euro), il 25 per cento della Francia; il costo totale della Torino-Lione a carico dell'Italia, quantificato dalla delibera del Cipe 28 febbraio 2018, è di circa 6 miliardi di euro, di cui circa 3 già disponibili; 

entro il 2019 è prevista l'assegnazione degli appalti per 81 bandi di gara (43 in Italia) per un totale di 5,5 miliardi di euro, ma questo procedimento è al momento bloccato in quanto la società Telt, che avrebbe dovuto pubblicare il bando di gara internazionale per 2,3 miliardi di euro entro l'estate 2018, ha deciso di non farlo, in attesa dell'analisi costi-benefici prevista dal Governo che avrebbe dovuto essere pronta già a novembre 2018, due mesi dopo la scadenza fissata nel cronoprogramma dei lavori concordato con l'Unione europea per la concessione dei finanziamenti, con rischio di perdita, in tutto o in parte, degli stessi; 

talune fonti stimano in 3,4 miliardi di euro il costo per lo Stato italiano del blocco definitivo della Tav, considerando gli oneri per la rescissione dei contratti, gli appalti già avviati, il ripristino degli scavi e le penali; la mancata realizzazione imporrebbe, infatti, la messa in sicurezza degli oltre 26 chilometri già scavati e l'adeguamento del tracciato del Fréjus;

il « no » alla Tav obbligherebbe a gestire circa tre milioni e mezzo di tir che attraversano la pianura padana, con 44,1 milioni di tonnellate di merci che continuerebbero a essere trasportate verso la Francia su gomma; un blocco unilaterale dei lavori sulla Torino-Lione non esclude la possibilità di una messa in mora dell'Italia, che potrebbe vedersi privata per un periodo di cinque anni dei finanziamenti europei sulle altre opere transfrontaliere non ancora in fase avanzata; 

l'interruzione dei lavori sulla Torino- Lione avrebbe, quindi, una ricaduta negativa sulla realizzazione di tutte le infrastrutture di cui l'Italia ha bisogno, impedendo lo sviluppo del territorio e peggiorando una situazione già critica che vede la nostra nazione arretrata rispetto ad altri Stati europei dove gli investimenti sono superiori;

l'Italia sarebbe tagliata fuori dalle vie dello sviluppo europee, a vantaggio di vie di collegamento a nord delle Alpi, e, analogamente, i porti di Trieste e Genova sarebbero a rischio di veder deperire i loro traffici, perdendo l'occasione di un collegamento vitale con i mercati dell'Europa centro-settentrionale; 

il coordinatore della commissione ministeriale per l'analisi costi-benefici, professor Marco Ponti, ha consegnato al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti la relazione della commissione, evidenziando a stretto giro come il lavoro svolto debba considerarsi parziale ed incompleto;

il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti ha dichiarato che l'analisi costi-benefici consegnata al Governo dal professor Ponti deve intendersi come una bozza che necessita di ulteriori approfondimenti; 

il commissario di Governo per la Tav Torino-Lione, architetto Paolo Foietta, in audizione alla Commissione trasporti, poste e telecomunicazioni della Camera dei deputati il 16 gennaio 2019, ha dichiarato di sentirsi « in una situazione surreale ed imbarazzante » perché per mesi dopo le elezioni del 4 marzo 2018 ha cercato di interloquire con il Governo senza alcun successo, aggiungendo di aver interloquito con il professor Ponti soltanto in occasione di dibattiti pubblici, ma mai in audizione presso la commissione per l'analisi costi-benefici; 

dall'audizione dell'architetto Foietta sono emersi ulteriori elementi tecnici a supporto della necessità di concludere l'opera nei tempi previsti, sbloccando definitivamente i cantieri e dando attuazione agli investimenti programmati e concordati; 

le incertezze governative sul destino dell'opera hanno portato alla nascita di un vasto movimento di opinione, composto dalle categorie economiche maggiormente rappresentative a livello piemontese e nazionale, nonché da numerosi amministratori locali, che hanno manifestato a più riprese il massimo sostegno alla realizzazione dell'opera; 

nei giorni scorsi fonti governative e di stampa hanno accreditato l'ipotesi di un'ulteriore revisione del progetto, che mantenga il tunnel di base e riveda in forma restrittiva gli interventi sul tracciato a valle Susa-Bussoleno, di competenza di Rete ferroviaria italiana; 

nelle ore immediatamente successive anche questa ipotesi di lavoro sembra aver subito uno « stop » da parte dei vertici del MoVimento 5 Stelle, riportando la posizione dello stesso su una più netta contrarietà alla Tav Torino-Lione; la Tav Torino-Lione rientra in un accordo internazionale tra Italia e Francia, ratificato dai rispettivi Parlamenti nazionali, e una rinuncia all'opera o una sua modifica sostanziale devono essere sottoposte a nuova approvazione parlamentare,

impegna il Governo:

1) a rendere pubblica integralmente l'analisi costi-benefici redatta dalla commissione ministeriale incaricata; 

2) ad adottare le iniziative di competenza affinché possa tenersi, sussistendone i presupposti di legge, un referendum consultivo sulla realizzazione del progetto Tav Torino-Lione nella stessa data nelle regioni interessate dalla tratta nazionale del « corridoio Mediterraneo » (Piemonte, Lombardia, Veneto, Friuli Venezia Giulia); 

3) ad adottare tutte le iniziative che consentano alla società concessionaria Telt di procedere immediatamente con la pubblicazione dei bandi di gara per la realizzazione del tunnel di base.

Mozione sottoscritta dai parlamentari: Lollobrigida, Meloni, Montaruli, Fidanza, Foti, Rotelli, Trancassini, Butti, Acquaroli, Bellucci, Bucalo, Caretta, Ciaburro, Cirielli, Crosetto, Luca De Carlo, Deidda, Delmastro Delle Vedove, Donzelli, Ferro, Frassinetti, Gemmato, Lucaselli, Maschio, Mollicone, Osnato, Prisco, Rampelli, Rizzetto, Silvestroni, Varchi, Zucconi.

Nella seduta del 21 febbraio 2019, stante il parere contrario del Governo, la Camera ha respinto la Mozione. 

DIBATTITO IN ASSEMBLEA, SEDUTA DEL 28 GENNAIO 2019

Discussione delle mozioni Porchietto ed altri n. 1-00103, Delrio, Lupi ed altri n. 1 -00104 e Lollobrigida ed altri n. 1- 00108 concernenti la realizzazione della sezione transfrontaliera della nuova linea ferroviaria Torino-Lione (ore 12,09).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Ferro, che illustrerà la mozione Lollobrigida ed altri n. 1-00108, di cui è cofirmataria. 

WANDA FERRO (FDI). Presidente, signori del Governo, colleghi, anche se pochi, devo dire, in una discussione che credo sia centrale per lo sviluppo del nostro Paese, noi siamo qui con questa mozione di Fratelli d'Italia che vuole dare impulso decisivo alla realizzazione della TAV, un'opera infrastrutturale importantissima, una grande opera che è necessaria per lo sviluppo del nostro Paese attraverso la completa realizzazione del corridoio mediterraneo. Il completamento delle infrastrutture di collegamento come nuovo asse ferroviario di alta velocità tra Torino e Lione risulta essenziale per ridurre il deficit infrastrutturale italiano, sostenere la competitività delle nostre imprese e favorire anche una maggiore integrazione tra il Nord e il Sud del Paese, poiché la priorità a livello europeo è quella di assicurare la continuità dei corridoi, realizzando completamente i collegamenti mancanti e assicurando, altresì, connessioni tra le differenti modalità di trasporto ed eliminando i famosi colli di bottiglia esistenti. Tra i principali vantaggi che porterebbe la Torino-Lione, secondo un documento della Presidenza del Consiglio del 2012, ci sarebbero il dimezzamento dei tempi di percorrenza dei passeggeri, l'incremento della capacità del trasporto merci e la riduzione del numero di camion, circa 600 mila in meno, su strada nel delicato ambiente alpino. La realizzazione della TAV può, quindi, consentire di raggiungere obiettivi economici, poiché rende più competitivo il treno per il trasporto di persone e merci; ambientali, perché riduce il numero dei TIR sulle strade; e sociali, perché connette meglio e valorizza le aree diverse. Finora, degli oltre 42 milioni di tonnellate di merci, passate tra la Francia e l'Italia nel 2016, appena il 7,7 per cento, che rappresenta 3,3 milioni di tonnellate, sono stati trasportati sui treni, e dove è in progetto la costruzione del tunnel di base, sotto il Moncenisio, quindi, circa 10,5 milioni di tonnellate di merce sono circolate su strada (cioè il 78,3 per cento), mentre poco meno di 3 milioni di tonnellate, invece, hanno attraversato il confine sui binari a bordo dei treni, e quindi parliamo del 21,7 per cento. Dati importanti, che dovrebbero far riflettere. E sono i dati più recenti che dicono ogni anno che tra l'Italia e la Francia passano circa 3 milioni e mezzo di mezzi pesanti, e, se le previsioni dell'Osservatorio sull'impatto della nuova linea fossero rispettate dopo otto anni dalla data di apertura, si assisterebbe al trasferimento di 20 milioni di tonnellate da strada a rotaia e a 38 milioni in circa trent'anni. In quella data, se il flusso di merci tra Italia e Francia rimanesse stabile ai valori di oggi, vale a dire intorno ai 40 milioni di tonnellate, potrebbe essere assorbito al 95 per cento dalla ferrovia, determinando una riduzione di circa 3 milioni di camion che attraversano continuamente il nostro confine. Questi gli innegabili vantaggi della TAV, vantaggi ben compresi dei cittadini piemontesi che solo pochi giorni fa sono scesi in piazza, che hanno affollato in migliaia in maniera civile e composta per chiedere la realizzazione di questa importante opera. È stata una manifestazione, come dicevo, civile e composta che nulla ha avuto in comune con le violente manifestazioni dei gruppi "no TAV" che si sono via via allontanati dal costituire un legame di rappresentanza degli stessi territori per connotarsi con espressioni di un antagonismo che appartiene ad una certa sinistra. A rafforzare la richiesta dei cittadini vi sono già migliaia di firme raccolte da Fratelli d'Italia a sostegno del referendum per la TAV. Le incertezze del Governo sul destino dell'opera hanno infatti spinto a intervenire tutte le categorie economiche maggiormente rappresentative a livello piemontese e nazionale, nonché i numerosi amministratori locali che hanno manifestato a più riprese il massimo sostegno alla realizzazione dell'opera. Inutile ricordare, d'altro canto, cosa significherebbe per il Paese non realizzare quest'opera: alcune fonti stimano in 3,4 miliardi il costo per lo Stato italiano del blocco definitivo della TAV, considerando gli oneri di rescissione dei contratti, gli appalti già avviati, il ripristino degli scavi e le conseguenti penali. La mancanza della realizzazione imporrebbe, infatti, la messa in sicurezza degli oltre già 26 chilometri scavati per la parte di adeguamento del tracciato del Frejus. Il no TAV obbligherebbe a gestire circa 3 milioni e mezzo di tir che attraversano la Pianura Padana, con 44 milioni di tonnellate di merci che continuerebbero ad essere trasportate verso la Francia su gomma: un blocco unilaterale di lavori sulla Torino- Lione esporrebbe l'Italia alla possibilità di una messa in mora che significherebbe in qualche modo il rischio per il nostro Paese di essere privato per oltre cinque anni dei finanziamenti europei su altre opere non ancora in fase avanzata. L'interruzione dei lavori sulla Torino -Lione avrebbe quindi una ricaduta negativa sulla realizzazione di tutte le infrastrutture di cui l'Italia ha necessità e bisogno, impedendo lo sviluppo del territorio e peggiorando una situazione già molto critica, che vede le altre nazioni europee sicuramente con investimenti molto superiori rispetto alla nostra. L'Italia e il Piemonte, non realizzando l'opera, sarebbero in qualche modo tagliate fuori dallo sviluppo di tutti i crocevia europei a vantaggio di altri collegamenti al nord delle Alpi, così come i porti di Trieste e di Genova sarebbero a rischio di veder diminuire i loro traffici, cosa che, dopo quello che è avvenuto soprattutto a Genova, credo che non sarebbe assolutamente una cosa degna del nostro Paese. Chiediamo al Governo di rendere pubblica integralmente l'analisi dei costi-benefici redatta dalla commissione ministeriale coordinata dal professor Marco Ponti e consegnata al Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti, che si è subito affrettato a dichiarare che l'analisi deve intendersi come una bozza e che necessita di ulteriori approfondimenti. Dopo ovviamente quanto spiegato dal Ministro sul tunnel del Brennero, noi ci affidiamo ai tecnici del Ministero. Ricordo che il commissario di Governo per la TAV Torino -Lione, architetto Paolo Foietta, in audizione alla Commissione trasporti della Camera pochi giorni pochi giorni fa, il 16 gennaio, ha dichiarato di sentirsi in una situazione surreale ed imbarazzante perché per mesi ha cercato di interloquire con il Governo senza alcun successo e, durante quella stessa audizione, sono emersi tanti aspetti ed elementi tecnici a supporto della necessità di concludere l'opera nei tempi previsti, sbloccando definitivamente i cantieri e dando attuazione agli investimenti programmati. Di fronte alla netta contrarietà dei vertici del MoVimento 5 Stelle rispetto alla realizzazione dell'opera, vogliamo ricordare che la TAV rientra in un accordo internazionale tra la Francia e l'Italia ratificato dai rispettivi Parlamenti nazionali e una rinuncia all'opera o una sua modifica sostanziale dovranno essere sottoposte nuovamente all'approvazione dei Parlamenti. Ma, soprattutto, ci rivolgiamo alla Lega: lo facciamo in modo accorato perché sciolga questo abbraccio mortale con chi sembra di avere come unico faro politico i risultati del prossimo sondaggio senza alcuna prospettiva e senza capacità di guardare al futuro del nostro Paese, perché marchi una distanza da chi pensa ancora, con cinquant'anni di ritardo ahimè, che sia romantico far schiantare una locomotiva su un binario morto in nome di un'ideologia. Giorgia Meloni ha più volte ricordato e denunciato come il completamento della TAV costerebbe quanto appena quattro mesi del reddito di cittadinanza ma, anziché fare assistenza, si produrrebbe occupazione vera: 2 mila posti di lavoro per la realizzazione dell'opera e 4 mila per l'indotto. Ciò significa fare economia, creare sviluppo e occupazione che rappresentino momenti duraturi nelle persone e nelle vite dei nostri cittadini, migliorare la competitività delle imprese e soprattutto del sistema Italia. Chiediamo che il Paese ritrovi l'orgoglio di riuscire a realizzare grandi opere pubbliche di interesse strategico e di lasciare una traccia nel futuro, anziché continuare a scialacquare i soldi per comprare il consenso elettorale a breve scadenza. Il Governo, quindi, adotti tutte le iniziative che consentono alla società concessionaria TELT di procede immediatamente con la pubblicazione dei bandi di gara per la realizzazione del tunnel di base. Con la nostra mozione impegniamo anche il Governo a sostenere l'indizione di un referendum consultivo sulla realizzazione della TAV da tenersi nella stessa data per le regioni interessate dalla tratta nazionale del corridoio Mediterraneo: mi riferisco a Piemonte, Lombardia, Veneto e Friuli-Venezia Giulia, speranzosi di non essere come molti esponenti dei Cinquestelle che abbaiano alla luna, ma di rivolgerci agli italiani. Siamo altresì convinti che i nostri concittadini diranno sì al referendum e che solo allora questo Governo non potrà fermare quest'opera strategica importante andando contro la volontà del popolo, anche se di popolo troppo spesso si riempiono la bocca.

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PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Zucconi. Ne ha facoltà. 

RICCARDO ZUCCONI (FDI). Signor Presidente, membri del Governo, colleghi. In questi giorni, il Governo ci ha fatto assistere all'ennesima diatriba sulla fattibilità o meno, sull'importanza o meno, della conclusione della TAV, dei lavori sulla Torino-Lione. Noi di Fratelli d'Italia diciamo subito che siamo qui a ribadire ancora una volta come sia fondamentale per la nostra nazione, non solo concludere la Torino-Lione per innumerevoli motivi già argomentati anche dalla collega Ferro, ma anche avviare e concludere tutte le grandi opere delle quali l'Italia ha un estremo bisogno per mantenere competitività con il resto del mondo e per garantire agli italiani standard esistenziali da terzo millennio, e non da Medioevo. Il completamento delle suddette infrastrutture di collegamento risulta essenziale per ridurre il deficit infrastrutturale italiano, sostenere la competitività delle nostre imprese e favorire una maggiore integrazione tra Nord e Sud del Paese e non solo, visto che il nuovo asse ferroviario ad alta velocità tra Italia e Francia e più nello specifico tra Torino e Lione rientra non a caso nel corridoio mediterraneo. Ricordiamo poi che i principali obiettivi dei promotori della TAV, che - come ricordava il collega Baldelli è stata votata ed è stata fatto oggetto di un trattato internazionale - sono infatti sia di tipo economico, per rendere più competitivo il treno per il trasporto di persone e merci, sia di carattere ambientale, per ridurre il numero di tir dalle strade, sia di carattere sociale per connettere meglio tra loro e valorizzare aree diverse. Del costo del tunnel è stato già detto, la partecipazione italiana è stata già sottolineata e dobbiamo dire invece che, a fronte della dismissione del Progetto, talune fonti stimano in 3,4 miliardi il costo per lo Stato italiano del blocco definitivo della NLTL, considerando gli oneri per la rescissione dei contratti, gli appalti già avviati, il ripristino degli scavi e le penali. Non voglio tornare sulle motivazioni e sui dati esposti dalla collega, ma vorrei aggiungere un piccolo aspetto che non è di poco conto. Dire "no" al completamento della TAV non solo comporterebbe costi esorbitanti per l'Italia, oltre ai vari e mancati benefici economici e commerciali, ma rappresenterebbe anche fare un regalo ai francesi e ai tedeschi, detto in modo molto semplice. I primi, infatti, con una parte delle restituzioni delle penali incassate dall'Italia, potrebbero potenziare la tratta Lione - Monaco di Baviera già esistente e con la quale si arriva velocemente a Berlino, per poi proseguire fino a Kiev e Mosca. I secondi accelererebbero il programma già esistente per la Monaco-Berlino. In modo particolare, il regalo più grande sarebbe proprio per i tedeschi, in quanto il decidere di non concludere la tratta Torino-Lione accentuerebbe la rotta europea dello sviluppo che passa per la Baviera, la Sassonia, il Magdeburgo sino a Berlino, cioè si rimette in discussione un'opera già decisa e finanziata, avvantaggiando pure i nostri competitor europei. Senza poi considerare che a questo punto dire "no" alla TAV significa essere in piena contraddizione con quanto più volte espresso e scritto dai Ministri Savona e Tria a proposito dell'esigenza di riequilibrare la via dello sviluppo verso un asse più meridionale. Insomma, delle due l'una, signori: qual è la linea di questo Governo? La vorremmo conoscere. Addirittura spunta l'ipotesi di chi dice che i treni merci lunghi e pesanti potrebbero transitare da Gottardo, dal Brennero, da Lötschberg, senza pure tenere presente che sono tutti tunnel presenti al di fuori del corridoio meridionale. E mentre veniva richiamato lo strano rapporto esistente fra Ponti e Foietta, un rapporto certamente strano, dobbiamo dire che dall'audizione dell'architetto Foietta erano invece emersi ulteriori elementi tecnici a supporto della necessità di concludere l'opera nei tempi previsti, sbloccando definitivamente i cantieri e dando attuazione agli investimenti programmati e concordati. Ci siamo stancati di essere il fanalino di coda dell'Europa, l'Italia deve tornare al centro dell'Europa, al centro delle rotte internazionali che collegano est e ovest, nord e sud, l'Italia deve pretendere questo ruolo e poi soprattutto ottenerlo, ma bisogna iniziare a cambiare ottica. Occorre un cambio di passo e la connessione tra le merci, le persone e i mezzi di trasporto è la parte centrale di questo processo. Ci chiediamo: quando verrà integralmente resa pubblica l'analisi dei costi e benefici della commissione ministeriale? Quando torneremo a sostenere che non siamo il sud dell'Europa, bensì il cuore del Mediterraneo? È con questa convinzione che dobbiamo decidere quali interventi perseguire. Ebbene, è solo di venerdì scorso l'ultima esternazione del Governo, in particolare, del Ministro Toninelli, di bloccare la TAV, giustificando il tutto con il dover prima mettere in sicurezza tutte le infrastrutture già presenti in Italia. No, Presidente, l'atteggiamento che ha almeno una parte del Governo nei confronti di questa tematica è di mero opportunismo politico, di chi percepisce di stare dalla parte del torto, ma che per non perdere ulteriore terreno elettorale nei confronti della Lega decide di portare avanti una linea inspiegabile. È vero, le infrastrutture esistenti hanno un estremo bisogno di interventi: i ponti crollano, purtroppo, come è avvenuto a Genova; altri, giustamente, vengono sequestrati e chiusi, come quello di Puleto, sulla E45, in Toscana; le strade hanno bisogno di importanti opere di manutenzione, ma chiudersi a riccio nei confronti delle sfide delle grandi opere significa smettere di guardare al futuro, significa pensare all'Italia come a un piccolo paese e non come a un grande Stato. Le forze politiche che siedono su questi scranni, scelte con il voto e delegate nella fiducia da tutti i cittadini italiani non possono sottrarsi dal prendere delle decisioni per loro conto, soprattutto per questioni come la TAV, che potrebbero cambiare in meglio le vite di tutti. Nei giorni scorsi fonti governative e di stampa hanno accreditato l'ipotesi di un'ulteriore revisione del progetto che mantenga il tunnel di base e riveda in forma restrittiva gli interventi sul tracciato in Valle di Susa, Bussoleno, di competenza di RFI, ma nelle ore immediatamente successive anche questa ipotesi di lavoro sembra aver subito uno stop da parte dei vertici del MoVimento 5 Stelle, riportando la posizione dello stesso su una più netta contrarietà alla TAV Torino- Lione. Ci sono stati altri periodi storici in cui i partiti di governo gestivano la cosa pubblica come "cosa nostra", facendo e disfacendo a loro piacimento, ed è proprio in quei periodi che l'Italia ha ricevuto il danno maggiore per il suo sviluppo. Ci chiediamo: che i 5 Stelle vogliano emulare i fasti nefasti del passato? Per noi di Fratelli d'Italia questa via che si sta intraprendendo, questa incertezza in cui siamo stati messi, non ha ragione di essere. La stragrande maggioranza degli italiani, in particolare modo, gli italiani che vivono nelle regioni interessate dall'opera della TAV e tutti coloro che vogliono guardare all'Italia come a un Paese sviluppato, in pianta stabile fra le grandi del mondo, sono a favore della TAV. Altrimenti, come chiediamo con questa mozione, si indica un referendum consultivo sulla realizzazione del progetto TAV Torino-Lione nella stessa data e nelle regioni interessate dalla tratta nazionale del corridoio Mediterraneo, quindi in Piemonte, Lombardia, Veneto e Friuli Venezia Giulia. Si vada a testare fattivamente e nei territori l'opinione di quei cittadini le cui vite sarebbero enormemente migliorate sotto tutti i punti di vista. L'Italia non può più aspettare. Io mi chiedo se sia serio presentare o voler presentare, come si paventa, delle mozioni da parte del Governo che richiamerebbero la salvaguardia ambientale per trovare un compromesso all'interno del Governo stesso e cercare di dilazionare ulteriormente le decisioni. Credo che non sia serio richiamare la salvaguardia ambientale, non solo per il fatto che l'opera ha già ottenuto tutte le necessarie certificazioni di rispetto ambientale, ma soprattutto dopo aver dato alla luce un paio di provvedimenti, come quelli sul condono tombale a Ischia o sul superamento dei limiti degli idrocarburi nei fanghi di depurazione, che non ci sembrano corrispondere esattamente ai criteri di salvaguardia ambientale. Ma, poi, affermare che non ci può essere sviluppo se non c'è danno ambientale, mette in condizione gli abitanti della Terra di trasferirsi immediatamente su Marte. Quindi, il gruppo di Fratelli d'Italia è vicino ai cittadini, alle piccole e medie imprese italiane e a quelle piemontesi, soprattutto, in questo caso. Siamo sicuri che il risultato di un eventuale referendum ci darebbe ragione. Una volta ricevuto il verdetto, però, augurando di non arrivare a tanto, il Governo non pensi di trovare ulteriori scuse pur di non fare un passo indietro rispetto a questa ottusità e a una decisione presa per meri motivi elettorali (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

DIBATTITO IN ASSEMBLEA, SEDUTA DEL 21 FEBBRAIO 2019

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PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Foti. Ne ha facoltà. 

TOMMASO FOTI (FDI). Signor Presidente della Camera che c'è, signor Presidente del Consiglio che non c'è, signor Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti che non c'è, non stiamo discutendo di uno dei tanti temi per i quali la presenza dei soli sottosegretari potrebbe assolvere alla funzione non istituzionale, ma politica. Stiamo discutendo di un tema che interessa l'opinione pubblica, che interessa in primo luogo il Governo, che interessa i mercati, che interessa il mondo della produzione e del lavoro. Non è un tema generico: è un tema sul quale si sono rotte maggioranze politiche a tutti i livelli e che, quindi, necessitava, doverosamente, della presenza del Ministro delle Infrastrutture, Toninelli, che è sistematicamente latitante in Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)! È un segnale pessimo per gli investitori, ma aggiungo, è anche un segnale molto negativo che di questa materia si tratti in quest'Aula solo ed esclusivamente per l'iniziativa parlamentare, perché vi dovrebbe essere stata, invece, per contro, un'iniziativa del Governo sul punto, con un'informativa del Governo e con una decisione parlamentare. Invece, il Governo, per il tramite del sottosegretario, in modo molto notarile, ha espresso parere favorevole a una mozione che decide di non decidere: fate rimpiangere la Democrazia Cristiana, che almeno sui manifesti diceva: "Decidi DC". Ma, al di là di questo, mi pare evidente che tutte le analisi costi-benefici che oggi vengono veicolate rappresentino una strana, stranissima posizione, e cioè quella di anteporre i numeri a quella che è innanzitutto una scelta di sviluppo di questo Paese. Potete portarne a decine di analisi costi-benefici; una, nessuna o centomila fanno rimpiangere Pirandello, ma non risolvono il problema. Noi riteniamo, invece, per contro, che si debba anzitutto dare risposte a due o tre quesiti. Vogliamo che questo nostro Paese finalmente si modernizzi, vogliamo che questo nostro Paese finalmente tolga una parte del traffico che potremmo dire oggi veicolare o di asfalto e sull'asfalto e lo trasferisca sul ferro, o vogliamo continuamente ritenere che sia giusto, come pare di capire, decisioni che non decidono, che tutto va bene, madama la marchesa, e lasciamo le cose così? Questa era una scelta innanzitutto di sviluppo, di sviluppo per la nostra economia, di sviluppo per quelle decine e migliaia di imprenditori che rappresentano nel nord est, come nel Nord Ovest un prodotto interno lordo che è esattamente pari, nella sua somma, a quello dell'intera Spagna, che è superiore a quello delle due regioni più industrializzate dalla Germania, questa era la risposta politica che noi ci attendevamo; anzi, anziché sentirci dire né "no", né "sì", ma "ni TAV", ci saremmo aspettati di sentirci dire "più TAV", anche in quel Mezzogiorno che necessita di queste infrastrutture per non rimanere indietro (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)!Queste erano le scelte politiche che una classe dirigente avrebbe dovuto fare. Ebbene, i banchi di Fratelli d'Italia non hanno paura di avere il coraggio di dire che sono a favore della TAV, così come non hanno timore di dire che abbiamo criticato l'Unione europea per tante sue scelte, ma non possiamo negare che dei nove Corridoi che, entro il 2030, dovrebbero essere realizzati nell'Europa, ben quattro atterranno all'Italia, al territorio italiano, alla nostra patria! E rifiutare occasioni di questo tipo significa voler lasciare il Paese fermo, vuol dire rimanere indietro, vuol dire non fare un passo in avanti, così come diceva, prima, il collega Fratoianni, che mi ha preceduto. E qui sarà interessante poi capire, nelle elezioni regionali prossime del Piemonte, se Chiamparino, Presidente uscente, che dice a parole di essere a favore della TAV, metterà nelle sue liste di appoggio anche quella componente di LeU, che si rifà al collega che prima è intervenuto in modo negativo sulla TAV. Ma aggiungo una cosa: se otto Governi di diversi Paesi hanno fatto una scelta, se otto Governi differenti tra loro per cultura politica, per tradizione e per scelte anche nel mondo dell'infrastruttura, otto Governi di Italia e Francia si sono sempre trovati d'accordo su quest'opera, c'è qualcuno che riesce a spiegarci una sola ragione per la quale bisogna non sapersi pronunciare oggi, dopo quasi diciott'anni dalla firma del primo accordo del 2001 sull'opera stessa? È chiaro che in questo modo la politica delle grandi infrastrutture va a farsi benedire. Ma qui c'è una contraddizione di fondo, è una contraddizione che questa maggioranza, nonostante questa mozione "salvatutto" e "cerchiobottista", non riesce a dare risposta concreta, ed è la divisione che si era verificata già nella passata legislatura. Vedete, una mozione presuppone anche di avere il coraggio, ma, ci ricordava Manzoni, a proposito di don Abbondio, che se uno il coraggio non ce l'ha, non se lo può certo dare. E, allora, cerchiamo di rinverdire un attimo qual erano le posizioni. Vede, signor Presidente, quando in quest'Aula si parlava, nella seduta del 20 dicembre 2016, della TAV, del TAV, come più correttamente bisogna dire, beh, c'era chi diceva che si voleva il TAV perché qualcuno faceva gli interessi di quelle grandi industrie che avevano rapporti con i mafiosi. C'era l'attuale sottosegretario all'Economia, onorevole Castelli, che testualmente affermava che la sua contrarietà nasceva da questa valutazione: il MoVimento 5 Stelle ce l'ha scritto in fronte che il TAV non lo sosterrà mai. Era questo il retroterra culturale di allora, che è rimasto il retroterra culturale di oggi, del decidere di non decidere. E ci sorprende che quella Lega, che proprio in quella seduta interveniva in quest'Aula, sostenendo con l'onorevole Simonetti che se vogliamo essere competitivi nei confronti di Rotterdam, se vogliamo che sia la pianura padana il transito di tutte le merci che arriveranno dall'est attraverso il raddoppio del Canale di Suez, non possiamo prescindere dal TAV. Se tutte queste erano le premesse, è evidente che non troverete mai un accordo, perché l'avrete scritto in fronte, o nel retro fronte, ma una cosa è certa: una delle due parti è costretta a perderci la faccia, ed è questa la ragione per la quale noi abbiamo decisamente sposato la causa che era la causa del centrodestra, che era nell'accordo di programma del centrodestra: "sì" al TAV, senza distinzioni di sorta, senza "se" e senza "ma"; e lo possiamo fare anche in ragione di quello che presenta sotto il profilo culturale la destra politica italiana. Noi siamo stati dalla parte dell'interventismo contro il neutralismo, siamo stati con i futuristi, che erano avversati dai crepuscolari, siamo patrioti contro i traditori, chi non decide sul TAV, tradisce innanzitutto il nostro Paese, la possibilità della sua modernizzazione, la possibilità di dare un futuro migliore alle nuove generazioni, la possibilità di avere 50 mila persone che non perdono il posto di lavoro. Per queste ragioni, signor Presidente, ribadiamo che siamo favorevoli al TAV, siamo a favore della TAV e voteremo le mozioni che questo principio riconoscono senza tante balle che vengono qui rappresentate (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia - Congratulazioni). 

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TommasoFoti
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