Parma, Reggio, Modena e Bologna fanno gruppo. L'ex assessore: «Mai coinvolti». Il sindaco: «Grave manchevolezza»
Una brutta gaffe storica, un po'
di maleducazione istituzionale e la
frittata è fatta, condita di polemica.
Nel 2018, a cominciare da febbraio,
si celebra la Via Emilia tagliando
fuori Piacenza (dove è nata nel 187
a. C.). E zac, colpo di forbice, si
esclude pure Rimini, dove finisce.
Chi dobbiamo ringraziare? Le città
di Reggio Emilia, Parma, Modena e
in tardiva aggiunta Bologna. Il prossimo
anno con il sostegno della Regione
Emilia Romagna (a fianco le
imbarazzate dichiarazioni dell'assessore)
e il sigillo della Soprintendenza
le quattro città danno vita a
una serie di iniziative presentate pochi
giorni fa e intitolate "2200 anni
lungo la Via Emilia" (quattro esposizioni,
pacchetti turistici e scontistica
speciale) per celebrare ufficialmente
la loro fondazione, in realtà
quella via voluta dal console romano
Marco Emilio Lepido per unire
Piacenza - vero ombelico della Gallia
Cisalpina secondo una vocazione
baricentrica che ancora oggi
vantiamo - a Rimini. Di Reggio Emilia,
promotrice di questa operazione
culturale, gli storici dicono che
non si conosca neppure chiaramente
la data di fondazione.
L'operazione nasce nel 2015. Era assessore
alla Cultura Tiziana Albasi:
«Nessuno ci ha coinvolti, assolutamente
- afferma oggi - mai interpellati
da Bologna, oltrettutto manca
anche Rimini. Avendo oggi Piacenza un progetto dedicato ad Annibale
è assurdo star fuori, si chieda alla
Regione di coinvolgerci». E infine:
«Questa non comprensione va rivista
nelle sedi politiche opportune».
Il primo a polemizzare in Regione
(con un'interrogazione) è stato in
aprile il consigliere regionale Tommaso
Foti (FdI-An) che si accorge
della vistosa lacuna e che peraltro
aveva lanciato l'idea di promuovere
la Via Emilia. Poi tutto si concretizza.
Senza di noi.
Ieri il sindaco Patrizia Barbieri, giusto
in viaggio a Bologna per la conferenza
stampa su "Destinazione
Emilia" che ci vuole alleati a Parma
e a Reggio Emilia parla di «grave
manchevolezza che denota la considerazione
in cui è tenuta Piacenza,
ora si spera - aggiunge - che fa cendo parte di Destinazione Emilia,
allora in itinere, non accada più,
non possiamo tollerare di essere dimenticati
o bypassati». E la dimenticanza
«è gravissima perché noi abbiamo
più di tutti da dire». Occorre
far sinergie e non «cose escludenti».
Poi un monito: «Spero che tutto
sia accaduto prima del lavoro fatto
in questi mesi, se solo scoprissi che
questo è lo spirito non esiterei due
secondi ad uscire da Destinazione
Emilia». La sindrome di Cenerentola
in Regione si conferma: «non
siamo considerati a sufficienza».
Anche Massimo Toscani, presidente
della Fondazione, che promuove
a settembre 2018 la mostra "Annibale.
Un viaggio" insieme al Comune
nella rinascente sezione archeologica
dei Musei Farnesiani,
non sapeva («Ma questi contatti
passano attraverso le istituzioni»).
Una fondamentale considerazione:
«Chi viene a visitare il nostro Paese
conosce solo la Toscana come destinazione
regionale, servirebbe un
progetto che da Piacenza vada fino
al mare».
E l'attuale assessore alla Cultura,
Massimo Polledri, con la direttrice
dei Musei Antonella Gigli, fa presente
che in maggio Sauro Gelichi (ordinario
a Ca' Foscari) e Luigi Malnati
della Soprintendenza hanno
chiesto il prestito di cinque lastre di
età augustea ritrovate in via Taverna,
da esporre a Reggio Emilia. Il
commento di Polledri? «Oltre il
danno la beffa, noi ci siamo dimostrati
gentili, non si sa se è peggio la
maleducazione o l'ignoranza».
Libertà