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Giunta: "Falso in atti pubblici"

Data: 12/06/2012

Il travaglio per la formazione della giunta ha lasciato il segno. Il tema ha tenuto banco per gran parte della seduta dell'insediamento del consiglio comunale, con la minoranza - Pdl in primis - che ha introdotto lame affilate nelle ferite ancora sanguinanti della maggioranza.
E' stato Tommaso Foti ad affondare i colpi più velenosi. «Sarò particolarmente duro perché occorre un'operazione verità», ha non a caso premesso prima di rivolgersi direttamente al sindaco Paolo Dosi: «Lei ha preso in giro le persone e innanzitutto ha preso in giro i suoi», ha attaccato puntando il dito contro il balletto di nomine e revoche di assessori andato in scena tra martedì 5 e venerdì 8 giugno, ossia tra la nascita della prima giunta Dosi subito abortita e la formazione della seconda attualmente in carica.
Nel mirino di Foti le iniziali accettazioni degli incarichi sottoscritte da Giovanna Palladini e Pierangelo Romersi che nel giro di mezz'ora, il 5 giugno, hanno poi rinunciato alla nomina e poi quelle precipitosamente acciuffate per telefono dai tre assessori chiamati a subentrare a chi rifiutava di entrare. «Si cessa dalla carica di consigliere comunale all'atto di accettazione della nomina», ha incalzato l'onorevole pidiellino rinfacciando a Dosi di essersi smentito rispetto alla promessa di indicare solo 8 assessori: «Alla fine sono diventati nove, ma il 10 giugno, con l'accettazione di Cacciatore, erano addirittura undici (compresi Roberto Colla e Pierangelo Carbone poi ritiratisi, ndr). Perché, signor sindaco, ha preso in giro due persone facendo credere loro che le nominava e poi ricredendosi? E a che cosa ha rinunciato chi si è tirato indietro? In quale legge sta scritto che dopo avere accettato si può rinunciare a voce? ».
Foti ha definito uno «scandalo» non tanto i tempi lunghi per fare la giunta quanto il fatto che «avete utilizzato le persone come se fossero birilli, calpestandone la dignità, un'operazione cinica nell'anima con un sindaco che nel giro di due giorni cambia giudizio sulle persone».
«E' stato un brutto spettacolo, mortificante, la città non lo merita, hanno colpito i giochi dei veti incrociati, il sindaco è apparso un po' in balia di questa situazione», ha fatto eco Andrea Paparo (Pdl). Ma anche dalla maggioranza sono arrivati giudizi severi. Lo stesso Dosi non si è sottratto all'autocritica individuando una delle cause delle traversie sulla giunta «anche nell'eccesso di ascolto e attenzione a tutte le istanze, comprese le disponibilità poi venute meno e le indicazioni cambiate strada facendo».
Ma «a fronte di una brutta figura di cui mi assumo personalmente tutta la responsabilità, non vorrei che ai miei assessori siano addossate colpe o un'immagine di brutta politica che non meritano», ha ammonito il sindaco: «Questi impegni sullo spirito di servizio a tempo pieno per la città non li assumiamo con leggerezza, mi auguro che venga compreso pienamente».
Dosi, che ha recitato il giuramento di rito («Giuro di osservare lealmente la Costituzione italiana»), ha pure replicato a foti sostenendo di avere «colto delle inesattezze» nella sua ricostruzione dei fatti, riservandosi però di fornirgli la sua versione solo dopo avere compiuto le opportune «verifiche documentali». «Quando sedevo sui banchi del consiglio», ha quindi annotato, «mi sentivo intimorito quando interveniva foti perché ogni volta minacciava ricorsi al Tar, poi ho visto che in dieci anni bene o male siamo sopravvissuti».
Parole dette con il sorriso a cui però il deputato ha ribattuto a muso duro tornando a sventolare le carte a cui aveva fatto riferimento nel suo intervento e accusando l'amministrazione di «falso in atto pubblico».

da Libertà

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