Camera

Risoluzione: indirizzi in merito al Consiglio europeo del 13 e 14 dicembre

Data: 11/12/2018
Numero: 6-00038 / Risoluzione
Soggetto: Camera dei Deputati
Data Risposta: 11/12/2018

La Camera, 

udite le comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri sulla riunione del Consiglio europeo dei prossimi 13 e 14 dicembre, 

premesso che: 

l'ordine del giorno della prossima riunione del Consiglio europeo affronterà i temi del bilancio dell'Unione per il periodo 2021-2027, della strategia per il mercato unico, della migrazione, delle relazioni esterne, in vista del vertice con la Lega araba che avrà luogo nel febbraio 2019 e della lotta alla disinformazione; 

il 2 maggio 2018 la Commissione europea ha presentato un pacchetto di misure nelle quali si delinea il prossimo quadro finanziario pluriennale dell'Unione per il periodo 2021-2027, predisposto in considerazione del recesso del Regno Unito dall'Unione europea; 

il Parlamento europeo in merito ha espresso la preoccupazione che la proposta della Commissione europea « indebolisca le principali politiche di solidarietà dell'Unione europea », e delusione per l'entità globale proposta per il prossimo QFP, sottolineando che « la suddetta entità, in termini di percentuale dell'RNL, è inferiore, in termini reali, all'entità dell'attuale QFP, a sua volta inferiore rispetto al QFP precedente e insufficiente, nei fatti, a coprire le pressanti necessità dell'Unione »; 

tra gli aspetti più critici del nuovo bilancio pluriennale figurano certamente la riduzione delle risorse destinate alla politica agricola comune e alla politica di coesione, che subiranno un taglio, rispettivamente, del 15 e del 10 per cento, nonché un taglio diretto del 45 per cento al Fondo di coesione e di oltre il 25 per cento al Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale; 

il taglio proposto inciderà per circa due miliardi di euro sul comparto agricolo in ambito nazionale, andando a colpire uno tra i settori produttivi maggiormente in difficoltà, posto che, come segnalato da ultimo dal rapporto ISTAT del maggio 2018, nel 2017 si è riscontrata una diminuzione della produzione in volume del 2,4 per cento rispetto all'anno precedente; 

il taglio dei fondi destinati all'agricoltura è insostenibile per imprese che in Italia rappresentano un settore strategico attraverso produzioni d'eccellenza e la promozione del made in Italy nel mondo; 

inoltre, come rilevato in sede di Comitato europeo delle Regioni una simile riduzione non permetterebbe alle regioni europee di realizzare innovazione, inclusione e protezione dell'ambiente nelle zone rurali per tutto il prossimo decennio; 

in Italia, secondo un'analisi effettuata dalla Coldiretti, nel settore agricolo sono presenti oltre cinquantamila aziende guidate da under 35, che operano in attività che vanno dalla trasformazione aziendale dei prodotti alla vendita diretta, dalle fattorie didattiche agli agriasilo, ma anche alle attività ricreative, l'agricoltura sociale per l'inserimento di disabili, detenuti e tossicodipendenti, la sistemazione di parchi, giardini, strade, l'agribenessere e la cura del paesaggio o la produzione di energie rinnovabili; 

per quanto riguarda la pesca, all'interno dell'Unione europea la nostra Nazione si colloca al primo posto per occupati nel settore, un comparto caratterizzato dalla presenza soprattutto di piccole e medie imprese, che negli ultimi anni ha, tuttavia, subito i sintomi di una crisi dovuta anche alla concorrenza di altri Stati dell'Unione europea; 

il taglio della politica di coesione si rivelerà particolarmente dannoso per quanto riguarda le azioni promosse da regioni ed enti locali, perché causerà una forte frammentazione e centralizzazione dei suoi interventi, ridimensionando pesantemente la sua capacità di intervento e, soprattutto, come stigmatizzato dal Presidente del Comitato europeo, senza affrontare « l'esigenza sempre più forte di una riduzione delle disparità in tutta l'Unione europea »; 

infine, il nuovo progetto di bilancio della Unione europea prevede un taglio del 6 per cento del Fondo sociale europeo, nonostante il suo ambito di applicazione ampliato e i forti squilibri esistenti nell'Unione in tema di occupazione; 

nel corso del 2018 l'Unione europea ha messo a punto la Strategia per il mercato unico dei beni e servizi, il cui obiettivo principale è quello di rimuovere dal mercato unico gli ostacoli economici che ancora sussistono, al fine di « creare nuove opportunità per i consumatori e per le imprese, incoraggiare l'ammodernamento e l'innovazione, e conseguire risultati pratici a beneficio dei cittadini nella loro vita quotidiana »;

a fronte di tali ambiziosi propositi il mercato unico è invece spesso caratterizzato da fenomeni di concorrenza sleale tra Stati, praticata attraverso l'applicazione di politiche fiscali disomogenee volte ad attirare le imprese ad operare in uno Stato abbandonandone un altro; 

in questo tipo di pratiche risiede la ragione dei molti fenomeni di delocalizzazione che stanno interessando alcuni Stati membri e in particolar modo l'Italia con la conseguente perdita di posti di lavoro; 

in occasione del Consiglio dell'Unione europea dello scorso 12 marzo dedicato al tema della competitività è stato ribadito che « per affrontare le sfide e cogliere le opportunità emergenti, l'industria abbia bisogno di un ambiente normativo chiaro, prevedibile e non discriminatorio, che favorisca investimenti orientati al futuro »; 

in tema di migrazione il Consiglio europeo del 28 e 29 giugno ha chiesto nuove misure per ridurre la migrazione illegale e prevenire un ritorno ai flussi incontrollati del 2015, convenendo che si tratta di una sfida, non solo per il singolo paese dell'Unione europea, ma per l'intera Europa; 

per quanto riguarda la rotta del Mediterraneo centrale, i leader UE hanno convenuto di « intensificare gli sforzi per porre fine alle attività dei trafficanti dalla Libia o da altri paesi, continuare a sostenere l'Italia e gli altri Paesi UE in prima linea, rafforzare il sostegno a favore della regione del Sahel, della guardia costiera libica, delle comunità costiere e meridionali, e per condizioni di accoglienza umane e rimpatri umanitari volontari, e potenziare la cooperazione con altri paesi di origine e transito e aumentare i reinsediamenti volontari »; 

nell'ambito del medesimo vertice, inoltre, i capi di Stato o di governo dell'Unione hanno convenuto che nel territorio dell'Unione europea coloro che vengono salvati dovrebbero essere presi in carico sulla base di uno sforzo condiviso e trasferiti in centri sorvegliati; 

tali centri, da istituire negli Stati membri unicamente su base volontaria, consentirebbero un trattamento rapido e sicuro per distinguere i migranti irregolari, che sarebbero rimpatriati, dalle persone bisognose di protezione internazionale, cui si applicherebbe il principio di solidarietà; 

i leader europei avevano anche chiesto l'inclusione di un nuovo specifico strumento di gestione della migrazione esterna nel prossimo bilancio a lungo termine dell'Unione europea (QFP); 

nonostante alcuni Stati abbiano già assunto l'iniziativa in merito all'istituzione dei centri sorvegliati ad oggi il Governo italiano non ha ancora provveduto, e, pertanto, i migranti che continuano ad arrivare illegalmente in Italia non sono trattenuti, ma vengono lasciati liberi di muoversi senza limitazioni di libertà sul territorio nazionale, non essendo sottoposti alla sorveglianza dello Stato; 

l'ingresso di immigrati illegali, dei quali non solo è spesso difficile accertare le generalità ma anche determinare con certezza lo stato di provenienza, rappresenta un serio pericolo per la sicurezza degli Stati europei, anche in considerazione delle notizie più volte pervenute dall'intelligence di alcuni Stati membri, che segnalavano il rischio di infiltrazioni terroristiche tra i migranti; 

in occasione del discorso sullo stato dell'Unione del 12 settembre 2018, la Commissione europea ha presentato una proposta di revisione della direttiva rimpatri volta ad accelerare le procedure e aumentare il numero dei rimpatri effettivi delle persone prive del diritto di soggiorno nell'Unione europea; 

tuttavia, tale proposta di revisione, puntando a una sorta di temperamento del principio dello Stato di primo approdo attraverso l'introduzione di un meccanismo di ricollocazione di richiedenti asilo per quote obbligatorie, per l'ennesima volta non accoglie le richieste dell'Italia per la revisione del principio dello Stato di primo approdo; 

il persistente disinteresse verso la questione della cosiddetta rotta mediterranea, emergenza nella quale l'Italia continua ad essere lasciata sola a gestire ingenti flussi di immigrati irregolari, il clamoroso fallimento del meccanismo di ricollocazione, e, in modo ancora più eclatante le iniziative di singoli Stati membri che hanno disposto la chiusura delle proprie frontiere e la sospensione dell'accordo di Schengen sulla libera circolazione delle persone dimostrano quanto l'Europa continui ad essere lontana da una logica di burden sharing rispetto al fenomeno dell'immigrazione; 

il calo degli arrivi di migranti irregolari registrato a partire dal 2017 non è stato accompagnato dalla diminuzione delle presenze nelle strutture di accoglienza, le quali hanno continuato a registrare un andamento crescente, e nel 2018 la spesa per operazioni di soccorso, assistenza sanitaria, accoglienza e istruzione sarà compresa tra 4,6 e 5 miliardi di euro, continuando a gravare sul nostro prodotto interno lordo per circa lo 0,3 per cento l'anno; 

tutti questi elementi dimostrano chiaramente la necessità e l'urgenza di un'inversione di rotta nella quale l'Italia non sia più lasciata sola rispetto al fenomeno migratorio ma l'Unione europea diventi finalmente parte attiva nella soluzione del problema; 

nel marzo 1997 l'allora Presidente del Consiglio Romano Prodi stipulò un accordo con il premier albanese per la realizzazione di un blocco navale della Marina militare per il respingimento dei migranti diretti in Italia, in cambio di aiuti come cibo e medicinali e l'impegno per la ricostruzione delle strutture statali albanesi;

l'Unione europea persegue con convinzione l'obiettivo della difesa delle proprie frontiere esterne, e l'adesione a sistemi di gestione dell'immigrazione che aprono, di fatto, all'immigrazione incontrollata, ideati in ambito extraeuropeo quale quello disegnato dal Global compact on migration l'accordo internazionale in attesa del voto di ratifica dell'Assemblea generale dell'Onu, previsto il prossimo 19 dicembre, non deve essere sostenuto da alcuno Stato membro,

impegna il Governo:

1) con riguardo alle politiche di bilancio, 

a) ad adottare ogni iniziativa affinché i livelli di finanziamento per PAC e politica di coesione per l'Unione europea a 27 mantengano almeno il livello di finanziamento del precedente quadro finanziario pluriennale; 

b) in questo quadro, in particolare, a sostenere il ripristino dei fondi in favore di agricoltura, pesca e ambiente e di tutti quelli destinati alla realizzazione di interventi volti a realizzare maggiore equità tra i singoli Stati dell'Unione e offrire sostegno ai cittadini; 

2) con riguardo alla tematica del mercato unico, ad assumere iniziative urgenti per l'adozione di politiche volte a contrastare la concorrenza fiscale sleale tra Stati membri al fine di contrastare il fenomeno delle delocalizzazioni intracomunitarie; 

3) con riferimento al tema delle migrazioni, 

a) ad adottare iniziative per attivare immediatamente i centri sorvegliati nei quali trattenere chi entra illegalmente in Italia nelle more del vaglio della domanda di protezione e al fine di eseguire tutti gli opportuni accertamenti di sicurezza, rispettando il principio che, per chi entra illegalmente in uno Stato europeo, non possa essere sufficiente dichiararsi richiedente asilo per non essere sottoposto ad alcuna forma effettiva di controllo o restrizione;

b) ad adottare ogni opportuna iniziativa per l'istituzione urgente di una missione militare europea, con la partecipazione di tutti gli Stati membri, per la creazione di un blocco navale davanti alle coste libiche che possa impedire il passaggio delle imbarcazioni cariche di migranti irregolari. La missione dovrà essere realizzata in accordo e collaborazione con entrambe le autorità di governo presenti sul territorio libico, qualificandole come interlocutori dell'Unione e fornendo alle stesse sostegno economico e operativo per il controllo del proprio territorio e della rotta attraverso il deserto sfruttata dai trafficanti; 

c) ad assumere iniziative affinché l'Unione europea assuma una unanime posizione di rifiuto del Global compact for migration, impegnando i singoli Stati membri a votare in senso contrario alla sua ratifica da parte dell'Assemblea generale delle Nazioni unite; 

d) ad adottare iniziative per garantire la immediata creazione di centri hot spot nei Paesi del Nord Africa; 

e) a promuovere la creazione di un fondo europeo, alimentato con risorse dell'Unione, con una dotazione di tre miliardi di euro per la realizzazione di accordi di riammissione con i Paesi di origine dei migranti e il potenziamento delle operazioni di rimpatrio; 

f) a promuovere il potenziamento del ruolo dell'Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera, con particolare riguardo alle attività di rimpatrio dei migranti irregolari, alla cooperazione con gli Stati terzi, al sostegno agli Stati membri nella gestione delle frontiere, e all'aumento delle risorse impiegate in termini di personale e di equipaggiamento; 

g) a promuovere e sostenere l'urgente adozione di misure volte a potenziare e rendere effettivi i rimpatri dei migranti irregolari che non hanno titolo ad alcuna forma di protezione internazionale, anche attraverso la stipula di accordi di riammissione con gli Stati di provenienza, dando priorità a quelli dai quali originano i maggiori flussi; 

4) con riguardo al vertice con la Lega araba previsto per il prossimo mese di febbraio, 

a) a sostenere la necessità che l'Europa ottenga reciprocità di trattamento dei culti religiosi con le Nazioni della Lega Araba; 

5) ad affrontare il tema del terrorismo internazionale con una formale richiesta dell'Unione europea affinché gli Stati della Lega Araba taglino ogni sovvenzione diretta o indiretta alle organizzazioni terroristiche di matrice islamista.

Risoluzione sottoscritta dai parlamentari: Lollobrigida, Meloni, Acquaroli, Bellucci, Bucalo, Butti, Caretta, Ciaburro, Cirielli, Crosetto, Luca De Carlo, Deidda, Delmastro Delle Vedove, Donzelli, Ferro, Fidanza, Foti, Frassinetti, Gemmato, Lucaselli, Maschio, Mollicone, Montaruli, Osnato, Prisco, Rampelli, Rizzetto, Rotelli, Silvestroni, Trancassini, Varchi, Zucconi.

Nella seduta dell'11 dicembre 2018, stante il parere contrario del Governo, la Camera ha respinto la risoluzione.

DIBATTITO IN ASSEMBLEA

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PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Andrea Delmastro Delle Vedove. Ne ha facoltà. 

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE (FDI). Presidente, è di tutta evidenza, lo ha fatto trasparire il Presidente Conte nel suo intervento, lo hanno detto alcuni colleghi in quest'Aula: lo stato dell'Unione europea è in profonda crisi. Ma se è vero che lo stato dell'Unione europea è in profonda crisi, è ancor più vero che le vostre soluzioni sono assolutamente inadeguate. E sono inadeguate - lo dico con amarezza, perché prima di tutto mi sento figlio di questa straordinaria nazione, prima ancora che un politico che fieramente avversa la prospettiva del declino che voi propugnate - su tutti i fronti, dalle politiche migratorie a quelle di vicinato, e ancor più a quelle economiche. Il Presidente Conte oggi ha ribadito quasi con orgoglio che è il terzo Consiglio europeo a cui partecipa: ebbene, al di là dell'aspetto curriculare personale, ancora stiamo aspettando dei risultati. Ha parlato ancora una volta di necessità della redistribuzione dei flussi migratori. Bene, Presidente Rampelli, io voglio ricordare tramite lei che per due volte Fratelli d'Italia ha applaudito il Presidente del Consiglio quando raccontava la necessità della redistribuzione dei flussi migratori, ma prima o poi il conto lo si presenta a tutti, e oggi noi siamo qui a chiedergli che fine ha fatto la posizione dell'Italia sulla redistribuzione dei flussi migratori: non può pensare di continuare a venire come un mantra a ripetere che bisogna redistribuire i flussi migratori, nessuno ascolta la posizione dell'Italia in Europa, e noi la applaudiamo semplicemente perché quello è un desiderata del Governo. Così come sull'operazione Sophia. Il Presidente Conte oggi ha riferito all'Aula che è necessario aggiornarla: non lo so, è probabile, anzi è certo; ma se iniziassimo a chiedere di eseguirla? Perché vedete, la fase 3 dell'operazione Sophia prevede la neutralizzazione delle imbarcazioni e delle strutture logistiche usate dai contrabbandieri. Abbiamo mai chiesto di passare alla fase 3 dall'operazione Sophia? Siamo stati in grado di convincere i nostri partner europei che nel Mar Mediterraneo è necessario passare alla fase 3 per disarticolare la più sanguinaria tratta di esseri umani che si ricordi nel corso del XX e del XXI secolo? Ancora, ho sentito citare qualcuno in quest'Aula l'unica cosa che non avreste dovuto citare, lo straordinario risultato della nostra cooperazione con la guardia costiera libica. Orbene, alla guardia costiera libica - lo sappiano gli italiani - abbiamo ceduto una serie di navi italiane; non prima di averle ammodernate, perché quando le avevamo nella pancia nostra erano dei ferri arrugginiti, dovendo cederle gratuitamente ai libici, per Dio, gliele cediamo ammodernate! Fratelli d'Italia ha chiesto, ha supplicato questo Governo di subordinare quella cessione al fatto che quelle navi potessero essere utilizzate solo ed esclusivamente per il blocco navale: ci hanno deriso. Il risultato è la tragicommedia di questi giorni, perché abbiamo scoperto che per il momento l'unica operazione nella quale si è contraddistinta la guardia costiera libica con le navi cedute dagli italiani è stata quella di bloccare un peschereccio italiano, e per il momento ancora nessun immigrato. Allo stesso modo non ho sentito parlare di Global Compact. Ricordo agli amici di Lega Nord, che correttamente rivendicano di votare - se lo faranno, lo vedremo, per il momento hanno votato contro una mozione di Fratelli d'Italia che impegnava a non finanziare il Global Compact – ma ho sentito parlare di Global Compact: noi ne discuteremo in Parlamento. Orbene, voglio sommessamente sottolineare che non c'è un solo Governo sovranista d'Europa che "ponziopilatescamente" abbia delegato al Parlamento, ma in tutti i Governi sovranisti europei hanno detto "no" senza se e senza ma al Global Compact, perché quello è oggetto di un programma di Governo e non di trattative parlamentari (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Sulla Russia e sulle sanzioni in Russia debbo dire che non ho sentito una posizione italiana. Sarà il Presidente Conte, il Presidente leghista che dice "no" alle sanzioni, o sarà il Presidente pentastellato che dice "sì" alle sanzioni? Me lo sono segnato, perché un esercizio di nonsense come questo io non l'ho mai sentito: "Sulle sanzioni alla Russia, ferma restando… 

PRESIDENTE. La invito a concludere. 

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE (FDI). Termino. …la coesione europea, noi preciseremo che le sanzioni non sono fini a se stesse". Cioè, neanche Amici miei, neanche l'altro "conte", il Mascetti, riusciva a fare di meglio! Qual è la posizione, siamo a favore delle sanzioni come i 5 Stelle, siamo contrari alle sanzioni come chiede Lega Nord? Ci dica qualcosa, lo dica in Europa, lo dica per dignità nazionale, che pretende coerenza e linearità della posizione dell'Italia in Europa! Porrà o non porrà il veto l'Italia alle inique sanzioni nei confronti della Russia? Nessuna risposta, semplicemente la "supercazzola" del conte Mascetti. Ma il vero tema è la manovra. Il Presidente Rampelli mi ha già richiamato a terminare, e sulla manovra evidentemente molto avremmo da dire; ma ci limitiamo a dire questo: andare in Europa a schiena dritta, per chiedere di sforare per investimenti, per ricucire un Paese ferito, per difendere la produzione nazionale, per difendere e promuovere l'agricoltura è sovranismo economico; andare in Europa come un questuante… 

PRESIDENTE. Concluda, per favore. 

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE (FDI). … e con il cappello in mano (mi avvio alla conclusione) per sforare per una spesa improduttiva da scaricare sulle future generazioni, che saranno ancor più povere di quelle odierne, non è sovranismo economico, mi dispiace dirlo, non è neanche populismo: è molto più banalmente "pezzentismo" economico (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

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PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Carlo Fidanza. Ne ha facoltà. 

CARLO FIDANZA (FDI). Presidente, colleghi, Presidente del Consiglio, io voglio iniziare dando atto al Presidente del Consiglio di aver ammesso la ragione più importante per cui si recherà a Bruxelles, che non è tanto quella contenuta nell'ordine del giorno del Consiglio, quanto tutto ciò che si svolgerà a margine, in particolar modo la trattativa con la Commissione europea sulla manovra economica. Devo dire che, però, al di là di un richiamo quasi filosofico alla bontà del populismo, non ci ha convinti. Noi pensiamo che, alla fine, questa partita si chiuderà in maniera molto simile a quelle dei Governi precedenti: andrà a Bruxelles a cedere con fermezza, come un qualsiasi Governo Renzi, dovendo rendere conto non tanto ai burocrati europei, quanto, a nostro avviso, al popolo italiano, di una manovra che, come giustamente richiamava il collega Delmastro, ci indebiterà, indebiterà gli italiani, per pagare le promesse elettorali del MoVimento 5 Stelle. Si tratta di una manovra senza visione del futuro, senza crescita, senza lavoro, senza sviluppo, senza investimenti. Di questo è difficile poter parlare in termini positivi. Credo che, alla fine, il saldo di questi giorni, comunque vada, sarà negativo, non tanto e non solo per il vostro Governo, quanto per gli italiani. Nel merito dei punti all'ordine del giorno, lei ha richiamato, signor Presidente, l'importanza della trattativa ancora in corso sul quadro finanziario pluriennale e ha espresso l'auspicio, che noi condividiamo, che non siano le politiche agricole a pagare il prezzo della Brexit e che non siamo neanche i fondi di coesione a pagare il prezzo della Brexit, ammesso che Brexit sia. Però, su questo, noi vi richiamiamo a un impegno ancora più stringente. Non dovete mollare su questo, non si può sacrificare sull'altare dell'austerità un patrimonio importante come quello della nostra agricoltura, che anzi va difesa, sostenuta e incentivata a partire dalla tutela dei nostri prodotti tipici e delle nostre eccellenze (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Poi, c'è il grande tema dell'immigrazione. Vede, Presidente, io credo che si continui a perseverare nell'errore che già fu dei Governi che vi hanno preceduto. Si continua a ragionare nella logica della redistribuzione e della ricollocazione; mettete in discussione, legittimamente, la prosecuzione della missione EUNAVFOR MED Sophia, perché ritenete che non ci sia abbastanza solidarietà da parte degli altri Stati che partecipano alla missione nel ridistribuire i migranti che vengono soccorsi in mare. Intanto, c'è una questione, che è quella che noi dal primo giorno richiamiamo: il problema non è ridistribuire quelli che vengono soccorsi, il problema è impedire che partano i barconi della morte (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Bisogna non ridiscutere per ridistribuire, ma ridiscutere per avanzare la linea operativa di questa missione, effettuando un blocco navale che impedisca ai barconi della morte di partire. A quel punto la redistribuzione non potrà che essere soltanto quella dei profughi. Devo dire che mi preoccupa, signor Presidente, averla sentita dire che lei non condivide un meccanismo che non preveda sanzioni nei confronti di quei Paesi che si rifiutano di accogliere i clandestini. Noi crediamo, invece, che si debbano respingere i clandestini, rimpatriare i clandestini e si debbano ridistribuire solo i profughi. A quel punto - sì - chi non accetta di redistribuire i profughi, è giusto che venga sanzionato. Rapidamente, si è fatto molto parlare sia nelle conclusioni del Consiglio di giugno, ma anche, con un leggero passo avanti dal punto di vista teorico, nel Consiglio di ottobre, sul tema dei rimpatri. Ecco, il tema dei rimpatri, oggi che i flussi sono calati, è il tema decisivo. Non possiamo più accontentarci delle dichiarazioni di principio, delle tante parole che sono state dette e scritte: i rimpatri devono diventare qualcosa di effettivo. L'Italia e il suo Governo si devono impegnare per ottenere dall'Unione europea un fondo europeo per i rimpatri (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), per rendere effettivi i rimpatri stessi e consentire di allontanare dal nostro territorio le centinaia di migliaia - in qualche caso anche milioni - di irregolari che sono presenti in tutta Europa, con tutti i problemi che ne conseguono. In questo senso, pur essendo ormai passata - era ieri - la data della firma del Global compact a Marrakech, dove lei, positivamente, non è andato ma, negativamente, ancora non ha deciso di non firmarlo in maniera definitiva, credo che la frequentazione, nei prossimi giorni, dei suoi colleghi di alcuni Paesi europei, potrà aiutarla a schiarirsi le idee, chiedendo, ad esempio, al Presidente del Consiglio della Polonia, dell'Ungheria o della Repubblica Ceca, della Slovacchia, dell'Austria, della Bulgaria, della Croazia, forse anche a quello dell'Estonia e della Danimarca per quale motivo non hanno firmato il Global compact (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia): un motivo ci sarà, Presidente Conte, ed è forse lo stesso motivo che ha portato tantissime nazioni nel mondo a sottrarsi a questo impegno. Vado velocemente alla conclusione, Presidente. Sul tema del mercato unico, il Presidente del Consiglio ha auspicato il completamento del mercato unico entro la fine di questa legislatura. Credo che sia, anche questa, un'utopia, ma penso che sia dovere dell'Italia porre nell'agenda politica, prima che questo processo vada avanti in maniera ineluttabile, alcuni punti. Noi durante la discussione del decreto dignità abbiamo proposto un ordine del giorno che avete accolto, per impegnare il Governo ad agire in sede europea per limitare le delocalizzazioni dentro i confini dell'Unione europea, quell'odioso fenomeno per cui, in diversi Stati, vengono addirittura utilizzati fondi europei per attrarre imprese italiane che spostano la produzione dall'Italia in quei Paesi: dovete agire su questo, altrimenti gli impegni che prendete in Parlamento non hanno alcun tipo di valore (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Chiudo davvero; sul tema delle relazioni esterne, abbiamo sentito della Russia, ha già detto bene il collega Delmastro, abbiamo sentito sul tema della Lega Araba, c'è un tema che credo che noi dobbiamo finalmente porre perché in questi giorni è emerso, a livello mondiale, il tema del rapporto con la Cina, segnatamente legato… 

PRESIDENTE. Ha esaurito il suo tempo da un po', deputato Fidanza. Dovrebbe concludere. 

CARLO FIDANZA (FDI). Finisco, Presidente. Il tema della Cina è segnatamente legato alla questione delle telecomunicazioni e alla vicenda Huawei e ZTS. Su questo è importante che l'Italia prenda una posizione, consapevole del rischio che tutti noi corriamo per la nostra sicurezza nazionale e per la nostra sovranità nazionale. Chiediamo, pertanto, al suo Governo di prendere un'iniziativa forte su questo tema (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

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PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il Ministro per i Rapporti con il Parlamento e la democrazia diretta, Riccardo Fraccaro, che esprimerà il parere sulle risoluzioni presentate. 

RICCARDO FRACCARO, Ministro per i Rapporti con il Parlamento e la democrazia diretta. Grazie, Presidente. Parere favorevole sulla risoluzione di maggioranza e contrario su tutte le altre.

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PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Lollobrigida. Ne ha facoltà. 

FRANCESCO LOLLOBRIGIDA (FDI). Presidente, onorevoli colleghi, abbiamo chiesto più volte al Presidente Conte di essere qui in Aula per raccontarci e spiegarci le affermazioni che va facendo nel mondo in rappresentanza del nostro popolo, sperando anche oggi di sentire delle parole chiare, delle parole nette, delle parole coraggiose che smentissero quello che temiamo di aver percepito di questo Presidente, che per la prima volta nella storia della seconda Repubblica è un Presidente che viene in Aula solo se autorizzato dai suoi padrini politici, da quelli che gli devono dire quello che può e quello che non può fare, addirittura quello in cui deve credere o smentire in maniera goffa e contorta, come anche le cose che ha affermato in sedi internazionali. Il Presidente Conte lo aspettavano ieri a Marrakech, non è andato. È un bene che non abbia sottoscritto il Global Compact - per ora - però, ci sfugge quando verrà a raccontare che si è pentito delle affermazioni che ha fatto a livello internazionale e che non firmerà mai quell'atto, come tante altre nazioni rappresentate da Governi sovranisti hanno in questi giorni affermato con chiarezza e limpidezza. Per noi, Presidente, è fastidioso sentire ridere degli italiani, specie se si deridono i rappresentanti del nostro Governo chiamandoli "i soliti inaffidabili", però in questo caso qualche ragione c'è. Abbiamo avuto in quest'Aula, più di una volta, la forza di ribadire come noi sosteniamo ogni provvedimento utile a rafforzare l'immagine dell'Italia, a renderla più forte, però ormai ci è difficile. Abbiamo anche oggi ascoltato le parole del Presidente Conte, sempre sobrio, impeccabile nella dialettica, autorevole a guardare il suo curriculum da professore più che le cose e i fatti che ha mostrato come risultati; però, siamo abituati che, a fronte delle affermazioni che lui fa in quest'Aula, non vediamo arrivare nulla di concreto. Ha ricordato oggi che ha fatto tre Consigli europei e mezzo, bene: che cosa ne è emerso? Quali risultati ha portato a casa? Niente. Anche questa volta si presenta con le speranze, con le possibilità, con gli slogan. Si presenta, peraltro, a un incontro assai più importante, che è quello con Jean-Claude Juncker; un incontro nel quale si presenta con una finanziaria debole, una finanziaria fantasma, lo hanno ricordato prima i colleghi dell'opposizione. Oggi avremmo potuto, per la prima volta, con il Presidente del Consiglio, trattare un argomento così importante, ci poteva spiegare che cosa andrà a dire in Europa, che cosa è cambiato rispetto alle affermazioni categoriche di qualche giorno fa. Tornerà raccontandoci che ha fatto una retro-marche, come avviene in questi giorni in Francia, raccontandoci che è tornato indietro su qualcosa, modificherà gli atti che in quest'Aula hanno difeso i colleghi della maggioranza in questi giorni. Temo che il Presidente Conte andrà in Europa con lo stesso spirito del senatore Monti, del senatore Renzi, che prima di lui avevano parlato di un tentativo di rafforzare l'Italia, di trovare il modo di renderci più forti e che poi, invece, hanno affrontato i vincoli europei a testa bassa, sulle loro ginocchia. Credo che sia pericoloso anche qualche cambio comunicativo. Ieri leggevamo una dichiarazione del Ministro Salvini, che parlava di un nuovo asse Roma-Berlino. Intanto, gli consiglierei di non usare questo esempio, perché le cose, quando lo si è fatto tempo fa, all'Italia non hanno portato alcun bene, seppure avevamo l'appoggio di Tokyo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia); crediamo, però, sia più pericoloso, perché mai ci era capitato di sentire i nostri alleati della Lega guardare alla Merkel con speranza. Lo avevamo sentito da Renzi, Monti, mai dal Ministro Salvini. Speriamo che sia stato uno scivolone o una mala interpretazione e non invece una presa di paura da parte del Governo della forza della Germania, che ha imposto a questa Europa l'austerity che ha messo in ginocchio i popoli, che ha creato tensioni internazionali che, in questi giorni in Francia, ma purtroppo anche in altre nazioni, rischiano di diventare la deflagrazione del sogno europeo nel quale noi abbiamo sempre creduto. Ci presentiamo con una finanziaria debole, però. Non siamo estimatori dei burocrati europei, di quelli che fanno i calcoli sulla nostra pelle, però voi con questa manovra avete aiutato chi ci critica, l'hanno detto in tanti in quest'Aula. Una cosa è indebitarsi per creare infrastrutture, per creare produttività, per far crescere una nazione, per dare risposte ai nostri figli per il futuro, altra è mantenere a metadone con manovre assistenzialistiche un popolo per qualche tempo, magari solo con la prospettiva di arrivare alle elezioni europee. Lo dico perché più volte al giorno siete costretti a ricordare che durerete cinque anni, ma a ricordarlo a voi stessi, perché a leggere questa manovra la prospettiva è quella di un Governo che non supererà l'estate. Membri del Governo, Presidente, amici della Lega, anche oggi sono state dette parole poco chiare su questioni per noi importanti, lo ricordava il collega Delmastro Delle Vedove. Sulla vicenda delle sanzioni alla Russia uno deve determinarsi prima o poi, non si può tirare a campare per sempre; noi lo abbiamo detto in campagna elettorale, lo abbiamo scritto che eravamo ostili a questo metodo di costrizione, che danneggiava l'economia italiana, le nostre imprese, i nostri lavoratori, che creava ancora maggiore disoccupazione. Eppure oggi Conte non ci ha detto che cosa farà, se le sosterrà o non le sosterrà; temiamo che si allineerà nuovamente a un'ostilità nei confronti di Mosca che bene non ha portato né a noi né all'Europa. Abbiamo visto pochi risultati sull'immigrazione, non abbiamo visto realizzarsi in Italia quei centri di sorvegliati che si auspicavano, che si davano per fatti dopo il primo Consiglio europeo del giugno scorso, che avrebbero impedito di avere immigrati irregolari e clandestini finché non viene dimostrato il loro diritto di essere ospitati, questo sono, di essere sorvegliati, e non ce n'è nessuna traccia ancora oggi. Abbiamo visto zero risultati nel far finanziare un fondo che permetta i rimpatri. Abbiamo visto una politica debole di carattere internazionale anche su scenari che ci sono per competenza attribuiti, come quello della Libia. Noi crediamo che da questo nuovo incontro esca davvero poco per noi, e questo ci fa temere nuovamente che il dato del rapporto tra Italia e Europa sia penalizzante per i nostri colori. Noi riteniamo, per trattare un ultimo punto, che ci sia anche qualcosa da dire sulla chiacchierata, sullo scambio di opinioni che il Presidente Conte ha annunciato con gli altri membri del Consiglio europeo sul rapporto con la Lega Araba del 24 e 25 di febbraio. Per esempio, vorremmo capire se vuole portare lì quella crisi annunciata di carattere diplomatico e parlamentare che il Presidente Fico ha sottolineato essere necessaria nei confronti dell'Egitto, se vuole coinvolgere gli altri Paesi europei; forse sarebbe opportuno dirlo, per stabilire qual è la linea che intende avere il Governo rispetto alle affermazioni del Presidente della Camera: se con i Paesi della Lega araba noi vogliamo essere latori di una posizione che imponga all'Europa, che proponga all'Europa di avere un trattamento di reciprocità dei culti religiosi con la maggior parte delle nazioni della Lega araba in cui cristiani ed ebrei vengono ancora perseguitati; e, purtroppo, il silenzio delle nazioni per anni è stato pagato con il petrolio; se c'è intenzione di sottolineare questi temi o se pensate di affrontare, finalmente, il tema del finanziamento da parte di importanti nazioni della Lega Araba, dirette o indirette, agli istigatori d'odio di matrice islamica; su questo non abbiamo avuto risposte, non abbiamo colto nulla né nella mozione della maggioranza né nell'intervento del Presidente Conte. Avremmo voluto ascoltare questioni più puntuali, questioni che ci facessero uscire dalla indeterminatezza rispetto alla manovra finanziaria; avremmo voluto ascoltare questioni che ci facessero ben sperare su un ritrovato ruolo dell'Italia sullo scenario europeo. Non le abbiamo ascoltate e per questo annunciamo voto contrario alla risoluzione di maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

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TommasoFoti
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