Regione (Archivio)

Reggio Emilia, antagonisti di sinistra negano la tragedia delle Foibe; Foti: 'Condannare le offese, individuare i responsabili e procedere secondo la legge'

Data: 14/02/2017
Numero: 4089
Soggetto: Assemblea
Data Risposta: 21/03/2017

L'Assemblea Legislativa dell'Emilia-Romagna 
premesso che: 

in concomitanza alla manifestazione organizzata in Piazza Prampolini a Reggio Emilia da alcuni comitati civici in ricordo dei Martiri delle foibe e dell'esodo giuliano-dalmata si è tenuta una contro manifestazione organizzata dal centro sociale AQ16, dai cosiddetti antagonisti, da appartenenti a Rifondazione Comunista, Carc e anarchici; 

nel corso della detta manifestazione, durante un pubblico comizio tenutosi a circa 250 metri dalla sede Municipale, è stato più volte ribadito pubblicamente che "LE FOIBE SONO UN FALSO STORICO, NON FURONO UN OLOCAUSTO ITALIANO". Dette affermazioni offendono la memoria di migliaia di Italiani, rispetto a vicende che videro coinvolte in manifestazioni di raccapricciante ed inaudita violenza persone di diverse idee politiche, quando non di nessuna; 

né tanto meno può ritenersi "falso storico" la fucilazione - nel febbraio del 1945 - di diversi antifascisti, componenti la Brigata Osoppo, formata da partigiani delle fiamme verdi, in località "Malghe di Porzùs". Al riguardo si ricorda che, dopo numerose vicende processuali, nei confronti degli imputati di quell'orribile delitto venne pronunciata, dal Procuratore Generale di Perugia, con sentenza dello 11 marzo 1960, sentenza di estinzione del reato per sopraggiunta amnistia (in applicazione del D.P.R. 11 luglio 1959, n. 460); 

il Parlamento Italiano ha approvato la Legge 30 marzo 2004, n. 92, recante "Istituzione del «Giorno del ricordo» in memoria delle vittime delle foibe, dell'esodo giuliano-dalmata, delle vicende del confine orientale e concessione di un riconoscimento ai congiunti degli infoibati". Significativamente al comma 1, dell'articolo 1, si legge "La Repubblica riconosce il 10 febbraio quale «Giorno del ricordo» al fine di conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell'esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale.". La chiarezza della citata norma, non lascia dubbi in ordine all'interpretazione sia giuridica che politica della stessa; 

negare la Shoah, un crimine di genocidio, un crimine contro l'umanità o un crimine di guerra, come sono definiti dallo Statuto di Roma della Corte penale internazionale, è circostanza aggravante dei delitti di propaganda razzista e di istigazione o incitamento alla commissione di atti razzisti, puniti dalla legge 13 ottobre 1975, n. 654, ai sensi della Legge 16 giugno 2016, n. 115. Non vi è dubbio che negare le foibe realizza la circostanza aggravante di cui sopra;

esprime 

la propria ferma condanna per le offese rivolte, durante la manifestazione di cui in premessa, alla memoria dei martiri delle foibe; 

chiede 

alle competenti autorità di volere provvedere ad individuare i responsabili dei fatti evidenziati e di procedere ex lege nei confronti degli stessi.

Tommaso Foti

Approvata a maggioranza dei presenti nella seduta pomeridiana del 21 marzo 2017

DIBATTITO IN ASSEMBLEA LEGISLATIVA

OGGETTO 4089

Risoluzione per esprimere la ferma condanna per le offese rivolte, durante una manifestazione svoltasi a Reggio Emilia in ricordo dei Martiri delle foibe e dell'esodo giuliano-dalmata. A firma del Consigliere: Foti

(Discussione e approvazione)

 

PRESIDENTE (Rainieri): Passiamo alla risoluzione 4089 per la ferma condanna per le offese rivolte, durante una manifestazione svoltasi a Reggio Emilia in ricordo dei Martiri delle Foibe, a firma del consigliere Foti.

Consigliere Bignami, prego.

 

BIGNAMI: In realtà intervenivo su mozione perché non ho visto accendersi il tasto della mia votazione. Annuncio quindi il voto a favore, ovviamente.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Bignami.

Verifichiamo e nel caso viene messo agli atti in riferimento alla votazione precedente (ogg. 2700)

Dichiaro nuovamente aperta la discussione generale sulla risoluzione oggetto 4089, a firma del consigliere Foti.

Prego, consigliere Foti.

 

FOTI: Signor presidente, è successo un fatto secondo me grave, sia sotto il profilo politico, ma anche per la questione del rispetto dei martiri delle Foibe.

Nel corso di una manifestazione tenutasi a Reggio Emilia, è stato detto che le Foibe sono un falso storico e che non furono un olocausto italiano. Ora, indipendentemente da come si possa rapportare ognuno di noi rispetto ai temi della storia, io penso che quella delle Foibe sia stata una delle tante tragedie italiane che mi pare stupido negare nel momento in cui il Parlamento italiano, seppure non inserendolo come giorno festivo, ha introdotto un giorno specifico che è il Giorno del ricordo, proprio per non far dimenticare a nessuno quanto accadde sul confine orientale.

Molto semplicemente, questa risoluzione vuole però riaffermare, da parte dell'Assemblea legislativa, la propria condanna per le affermazioni che sono state rese in quella sede, e che, direi, si commentano da sole. Quando si vogliono negare una verità e una tragedia storica, prima ancora che la storia si offende la propria intelligenza.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Foti.

Consigliere Campedelli, prego.

 

CAMPEDELLI: Grazie, signor presidente.

Noi non possiamo che condividere questa risoluzione, quando ci chiede di esprimere la nostra ferma condanna a offese rivolte alla memoria dei martiri delle Foibe. Il Gruppo consigliare di cui faccio parte, e lo stesso Partito democratico, ha sempre espresso ferma condanna nei confronti delle uccisioni e delle violenze contro i nostri connazionali nel dopoguerra.

Il tema delle Foibe, di ciò che è successo nel confine orientale, è parte della storia del nostro Paese. Vorrei ricordare le posizioni nette che sono state espresse anni fa anche dal presidente emerito, Giorgio Napolitano, proprio nella Giornata del ricordo.

Dalle notizie stampa raccolte, rispetto a ciò che è successo nelle manifestazioni e contromanifestazioni che si sono tenute a Reggio Emilia in occasione della Giornata del ricordo, non sono emerse dichiarazioni o affermazioni tese a negare gli infoibamenti, però non abbiamo nemmeno nessuna ragione per smentire quanto riferito dal consigliere Foti. E comunque, la richiesta politica di condanna verso chiunque offenda la memoria delle vittime delle Foibe ci vede in sintonia, come già dicevo.

Del resto, la legge che il consigliere ha ricordato e che ha richiamato nella sua risoluzione, nasce con il Governo Berlusconi, ma nasce anche con il sostegno e il contributo dei parlamentari del centrosinistra. Siccome il consigliere Foti non si è espresso su questo, l'unico punto che credo non si possa condividere è la richiesta di intervenire alle autorità e alla magistratura, con un ordine del giorno politico.

In primo luogo perché in Italia esiste l'obbligatorietà dell'azione penale, nel caso che la magistratura riscontri dei reati. E poi, soprattutto, non è compito della politica chiedere ai magistrati di intervenire.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Chiedo scusa, consigliere Campedelli: nella seconda stesura che è stata inviata a tutti in posta elettronica il secondo punto è già stato…

 

CAMPEDELLI: Lo avevamo in effetti richiesto al proponente, ma non ho fatto in tempo a scaricare l'ultima versione per accertarmene. Bene allora.

Detto questo, vorrei solamente prendermi qualche minuto per esprimere la mia opinione rispetto alla complessa vicenda del confine orientale. Per me, per il territorio da cui provengo, questa vicenda ha rappresentato molto.

Io vengo da Carpi dove si trova il campo di concentramento di Fossoli, che rappresenta proprio un pezzo significativo della storia complessa del Novecento. Nel campo di Fossoli come noto furono concentrati e poi deportati verso campi di sterminio - da parte di fascisti e nazisti - dissidenti, oppositori politici, ebrei e minoranze. Ma il campo di Fossoli, nel dopoguerra, ha accolto anche i profughi giuliano dalmati che hanno dovuto abbandonare terre già italiane per sfuggire alle persecuzioni dei comunisti jugoslavi.

La vicenda complessa degli esuli fiumani, istriani e dalmati, dunque, ci riguardò direttamente, perché a Carpi sono arrivati appunto numerosi profughi, ospitati a Fossoli all'indomani del trattato di pace.

Per questo a Carpi sono state avviate diverse riflessioni, grazie anche al contributo di importanti attori sociali, come la Fondazione Campo Fossoli, e soprattutto grazie al supporto e allo stimolo dell'Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia e del Comitato provinciale di Modena. È stato un lavoro importante, che ha consentito di dare strumenti ulteriori per conoscere la storia dei profughi e delle vicissitudini di molte famiglie che sono state strappate dalla loro terra e si sono insediate al Campo di Fossoli, divenuto così Villaggio San Marco.

Da notare che su circa 5.000 persone che sono arrivate in quel periodo in Emilia-Romagna, più di 400 erano a Carpi. Credo che molte cose siano state fatte, ma che ci sia bisogno davvero di approfondire ulteriormente. La legge sulla Giornata del ricordo ha consentito di sviluppare ulteriormente gli studi su ciò che è avvenuto.

Io credo che oggi si debba continuare a studiare quel periodo. La storia ci consegna un percorso abbastanza travagliato e complesso, che ha visto inizialmente l'occupazione feroce di quelle terre, da parte dell'Italia fascista, e la condanna di quel periodo deve essere ferma e senza appello, così come lo deve essere parimenti per gli atti e gli assassinii che sono stati compiuti in seguito, dai partigiani titini nei confronti delle popolazioni di origine italiana là presenti: persone e famiglie intere, sterminate appunto nella tragedia delle Foibe.

Credo che tutto questo ci deve far comprendere quanto siano importanti la pace, la libertà e la democrazia, e quanto ognuno di noi debba impegnarsi per difendere quei valori, senza mai dare nulla per scontato, con la consapevolezza che la cultura e la conoscenza siano strumenti importanti per contrastare qualsiasi possibile rinascita di esperienze totalitarie in qualsiasi parte del mondo e in qualsiasi momento storico.

Lo dico proprio qui perché noi, poco più di un anno fa, abbiamo approvato, in quest'aula, la legge regionale sulla memoria del Novecento, che è una legge importante per raccogliere tutte quelle memorie e approfondire in maniera puntuale la storia del secolo scorso e sostenere chi opera per trasmettere quella memoria e quella storia ai più giovani.

Come abbiamo detto, il Novecento è stato un secolo denso di accadimenti tragici, ma anche di grandi trasformazioni positive.

Credo che proprio il campo di Fossoli abbia una storia esemplare: da luogo di concentramento e deportazione a luogo di chi ospitò i profughi giuliano-dalmati. Possiamo affermare che il Campo di Fossoli è un luogo simbolo del Novecento anche perché ha visto sulla propria terra accavallarsi tante delle contraddizioni che hanno caratterizzato il Novecento. Credo, quindi, che sia importante il lavoro di ricerca e di studio che è stato svolto e quello che sarà svolto, grazie appunto anche alla legge sulla memoria del Novecento della Regione e grazie all'istituzione di momenti di riflessione come la Giornata del ricordo da parte dello Stato italiano.

Chiudo, perché sono stato anche troppo lungo, ma vorrei dire che tante persone che forse non conoscevano la storia degli esuli istriani e giuliano dalmati, oppure non avevano toccato con mano questo particolare pezzo di storia, possono aver mostrato disinteresse e guardato anche con superficialità e approssimazione alla vicenda dei profughi del dopoguerra, e forse mostrarono una certa freddezza. Dipendeva anche da dove si abitava, perché un conto era essere in Friuli Venezia Giulia, un conto essere in Emilia-Romagna. Anche per questo è ancora più doveroso studiare, fare memoria e riflettere su quella tragedia, sulla violenza che ha colpito tante persone e che ha visto tanti lutti e sofferenze.

Per quanto di mia conoscenza, vorrei solo ricordare come quella comunità di persone che sono venute da lontano, abbia saputo integrarsi qui, nei nostri territori, in Emilia-Romagna, e partecipare insieme agli altri cittadini allo sviluppo di tutto il territorio. L'impegno che ancora oggi dobbiamo sentire è quello di fare tesoro di quella memoria storica, di impegnarci nel tramandarla alle giovani generazioni e a tutti quelli che per questioni anagrafiche non hanno vissuto i tristi momenti della guerra.

La storia, come si è già detto, non si può cambiare. La si può, e si deve, però studiare. Bisogna imparare da essa, onde evitare che errori accaduti nel passato possano ripetersi. Fare memoria quindi, studiare gli avvenimenti storici può senz'altro aiutarci a meglio comprendere il dramma di tanti nostri connazionali, il dramma che hanno vissuto e che hanno anche subìto nella storia recente. Per cui, valutando questa risoluzione in base a questo approccio, al di là del singolo episodio citato della manifestazione di Reggio Emilia, ma ritenendo appunto la risoluzione un'occasione di riflessione su quegli eventi, non possiamo che votare a favore.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Campedelli.

Ha chiesto la parola il consigliere Aimi. Ne ha facoltà.

 

AIMI: Grazie, presidente.

Intervengo molto rapidamente per annunciare il voto favorevole, e mi pare anche abbastanza ovvio, su un tema così delicato ed un ringraziamento innanzitutto al consigliere Foti per aver fatto approdare in Aula questo fatto esecrabile.

Per tanti anni la storia delle Foibe e ciò che è avvenuto in quelle terre giuliano-dalmate era stato addirittura nascosto dai libri di storia. Questo è un episodio terribile, lo ha ricordato anche Campedelli, che voglio al contempo ringraziare per il suo intervento, soprattutto per la parte finale, per il ricordo dell'impegno che deve esserci in quest'Aula, nel rispetto della verità, della libertà e della democrazia.

Un intervento che è sicuramente sul solco di una tradizione italiana nazionale. La storia è maestra di vita, non possiamo cancellarla così, con troppa facilità. Ecco perché fanno male questi episodi ed ecco perché io credo che l'Aula questa sera possa all'unanimità votare questa risoluzione.

È questione anche di onestà intellettuale, di sensibilità, di amore, ripeto, per la verità delle cose. Noi come Gruppo ci siamo interrogati, anche nel passato, più volte, sul perché troppo spesso non veniva inserita nei libri di storia questa tragedia tutta italiana. E ci siamo dati anche delle risposte.

Però oggi, o meglio ancora, l'altro ieri, quando si è votato alla Camera – e bisogna ricordarlo, non solamente perché nonostante il Governo abbia un determinato colore politico, il centrosinistra ha votato lealmente a favore dell'istituzione di questa giornata – credo sia l'occasione perché tutti insieme si possa dare un voto unanime su questa risoluzione.

Al ringraziamento all'amico Foti, quindi, ripeto, e voglio concludere, aggiungo quello al consigliere Campedelli per l'impegno che in tutti questi anni, lo voglio riconoscere, ha avuto nel ricordare l'attività fatta dalla Fondazione Fossoli, e tutto quello che è successo prima della fine della guerra, la tragedia dell'Olocausto, e poi, dopo la guerra, questo centro San Marco, dove venivano ospitati gli esuli, coloro che erano rimasti dopo quella tragedia.

Le parole che ha usato per la prima volta in Aula Campedelli quest'oggi credo che siano estremamente importanti, quando ha definito quella tragedia commessa dai partigiani comunisti. Questo è secondo me un aspetto estremamente importante del suo intervento. Vi furono partigiani assolutamente in buonafede, dell'una e dell'altra parte, bianchi, rossi, eccetera; ma ve ne furono anche che commisero atti inenarrabili.

Io quindi credo davvero, se vogliamo arrivare ad una riconciliazione, che ci siano tutti i presupposti e davvero le condizioni per poter avviare un percorso culturale nel nome della verità, con quella sensibilità che io credo appartenga ad ognuno di noi, nel nome della verità, della libertà e della democrazia.

 

PRESIDENTE (Rainieri): Grazie, consigliere Aimi.

Consigliere Taruffi, prego.

 

TARUFFI: Grazie, presidente.

Della storia non bisogna avere paura, e bisogna conoscerla integralmente. Bisogna senza dubbio riconoscere la tragedia che è successa agli italiani di Istria, Dalmazia e Venezia Giulia dopo la fine della guerra e la tragedia delle Foibe, che per troppi anni è stata taciuta, nel nostro Paese.

È chiaro che bisogna, però, allo stesso tempo, conoscere e riconoscere anche quello che è successo in quei territori nel ventennio precedente la Seconda guerra mondiale, quindi l'occupazione italiana, l'italianizzazione imposta per forza alle popolazioni di lingua slovena e croata e alle altre popolazioni presenti in quel territorio, e denunciare con la stessa forza, esattamente identica, le efferatezze compiute da italiani, anche da membri dell'esercito, nei vent'anni che hanno preceduto la fine della guerra.

Allo stesso modo occorre denunciare con la stessa identica forza quello che è successo invece dopo la fine della Seconda guerra mondiale e la tragedia che ha riguardato tanti italiani che sono stati spesso vittime di azioni efferate, solo per il fatto di essere italiani.

Credo che la denuncia debba essere equanime. Come ho detto, della storia non bisogna avere paura, bisogna conoscerla e riconoscerla integralmente.


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